Capitolo
11 – Rosso
e oro
Continuavo a
guardare incantata ogni cosa che mi circondava.
Non avevo mangiato molto, durante la mia prima cena ad Hogwarts. Non
avevo
voglia di cibo, ma di scoprire quel castello; visitare le aule, andare
al
parco, al lago… Non vedevo l’ora di vedere il
dormitorio! Mangiavo il budino
alla crema, quando notai il ragazzino che stava alla mia destra. Ero
stato
talmente coinvolto nei discorsi dei miei cugini, talmente immerso nella
contemplazione della Sala Grande, che non avevo notato questo ragazzino
mingherlino dai capelli neri che stava accanto a me. Lo osservai, e
vidi che
anche lui stava facendo lo stesso. Aveva la cravatta uguale alla mia,
quella
con i quattro stemmi delle case.
Mi girai verso
di lui, sorridendo. Lui ricambiò timidamente.
«Ciao, io
sono Hugo, Hugo Weasley… tu sei?»
Questo mi porse
subito la sua mano e la strinse
«Benjamin
Jones, piacere. Puoi chiamarmi Ben»
Annuì
sorridendo, e questo cominciò a parlare.
«Tu
sei… il figlio di Ronald e Hermione Weasley, non
è vero? Lo… lo diceva un
ragazzino in treno, poco fa…»
«Già…
Invece io non ho mai sentito il tuo cognome, non che importi, sia
chiaro…»
disse il piccolo Hugo arrossendo. Non voleva rischiare di sembrare
scortese.
Ben lo capì e sorrise
«Beh,
si… Io provengo da una famiglia di babbani, per questo non
mi hai mai sentito
nominare…» Abbassò lo sguardo,
imbarazzato.
«Mia
madre è babbana di nascita, sai? Proprio come te. Adesso
lavora al Ministero
eh… beh… E’ un’ottima
strega»
Il
viso di Ben si illuminò «Davvero? Io…
non lo sapevo! Ho letto molti libri sulla
Seconda Guerra Magica, ma nessuno di questi parlava di,
ecco… questo»
Hugo
annuì e sorrise, Ben ricambiò.
«Sono
davvero molto stanco, chissà quando ci faranno salire in
dormitorio!» disse
Ben, alzando gli occhi al cielo.
«Oh
Merlino, Merlino!!!!» Lily continuava a dimenarsi, mentre si
abbassava a
guardare sotto il tavolo, sotto la panca su cui era seduta, a destra e
sinistra.
«Lily,
sche suschede?» chiese Fred vedendo la cugina così
agitata, mentre masticava un
boccone di torta di melassa. Roxy lo guardò con disgusto,
lui ricambiò con una
linguaccia, mentre Lily ancora si agitava. Adesso aveva le mani ai
capelli,
sembrava quasi volesse strapparseli.
«Oh
Salazar, il mio gatto! Dov’è finito il mio
gatto?» disse Lily ad Al, che la
guardò tranquillo mentre si serviva dei dolcetti al
cioccolato, e disse
«In
dormitorio, ovviamente»
Lily
si arrestò e piantò i suoi occhi su quelli di suo
fratello, che adesso la
guardava con le sopracciglia aggrottate, mentre stringeva tra le dita
una
forchetta
«Ma
come… come può essere in dormitorio?»
«Tutti i vostri effetti personali li
troverete direttamente in dormitorio dopo la cena – disse
Albus cercando di
imitare la voce del professor Paciock – non hai ascoltato lo
zio Frank quando
sei arrivata?» continuò ancora Albus, con tono
ammonitore ma visibilmente
divertito.
La
sorella arrossì e balbettò qualche parola.
«Beh…
io… no, ero piuttosto… tesa, ecco…
non… ascoltato»
Tutti
i cugini sorrisero ai balbettii di Lily, che si imbronciò.
«Grifondoro
primo annoo! Primo anno di Grifondoro, da questa parte per
favore!» urlò una
ragazza molto alta e bella, con una P dorata incisa sulla divisa.
Lily,
Alice, Camilla e Dom, che erano sedute vicine, si alzarono
simultaneamente.
Lily poi fece cenno ad Hugo, che si alzò assieme ad un
ragazzino che stava
vicino a lui. James fece un cenno a sua sorella «Lily, ci
vediamo di sopra!» la
rossa annuì, e subito dopo raggiunse il gruppo dei primini.
«Questa
è la strada più breve per i dormitori, ovviamente
tutto dipende da quale parte
del Castello provenite… Tu, attento a quello scalino! Ogni
tanto scompare»
disse il Prefetto, quasi con tono annoiato.
«Come…
scompare?» chiese Camilla curiosa, mentre salivano le scale.
«Già,
spesso alcuni scalini scompaiono… Quello lì
è uno di questi! Ci ho inciampato
un paio di volte prima di imparare quale fosse…»
rispose il prefetto con un
sorriso storto in bocca.
«E’…
è vero che alle scale piace cambiare?» chiese Lily
curiosa al prefetto,
nuovamente, che rispose indicando un punto più in alto sopra
di loro.
«Oh,
si! Guarda là!» I primini alzarono le teste e
improvvisamente le loro labbra
assunsero la forma di una O. Le scale cambiavano continuamente,
formando
percorsi diversi ogni volta.
Gli
occhi di Camilla brillarono, Dom lo notò.
«Adoro
già Hogwarts!» disse la piccola Dursley, raggiante.
«Anch’io,
Camilla, anch’io» rispose Dom, incantata anche lei
dalla vista.
Lily
guardò entrambe, sorridendo. Sentiva che
sarebbero diventate tutte grandi amiche. Se prima aveva temuto in
qualche modo
Hogwarts, adesso era certa che tra quelle mura avrebbe passato gli anni
più
belli della sua vita.
«Bene
ragazzi, questa è la vostra Sala Comune, e lo
sarà per i prossimi sette anni!»
disse il prefetto, che ci sorrise e poco dopo si congedò da
noi.
Vidi
un enorme camino su cui erano incisi diversi ornamenti dorati, che
raffiguravano cavalieri con spade in mano, e leoni. Il camino si
accese, prima
con una piccola fiammella, che poi divenne fuoco.
«Ragazzi,
che ne dite di sederci prima un po’ qui? Abbiamo tutto il
tempo per salire nei
dormitori…» disse Lily raggiante, mentre si
tuffava su una poltrona che stava
alla sinistra del camino.
«Non
tanto in fretta, rossa. Quella è la poltrona di James
Potter!»
Improvvisamente
mi voltai verso la voce di mio fratello e gli sorrisi raggiante. Dietro
James,
dal buco del ritratto, sbucarono Al, Frank e Fred. Ci raggiunsero
sedendosi un
po’ a terra, altri sui divani mentre mio fratello mi chiese
di fargli spazio
nella poltrona, e io acconsentì.
Parlammo
un po’, passammo davvero una bella serata.
«Ragazze,
non so voi ma io adesso ho…
so…so…sonno!» disse Roxy, mentre
sbadigliava. Tutti
annuimmo e finalmente mi diressi con Alice, Camilla e Dom verso le
scale dei
dormitori.
Sulla
prima porta, c’era scritto a chiare lettere
“Dormitorio
femminile del primo anno”
«Ci
siamo davvero?» chiese Alice, con gli occhi lucidi. Tante
volte, fin da
piccole, avevamo fantasticato sugli anni passati ad Hogwarts. Speravamo
di
finire tutte nella stessa casa, e c’eravamo. Adesso dovevamo
solo varcare
quella soglia, e tutto sarebbe iniziato finalmente.
«Pronte?»
chiese Dom, sorridente, mentre io appoggiavo la mia mano sulla maniglia
della
porta.
Finalmente
la aprì, e fummo tutte sorprese da quello che trovammo
all’interno.
Al
centro della stanza circolare, c’era un’enorme
stufa. Disposte ai lati, c’erano
dei meravigliosi letti a baldacchino. Tutto era rosso lì
dentro, rosso e oro,
come da copione. Ai lati di ogni letto, c’erano degli armadi
e i comodini.
Subito alla destra della porta d’ingresso, c’era
una porticina che portava al
bagno che dovevamo condividere. E poi, un’ampia finestra
stava tra due letti.
Tutte
fummo sorprese da quella vista, ma infondo mille e più volte
le nostre famiglie
ci avevano parlato dei dormitori di Grifondoro.
Quello
che ci sorprese tutte e quattro, fu qualcos altro.
Una
ragazzina dai capelli neri e molto lunghi, stava chinata a rovistare
dentro il
suo baule; tanto era immersa a cercare chissà che, che
nemmeno ci notò quando
entrammo.
«E
tu…tu chi sei?» dissi io, avanzando di qualche
passo verso di lei. Questa
sembrò spaventarsi al suono della mia voce, e si volse verso
di noi
improvvisamente. Aveva un visino gentile, e degli enormi occhi grigi.
«Oh…
Ciao, io sono Megan, Megan Stevens!» disse lei con la sua
voce flebile. Gli
porsi la mia mano, che subito questa strinse.
«Lily,
Lily Potter, piacere» le sorrisi, poco dopo avanzarono Dom e
le altre. Ci
presentammo, poi cadde il silenzio. Cercai il mio baule, vidi che era
stato
sistemato proprio sotto il letto accanto alla finestra, alla sua destra
precisamente. Alla destra del mio letto invece, ci stava il letto di
Camilla,
alla mia sinistra quello di Dom, che aveva a sua volta accanto a
sé il letto di
Megan. Alla destra di Camilla, c’era il letto di Alice, che
stava accanto alla
porta.
Vidi
Megan imbarazzata mentre io Dom e le altre scherzavamo tra noi parlando
della
gaffe di James, in treno. Stava per coprirsi con le sue coperte, quando.
«Megan?»
«Si?
Lily, giusto? Scusa, ho la memoria corta…» disse
questa sorridendo incerta,
quando annuì si sedette meglio sul letto, e continuava a
guardarmi. Annuì
sorridente, e si rasserenò. Aveva ricordato il mio nome, al
contrario di come
aveva detto.
«Puoi…
puoi stare con noi, se vuoi»
«Oh,
beh… io, non so!»
«Oh,
avanti! Abbiamo tempo per dormire, non pensi?» le disse Dom,
gentile e con tono
divertito. Questa ricambiò con un sorriso a trentasei denti,
poi uscì dalle sue
coperte e si sedette vicino a noi, sul pavimento accanto alla finestra,
tra il
letto mio e di Dom.
Scherzammo
e parlammo del più e del meno, Megan si rivelò
una ragazza davvero simpatica e
molto vivace. Andammo a dormire alle due. Non avevo mai fatto
così tardi,
sapevo che il giorno dopo avremmo avuto lezione molto presto e che
avrei avuto
il mal di testa per tutto il giorno, per tutte le ore di sonno che
avevo perso.
Ma
ero felice, terribilmente stanca ma felice.