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Autore: alcyone    23/08/2008    13 recensioni
Ammetto di non aver mai letto il romanzo di Lewis e che il primo film non mi sia piaciuto granchè. Ma da inguaribile romantica sono rimasta profondamente toccata dalla tenera ed appena accennata storia d'amore fra Caspian e Susan. E da inguaribile ottimista ho voluto dar loro la possibilità di un lieto fine che non gli è stato concesso. La cosiddetta seconda possibilità. Che sarebbe successo se il giorno della partenza qualcosa fosse andato storto? Per chi vorrà esserci, Buona lettura.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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2. Il sussurro di un bacio

 

 

Il primo sole del mattino irraggiava di tiepido calore il grande corridoio che conduceva agli alloggi degli ospiti. Le pesanti tende di velluto vermiglio erano state scostate per permettere alla luce mattutina di essere goduta appieno dagli abitanti del palazzo.

“Susan? Sei sveglia?” Edmund bussò ripetutamente alla porta di faggio, senza ottenere risposta. “Susan? Sto entrando.” Socchiuse la porta quel tanto che bastava per scorgere la luce del primo mattino filtrare attraverso le tende di broccato. Il letto era vuoto ed era stato accuratamente rifatto.

 

La verde, rigogliosa brughiera si estendeva a perdita d'occhio, ove lo sguardo non poteva raggiungerne le pianure in fiore od i suoi torrenti limpidi. Trasportati dal vento, candidi batuffoli di polline ed il profumo di ginestre e clematidi sbocciate. Il bianco stallone galoppava ebbro di selvaggia libertà sollevando terra ed erba al suo scalpitante passaggio.

Susan tirò dolcemente le redini per acquietare la splendida bestia, ridendo volse il capo indietro, laddove Caspian la distanziava di alcuni metri. “Ti ho battuto!”

Questi la raggiunse e scese dal proprio cavallo allentandogli le briglie. “E' vero. Ma avrò la rivincita.” Si avvicinò per aiutarla a fare altrettanto.

“Cosa? Maestà, mi offendete se credete che mi occorra il braccio di un uomo per smontare da cavallo.” Lo ammonì in tono serioso.

Caspian si ritrasse accennando una riverenza. “Perdonatemi se vi ho recato offesa mia signora!” Ciò nonostante badò bene che la fanciulla non incespicasse nel posare piede a terra.

Susan si guardò attorno incantata dal fulgido splendore che la natura regalava ai suoi occhi. Le querce secolari non scomponevano la loro regale grandiosità dinanzi al vento sbarazzino, seppure non negavano una danza alle maestose fronde. Uno specchio d'acqua rifletteva sulla sua piatta superficie ogni sfumatura di colore che un pittore potesse creare sulla sua tavolozza. Verdi cupi ed olivacei o tenui tinte pastello, macchie celesti punteggiate di bianco.

Un profumo dolce ed ammaliante riempiva i polmoni, stordendo il pensiero umano con capricciose voluttà.

“Qui è…”

“Bellissimo.” Suggerì il ragazzo guardandola negli occhi.

“Vieni a guardare il lago.” La esortò il suo accompagnatore, sfiorandole una spalla.

Caspian si sedette all'ombra di un tiglio selvatico, i cui fiori in boccio emanavano la loro sensuale fragranza. Susan fece altrettanto, dispiegando la lunga sottana del suo abito color menta sull'erba, osservò i loro riflessi baluginare sullo specchio d'acqua.

“Non pare vero che siano passati tanti anni, a guardare questo posto Narnia sembra sempre la stessa.” Avvertì una fitta di tristezza. “Mille anni, quante cose ci siamo persi.”

“Narnia vi ha aspettato. Ha avuto bisogno di voi, vi ha chiamato e voi avete risposto.” Fece una pausa, come in cerca delle parole. “L'avete salvata, ci avete salvati.”

“Già…” Susan raccolse le ginocchia al petto. “Ma è giunta una nuova era, Narnia ed i suoi abitanti hanno un nuovo eroe a difenderli.”

“Un eroe che vorrebbe sapere che cosa deve fare…”

“Lo imparerai. Ciò che è stato fino ad ora mi è sembrato uno splendido inizio.” Inclinò il capo ed una ciocca bruna sfuggì al gioco dei pettinini che fermavano la sua acconciatura, velandole un poco il viso. Susan sbuffò, cercando con la mano di risistemare la chioma ribelle, ma Caspian fu più rapido e le sottrasse dalle dita un pettinino d'avorio. Una cascata di soffici capelli castani le ricadde disordinatamente sul volto.

“Lo sai quanto ci vuole per fare un'acconciatura simile?” Scherzò la fanciulla.

Caspian rise rigirando fra le dita il pettine decorato finemente con piccole perle. “Chiedo perdono, non sia mai che si sparga la voce che vado in giro a spettinare le fanciulle!” Accostò la mano al volto della ragazza, scostandole dolcemente i capelli, sino a riportarli all'originaria posizione e con delicatezza vi fece scivolare il pettinino. “A posto?” Le sussurrò accostandosi a lei, senza sciogliere la mano dai suoi capelli.

“A post…” Le labbra del giovane soffocarono le sue parole. Un frammento di eternità, un secondo durato mille anni. La quiete del paradiso nel fragore del mondo. Ed ecco che gli uccelli s'acquietano, non il ronzio di un'ape, o batter d'ali, non s'ode un sospiro od un ramo spezzarsi nel silenzio dell'infinito. Nel sussurro di un bacio.

 

Le variopinte farfalle svolazzavano giulive, posandosi sul roseto che costeggiava i giardini reali. Lucy ne osservava rapita l'incessante sbatacchiar d'ali, libero da catene e vincoli. Si rigirò sull'erba tagliata di fresco, volgendo lo sguardo al cielo di un azzurro immacolato. Poco distante, Edmund giocherellava con un ramo secco, tentando di dargli la forma rudimentale di una fionda.

La bambina si mise seduta, fissando il fratello. “Ed, io mi annoio. Facciamo qualcosa?”

Questi, intento nella costruzione del suo arnese, non prestò attenzione alcuna alle lamentele rivoltegli, limitandosi ad alzare le spalle. “Se ti annoi fai una passeggiata, io non ho tempo adesso.”

“Sei anche tu arrabbiato con me? Come Peter?”

Quelle parole distrassero per un momento Edmund dal suo lavoro. “Senti Lucy.” Posò il legno ed il coltello in grembo. “Non mi importa se partiamo e non mi importa se restiamo. Ho imparato a non farmi illusioni, poiché ciò che è bello non può durare, percui mi rassegno a ciò che il destino mi riserva. E questo mi basta.”

Lucy mostrò la lingua, sdegnata, ma decise comunque di seguire il consiglio datole dal fratello e senza neppure voltarsi, s'incamminò verso i cancelli.

Al suo passaggio le guardie che proteggevano l'entrata al castello la salutarono rispettosamente. “Dove andate Maestà?”

“Credo che farò una passeggiata, è una giornata così bella. Non trovate?”

“Avete ragione Maestà, una giornata incantevole. Allora buona passeggiata, prestate attenzione però.”

“Non mancherò!” Con una riverenza Lucy si allontanò trotterellando, davanti a lei s'apriva la vastità verdeggiante dei boschi di Narnia. Una meta ce l'aveva.

 

Nell'attimo in cui le loro labbra si separarono il mondo riprese il suo corso ed il suo tempo.

“Dovevo restituirtelo.” Le mormorò d'un soffio.

Susan sorrise, mordendosi un labbro. “Già…” Debolmente si sottrasse all'abbraccio, levandosi in piedi.

“Dove vai?”

“Il lago.” Con passi lenti, senza distogliere lo sguardo si accostò all'immoto specchio d'acqua. “Voglio vederlo.” Si sfilò le scarpe e con il piede nudo sfiorò la superficie cristallina.

Caspian la raggiunse, guardandola con stupore. “Dev'essere gelida.”

“Vieni a provare.” Susan sollevò la veste avanzando di qualche passo, l'acqua fredda solleticava i polpacci facendola rabbrividire.

“No, grazie.” Alcune minuscole gocce lo colpirono in pieno viso.

Susan rise felice, porgendogli la mano. “Visto? Non è poi così fredda. Vieni, è bellissimo.”

Il giovane la strinse nella propria e si fece trascinare nel lago. “Oh mio Dio, è gelata!”

“Avanti Maestà, non avrai paura di un po' d'acqua?” Ed un'altra pioggia di schizzi si levò nell'aria, accompagnata dall'eco di risate argentine.

 

Le creature della foresta rumoreggiavano nella fitta vegetazione. Il cinguettio insistente dei passeri allietava il cammino di Lucy che avanzava con passo sicuro, senza nutrire nessun timore per alcuno degli esseri che popolavano Narnia. Poteva percepire il magico soffio di vita degli alberi sospirare al suo passaggio, le sue orecchie udivano il lieve riso delle silfidi, celate dalla vegetazione.

Quando i suoi occhi scorsero finalmente la sua meta, fu ripagata del lungo camminare che l'aveva condotta sino a quel posto. Ricordava, durante il viaggio alla ricerca di Aslan, di essere passati per un'altura dalla quale si scorgeva tutta Narnia ed in lontananza le vette diroccate di Cair Paravel, a ridosso del Grande Mare dell'Est. Ed eccola là, di fronte ai suoi occhi risplendere sotto il sole del mezzodì.

Lucy s'inerpicò faticosamente, aiutandosi con gli arbusti che spuntavano dal terreno. Davanti a lei si apriva il vastissimo orizzonte: le sconfinate terre di Narnia s'inginocchiavano dinnanzi alle acque sempiterne dell'oceano, affogando nella loro immensità. Le rovine di Cair Paravel, baciate dai raggi ambrati, si stagliavano maestose e lontane. Rifugio sicuro per il cuore di Lucy, che ancora sentiva di poterle chiamare “casa”. Dolce e struggente il ricordo che esse portavano, di un tempo lontanissimo eppure così vicino.

 

“Che disastro…” Mormorò Susan osservando mestamente le pozze d'acqua che i due giovani lasciavano al loro passaggio sul pregiato tappeto ricamato. “Qualcuno ce la farà pagare per questo.”

“O per meglio dire: qualcuno la farà pagare a me.”

Susan seguì lo sguardo di Caspian in direzione dello scalone centrale. In cima ad esso il vecchio Cornelius stringeva le braccia al petto, sul suo viso un'aria di severo rimprovero tutt'altro che rassicurante. L'anziano precettore scese le scale con passo lento ed inesorabile, quanto il castigo che si sarebbe presto abbattuto sui due disertori.

“Immagino che Sua Altezza Susan dovrà cambiarsi per cena.” Susan annuì senza soffermarsi troppo a lungo sul volto alterato dell'uomo che la scrutava da cima a fondo. “Pertanto ci scuserà se sua Maestà ed io andiamo a discutere di alcuni… affari.” Senza aggiungere altro si allontanò trascinando via Caspian, che non mancò di gettarle un'ultima occhiata sorridente.

Seppur sfinita, con un'inspiegabile gioia nel cuore Susan si trascinò lungo lo scalone di pietra, sino ai propri alloggi. Tanto era presa da pensieri felici che quasi non notò le figure di Edmund e Peter che parlottavano animatamente. Come i due ragazzi si accorsero della sua presenza smisero di discutere e senza una parola Ed si diresse verso la sua camera, lasciando soli i fratelli maggiori.

“Sei… caduta in uno stagno?”

“Qualcosa del genere.”

Peter non smetteva di fissarla con rimprovero, pur senza farle un'esplicita accusa.

“Dovrei cambiarmi per cena, se c'è qualcosa che vuoi dirmi perché non cominci?”

“Stamattina Edmund è venuto a svegliarti e non eri nella tua stanza.”

“Ero già a conoscenza di questa informazione.”

“A giudicare dalla condizione dei vestiti del nostro re posso immaginare che siate stati alla medesima battuta di pesca.”

Susan si spazientì per quel tono arrogante. “Dove vuoi arrivare?”

“Lo sai che stamattina Lucy si è allontanata dal castello ed ha fatto ritorno che era il tramonto?”

“Dov'è stata?”

“Non ha importanza. Il punto è che neppure tu eri dove avresti dovuto essere.”

La sorella lo fissò sbigottita da tanta superbia.

“Noi siamo i fratelli maggiori, dobbiamo dare il buon esempio ed Edmund e Lucy. Come posso aspettarmi che uno di loro si comporti come si deve se tu sei la prima a sparire per ore senza dare notizie?”

“Hai già rimproverato Ed, e sicuramente avrai dato anche a Lucy ciò che si meritava, vuoi forse punire anche me?”

“Le punizioni non c'entrano. Si tratta di rispetto.”

“Andiamo Peter, non sei nostro padre. E' vero, sei il fratello maggiore, ma smettila di atteggiarti a capofamiglia.”

“Io sono il capofamiglia. Nostro padre l'ha voluto, ed anche la mamma si aspettava questo da me.”

“Abbiamo sempre preso le decisioni insieme, abbiamo sempre fatto le cose insieme…”

“Almeno prima che tu decidessi che qui c'è qualcosa di più importante che a casa tua…”

“Li perderai Peter. Lucy è solo una bambina ed Edmund è confuso. Hanno bisogno di qualcuno che li comprenda, non che dica loro quando dormire e quando mangiare.”

Il ragazzo sbattè forte il pugno contro la parete, facendo sobbalzare Susan. “E' questo posto. Li ha convinti di essere ormai adulti, di essere… dei re.” Inspirò forte. “Ma lontano da qui, lontano da centauri, streghe, fate, c'è un mondo vero dove la magia non esiste. Dove quando la situazione è disperata non arriva un leone con la sua criniera lucente a tiraci fuori dai guai.”

“Cosa ti è successo? Una volta credevi in Narnia, credevi in Aslan…”

“Siamo diventati grandi Susan. Sai benissimo che cosa ci ha detto, sai che cosa comporta.”

Il silenzio piombò su di loro, pesante come un insostenibile fardello.

Peter si voltò, dandole le spalle. “Ora vado, devi cambiarti.”

 

“Davvero inammissibile!” Il vecchio Cornelius gesticolava freneticamente, passeggiando in su ed in giù per la stanza padronale. “Darvi alla caccia alle anatre in una giornata come questa!”

“Anatre?”

“OOhhh!! Per l'amor del cielo! Non state a cavillare sui dettagli! Non mi pare proprio il momento adatto!” Sbottò afferrando indumenti fradici che gli venivano passati da dietro il paravento.

“Mi pare che le anatre le abbiate introdotte voi maestro.”

“Altezza, se il vostro umorismo abitualmente solletica il mio spirito, in questo momento è totalmente fuori luogo!” Una camicia zuppa piovve sulla testa del saggio precettore.

“Esattamente, a che cosa sarei mancato?”

Il viso di Cornelius ribollì del colore rubizzo del sangue. “Maestà!! Sapete benissimo che nei giorni successivi all'incoronazione del nuovo re i sudditi vengono a portare i loro omaggi a palazzo, sperando di avere udienza!! Immaginate il mio imbarazzo e cordoglio quando ho dovuto spiegare che Vostra Maestà era stato colto da un improvviso malore e non avrebbe ricevuto nessuno per oggi!”

Un braccio nudo si allungò oltre il paravento. “Mi pare che ve la siate cavata egregiamente.”

“Ohh, non burlatevi di me!” Sbraitò il vecchio, porgendo gli abiti puliti. “Le leggerezze che vi sono state perdonate da principe, non vi verranno concesse da re. Fareste bene a rammentarlo, poiché avete parecchi occhi puntati su di voi!”

“Sono pronto.” Caspian ricomparve rivestito da capo a piedi.

“Sarà meglio, ci sono ospiti alla vostra tavola.”

“Ospiti?”

“Sì, ospiti di cui sareste a conoscenza se oggi non foste mancato ai vostri oneri.” Rammentò il precettore sistemandogli il bavero. “Ricordate inoltre Maestà che, come da tradizione, i sudditi che vengono a porgere omaggi al nuovo re hanno diritto di chiedergli dei favori. E che il re ha il dovere di ascoltare tali richieste ed essere… accondiscendente?”

Caspian alzò un sopracciglio. “Dove volete arrivare?”

“Tra i sudditi venuti ad omaggiarvi vi è anche qualcuno venuto da lontano. Da Aasghard.”

“Da Aasghard? Ma non è la terra di…”

“Degli elfi.”

“E loro non sono…”

“Estranei ai confini di Narnia, sì.” Cornelius si schiarì la voce. “E' molto probabile che siano venuti sino a qui proprio per questa ragione.”

Caspian si diresse verso la porta.

“Maestà, vi invito a riflettere su quella che sarà la richiesta degli aasghardiani, poiché un alleato è sempre un alleato. Ed annettere le terre di Aasghard a Narnia, compito in cui nemmeno vostro padre e vostro nonno riuscirono, sarebbe uno splendido inizio per re Caspian.”

Il giovane osservò il maestro rimuginando su quelle parole, poi cambiò espressione. “Mi hanno già annunciato?”

“Tre volte Maestà.”

“Ah… Beh, la quarta sarà quella fortunata.”

 

 

 

 

Ben trovati! Parto subito ringraziando tutte le persone che hanno letto il primo capitolo e tutte quelle che hanno speso qualche minuto a lasciarmi un commento. Grazie davvero dei complimenti, che naturalmente mi fanno un immenso piacere e non possono che invogliarmi a dare il meglio per non deludervi! Continuiamo con una precisazione: Ho studiato una cartina di Narnia per dare nozioni geografiche che non fossero proprio “inventate”, ma a parte un fiume Telmar non ho trovato alcun riferimento su dove si trovi il regno di Caspian, percui ho inventato. Le terre di Aasghard sono naturalmente frutto dell'immaginazione (come del resto gli elfi), ma vi darò più avanti qualche informazione in più. Spero che mi concederete la licenza narrativa!

Fuffima: sono felice che leggere un finale alternativo ti faccia contenta! Ho letto anche la tua storia e l'ho trovata molto tenera. Leggendola mi sembrava finita, ma ho notato che non la dai ancora completa, dimmi ci sono ancora sorprese?

EllaYaYa: mi fa molto piacere che anche se il pairing non ti piace, apprezzi comunque il mio lavoro e che voglia leggerlo. La tua storia l'ho trovata molto struggente, brava!

Sora 89: ho fatto esattamente come te! Venendo a casa ho sperato di trovare un finale alternativo a questa storia troppo triste, contenta di averti dato almeno un po' di ciò che cercavi!

Frozen_whiteFox: grazie dei complimenti, davvero. Ho appena letto il tuo lavoro e devo dire che hai fatto benissimo a metterti anche tu a riscrivere il finale, mi piace molto. Riguardo alla formattazione, non me ne parlare, una vera tragedia!! Non è la prima volta che pubblico, ma tutte le volte combino uno sfacelo, vediamo se questa è la volta buona!!

Lady Snape: Che dire, anche se non è la tua coppia preferita, sono molto felice che tu voglia comunque leggere di loro e che sia rimasta piacevolmente impressionata dal mio modo di scrivere. Da parte mia posso solo dire che adoro i mori, percui ho trovato molto entusiasmante la scelta del protagonista!! Lo perdono anche se non è biondo!

Cerdric, Yunie The Black Angel, Marty94, Frulli, Miss Juls_giu, Enjio, Ragazzasilenziosa, Simba: siamo tutte rimaste mortalmente deluse dal finale un po' amarognolo del film, percui mi sembra doveroso porre rimedio! Sono felicissima che l'inizio vi sia piaciuto!! E grazie infinite di tutti i complimenti (anche de 10 con tripla lode di Enjio!!). Fatemi sapere ancora, a presto!!

  
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