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Autore: KikiShadow93    30/06/2014    11 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Piccolo avvertimento: vi ho fatto prendere un colpo con lo scorso capitolo, eh? :D Beh, mi fa piacere annunciarvi che non è la vittima ad essere morta (mutilata si, ma morta no), ma bensì altre due “persone”. Presto immagino che vi sarà tutto più chiaro, sennò vi darò delle delucidazioni più che volentieri :)
Comunque presto della gente morirà... giustamente. :D
Vi auguro una buona lettura!

 
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Quando su una nave pirata si sente un compagno urlare nel cuore della notte, si pensa immediatamente ad un attacco a sorpresa, un arrembaggio da parte di una ciurma forte e temibile o, ancor peggio, della marina.
Anche Marco lo ha pensato quando ha sentito lo straziante urlo di uno dei suoi compagni e subito è scattato in piedi, come se non fosse mai andato a dormire, pronto a dar man forte e respingere il nemico.
Ha anche commesso un gesto che mai avrebbe pensato di compiere: prima di correre sul ponte, prima di controllare cosa fosse successo, si è precipitato verso la cabina della compagna. Un azione dettata dal cuore, che improvvisamente ha sopraffatto la ragione.
È corso da lei, e la sua stanza era vuota.
Il cuore ha cominciato a battere come impazzito nella sua cassa toracica, l'idea che le fosse successo qualcosa di brutto è diventata insopportabile tutto in un colpo, così è corso fuori con gli altri. Li ha seguiti, spintonandoli per poter stare in prima fila e difenderli, cercandola, senza però riuscire a trovarla.
Adesso, nel toccare i corpi dei compagni per spostarli dal suo tragitto, si domanda cosa possa spaventarli tanto da rendere i loro muscoli così tesi, cosa li abbia paralizzati in quel modo.
Alla fine della sua corsa, però, si è trova davanti Teach. Sta steso a terra in preda all'agonia, una mano che tasta disperatamente la spalla dove prima era attaccato il braccio sinistro.
Il sangue sotto di lui si allarga sempre di più, e a poco serve la pioggia battente. È così tanto che solo con uno straccio e tanta forza potrà essere tolto dal pavimento.
Satch si è già precipitato a soccorrere l'amico, tamponandogli il moncherino con la camicia, urlando disperatamente ai compagni di aiutarlo.
Lui non sa cosa è successo. Stava camminando, controllando distrattamente il circondario, pensando al ritrovamento avvenuto quel pomeriggio, e di colpo ha sentito il compagno urlare come un disperato. Quando si è voltato, però, l'uomo era già a terra senza un braccio, in un lago di sangue.
I presenti prestano soccorso come possono, guardandosi attorno senza capire chi sia il colpevole. Non avvertono alcuna presenza estranea, non trovano alcuna traccia.
Mentre molti si affrettano a soccorrere Teach, altri rimangono immobili a protezione del capitano, pronti a difenderlo con le unghie e con i denti se necessario.
Halta, a difesa del capitano, sente un orrendo presentimento montarle velocemente nel cuore. Si è accorta della mancanza della sorella, della similitudine della ferita di Teach con quelle che infligge ai nemici, dell'artigliata che solca il pavimento.
«Fate largo!» urla disperatamente Satch, afferrando come meglio può Teach, in stato di shock. Continua a dimenarsi, a provare a difendersi con il braccio rimanente, ma i suoi movimenti sono resi goffi dalla paura, le sue parole sono confuse e senza senso. Alcuni sono riusciti a capire solo “uomo nero”, ma non ci badano molto. Quando si è in stato di shock, in fondo, si tende a dire un sacco di sciocchezze.
Quando però in aria li leva un ringhio profondo e animalesco, tutti si bloccano, primo tra tutti Teach, che prima di essere attaccato aveva sentito quel suono. Il suo corpo comincia a tremare ancora più forte, il cuore gli batte così forte che rischia di esplodergli nel petto da un istante all'altro.
Si voltano piano, scrutando con attenzione il circondario, senza però riescere a scorgere niente di anomalo per colpa dell'oscurità della notte e della fitta pioggia.
Quando però un lampo squarcia violentemente il cielo, finalmente lo vedono: una figura completamente nera dai tratti bestiali, le ossa sporgenti e i muscoli eccessivamente sviluppati, con artigli lunghi una decina di centimetri e candide zanne affilate. In bocca tiene stretto l'arto mancante di Teach, ormai ridotto all'osso.
Rimangono tutti immobili, cercando di capire cos'hanno di fronte, ma si trovano costretti a ridestarsi di colpo quando il mostro apre la bocca, facendo così cadere il pasto a terra.
Sguainano tutti le proprie armi, delle fiamme rosse e blu si levano in aria, inconsapevoli di quanto questo gesto sia stupido.
Esiste infatti un'unica regola per poter sopravvivere contro creature come quella, ma nessuno se la ricorda mai quando se li trovano di fronte, e per questo la conoscono in pochi: mai mostrarsi aggressivi, perché un immortale non tollera le minacce.
Ace è il primo a scattare contro la creatura, ma a questa non gli ci vuole niente ad evitarlo. Si butta a terra velocemente, appiattendosi al suolo e scattando immediatamente di lato per rintanarsi nell'ombra.
Scattano tutti quanti, pronti ad uccidere quella bestia notturna e rispedirla all'Inferno da cui è uscita, ma i suoi movimenti risultano troppo veloci per loro. Non avere la possibilità di prevederne le mosse con l'Haki risulta inoltre incredibilmente svantaggioso, tanto da metterli in seria difficoltà.
Pure Barbabianca si appresta a dar man forte ai figli e a trafiggere il mostro non appena questo gli si para minacciosamente davanti, rimanendo di sasso quando questi lo salta con un balzo per poter atterrare l'adorata figlia alle sue spalle.
La blocca a terra con una velocità tale che nessuno riesce ad impedirlo, ma i riflessi di Halta non la tradiscono neanche questa volta: prima che la creatura riesca ad azzannarla alla gola, alza di scatto la mano sul suo muso allungato, mostrandogli con il palmo aperto il ciondolo d'argento che mesi prima gli fu regalato da Akemi.
Glielo mostra e nota senza sorpresa che la bestia scatta via, dandole così modo di rimettersi in piedi. Non può però fare un passo oltre o gridare agli altri di fermarsi che il capitano l'afferra per una spalla e la spinge indietro, facendola cadere a terra.
La bestia sale sempre più in alto arrampicandosi sull'albero di mezzana con l'aiuto degli artigli. I vari proiettili che la colpiscono sembrano non darle alcun problema, neanche quelli che le trapassano il cervello da una parte all'altra. Le ferite si rimarginano così velocemente che non ha proprio il tempo di perdercisi dietro.
Marco tenta il tutto per tutto prima che possa dileguarsi nel niente e gli vola dietro, caricando un calcio con tutta la violenza e forza di cui dispone, e non appena gli si trova attiro lo sferra, colpendo il nemico nella schiena.
Però, malgrado sia riuscito nel suo intento, si trova improvvisamente privo di forze e di colpo realizza che sta precipitando. Il panico sale di colpo quando si accorge di non essere in grado di usare le sue fiamme, e un dolore improvviso al fianco lo fa urlare con tutta l'aria che ha nei polmoni.
Jaws riesce a prenderlo al volo, poggiandolo immediatamente a terra mentre questi urla come un indemoniato, irrigidendo i muscoli mano a mano che i secondi passano.
Un graffio svetta sul suo fianco, profondo e scuro, da cui sgorga del sangue denso, ma nessuno dei presenti sa che tamponandogli la ferita permetteranno semplicemente alla tossina lasciata dagli artigli della creatura di circolare più velocemente.
Nessuno, eccetto Halta. Lei ricorda che la sorella le disse qualcosa a riguardo e di conseguenza si lancia su Marco, spingendo via con violenza tutti coloro che lo hanno accerchiato per aiutarlo. Afferra poi una spada abbandonata al suo fianco e gli recide la carne, provando a far fuoriuscire più sangue possibile per disintossicarlo, rendendosi però conto che ormai è inutile: la tossina ha fatto il suo effetto, Marco non riesce a muoversi.
Calde lacrime le bagnano le guance, confondendosi con le fredde gocce d'acqua che inesorabili continuano a scendere. Una profonda rabbia le sale nel cuore, tanto potente da costringerla a scattare in piedi e correre alla cieca alla ricerca del mostro.
«HALTA!» la richiama Izo, allungando un braccio verso di lei, senza però venire ascoltato.
Molti altri si mettono in moto per dare man forte alla coraggiosa comandante, dirigendosi in ogni direzione per riuscire ad intrappolare la bestia che solo lei è riuscita ad allontanare.
I feriti vengono portati d'urgenza in sala operatoria dai compagni, incapaci ci capire come possano le loro condizioni essersi aggravate così tanto in pochi minuti. L'emorragia di Teach, infatti, pare essere impossibile da arrestare, il danno subito è più grave di quanto non appaia, mentre Marco viene intubato immediatamente affinché riprenda a respirare in seguito ad un arresto respiratorio. Passano poi alla sua ferita, che in pochi minuti pare essersi infettata gravemente, emanando un odore forte simile a quello di un cadavere in putrefazione.
Il pavimento è ricoperto di stracci insanguinati, le infermiere sudano freddo per la paura di perdere i compagni. S'impegnano con tutte sé stesse, tamponando, ricucendo, iniettando antidolorifici inefficaci e medicinali insufficientemente potenti per alleviare i loro sintomi.
Nessuno ha ancora capito cosa fosse quella creatura, perché li abbia attaccati e da dove provenisse. Uno di loro ha pure dato l'allarme che Akemi è sparita e che nella sua stanza ha ritrovato stracci impregnati di sangue e strane tracce che sembrano testimoniare uno scontro, e il panico dentro di loro è salito ancora di più.
Solo Halta ha capito.
Solo lei sa che quel mostro dalla pelle nera e gli occhi inespressivi altri non è che Akemi.
Solo lei si è resa conto che quella creatura assetata di sangue è il mostro che la ragazza diceva di avere dentro. Mostro che è riuscito a liberarsi prepotentemente dalle sue catene, scatenando tutta la sua ira.
Seppur a fatica, è riuscita a seminare i compagni che tanto le stanno sul fiato sul collo, riuscendo pure a raggiungere la cabina di Marco.
Sapeva di partenza che l'avrebbe trovata lì dentro. Le è bastato vedere il barlume di lucidità in quelle palle nere senza vita per rendersi conto che la sua mente aveva prevalso sul mostro quando si era rigirata contro Marco, ferendolo gravemente.
«Akemi...» mormora con un filo di voce, guardandola con timore, mentre nuove lacrime le rigano le guance.
Lei è lì, accucciata su sé stessa. Trema come mai aveva fatto prima, tenendosi le ginocchia contro il petto.
I vestiti fradici di acqua e sangue sono stati strappati violentemente e abbandonati a terra, come per liberarsi di quel peso insopportabile, inutilmente: il sangue di cui si è macchiata ancora le imbratta la pelle bianca e fa cantare le sue papille gustative.
Si alza a fatica in piedi, spaventata da sé stessa. Guarda la sua migliore amica dritto negli occhi, senza emettere un suono. Non sa cosa dire. In realtà, non c'è niente da dire.
Nella sua mente è ancora chiara l'immagine del suo corpo che si muove contro la sua volontà e le fa attaccare i tanto adorati compagni. Sente ancora il sapore dolce del sangue di Teach bagnarle le labbra, la consistenza della sua carne morbida che si frantuma sotto alla pressione esercitata dalla sua mascella.
Una lacrima scarlatta le riga la guancia e, senza dire una parola, si volta, dando le spalle ad Halta.
Apre l'oblò lentamente, sperando con tutta sé stessa che l'adorata sorella trovi la forza necessaria per decapitarla, ponendo fine all'agonia che le sta attanagliando il cuore.
Dentro però, sa bene che non lo farà mai. Ed è proprio per questo che si siede sull'oblò con le gambe penzoloni dalla nave.
Halta sente le gambe farsi improvvisamente molli, come se le ossa si fossero disintegrate di colpo. Il respiro le muore in gola, così come l'urlo disperato che vorrebbe lanciare per fermarla.
Vuole che si fermi, che ne parli con gli altri. Se si batterà con tutta sé stessa, magari riuscirà a ridurle la pena, a far capire agli altri il perché dell'accaduto, a far tornare le cose com'erano. Almeno, questo è quello di cui sta cercando di convincersi con tutte le sue forze.
«Aspetta...» vorrebbe urlare Halta, ma tutto quello che esce dalle sue labbra è un flebile sussurro, una preghiera appena udibile.
Akemi si volta e la guarda un'ultima volta con il cuore a pezzi, imprimendosi nella mente ogni singolo dettaglio del suo volto sconvolto.
La guarda, implora silenziosamente il suo perdono e poi, semplicemente, si butta giù. Si butta da un'altezza che le pare infinita, mentre nella sua mente scorrono come un fiume in piena i volti sorridenti dei fratelli che tanto ama, tutti i loro momenti. Pensa al sorriso dolce di Marco, ai loro baci. Ci pensa e di colpo il viso che tanto ama s'irrigidisce in una smorfia di dolore, la stessa che ha fatto quando l'ha colpito.
L'acqua gelida l'avvolge, facendole provare una sensazione simile a mille coltellate, e immediatamente riemerge, sforzandosi con tutta sé stessa di rimanere a galla, combattendo la corrente e le mostruose onde che provano a travolgerla.
Nuota. Nuota con tutta la forza che ha nelle braccia e nelle gambe, annaspando in cerca d'aria.
Piange disperata, urlando il suo dolore a quel mare in tempesta, a quella Luna che beffarda continua a fissarla.
'Týr... dove sei?!'
Continua ad invocarlo nella sua mente, faticando come mai in vita sua per riuscire a combattere la furia del mare, deciso ad inghiottirla. Ma lui non risponde.
Da quando si è svegliata si è completamente ammutolito, lasciandola sola come non lo era mai stata. E per questo si sente ferita. Sente di essere stata abbandonata di nuovo.
Ma lo perdona. Lo perdona immediatamente, capendo il perché l'abbia abbandonata pure lui, perché abbia deciso di rompere ogni contatto.
'Sono un mostro...'
La sua forza e determinazione lentamente scivola via, impedendole di rimanere a galla per più di pochi secondi.
'Hai fatto bene, Týr. Per quanto tu ti sia dimostrato spregevole in più di un'occasione, sono certa che non avresti mai attaccato una persona che reputavi importante.
Non merito le tue attenzioni, le tue parole e i tuoi incoraggiamenti. Non merito di starti vicina e potermi definire tua amica... però grazie. Grazie per il tempo che mi hai concesso, grazie per non avermi abbandonata nei momenti più critici, grazie per avermi ascoltata, grazie per avermi fatta ridere... semplicemente grazie di esserci stato.
'
Con la coda dell'occhio si accorge di una luce in lontananza, come quella di un faro, e a fatica fa qualche bracciata per raggiungerla, venendo però inghiottita da un'onda. La tira giù, la strattona, la costringe ad ingoiare una grossa dose di acqua salata, ma non riesce a costringerla a restare giù.
Non appena riesce ad emergere, impiegando tutte le ultime energie che le rimangono in corpo, vede l'ombra di una grossa nave da guerra avvicinarsi, cavalcando quelle onde indomabili, resistendo alla loro potenza distruttiva. Sa bene che potrebbero essere nemici, che potrebbe trattarsi benissimo di una nave della marina, ma non le importa. Quella nave è la sua ultima speranza di poter continuare a vivere, per poter vegliare sulla sicurezza della sua famiglia.
Il cuore le si riempie di una nuova speranza, ma non riesce a fare in tempo ad alzare un braccio o ad urlare che una nuova onda la travolge in pieno.
Va sotto la superficie, troppo sotto. L'acqua le riempie velocemente la bocca, scendendo dolorosamente in gola. Non può respirare, e i polmoni continuano ad implorarla di essere riempiti di ossigeno. Sente la testa esplodere, gli arti faticare sempre di più per provare a riemergere.
Le potenti correnti subacquee la sballottano da una parte all'altra, e la consapevolezza che su quella nave non hanno neanche fatto in tempo a vederla diventa sempre più paralizzante.
Nessuno sa dove si trova, nessuno può aiutarla.
Era convinta di poter contare solo sulle proprie forze, di essere capace di riuscire a stare in piedi sulle proprie gambe, ma di colpo si rende conto che quelle gambe che credeva tanto forti sono in realtà fatte di carta e che le basta una leggera folata di vento per cadere a terra.
Le sue speranze si frantumano quando la grossa nave le passa sopra senza che abbia la possibilità di farsi vedere. Passa e la supera, continuando la sua traversata, e lei si lascia completamente andare.
La rabbia che ringhiava nel suo cuore si quieta, così come la paura che quasi la paralizzava. Non prova semplicemente niente.
Sapeva che presto o tardi sarebbe arrivata la sua ora, che probabilmente sarebbe stato doloroso come meritava, e lo accetta.
Si era sempre ripetuta coraggiosamente che tutti, presto o tardi, lasciano questo mondo doloroso, diretti in un posto sicuramente migliore. Ultimamente aveva pure abbracciato l'idea che questo “posto migliore” non le sarebbe stato concesso e, dopo averne parlato con Týr, si era fatta promettere che si sarebbero ritrovati negli inferi e che avrebbero messo a ferro e fuoco quel posto tanto temuto, così come avrebbero voluto fare nel mondo attuale, tanto spregevole e falso.
Si lascia completamente andare, il corpo molle che si lascia trasportare dalle onde, l'oscurità più assolutamente che l'avvolge.
I suoi occhi si aprono per un breve istante. La sua mente è lucida per un ultimo istante prima di inspirare una nuova boccata d'acqua, incapace di restare ancora senza ossigeno, e una figura le si avvicina a grandi bracciate.
'Il Tristo Mietitore...'
Le palpebre diventano insopportabilmente pesanti, tanto che la sua volontà di vedere la Morte in faccia prima di morire viene completamente sopraffatta dalla voglia di dormire. Ed è così che, senza neanche rendersene conto, entra nella fase apnoica, dove il corpo entra in una fase di morte apparente con perdita di conoscenza e arresto definitivo del respiro.
Ed è un peccato che i suoi sensi si spengano proprio in quel momento, perché sennò avrebbe scoperto quando è bello il viso della Morte, quanto il suo corpo sia possente e con quanta forza si stia dibattendo in quelle acque per riportarla in superficie.
È un peccato perché non può vedere quanti aiutanti ha sulla sottile imbarcazione, pronti a guidarla verso il Regno Immortale.
È un peccato perché non può sentire la consistenza dei muscoli della Morte che tanto gelosamente la stringe a sé e con quanta energia la richiama, scuotendola appena, impedendole sempre di immergere di nuovo la testa.
È un peccato che l'unica cosa che riesca a vedere sia il viso di un'estranea a pochi centimetri dal suo quando gli occhi si aprono.
La gola le brucia insopportabilmente mentre l'acqua esce fuori violentemente. Il cuore le rimbomba nelle orecchie. Tante voci si sovrappongono attorno a lei, mandandola nel panico.
Non riesce però a muoversi o a gridare. Una mano si poggia delicatamente sulla sua bocca e un ago entra nella sua pelle candida, iniettando dritto in vena un liquido scuro.
«Che cazzo fai?!» quella voce maschile le è familiare, ma non riesce ad associarla ad un volto. Non riesce neanche a respirare correttamente, cosa che le impedisce di identificare chi la circonda.
Se ci riuscisse, in realtà, sarebbe assai peggio per lei, perché riconoscerebbe le prime due persone che in vita sua l'hanno terrorizzata a morte: Freki e Geri, in piedi in mezzo a quella mischia di estranei.
Il primo si tiene le braccia possenti attorno al corpo per infondersi un po' di calore dopo il poco desiderato tuffo in mare, mentre il secondo continua ad allungare il collo per poter vedere quanto sia cambiata la creatura che con poche energie continua a dibattersi sul ponte dell'imbarcazione di Rin, l'infermiera improvvisata che adesso sta tenendo sotto controllo il suo battito cardiaco.
«Lorazepam e cinque gocce di aconito.» lo informa con tono duro, scostandosi una ciocca di capelli corvini da davanti agli occhi a mandorla.
Avvicina cautamente il viso roseo a quello pallido dell'immortale stesa di fronte a sé, sentendo con sollievo il suo respiro regolare sulla pelle.
«Dobbiamo portarla viva, ricordi?» le ringhia contro Genma, sempre al fianco di Freya.
La bionda guarda con aria scocciata la ragazza che ora riposa incurante di ciò che la circonda, desiderando con tutta sé stessa la sua fine. Non riesce ancora a capacitarsi che tutte le loro energie siano sprecate in maniera così inutile per una creatura incapace di stare al mondo da sola.
'Spero solamente che ci torni utile come dicono.'
«Questo non la ucciderà, credimi. Serve solo a tenerla calma e priva di sensi fino a domani mattina.» risponde piccata Rin, alzando lo sguardo sul ragazzo.
Lo guarda con disprezzo, non riuscendo a capire per quale ragione gli venga data sempre tanta fiducia. Lui, esattamente come qualunque altro maschio vicino alla donna di cui è innamorato, rimane sempre un deficiente incline ad attacchi di rabbia incontrollabili, diventando così un soggetto troppo imprevedibile.
«Se l'ammazzi-»
«Tranquillo, la tua bella testolina non finirà su una picca!» lo interrompe bruscamente, scattando in piedi e snudandogli le zanne a pochi centimetri dal viso, ricomponendosi non appena il ragazzo indietreggia intimorito «Mimì ha dato un'occhiata alle sue cartelle cliniche in una delle sue visite notturne al pirata. So cosa faccio.» aggiunge subito dopo, abbassando di nuovo lo sguardo sulla ragazza.
«Pensi che andrà ad ucciderli?» domanda con vago interesse Geri, scostandosi con un movimento brusco del capo i capelli ramati attaccati alla fronte.
Una ragazza dai lucenti e corti capelli neri, riparata sotto ad un ombrello nero merlettato di bianco, fa un passo avanti, fissando con sguardo vuoto un punto ben preciso davanti a sé.
«Penso piuttosto che ucciderà noi.» afferma con tono dolce, reclinando un poco la testa di lato, attirando così l'attenzione dei presenti, che come una mandria di bufali si precipitano al parapetto, sgranando gli occhi di fronte all'imponente nave da guerra che si avvicina pericolosamente.
Riconoscono lo stemma con il meta-lupo grigio sulla vela. Riconoscono lo psicopatico che sta sulla prua, e la sua espressione piena di rabbia che li fa rabbrividire.
Insieme potrebbero dargli del filo da torcere, ma ucciderlo risulterebbe davvero ostico pure per loro. Solo con una buona dose di fortuna ci riuscirebbero, e adesso non hanno alcuna intenzione di sfidare la sorte tanto apertamente.
Hanno avuto quello che volevano, le loro vite potrebbero essere risparmiate. Meglio filarsela.
«Spiegate le vele! Motori al massimo e braccia ai remi!» urla Killian, con un nuovo fuoco ad animarlo dentro.
Corre al timone e lo gira al massimo, facendo imbarcare dell'acqua quando s'infrange contro un'onda.
Non ha paura del mare, per quanto questi sia impetuoso.
Non ha paura di Peter, per quanto questi gli sia superiore.
La consapevolezza di essere riuscito a batterlo, di avergliela portata via da sotto al naso, di avergliela strappata dalle braccia una seconda volta, lo riempie di una forza tale che è sicuro di poter fare qualsiasi cosa.
«Che cazzo fai?!» gli urla contro Freya, attaccandosi con gli artigli al parapetto per non essere sbalzata fuori dalla nave.
«Dobbiamo staccarli!» urla in risposta Killian, bloccando il timone e correndo a recuperare Akemi. La prende con forza tra le braccia e la molla tra quelle più muscolose e protettive di Freki, costringendolo a stringerla «Portala sottocoperta.» gli ordina con tono duro, tornando al timone.
«Co-»
«Quando sarà il momento, che non la prendano viva!» urla voltandosi di scatto, facendogli capire con una sola occhiata la sua determinazione.
Freki lo conosce da sempre, da quando ha mosso i suoi primi passi nel suo mondo, e mai l'ha visto così. Sa bene che quel fuoco che lo anima non può sopprimere la consapevolezza che la potenza dell'avversario è assolutamente imprevedibile, soprattutto quando ci sono tanti anni di buio a dividerli.
Annuisce piano e stringe le braccia attorno al corpo tremante della ragazza, venendo spintonato sottocoperta da Jena, la stessa ragazza che poco tempo prima aveva assistito allo scontro tra lei e Freya.
La guarda di sottecchi, Jena, e un profondo dispiacere le attanaglia il cuore. Sa bene cosa vuol dire dover abbandonare la propria famiglia, cosa si prova ad avere la consapevolezza di aver attaccato qualcuno a cui si vuole incondizionatamente bene, ed è per questo che sin dal principio era contraria ai piani del suo Signore.
'Dovevamo rapirla quando era ancora una lattante. Adesso sarà decisamente più difficile controllarla.'
Raggiungono velocemente l'unica stanza presente su quella piccola imbarcazione, e Freki lancia Akemi sul piccolo materasso cigolante abbandonato a terra. Sono partiti in fretta e furia, non hanno preso né cibo né acqua, figuriamoci se hanno perso tempo a risistemare l'imbarcazione per renderla più accogliente.
Il ragazzo si appresta a raggiungere di nuovo la porta per tornare dai compagni a dar man forte, fregandosene dell'ordine di Killian, venendo però bloccato dalla presa salda e sicura di Jena sul suo braccio.
Lo rigira come un bambino e comincia a togliergli frettolosamente la camicia, passando subito dopo a sganciargli in fretta e furia i pantaloni, facendolo ghignare divertito.
«Non mi pare il momento per scopare, sai?» la sfotte prontamente, bloccandole le mani e guardandola con la solita strafottenza che lo ha sempre contraddistinto.
«Idiota, devi scaldarla!» gli ringhia contro la ragazza, liberandosi dalla sua presa e apprestandosi a coprire il corpo nudo di Akemi con una logora coperta abbandonata in un angolo, usata in precedenza come “letto” improvvisato.
«Non morirà certo per il freddo.» commenta infastidito il moro, incrociando le braccia al petto e guardando le due con aria assai scocciata.
Lui è un guerriero, uno dei migliori in circolazione, e l'idea di essere usato come stufa lo irrita assai. È fuori il suo posto, insieme alle urla furiose dei compagni, dove la forza viene usata fino allo sfinimento.
«Se si sentirà disturbata, la bestia potrebbe svegliarsi di nuovo e noi ci troveremmo ancora più nella merda! Quindi fai come ti dico, brutta bestia rognosa!» gli urla contro la corvina, afferrandolo per le spalle e costringendolo con le cattive a mettersi al fianco della corvina.
Freki potrebbe tranquillamente ucciderla. Non gli ci vorrebbe assolutamente niente, solo un pugno ben assestato. Con la sua forza le frantumerebbe la testa, e fine della discussione.
A frenarlo sono solo gli ordini del suo Signore, che tempo addietro impedì ai due di staccarsi la testa a vicenda dopo l'ennesima rottura, causata da un nuovo tradimento da parte della ragazza. Ordinò loro di evitarsi, di combattere assieme se necessario, e da allora i due eseguono senza fiatare.
«Come saprò quando starete morendo tutti?» domanda con tono derisorio Freki prima che la corvina esca dalla stanza, sistemandosi il più comodamente possibile su quel piccolo materasso. Il corpo freddo di Akemi risulta profondamente fastidioso per lui, tanto da farlo ringhiare sommessamente quando deve stringerla per riscaldarla. È solo l'idea che sia completamente nuda a reprimere la voglia di spingerla via.
«Quando ci sentirai urlare.» risponde secca Jena, uscendo da quella camera spoglia per dirigersi di nuovo dai compagni che ancora faticano a seminare la nave avversaria.
Trova i compagni intenti a vogare con quanta più potenza hanno nelle braccia e subito si unisce a loro.
Una palla di cannone li sfiora, mancandoli per pochi centimetri, e il gruppo non può far altro che provare ad aumentare la velocità, domando a fatica quelle onde che sembrano stare dalla parte degli avversari.
La piccola imbarcazione regge a fatica lo sforzo a cui è sottoposta, senza però cedere alle intemperie. Non l'ha mai fatto in tantissimi anni di lunga carriera e non ha intenzione di cedere proprio adesso.
Genma e Freya sono gli unici a non remare, malgrado dispongano di una forza assai considerevole.
Il primo ha il compito di spargere una maleodorante sostanza scura screziata di verde nelle torbide acque, mentre la seconda è appostata al fianco di Killian e prova a respingere come meglio può gli avversari, armata semplicemente di un fucile di precisione. Perché lei, prima di ogni altra cosa, deve proteggere Killian. Se lui cadesse, rimarrebbe solo Freki a fare muro, e sa bene che l'altro non ha la sua stessa forza.
'Riportaci a casa, Titano.'
«Cosa ti mette di buon umore?!» gli urla sorpresa non appena nota il sorriso che gli piega gli angoli della bocca, ricaricando il più velocemente possibile il fucile.
«Che li seminiamo.» risponde secco Killian, girando il timore a tribordo, facendo infrangere la prua della nave contro l'ennesima onda.
«Rin!» urla a pieni polmoni non appena riesce a superare l'ostacolo, attirando l'attenzione della corvina.
«Di cosa hai bisogno?» gli urla di rimando, senza però lasciare ancora il proprio posto.
«Crea un vortice!» le ordina con voce dura, facendola scattare in piedi come una molla.
È l'unica cosa che non la rende completamente inutile, il suo unico asso nella manica e, francamente, non aspettava altro che usarlo.
Affianca Genma velocemente, estraendo dalla tasca un pugnale con cui si taglia la mano.
Le gocce scarlatte cadono nelle acque tempestose, e grazie a questo gesto può compiere il suo maleficio.
Pronuncia delle parole a mezza bocca, incomprensibili per il giovane al suo fianco, e quando il pagamento di sangue compiuto pochi secondi prima viene accettato, un enorme vortice si crea dietro di loro, costringendo i nemici a rallentare per raggirarlo, spargendo inoltre il liquido precedentemente disseminato ed espandendolo ulteriormente.
«Genma, adesso!» urla con tutto il fiato che ha nei polmoni Killian, facendo sorridere con aria diabolica il diretto interessato.
«Agli ordini...» mormora soddisfatto, afferrando l'unica lanterna presente sulla nave e lanciandola con una certa cattiveria in mare.
La piccola e debole fiamma a contatto con il liquido estremamente infiammabile crea immediatamente un alto fuoco verde smeraldo, illuminando quel tetro scenario.
Peter, dall'alto della sua postazione, ringhia imbestialito di fronte a quel loro piccolo stratagemma. Non credeva assolutamente che li avrebbe trovati sulla propria strada, e di conseguenza non aveva proprio preso in considerazione di trovarsi di fronte ad un ostacolo simile.
«Prova a prenderci, Peter!» gli urla contro Killian, scoppiando subito dopo in una fragorosa risata.
Peter guarda la nave su cui è custodita la creatura allontanarsi a grande velocità. Li guarda e capisce che non può recuperarli, non con una nave grossa e goffa come quella dei suoi alleati. Li guarda e si pente con tutto sé stesso per aver insegnato a quel bastardo traditore tutti i suoi segreti, per averlo reso il campione che è.
«Killian...» ringhia a denti stretti, venendo velocemente affiancato dalle tre bellissime e spietate donne con cui si accompagna ultimamente.
«Mio Signore...» mormora una, carezzandogli languidamente il petto. I suoi capelli rossi come il fuoco vengono scompigliati dal vento, rendendoli incredibilmente fastidiosi, e i suoi occhi smeraldini mostrano chiaramente quanto la sconfitta subita dal suo adorato Signore sia dolorosa.
«QUEL BASTARDO!!!» urla in preda alla collera Peter, spingendo in malo modo la rossa e facendola cadere a terra.
Le altre due, liete di questo gesto, gli sono subito addosso per poterne attirare l'attenzione, strusciandosi su di lui come gatte in calore.
«Sono solo dei traditori.» mormora la bionda, mordicchiandogli il collo pallido e forte.
Lei lo adora, in maniera forse più maniacale e contorta rispetto alle altre due. Sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per lui, anche la più folle e pericolosa.
La terza donna, forse la più bella del trio con i suoi ipnotici capelli blu notte e gli incantevoli occhi neri, si toglie la mantella dalle spalle, rivelando a tutti quanti il fisico scolpito e formoso. Si avvicina poi all'uomo e, dopo averlo preso cautamente per mano, lo spinge piano verso la porta della loro stanza.
«Lasciate che vi aiutiamo a rilassarvi, Signore...»
Nel frattempo, i vincitori esultano entusiasti, senza però diminuire neanche per un istante la velocità o abbassare la guardia.
Con quel trucchetto hanno guadagnato tempo sufficiente per staccarlo e sono ben consapevoli che non attaccherà mai da solo, ma la prudenza non è mai troppa. Soprattutto se il tuo avversario è Peter Bàthory, uno psicopatico violento, sadico e vendicatore conosciuto come il Flagello. Ecco, con lui la prudenza in realtà si rivela sempre poca, quindi è bene per le loro vite non decelerare neanche per un istante.
Rin continua a creare potenti vortici con il suo sangue come le ha insegnato tempo addietro la Strega, dal momento che si è dimostrata l'unica a riuscire a controllare l'elemento dell'acqua in maniera passabile, e Genma lascia una falsa traccia, aiutandosi con delle frecce infuocate. È ben cosciente che è un trucco sciocco e che li potrebbe ritrovare in un batter d'occhio, ma tentar non nuoce.
Killian e Freya, dopo aver bloccato il timone in modo da essere condotti verso Helheimr, si dirigono con passo lento verso i compagni, continuando a guardarsi attorno con aria circospetta. La tempesta per loro non è un grande problema, non limita le loro capacità come accade alla maggior parte di loro, ma è sempre un vantaggio per un attacco a sorpresa, e di conseguenza devono rimanere più attenti possibile.
«Tutto bene?» domanda Freya a bruciapelo, con un tono così basso che solo il diretto interessato possa udirla.
Killian non si volta neanche.
Per quanto sia felice di quella vittoria, per quanto sia fiero di sé stesso per essere riuscito in quell'impresa, nel suo cuore non riesce a stare calmo. Sa bene che Peter si vendicherà, che farà qualcosa in grande stile come solo lui è capace di fare, e questo non fa altro che metterlo sempre più in agitazione.
Non riuscirebbe a sostenere un altro colpo duro. La sua psiche già provata dai recenti avvenimenti non riuscirebbe a tollerare un'altra perdita.
«Prima era il turno di Duncan e Rin di riposare. Se lo vorranno, mandali pure giù. Gli altri, che restino di guardia con te.» ordina con tono duro, dando le spalle ai compagni e dirigendosi verso l'unica stanzetta presente su quella sottospecie di bagnarola, sorprendendo tutti quanti.
Non è mai stato un tipo particolarmente socievole, non con loro almeno, ma non si è mai comportato neanche in maniera così schiva. Almeno per i festeggiamenti o per sorvegliare in situazioni di pericolo rimaneva sempre.
«Dove vai?» gli domanda Momoko, con il solito tono calmo e dolce. Rema con una sola mano, in modo da poter tenere sempre l'adorato ombrello sopra la testa, malgrado ormai sia bagnata dalla testa ai piedi.
Tutti quanti la guardano infastiditi dai suoi modi, ma alla fine non le dicono niente. L'ultima cosa di cui hanno voglia in questi tempi burrascosi, sono le urla furiose di Arista perché qualcuno ha osato dare contro alla sua amata.
«A controllare che Freki non l'abbia ammazzata per divertimento.» risponde con tono infastidito Killian, facendoli sghignazzare.
«C'era da immaginarselo.» ringhia a denti stretti Freya, controllando attentamente il mare al fianco di Genma «Ora che abbiamo quella cosa non le si staccherà più di dosso.» aggiunge subito dopo, scostandosi una ciocca di capelli ribelli dal viso con un movimento stizzito «T'immagini se la volesse addirittura prendere in moglie?! Per tutti gli Inferi, sarebbe oltremodo ridicolo!»
«Se non ti conoscessi, direi che sei gelosa di lei.» la prende in giro il ragazzo, sorridendole divertito mentre lancia l'ennesima freccia.
La bionda lo fulmina con lo sguardo, digrignando i denti per la rabbia.
«Io? Gelosa di quella cosa? Ma non diciamo sciocchezze, Genma! Quella non sarà mai al mio livello, neanche tra mille anni!» sbotta acidamente, incrociando le braccia forti al petto e guardando da un'altra parte.
«Per ora ti è inferiore, questo non lo nego... ma la Regina non può volerla solo per capriccio, non credi?» la riprende immediatamente, facendola sbuffare esasperata.
Alla fine, però, decide di lasciar cadere la conversazione, più che consapevole della testardaggine della bionda. Se ormai si è convinta che la giovane ed instabile immortale che hanno finalmente catturato le è inferiore, sarà così fino alla fine dei suoi giorni.
Killian, nel frattempo, si è bloccato di fronte alla porta di quella stanza maledetta. Sente distintamente i battiti regolari dei due, i loro odori insopportabilmente mischiati, tanto da diventare un tutt’uno e creare così una nuova fragranza.
Apre poi di scatto la porta, e la rabbia gli invade completamente il cuore, accecandolo momentaneamente.
«Dal momento che sei qui, deduco che abbiamo vinto.» constata con una punta di divertimento Freki, giocherellando con i capelli neri e ormai quasi asciutti della ragazza che lo stringe con forza, quasi avesse inconsciamente paura di perderlo.
Killian si immobilizza completamente nel vedere il braccio esile e candido stretto attorno ai fianchi snelli e muscolosi dell'uomo. Poteva aspettarsi tantissime cose, prima tra tutte vederla aperta come un cane mentre veniva divorata da quella bestia infernale, ma di certo non poteva aspettarsi di vederla così stretta tra le sue braccia.
Quando poi si accorge della posizione della mano di Freki, poggiata con disinvoltura sulle sue natiche, i muscoli si contraggono tutto in un colpo, facendogli schizzare il sangue al cervello.
«Cosa stai facendo?» gli ringhia contro, snudando le zanne e stringendo i pugni fino a squarciarsi i palmi con gli artigli affilati.
«Sta facendo tutto da sola.» risponde stizzito il maggiore, alzando di scatto gli occhi sull'altro «Anche se devo ammettere che non mi dispiace per niente.» aggiunge subito dopo, mentre un sorriso malizioso fa capolino sulle sue labbra.
Killian stringe i denti, pensando ad una frecciatina adatta per rispondergli, senza però trovare niente di sufficientemente acido per offenderlo. Non che ci voglia molto in realtà, ma adesso ha il coltello dalla parte del manico, e la situazione è di conseguenza più delicata.
Alla fine opta per il lasciar cadere la questione e si siede con le spalle contro il muro. Si passa una mano tra i capelli fradici, senza mai staccare gli occhi dalla giovane immortale che continua a stringersi tra le braccia del suo rivale.
«È cresciuta bene, non trovi?» insiste il moro, osservando con un mal celato interesse i lineamenti delicati della ragazza.
Un sorriso gli piega gli angoli delle labbra quando affonda il viso contro il suo petto, ricordandogli incredibilmente un cucciolo spaventato in cerca di protezione.
'Mocciosa lagnona.'
«Già.» risponde semplicemente il Titano, girando il capo quando nella stanza fanno il loro arrivo Rin, Duncan e la sorella Jena, tutti giunti per assicurarsi delle condizioni della ragazza. Infatti per tutti loro è stata una grandissima sorpresa quando Killian l'ha affidata proprio a Freki. Rin si è ritrovata pure a pensare che a quel punto tanto valeva gettarla tra le braccia di Peter!
Duncan, generalmente silenzioso e sulle sue, si lascia sfuggire un commento assai fastidioso per la sorella «Vuoi fartela anche se è priva di conoscenza?»
«Perché no?» sghignazza allegramente il maggiore del gruppo, facendolo ridacchiare a sua volta.
Duncan è l'unico che sa che tutto sommato non le farebbe troppo male. Non senza ragione, ovviamente. Perché se Freki avesse anche un motivo idiota per ferirla, lo farebbe. Eccome se lo farebbe. Poi verrebbe massacrato dall'Imperatore, ma il moro non è tipo da stare a calcolare tanto le conseguenze delle proprie azioni.
«Sei un porco.» gli ringhia contro Jena, girando sui tacchi e tornando velocemente sul ponte dagli altri. La presenza dell'ex è sempre troppo insopportabile per lei, soprattutto dal momento che lui l'ha completamente dimenticata.
Nella piccola stanza cala un profondo silenzio, interrotto solamente dal respiro pesante e regolare di Akemi.
Ognuno pensa ai fatti propri, a quello che li attenderà nel prossimo futuro, alla sicura guerra che si scatenerà per il controllo della creatura assopita tra le braccia del vecchio immortale. Però sono tutti inconsapevolmente ostinati a vincere per quella causa, a portare alto il nome dei Lothbrook e a mantenere il loro giuramento.
Ed è con questi pensieri che tutti loro, forse per la prima volta da mesi, prendono finalmente sonno rilassandosi completamente, emozionati per l'importante giornata che li attende.
 
Il Sole sorge pigramente, rischiarando il cielo ancora nuvoloso, facendo così tirare un sospiro di sollievo ai pirati dell'Imperatore, che ora hanno la possibilità di continuare le ricerche senza le insidie dell'oscurità.
Teach è stato spostato in infermeria non appena le infermiere sono riuscite a bloccare la copiosa emorragia, trovandosi costrette a bruciare la carne viva come usava nei tempi antichi. È stato infatti il fuoco la salvezza del pirata, che ha purificato la ferita e ne ha permesso un adeguato bendaggio.
Ora riposa vegliato dai compagni, tenuto sotto controllo da generose dosi di morfina.
Marco, invece, è tenuto ancora in terapia intensiva sotto lo strettissimo controllo delle infermiere. Anche con lui hanno provato ad usare il fuoco, senza però riscontrare grandi vantaggi. La ferita si è leggermente purificata, ma l'uomo è ancora attaccato al respiratore meccanico e con varie flebo nelle braccia che gli iniettano costantemente potenti farmaci e antidolorifici.
La preoccupazione maggiore delle donne che se ne prendono cura sta nel fatto che gli organi interni potrebbero cedere nuovamente, portandolo in punto di morte per la seconda volta. Secondo Ran è solo la sua grande voglia di vivere a tenerlo ancora in vita.
L'Imperatore si è ritirato nella sua stanza in seguito ad un mancamento improvviso, cosa che ha reso nervosi gli uomini dell'equipaggio, già provati dalla lunga e sanguinosa notte.
Vorrebbe aiutare nelle ricerche, vorrebbe stanare il mostro che ha quasi ammazzato i suoi figli e staccargli la testa dal collo, ma le forze sembrano venirgli meno improvvisamente, cosa che ha costretto le infermiere, già molto occupate e stressate, a riattaccarlo alle flebo che non usava più da mesi.
La sua situazione è stabile, non corre alcun rischio serio, ma nessuno se la sente di esporlo più del necessario, e lui non è in grado ora come ora di contraddirli. Vorrebbe, eccome se vorrebbe, ma come si mette in piedi gli si sbianca la vista e gli salgono dei forti conati di vomito che lo piegano in due.
Adesso riposa nel suo ampio letto, fissando il soffitto mentre lancia maledizioni a destra e a sinistra e dichiara silenziosamente guerra a quella creatura e ai suoi possibili alleati, finché qualcuno bussa piano alla sua porta, riportandolo con i piedi per terra e facendogli rimandare le maledizioni a più tardi.
Il cuore comincia a battergli più forte quando vede far capolino nella stanza il viso affranto di Halta, che subito gli fa capire che qualcosa è andato storto. Pensa immediatamente a Marco, alle sue critiche condizioni, e il cuore per un istante si blocca.
«Babbo...» mormora la donna, camminando con passo malfermo verso il genitore.
È stata tutta la notte rinchiusa nella camera di Marco, tenendo stretti a sé i vestiti della sorella. Ha pianto, dando fondo a tutte le sue lacrime, respirando a pieni polmoni il profumo che quegli stracci ancora emanavano. Ha letto e riletto le poche parole di addio che ha scritto, e ogni volta il suo cuore sanguinava sempre più copiosamente, uccidendola interiormente.
L'Imperatore si mette a fatica in piedi, tenendosi una mano sugli occhi per provare a placare l'improvviso giramento di testa.
«Che ti prende?» le domanda con voce stanca, guardandola finalmente negli occhi chiari, dove scorge un dolore lancinante.
«Akemi...» mormora la comandante con voce tremante, camminando con passo incerto e strascicato fino a trovarsi al cospetto dell'imponente uomo.
Lo guarda con un dolore infinito, non sapendo come fare per comunicargli quell'orribile notizia. Pensa anche che poi dovrà dirlo agli altri, che dovrà dare loro una delusione simile. Pensa anche che dovrà dirlo a Marco...
«L'hai trovata?» le domanda con un filo di voce Barbabianca, sgranando involontariamente gli occhi e respirando sempre più a fatica per colpa del groppo che gli ha improvvisamente chiuso in gola.
Halta si lascia sfuggire un'ultima lacrima solitaria, che subito cancella con il dorso della mano. Non può farsi vedere così, non da lui. Non può causargli altro dolore, non con quello che sta per dirgli.
«Era lei, babbo. Quella creatura... era il mostro che Akemi diceva di avere dentro.» la sua voce è ridotta ad un sussurro, mentre i suoi dolci occhi azzurri urlano a gran voce quanto quella notizia la faccia soffrire, quanto vorrebbero che fosse solo una menzogna, un brutto incubo.
L'uomo si pietrifica, trattenendo il respiro, incredulo. Sapeva, in una parte molto remota del suo cuore, in una parte completamente offuscata dall'immenso amore che nutre nei suoi confronti, che la giovane portava dentro di sé un segreto pericoloso, ma non voleva crederci.
Adesso, invece, con due figli in fin di vita, è costretto a farlo. Ed è costretto pure a mettere in atto la punizione che merita chiunque osi compiere un crimine del genere.
«Dov'è?» domanda semplicemente con voce indecifrabile, assumendo un'espressione cupa, mentre dentro si sente morire lentamente.
Halta alza lo sguardo di colpo, incrociando così gli occhi del genitore, sentendo una nuova ed insopportabile fitta al cuore «Si è buttata in mare durante la notte... non la vedremo mai più.»



Angolo dell'autrice:
Buon salve a tutti quanti! :D
Ho un piccolo annuncio da farvi, prima di procedere con il mio insensato sproloquio: da ora in poi ci saranno sicuramente dei ritardi con gli aggiornamenti. Perché? Bene, ve lo spiego subito: quella testa di cazzo di dimensioni cosmiche di mio fratello ha ben pensato di lasciare il lavoro (faceva il bagnino... lavorone, eh?!) e non volendo lasciare mia nonna - nonché datrice di lavoro e proprietaria dello stabilimento balneare in questione- nella merda, ho preso io il suo posto, e adesso sono inchiodata al mare dalle 12.00 alle 20.00. Immaginate la mia immensa gioia...
Beh, detto questo (di cui a nessuno di voi può fregare di meno), passiamo allo sproloquio, nonché sottospecie di riassunto! XD
Akemi ha ben pensato di fare uno spuntino con il braccino lardoso di Teach... ma quanto sarà brava questa psicopatica cannibale?! *w*
Marco ne ha prese. Ehhh, ci stava bene anche questo! :P Ricordate, no, che con gli artigli Akemi può annullare anche i poteri di un Rogia e che riduce ad uno straccio chiunque vi entri in contatto? Beh, se non lo ricordavate, ora lo sapete xD
Tranquilli: Marco si riprenderà velocemente. Cioè, fisicamente si riprenderà velocemente, emotivamente insomma! >.<
Halta... io la amo! Prima la ignoravo quasi, ma ora la stimo! È solo grazie a lei se Akemi ha aperto gli occhi e ha ritrovato la lucidità, motivo per cui è scappata.
Chi è morto lo avete capito? Beh, semmai ve lo dico in privato :P (Non sono normale, ne sono pienamente consapevole)
Ora, uno spazietto anche ai nuovi arrivati: Freki e Killian vogliono darsene, Freya vuole darle ad Akemi, Jena vuole darle a Freki, Geri e Duncan non sanno chi tenere, Genma vuole farsi Freya e Momoko si fa i cazzi suoi. Che gruppo affiatato eh? ;)

Un grazie di cuore a Lucyvanplet93, Chie_Haruka, ankoku, Yellow Canadair, Keyra Hanako D Hono, Okami D Anima, KuRaMa faN, Aliaaara, Phoenix_Sarah e Monkey_D_Alyce per le recensioni che mi hanno lasciato nello scorso capitolo! Siete stati davvero gentilissimi! ♥

Ora, prima di concludere, vi dico già il titolo del prossimo capitolo: “Tutti i nodi vengono al pettine”.
A presto, un bacione
Kiki ♥

 
SPAZIO DELUCIDAZIONE (il primo di una lunga serie, mi sa):
Questi sono i personaggi apparsi in questo capitolo (l'ordine in cui sono inseriti non è casuale) :
http://it.tinypic.com/r/nl515w/8
Ebbene si! Sono tutti personaggi Disney! :D Non ho proprio saputo resistere, perdonatemi! :P
Freki e Killian dovete immaginarli più grossi. Freki, nella mia testolina malata, supera di poco i due metri ed è grosso, davvero grosso (stile Killer dopo il timeskip, per intendersi), mentre Killian è più muscoloso, anche se non in maniera eccessiva.
Jena e Duncan sono i due ragazzi che erano sulla nave quando Freya si picchiò con Akemi.
Per le altre delucidazioni su tutti loro dovrete aspettare il prossimo capitolo o quello dopo, anche se non saranno cose tanto importanti.
Gli unici tra questi che contano sono Freki e Killain, il resto sono molto marginali.

 
  
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