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Autore: Lizzie_Siddal    23/08/2008    7 recensioni
[Zoro/Nami]
“Puzzi di rum”
La coerenza di quell’affermazione, in quel contesto, le sfuggiva. Aveva solo detto la prima cosa che le era passata per la testa. Zoro aprì la bocca, interdetto e la guardò stralunato. Per un attimo si fissarono, in silenzio stolido, i volti identicamente imbronciati. Poi scoppiarono a ridere sguaiatamente nel medesimo istante.
A Nami non era ben chiaro il motivo di tanta ilarità, ma non se ne preoccupò. E poi le piaceva la risata di Zoro; era piena, vigorosa e leggermente roca. Anche se al momento, nella sua voce c’era una lieve nota isterica: in fondo, era brillo anche lui.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Drunkenness

 
Avvertenze: One-shot
Pairing: NamiZoro
Genere: Introspettivo, Romantico
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Eichiro Oda, che ne detiene tutti i diritti. Ovviamente questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro.
Note iniziali:
- Marimo : è un tipo di alga ed è il nomignolo dato a Zoro da Sanji, per via del colore dei suoi capelli. 

 

 

I've gone for too long living like I'm not alive
So I'm going to start over tonight
Beginning with you and I

"Miracle" - Paramore

 

***

 “A quanto pare ho vinto io...” la voce di Nami, alterata dall’alcol, si perse in un sussurro nel salone della locanda ormai deserta. Da fuori provenivano ancora voci esultanti e musica, ma la festa stava finendo. Per quel giorno. Nami era sicura che ne sarebbero seguiti molti altri: per otto anni Cocoyashi aveva avuto ben poco da festeggiare. La ragazza posò la bottiglia di rum sul tavolo e si pulì le labbra col dorso della mano, soddisfatta. Nonostante avesse la vista parecchio annebbiata, era sicura della vittoria, sicura di ciò che le era davanti agli occhi.
Rufy era stravaccato con malagrazia sul tavolo, il viso coperto dall’inseparabile cappello di paglia; il ragazzo russava rumorosamente,e dalle labbra leggermente dischiuse pendeva un rivoletto di bava.
Nami ridacchiò. Figurarsi se uno come lui avrebbe mai potuto vincere una gara di quel tipo: per quanto fosse forte in battaglia, era solo un moccioso. Ingenuo, puro e soprattutto astemio.
Quella sera, lui e la sua ciurma erano stati celebrati come eroi, la gente di Cocoyashi aveva insistito perché non facessero altro che mangiare e bere. Infine li avevano trascinati in quella locanda, dove l’ennesimo brindisi alla vittoria contro Arlong era degenerato in una gara di bevute tra compagni di ciurma.
“Una sfida a chi resiste di più!”
Rufy, dopo essersi rimpinzato di cibo, aveva cominciato a tracannare a più non posso, troppo entusiasta, mentre Sanji lo provocava con risate e battute.
Usop, per non essere da meno, aveva seguito l’esempio del capitano, intonando una canzone auto celebrativa prima di ogni bevuta. Ugualmente ingenuo, aveva sottovalutato le proprie capacità di reggere l’alcol e, come Rufy, era crollato dopo poco. Zoro, al solito, se ne stava in un angolo in disparte, apparentemente addormentato. Notandolo, Sanji lo aveva punzecchiato come era sua abitudine.
“Marimo, fai finta di dormire per evitare una figuraccia?”
Sfidare i nervi dello spadaccino era fin troppo facile quando lo si colpiva nell’orgoglio, ma Nami non si sarebbe mai aspettata che Zoro, il più serio e maturo di quel gruppo di spiantati, si sarebbe abbassato a un gioco tanto infantile. D’altra parte però, era pur sempre un pretesto per bere a volontà, cosa che il ragazzo non aveva mai rifiutato.
“Nami-san, vuoi partecipare anche tu?” le aveva chiesto Sanji con il suo solito sorriso adorante.
“Perché no?”
Nami aveva sorriso di rimando. Dopo tutto quel che aveva passato, si meritava una nottata di svago. Al momento però rimpiangeva quella scelta: la testa le girava vorticosamente e non era sicura che sarebbe riuscita a trascinarsi a casa senza cadere almeno un paio di volte. Anche Sanji, per quanto al momento non ne fosse ancora cosciente, avrebbe rimpianto di aver partecipato. Sia per darle un vantaggio un po’ troppo cavalleresco, sia per provocare ulteriormente Zoro, aveva deciso di bere ad ogni turno mezzo bicchiere al posto di Nami. Inutile dire che quella decisione lo aveva messo al tappeto prima del previsto. Il cuoco giaceva sul pavimento, addormentato profondamente, il mozzicone di sigaretta spento tra le labbra semiaperte.
Nami dispensò anche a lui un’occhiata divertita.
Era un peccato, però, che nessuno potesse constatare quella vittoria schiacciante. Gli ultimi avventori rimasti in sala e lo stesso locandiere giacevano ubriachi e addormentati sui tavoli, esattamente come i compagni di viaggio di Nami.
“Ho vinto!” gracchiò ancora la ragazza, a voce più alta di quello che si era imposta di fare.
“Perché urli?”
La voce pacata e profonda di Zoro la fece sobbalzare. Non si era accorta che lo spadaccino era sveglio. Seduto al lato opposto di Sanji, la bottiglia di rum ancora stretta tra le mani, aveva aperto appena le palpebre. Due occhiaie da paura si erano delineate sotto gli occhi arrossati e lucidi.
E così la sfida non era ancora terminata.
Anche se avrebbe tanto preferito che non fosse rimasto lui, come ultimo avversario…
“Vabbè, tanto sei rimasto solo tu e sei a pezzi” ridacchiò Nami, soffocando un singulto e quel pensiero stupido.
La ragazza si alzò, ma con troppa irruenza: barcollò vistosamente rischiando di finire a terra.
Fu il turno di Zoro di sghignazzare.
“Ma se non ti reggi in piedi, scema!”
“E tu invece? Solo perché sei già per terra, altrimenti…”
Zoro sbuffò e volse lo sguardo intorno, un po’ stordito. Non parve particolarmente stupito del fatto che Rufy e Usop fossero già fuori gioco, ma soffermandosi su Sanji, il suo ghigno si ampliò.
“Ben ti sta” borbottò, appena udibile.
Zoro.
Una delle tre persone a cui Nami si era trovata a pensare con nostalgia e rimpianto quando si era allontanata dal Baratie a bordo della Going Merry.
Ma la gente di Cocoyashi, Nojiko, il ricordo di Bellmere erano tutto quello che le era rimasto, che poteva e doveva salvare.  Nonostante avesse trovato per la prima volta dei compagni fedeli, aveva dovuto abbandonarli e tradirli per potere ottenere la libertà del villaggio e la propria. In quegli ultimi giorni la facciata di ladruncola approfittatrice e senza scrupoli si era infranta, rivelando quanto di fragile ci fosse dietro: una ragazza come tante altre, non invincibile, non speciale e non fortissima come i suoi compagni di viaggio. Una ragazza che non aveva potuto godere pienamente della propria vita, sottrattale dall’avida mano di crudeli pirati. Una ragazza che per questo motivo aveva combattuto, che aveva per anni portato sulle proprie spalle la speranza di tutta la sua gente.
“Senti, quanto rum è rimasto?” chiese Nami all’improvviso.
Zoro sbattè le palpebre confuso.
“Mmm?”
“Sei troppo sbronzo per capire? Ti ho chiesto quanto dannato rum ti è rimasto.”
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli a spazzola, irritato. Prese la bottiglia posata al suo fianco e ne controllò il contenuto controluce. Nami era sicura che fosse ancora mezza piena.
“Hai proprio intenzione di continuare con questo gioco demente?” chiese Zoro con voce strascicata.
“Fino a prova contraria al gioco demente partecipi anche tu!” rimbeccò Nami, lievemente isterica.
Riuscendo finalmente a muovere qualche passo senza vacillare troppo, si avvicinò allo spadaccino, fissandolo intontita.
Incompleto.
Era così che le sembrava Zoro senza due delle sue tre inseparabili spade. Al fianco aveva rimasto solo la katana dalla fodera bianca, una spada rara e potente, per quel poco che Nami ne sapeva. Era l’arma che Zoro custodiva con più cura, ma Nami aveva notato che il ragazzo la riteneva la più preziosa per motivi diversi.
Era capitato che la ragazza lo guardasse di sottecchi mentre puliva le armi: di fronte a quella dall’elsa bianca Zoro rimaneva incantato a volte per minuti interi, immerso in pensieri insondabili. Un po’ come il cappello a cui Rufy teneva tanto, quella spada doveva simboleggiare un legame speciale con una persona, oltre che una meta da raggiungere.
“Dài, passa la bottiglia e vediamo di finirla qui. Sul serio, voglio vincere” sbottò la ragazza.
Voleva festeggiare pienamente la loro vittoria e la sua nuova vita. Niente più debiti da pagare, grandi somme da rubare a feccia di ogni sorta, tasche da scippare, bugie a se stessa e agli altri, umiliazioni. La sua non-vita, quelle catene invisibili che la tenevano legata alla sua città natale erano infrante per sempre. La forza e la determinazione di un ragazzino dal cappello di paglia e della sua ciurma le avevano restituito la libertà.
Pirati. Era iniziato e finito tutto con quella categoria.
“Piantala, Nami.” ribattè Zoro, rifiutandole la bottiglia con una smorfia annoiata. A quel punto la ragazza perse la pazienza e si avventò su di lui, cercando di sottrargli il rum.
“Molla, ti dico!”
“Sei una stupida!”
“Che hai detto?!”
Fu Nami, inaspettatamente ad avere la meglio, ma per il troppo slancio perse l’equilibrio e finì a terra, la bottiglia le sfuggì di mano e si infranse, con un ‘crash’ che sembrò riecheggiare per interi minuti nella sala.
“Brutto idiota! Guarda che hai fatto!” sbraitò la ragazza, rovesciando la sua ira e i suoi pugni sul compagno.
“Io?! Hai fatto tutto da sola, deficiente!” replicò furioso lo spadaccino, riparandosi senza sforzi dai colpi della compagna.
All’improvviso, Nami si fermò e arricciò il naso.
“Puzzi di rum”
La coerenza di quell’affermazione, in quel contesto, le sfuggiva. Aveva solo detto la prima cosa che le era passata per la testa.
Zoro aprì la bocca, interdetto e la guardò stralunato.
Per un attimo si fissarono, in silenzio stolido, i volti identicamente imbronciati. Poi scoppiarono a ridere sguaiatamente nel medesimo istante.
A Nami non era ben chiaro il motivo di tanta ilarità, ma non se ne preoccupò. E poi le piaceva la risata di Zoro; era piena, vigorosa e leggermente roca. Anche se al momento, nella sua voce c’era una lieve nota isterica: in fondo, era brillo anche lui.
Era strana, quella situazione. Nami era su di giri, la testa le girava incredibilmente, sentiva il corpo stanco e provato dalle fatiche degli ultimi giorni, eppure era incredibilmente e pienamente felice. Avvolta dalla lieve nebbia dell’alcol, si sentiva leggera, ma forse era solo la presenza di Zoro a infonderle quella calma, anche se non sapeva spiegarsi il perché. Finendo di sghignazzare, il ragazzo si era seduto più comodamente nella sua tipica postura a gambe incrociate, e stava sistemandosi la spada al fianco alla bell’e meglio: a quanto pareva aveva qualche difficoltà nell’annodare la katana alla cintura. Nami si chiese improvvisamente perché non faceva altro che guardarlo da poi che si era riunita alla ciurma di Rufy. Doveva piantarla.
“Secondo te siamo molto sbronzi?” chiese, preoccupata più per i propri pensieri che per l’ubriachezza in sé.
Zoro la guardò, gli occhi lucidi e confusi, leggermente fuori fuoco.
“Parla per te, mocciosa, io sono perfettamente a posto.”
“Ahaha!”
Nami buttò la testa all’indietro ridendo, poggiando pesantemente le mani sul pavimento.
“Ahi!”
Trattenne a stento una bestemmia: aveva colpito i cocci della bottiglia, proprio con la mano che si era ferita di proposito per salvare Usop.
“Scema” sbottò Zoro scuotendo la testa. Nami lo ignorò e si portò la mano alle labbra, per fermare il sangue.
“Sai fare solo danni?” chiese lui, seccato. Lei imprecò nuovamente sottovoce, ma non replicò.
Sbuffando, il samurai sciolse dal proprio braccio la sua bandana portafortuna, che indossava ad ogni combattimento, e gliela porse.
Nami rimase a bocca aperta: gliel’aveva data per fermare temporaneamente il sangue, niente di più, ma era comunque un gesto inaspettato da parte sua.
“Ehi, ma questa è la bandana del grande spadaccino Roronoa Zoro…!” esclamò, seriamente colpita;  Zoro fece una smorfia irritata e Nami si accorse che il suo tono doveva essere suonato un po’ troppo sarcastico. Si affrettò a dire: “Sei sicuro che possa…?”
“Se non la vuoi, me la riprendo!” ringhiò lui, spazientito.
Nami fece un sorriso brillo e piuttosto ebete: era lusingata da quella premura rude e imbarazzata. Per uno come Zoro, che con la sua indifferenza verso le donne sfiorava quasi la misoginia, quello era un gesto fin troppo galante.
“Oh, no no, anzi. Se me la regali credo potrei venderla per un bel po’ di berry” ghignò, afferrando la bandana.
“Sei avida, e comunque scordatelo” commentò lui incolore.
Per tutta risposta la ragazza scoppiò nuovamente a ridere.
Era così piacevole poter ridere veramente, a cuor leggero, agire senza secondi fini, senza rimorsi e senza la preoccupazione di dover tradire chiunque avesse a che fare con lei. Era così liberatorio essere nel suo villaggio natale, essere brilla e ridere in quella locanda assieme a Zoro, che…si accorse di piangere.
Si toccò le guance, quasi stupita di scoprirle umide.
Lacrime di incredulità, lacrime di felicità e libertà, lacrime di riconoscenza per tutto quello che Cappello di Paglia e i suoi compagni avevano fatto per lei e per la sua gente.
Patetica.
Prima della caduta di Arlong Park aveva sempre trattenuto le lacrime, non aveva mai mostrato i suoi momenti di debolezza, mentre ora le sembrava di non saper fare altro.
“S-Scusa…Pensavo a quello che è successo, a quello che avete fatto tutti voi e…” si giustificò confusamente, asciugandosi gli occhi con un gesto nervoso. In quell’istante, con uno scatto, Zoro  bloccò il polso di Nami. Poi con un gesto brusco le sottrasse la bandana di mano e le fasciò il palmo. Nonostante fosse abituato a maneggiare armi tutto il giorno, i suoi movimenti erano inaspettatamente delicati e attenti.
 “Vedi solo di non sparire di nuovo” borbottò imbronciato.
La ragazza alzò appena il capo, attonita, fissando lo spadaccino che evitò il suo sguardo. Lui, così laconico e burbero, uscirsene così?
Sei troppo presuntuosa, e lui troppo ubriaco.
A testa bassa, Zoro tormentava l’elsa della spada con l’unghia del pollice, quasi sovrappensiero. E in quel momento Nami senza sapere perchè, la nebbia dell’alcol che le confondeva i sensi, si avvicinò al ragazzo. Desiderava toccarlo, semplicemente. Niente di meno, niente di più. Non ricordava di averlo mai fatto spontaneamente, se non in poche occasioni in cui era necessario, e in quel momento le sembrava così importante: la conferma che tutto era definitivo, che non era un miraggio, che lei era libera, finalmente, e che presto sarebbe salpata a bordo di una nave diretta verso la realizzazione di tutti i suoi sogni.
Nell’avvicinarsi il suo bacino urtò inavvertitamente la spada che Zoro teneva al fianco, come a ricordarle che c’era un limite invisibile e invalicabile tra loro due. Subito si ritrasse. Quel contatto sembrò far scuotere anche Zoro, che improvvisamente parve turbato. Si passò una mano sul volto arrossato -Nami non avrebbe saputo dire se per l’imbarazzo o per l’ubriachezza- stroppicciandosi gli occhi stanchi. Si alzò lentamente, barcollando appena; sbadigliò sonoramente e uscì in strada senza dire una parola. Nami rimase inginocchiata a terra per qualche secondo, ancora un po’ stordita, senza sapere il perché.  Poi si alzò goffamente per raggiungere Zoro: non l’aveva nemmeno ringraziato.
Fuori cominciava ad albeggiare, ma c’era ancora chi aveva la forza per canti e balli, anche se la maggior parte della gente russava stesa in strada o sotto le palme. E proprio all'ombra di una di queste, non lontano dalla locanda, la ragazza trovò Zoro, profondamente addormentato.
Tipico di lui.
In altre occasioni si sarebbe infuriata e l’avrebbe svegliato a suon di botte, ma quella notte non lo fece. Per una volta il sonno improvviso e inaspettato di Zoro aveva una giustificazione: considerate le sue abitudini, si era davvero sforzato troppo. 

 

***

FINE

 

 

Note finali: direi che il pensiero comune dei lettori sarà “ma che senso ha questa ‘cosa’?” Ehm…ancora me lo sto chiedendo! Ho avuto l’improvviso impulso di scrivere dopo essermi riguardata le puntate della saga di Arlong e aver iniziato il manga, ma forse era meglio evitare XD Sostanzialmente è una baggianata, non è niente di originale perché scommetto che un sacco di altra gente avrà scritto praticamente le stesse cose sulla “Nami dopo Arlong”. Però scriverla è stato divertente ^^ Ah, si nota molto che non mi sono mai ubriacata? Però ho visto e soccorso tanta gente parecchio “andata” XD quindi forse un po' di esperienza l'ho fatta, almeno indirettamente...

Comunque, come me la sono cavata con i personaggi? Sono IC oppure no? Al momento è la cosa che più mi preoccupa, anche perchè con questa coppia è così facile andare OOC...

 Ringraziamenti (per dimostrare la mia gratitudine e la mia stupidità):
*La zietta Aika, per il supporto, per aver letto in anteprima e per “ciccike susu” (L).  Amleto e Nayden sempre nei nostri cuori ** 
* La Sofia, compagna di banco durante le lezioni di zia Aika e consorella della setta di Anubi.
*Tone, perché Rufy le sta sulle palle XDXD
*La Mary, anche se non lo sa, perché “T. attacca la pezza, si taglia i gomiti mentre noi fumiamo le diecis, le centos e le duecentos” XD
* Paramore, The Used, Damien Rice, AFI e Queen, che mi hanno tenuto compagnia durante la scrittura.

Prego chiunque legga (e ne abbia voglia) di lasciare recensioni costruttive, perché ne ho veramente bisogno ^^'. Bye!

 

   
 
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