Feci uno scatto, sistemandomi il trench con fare disinvolto.
Non potevo credere a quello che era appena successo.
Era lui, i suoi occhi brillavano nello stesso modo di 4 anni prima, il suo sorriso risplendeva di luce propria.
Passammo circa due minuti a guardarci negli occhi, mentre cercavo distratta di raccogliere i fogli rimasti a terra.
"C-cosa ci fai qui?"
Gli chiesi a capo chino, in tono basso.
E in quel momento sarei voluta scomparire, sotterrarmi, o compiere qualsiasi altra azione che mi avrebbe portato via di lì, al più presto.
"Sono venuto a prendere un amico.. E-e tu?"
Rispose, mangiucchiandosi le unghie.
Mi venne un'improvvisa voglia di tirare un sospiro di sollievo; non era cambiato affatto.
"Ti andrebbe di prendere un caffè allo Starbucks lì in fondo? Così, beh, parliamo meglio."
Sorrise, prima che potessi replicare.
Ma come diavolo faceva a mantenere la calma?
Io non potevo fare a meno di balbettare, toccarmi i capelli e sentirmi un'idiota.
Ritornai con la mente alla domanda di poco prima, annuendo distratta.
Prendemmo un tavolo a caso, il primo che non fosse cosparso di incarti di muffin al mirtillo e bicchieri di carta.
"Allora.."
Sospirò Niall.
Feci un sorrisetto sghembo, pregando di non sembrare così idiota come mi sentivo in quel momento.
I miei occhi fecero rapidamente il giro della stanza gremita, ascoltando le chiacchiere distratte di passeggeri stressati dal jet lag, con grandi tazze di caffè fumante tra le mani.
"Alice, prendi niente?"
La voce interrogativa di Niall mi riportò alla realtà, facendomi alzare gli occhi verso la ben piazzata cameriera impegnata a fissarmi torva con il suo blocchetto in mano, aspettando una mia risposta.
"Oh, una tazza di caffè nero senza zucchero, grazie."
Biascicai il primo nome che trovai sul piccolo menù ricoperto di chiazze di cappuccino di fronte a me, non curante della schifezza che avessi ordinato.
"Ti sei diplomata alla fine?"
Era evidente che cercasse di salvare la conversazione, ma la cosa non mi dava affatto fastidio.
Sapeva perfettamente quanto fossi schiva, non esattamente socievole e soprattutto orgogliosa.
Sapeva che nonostante la colpa fosse mia, non avrei tentato di mettere le cose apposto così facilmente.
"Si, mi sono diplomata alla Armthorpe, a.. Doncaster."
Niall fece una risatina.
"Alice, lo so che ti sei diplomata a Doncaster."
Mormorai un 'già' a capo chino, sentendomi davvero un'imbecille.
"Beh, sono sicuro con il massimo dei voti."
In quel momento avrei giurato di averlo visto fare l'occhiolino.
E Dio, quanto odio i ragazzi che cercano di rimochiare con gli occhiolini.
Ma la cosa più sconcertante era che lui non ci aveva mai provato, perchè lui era diverso, lui era Niall.
Lui era quel genere di ragazzo che ti porta all'osservatorio a vedere le stelle all'uscita di scuola, non in uno squallido cesso della discoteca a fare chissà quali porcherie.
Uno che ti regala un fiore, non una pomiciata per i corridoi della scuola.
Il classico ragazzo della porta accanto, quello che tuo padre saluta con una pacca sulla spalla, ma che poi sa sorprenderti alla grande.
E diciamocelo, un misero occhiolino non faceva di certo parte dello stile di Niall Horan, che per quanto potesse avere l'armadio pieno di tute acetate e Nike consumate, del classico fare del "tipo sportivo" non aveva niente.
Era solamente rilassat, uno che ama stare in casa a strimpellare la chitarra e mangiare pizza con una birra economica da una sterlina, il sabato sera.
Sentii la mia tasca vibrare, lessi 'Lou' sullo schermo e risposi.
Naturalmente mi chiese dove fossi, domanda alla quale risposi con fare distaccato.
"Sono, uhm, allo Starbucks. Mi raggiungi?"
Chiesi.
Mi rispose che sarebbe venuto tra pochi minuti, così attaccai.
"Come.. Ti trovi in Inghilterra?" 
Chiese lui esitante, dando un colpo di tosse per mascherare un leggero imbarazzo.
Non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse tremendamente tenero, cosa che mi portò a mordermi il labbro inferiore.
"Oh, beh, escludendo il casino madornale che ho fatto con le monete, direi piuttosto bene."
Risposi ridacchiando, transcinandolo in una risata così cristallina e genuina che sentii le farfalle invadermi lo stomaco.
La cameriera era tornata con due tazze di caffè fumante che posò delicatamente sul tavolo.
"Al, ci ho messo mezz'ora a trovare Starbucks, ma guarda cos'ho trovato!"
Louis irruppe prepotentemente nella conversazione.
Niall mi guardò con fare interrogatuvo, naturalmente si aspettava un minimo di preavviso.
Ma certamente nè io nè lui avevamo la minima idea della stronzata che stavo per dire.
"Niall, lui è Louis, il mio.. ragazzo."
Dissi.
E così come Nialla aveva cancellato 4 anni di rimorso con un solo sguardo, io ero riuscita a cancellare mezz'ora di tentativi con una stronzata.
1 a 1 palla al centro, no?
Inoltre, come se non bastasse, alla notizia Nialla aveva la bocca piena di caffè bollente, che sputò come se fosse un irrigatore umano sulla mia camicetta.
"Cristo Niall!" imprecai.
"Mio Dio Alice mi dispiace da morire, io davvero non volevo.."
"Tranquillo." 
Lo rassicurai, cercando di calmare i nervi guardandolo negli occhi.
"Alice, tutto okay? Stai bene?" 
Mi chiese Louis, fingendosi premuroso, per poi chinarsi fino al mio orecchio sussurrando un "più tardi parliamo".
"Si, è okay. Sto bene, sul serio."
"Bene, vi lascio parlare. Ti chiamo più tardi."
Disse allontanandosi; come finto fidanzato faceva proprio pena.


                                         *

"E' inutile che cerchi di fare la sofisticata con quella tazza di caffè.
So perfettamente che non sopporti la caffeina, Alice."
Osservò lui, non provando a sfiorare minimamente l'argomento "relazione con Louis".
"Non sto facendo nessuna sofisticata Niall, ho solo bisogno di qualcosa di forte.
E poi, ho sempre amato il gusto del caffè."
Mentii insicura; mi ero dimenticata di quanto mi conoscesse.
"Oh, certo. Ed è per questo che innaffiavi il cappuccino con la zuccheriera al liceo.
E poi, dopo l'incidente di prima, l'indicatore di stima che hai per me e per il caffè è letteralmente sceso sotto zero, non è vero?"
Mormorò in tono provocatorio, con un'increspatura il più simile possibile ad un sorriso sulle labbra sottili.
"Non sono cose che voglio ricordare, nè l'incidente di prima, nè tantomeno il liceo.
Prima di questo.. Incontro non avevo alcuna intenzione di avere dei flashback di quando ero una cazzo di bambinetta ossessionata da cantanti e poster trovati sulle riviste scandalistiche!"
Sbottai, senza un motivo preciso.
Il mio cambio d'umore improvviso sorprese anche me, probabilmente era dovuto al caffè bollente a contatto con la pelle, o più semplicemente al mio carattere di merda.
"Non ricordavo quanto amassi questo tuo lato così.. Impulsivo, Al."
Con una sola frase, così come con i suoi sguardi, Niall Horan era appena riuscito a cancellare 4 anni di assenza, di pianti, di rimorsi.
E così, 4 anni fa, cancellava i giorni tristi, i pianti davanti allo specchio per il mio aspetto da pazza sboccata, i sensi di colpa per quelle sigarette lasciate accese, appena iniziate, sulla veranda, con la voglia di iniziare a fumare, di sfogare lo stress.
Li cancellava meglio della mia playlist preferita, di una tazza di thè alla menta o di un mazzo di margherite per il mio compleanno.
E la verità era che lo avrebbe sempre fatto. in qualunque modo, nonostante tentassi di allontanarlo da me.
"Credi che io sia cambiata?"
Chiesi in tono fermo.
Sentii le guance avvampare, in attesa  della sua risposta.
"Secondo ciò che ho potuto constatare, sei rimasta la solita pazza dai capelli arruffati di 5 anni fa Alice.
Che mi dici di me?"
"Dico che mi sento profondamente offesa per avermi dato della "pazza dai capelli arruffati", Niall."
Dissi mettendo su quello che di più simile potevo fare ad un adorabile broncio, per poi ridacchiare divertita con lui.
"Ma, no. Non sei cambiato affatto."
Ripresi seria, inclinando leggermente la testa quanto bastava per permettermi di analizzare i tratti del suo viso perfetto.
Nonostante il suo sorriso fosse cambiato, le piccole rughe d'espressione al lato dei suoi occhi erano rimaste lì, come scolpite sul suo viso.
"Ed è una cosa positiva?"
Chiese lui.
"Perchè me lo chiedi?"
Risposi perplessa, continuando a roteare il cucchiaino dentro alla tazza.
"Sai.. Non capisco ancora perchè tu te ne sia andata in quel modo."
Mi accorsi che aveva gli occhi leggermente bagnati e la mascella contratta.
Era davvero stato così coraggioso da tirare in ballo l'argomento così direttamente?


Niall's POV

Glielo chiesi e basta, pronto a trattenere le lacrime.
Stavo cercando di capire se fu per qualcosa che dissi, per il mio carattere, per il mio aspetto, che lei mi abbandonò così.
E se il destino era stato così bastardo da farci rincontrare, allora dovevo scoprirlo.
La sua espressione si traformò in qualcosa di quasi indecifrabile, un misto di sorpresa, dolore e compassione.
"Beh.. No, cioè.."
Prima che potesse terminare la frase, Louis la chiamò dal negozio di fronte.
E per quanto potesse essere difficile da accettare, sapevo che dovevo farlo.
Era andata avanti, aveva voltato pagina.


"Che bello Niall! Cos'è, un album di fotografie?"

"Aprilo!" .

Le risposi emozionato.

Lo maneggiò delicatamente, come fosse un oggetto d'epoca.

"Sono.. Bianchi."

Osservò, con gli occhi ancora fissi sul libro.

"Lo so."

Risposi sorridendo.

Lei mi guardò, come per chiedermi il motivo del mio regalo così particolare che non esitai a dare.

"Sono bianchi, perchè così potrai scriverci la tua storia.
La tua vita, quello che hai affrontato, i tuoi pensieri più nascosti.
E quando avrai finito un capitolo, ti basterà "voltare pagina ed andare avanti".

Il suo sorriso soddisfatto e gli occhi lucidi dall'emozione erano il regalo più bello che potesse farmi.

L'avevo resa felice, ed era tutto ciò di cui avevo bisogno.

Lasciai riaffiorare i ricordi nella mia mente; ferivano come lame, come le sue parole, il giorno in cui mi lasciò.
Parole che usò come armi, come un coltello che affonda dritto nel petto, come una pistola puntata alla testa.


"Niall, il fatto è che non provo niente per te.. Ora lasciami andare."

Disse afferrando il cappotto e la sciarpa, evitando il mio sguardo.
La afferrai per un polso, non curante della richiesta di poco prima.

"Tu menti, io lo so."

"E come diamine fai a saperlo?"

Disse a bassa voce, passandosi una mano tra i capelli e tirando su con il naso, sull'orlo del pianto.
Senza ulteriori indugi, le presi il viso tra le mani e la baciai.
E cazzo, in quel momento non c'era nient'altro che occupasse la mia testa, il mio cuore e tantomeno le mie labbra.
Il fatto che avesse ricambiato il bacio era la conferma di cui avevo bisogno, lei mentiva.


"Ecco, Alice.. Dimentica quello che ho detto prima, okay? Dimenticalo, del tutto."
La vidi così, con la testa china che giocherellava con un braccialetto, con le guance arrossate ed uno sguardo da bambina.
Sentii il cuore andare in pezzi, l'atmosfera farsi pesante.
"C-che ne dici di andarti a dare una sistemata alla camicia? Ti accompagno io, sempre se ti va."
Le sorrisi insicuro.
Avevo toccato un tasto doloroso, sia per lei quanto per me.
Ci alzammo entrambi per raggiungere la toilette, Alice intenta a fissarsi la camicetta macchiata.