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Autore: Rainbows_Butterflies    02/07/2014    9 recensioni
[Storia ad OC]
Dieci coraggiosi semidei, un antico potere fino ad allora ignorato, decine di ragazzi sfuggiti al controllo dei due Campi ed una profezia che promette sangue.
Quando William Harper viene convocato dal centauro Chirone, stenta quasi a crederci: Caos, il vuoto primordiale, ha deciso che, anche per lui, è giunto il momento di uscire dall'ombra ed agire.
Ma destarsi dalla sua eterna inerzia richiede il dispendio di parecchie energie, che solo una cosa può dargli.
Dal testo:
«Ares ha fatto il tuo nome. Ti vuole schierato in prima linea, per questa battaglia».
[...]«È per questo che sono qui, dunque? Perché mio padre vuole mandarmi a combattere una divinità contro cui non sarei mai in grado di vincere, neanche con settant'anni di addestramento?» chiese allora, con quanta più calma riuscì a mantenere, incrociando le braccia al petto «assurdo. Gli altri penseranno che sono un raccomandato».
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imprese suicide
-
E
roi ribelli
[Storia interattiva]
 
Prologo


Come erano potuti arrivare a quel punto?
William Harper continuava a domandarselo da minuti interi, mentre ascoltava attentamente e con vago orrore le parole mormorate da Chirone.
Il centauro l'aveva convocato molto presto, quella mattina, appena l'alba era sorta.
Per qualche istante, William aveva pensato di aver combinato qualche guaio e che Chirone avesse intenzione di sgridarlo. Poi, quando gli era stata spiegata la situazione, William aveva pensato che avrebbe preferito una delle strigliate di Chirone a quello.
«Quindi... la storia sta per ripetersi? E noi non abbiamo un Percy Jackson o un Jason Grace da mandare a sconfiggere l'oscura divinità di turno che sta per risvegliarsi ed un gruppo di semidei voltafaccia?», domandò lentamente, incredulo, quando Chirone smise di parlare.
Il centauro sembrò trattenere il respiro, mentre gli dedicava un'occhiataccia che, se avesse potuto, avrebbe incenerito William sul posto.
«Più o meno», rispose, altrettanto lentamente «è la prima volta che Caos tenta di manifestare la propria volontà. Crono e Gea sono vissuti davvero, milioni di anni fa, ma Caos no. È sempre esistito, certo, ma non ha mai fatto niente. Proprio niente, intendo, a parte generare qualche figlio, di tanto in tanto, tra cui la stessa Gea e Tartaro».
Chirone sospirò, e William raddrizzò le spalle. La stupida domanda che spontaneamente gli stava sorgendo in gola, ovvero come potesse Caos generare dei figli da solo, sembrò rigirarsi e sparirgli nelle viscere. Non si trattava esattamente del momento giusto per fare dell'ironia.
«Caos ha un potere quasi illimitato, Will, è questo che devi capire», riprese Chirone, dopo qualche istante «potrebbe distruggere l'umanità, o la Terra, oppure l'universo intero, se acquisisse totalmente una propria volontà. Adesso siamo solo agli inizi, l'hai visto anche tu. Qui al Campo siamo rimasti in poco più di una cinquantina, gli altri sono scappati e se ne sono tornati a casa loro, oppure Caos è riuscito ad arruolarli dalla propria parte. Non ne ho idea. Ed è per questo che qualcuno di voi deve partire».
William sgranò i suoi grandi occhi grigi e minacciosi, dello stesso colore delle cupe nubi che offuscavano il cielo estivo, fuori dalla Casa Grande, e sobbalzò sulla sedia.
«Come?», domandò, stupito «vuole dire che ci dà davvero il permesso di avviare un'impresa, Chirone?».
«A malincuore, sì», rispose il centauro, visibilmente preoccupato, poi riprese «William, Ares ha fatto il tuo nome. Ti vuole schierato in prima linea, per questa battaglia».
William corrucciò le sopracciglia e si passò una mano tra i biondi capelli ribelli, un po' troppo lunghi per i suoi gusti, e scosse il capo.
Ares lo voleva in un'impresa? Quale novità! Non l'aveva mai sopportato, eppure, per qualche ignota ragione, il dio tentava continuamente di farlo partecipare a qualche impresa di dubbia riuscita. Forse, pensò, Ares sperava che qualcuno lo facesse fuori per poterselo, così, togliere dalle divine scatole. A quell'idea, appellativi decisamente poco “divini” nei confronti del dio gli ronzarono nelle orecchie, ma il ragazzo decise che sarebbe stato più saggio non commentare ad alta voce.
«È per questo che sono qui, dunque? Perché mio padre vuole mandarmi a combattere una divinità contro cui non sarei mai in grado di vincere, neanche con settant'anni di addestramento?» chiese allora, con quanta più calma riuscì a mantenere, incrociando le braccia al petto «assurdo. Gli altri penseranno che sono un raccomandato».
Chirone intrecciò le dita sotto al mento e, per l'ennesima volta da quando William l'aveva raggiunto, sospirò profondamente.
«Questo è l'ultimo dei tuoi pensieri, William. Sei qui perché io ci ho pensato molto attentamente», disse poi, cauto «e tu sei il semidio più grande, forte ed addestrato del Campo. Vai in giro a combattere mostri da quando avevi appena otto anni. Hai più di dieci anni di addestramento alle spalle, sei il leader ideale per un'impresa di questo calibro. E poi, i ragazzi si fidano di te, no? Anch'io mi fido di te».
“Sono io che non mi fido di me”, pensò William, ma di nuovo preferì non esprimersi.
«Che cosa devo fare?», domandò invece.
Chirone non parve affatto sollevato dalla sua risposta, perché strinse i denti con più forza e poggiò la fronte sulle mani.
«Scegli un gruppo di semidei tra i ragazzi rimasti qui. A questo punto, non importa il numero. Forse ci stiamo persino muovendo troppo tardi, ma dobbiamo provarci», mormorò «in questo momento, l'unica pista da seguire che abbiamo è quella dei semidei scomparsi, perciò...».
«Ma Chirone...», lo interruppe William, balzando in piedi con uno scatto felino «sono scomparsi... non riusciremo mai a trovarli. E poi, Rachel non ha... ehm... comunicato alcuna profezia? Ed Ella non ne sa nulla? Ottaviano non ha visto niente, nei suoi peluches?».
Chirone sbiancò improvvisamente, e questa volta fu il turno di William di trattenere il respiro.
Cosa poteva spaventare Chirone fino a quel punto? Qualunque cosa fosse, il semidio non era certo di volerne venire a conoscenza.
«Una minaccia mai prima affrontata dissolve la pace da tempo incontrastata», recitò piano il centauro «rapisce dell'Olimpo la prole, e ai divini nel cuore dole. Gli eroi si organizzano al meglio, ma fiumi di sangue sono il costo del mancato risveglio».
William lasciò andare il fiato che non si era accorto di trattenere.
«Okay, questa suona proprio come una profezia», bofonchiò, un po' intimorito «non c'è proprio altro che possiamo fare, oltre al partire?».
Chirone scosse il capo in un cenno di diniego.
«Niente», mormorò «io e il Signor D. resteremo qui al Campo e cercheremo di preparare i ragazzi alla battaglia...».
«Battaglia?», lo interruppe di nuovo William, assottigliando lo sguardo «quale battaglia?».
Chirone posò le mani sulla scrivania e cominciò a raccogliere nervosamente le carte del Pinnacolo, poi lanciò un'occhiata fuori dalla finestra.
«Ho parlato con Ermes qualche giorno addietro, e mi ha riferito che non c'è traccia di mostri in giro per il mondo dei mortali. Questo, a parere mio e degli dei, può significare solamente che si stanno radunando e che sferreranno un attacco congiunto ai Campi», rispose «ed è per questo che c'è bisogno di scoprire dove sono finiti i semidei scomparsi. Corriamo il rischio di dover combattere contro volti che un tempo ci sono stati amici. Tu saresti in grado di batterti e magari uccidere qualcuno che hai chiamato “amico”?».
William ci pensò su per alcuni istanti.
No. Decisamente no.
Alla fine, ne era certo, si sarebbe potuto persino lasciar morire, pur di non ferire un altro essere umano. Un essere umano che aveva conosciuto, poi? Figuriamoci.
William Harper sarebbe stato spacciato.
«Sì», dichiarò invece, dopo un momento di esitazione «se combattono contro di noi, non sono più nostri amici».
Chirone, di nuovo, scosse lievemente il capo.
«Sei coraggioso, Will», disse «va' e rinfrescati un po' le idee, poi decidi chi portare con te. Pensaci attentamente, e stai attento».
William scivolò fino alla porta e prese una boccata d'aria fresca.
«Lo farò, Chirone» promise «anzi, lo faremo. Riporteremo quei voltafaccia sulla retta via».
Il centauro, da dietro la sua scrivania, intrecciò le dita sotto il mento e socchiuse stancamente gli occhi.
«Lo spero, William» mormorò, quando il semidio fu troppo lontano per sentirlo «lo spero».








Angolo di Butterflies

Ciao a tutti, semidivini babbani! (?)
Per prima cosa, considerando che sono nuova qui, mi presento: Sono Rainbows_Butterflies, ma voi potete chiamarmi Butterflies – o Rainbows, o come preferite, insomma – e sono felicissima di conoscervi ^^
Perdonatemi il prologo un po'... ugh, non so come definirlo - a parte “demente”, s'intende -, ma mi serviva per introdurvi questa mia proposta: una storia interattiva.
Ho notato che questo tipo di fan fiction, in media, non arriva a più di sette capitoli e avevo una gran voglia di pubblicare qualcosa con questo mio account creato decenni fa e ancora inutilizzato.
Così, eccomi qua: pronta ad infestare il fandom con una storia insulsa e probabilmente senza senso ^^”


Tutto questo per dirvi che, se volete, potete partecipare anche voi, inviandomi i dati dei vostri personaggi - possibilmente, ragazze, non create tutte semidee di sesso femminile, altrimenti la storia sarà più noiosaaa(aaa) di quanto sarà comunque – tramite messaggio privato. Non c'è un vero motivo per il quale non voglio vedere i dati nella recensione (ma sentitemi, parlo come se qualcuno mi cagherà davvero :'3), solo che è una cosa mi da sui nervi u.u


Nome:
Cognome:
Sesso:
Età e compleanno (no anno):
Aspetto fisico:
Segni particolari (occhiali, lentiggini, tatuaggi, cicatrici ecc.):
Carattere:
Genitore divino e rapporto con esso:
Famiglia umana e rapporti con essa:
Abbigliamento tipico:
Arma e nome dell'arma:
Poteri particolari (se ce l'ha):
Storia:
Altro:


Ripeto: se volete partecipare, inviatemi il vostro personaggio per messaggio privato!


Quanto sono acida, oggi, santi dei D: giuro che non sono sempre così, è colpa di George Martin. Prendetevela con lui. È lui che mi fa del male, con i suoi dannati libri ç.ç (?)
Okay, sto cominciando a parlare come mia nonna. Di solito, questo è il segnale che devo piantarla. Dunque ciao, e... partecipate! xD (nonvistosupplicandononvistosupplicando)








Okay, vi sto supplicando ^^”
  
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