Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: eliala    25/08/2008    2 recensioni
spero che i personaggi non siano ooc... la storia ha come tragici protagonisti rei e kei, una coppia problematica, in crisi a causa di una serie di cose nascoste. forse la storia risulterà scialba, ma l'idea mi piaceva, così ho provato a metterla su carta... ditemi che ve ne pare ^^
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Rei Kon, Yuri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
bnm2

Allora, allora, ecco il secondo capitolo… spero di aver sopperito alle mancanze che c’erano nel primo, e ringrazio chi me le ha segnalate… proprio perché non sono molto esperta sono grata a chi, essendo più bravo/a mi dia indicazioni ^^ sono pronta ad imparare. Bene, in questo secondo capitolo ho provato ad approfondire un po’ la situazione, ma non sono molto soddisfatta… vabbè, ringrazio solo chi leggerà, ed adesso, via!

________________________________________________________________________________

Bound at every limb by my shackles of fear
Sealed with lies through so many tears
Lost from within, pursuing the end
I fight for the chance to be lied to again

(lies- evanescence)

………………………………………………………

Kei aveva provato ancora a chiamare il collega, senza risultato. Alla fine, annoiato, decise di rivolgersi a Boris. –senti, facciamo senza di lui. Io mi sono rotto di aspettarlo.- disse Kei davanti al silenzio prolungato del suo interlocutore. Stabilirono un nuovo appuntamento, ed il tatuato tornò ad asciugarsi i capelli ed inevitabilmente il suo pensiero tornò a Rei, alla loro storia, al modo assurdo in cui era cominciata… sorrise, si concesse questa debolezza, mentre si abbandonava al ricordo di quel primo bacio impacciato che si erano scambiati la seconda volta che si erano visti, in preda ai fumi dell’alcol. Per lui era stato un po’ come uno sfoga di tensione, un sospiro di sollievo tirato dopo l’ennesima missione dall’apparenza suicida. E poi però tutto si era evoluto, e per quanto avesse voluto evitarlo, erano entrati in ballo i sentimenti, le emozioni… aveva sbagliato, ma era un errore così dolce che avrebbe amato ripeterlo all’infinito. Doveva averlo fatto proprio arrabbiare, Rei, con tutte i suoi silenzi, le sue palesi bugie, perché il cinese non era mai stato tanto freddo come negli ultimi giorni, non era mai stato così distaccato. Mentre si passava una mano sui tatuaggi che gli segnavano le guance gli venne in mente che non gli aveva mai detto quanto lo amasse veramente, perché lo amava, lo sapeva, eppure ora che rischiava di perderlo quel sentimento era diventato quasi scomodo, lo bruciava dall’interno, minacciando di fargli implodere il cuore incapace di accettare l’assenza di quella figura che era stata la causa di una felicità inespressa ed incredibile di cui non aveva ancora goduto a sufficienza.

Riuscì a fatica a riscuotersi da quei pensieri troppo sdolcinati e si finì di preparare.

Rei si svegliò in una stanza buia e fetida, con un dolore lacerante alla testa, nonché un notevole fastidio ai polsi. Ci impiegò qualche secondo prima di rendersi conto di quello che era successo: aveva discusso con Kei, e poi era uscito di corsa, e un ragazzo con gli occhi di ghiaccio l’aveva avvicinato e fatto salire su una macchina coi vetri oscurati. Doveva averlo drogato, perché non ricordava altro. Le sue gambe erano indolenzite a causa della posa innaturale che avevano assunto, ma quando cercò di stenderle si rese conto di avere pochissimo spazio per muoversi. Decise di rinunciare e provò ad abituare lo sguardo a quella pochissima luce che proveniva da quella che aveva tutta l’aria di essere una candela posizionata su una mensola che, a quel che poteva vedere, era l’unico elemento di mobilio presente nel loculo. Dopo qualche secondo riuscì a distinguere la figura eretta e composta di qualcuno che lo stava osservando da un angolo. Con lentezza misurata, la figura si avvicinò, fino a permettergli di distinguere con indubbia chiarezza, la stessa persona che lo aveva avvicinato. –buon giorno cinesino… o forse dovrei dire buona sera, dipende dai punti di vista…- si era accucciato davanti a lui, per poterlo fissare direttamente negli occhi. La cosa che più di tutto inquietò Rei fu quel sorriso crudele dipinto sul suo volto, così spaventosamente simile a quello di un bambino che osserva una farfalla alla quale ha intenzione di strappare le ali. –lo sia, cinesino, perché ti ho portato qui? Perché hai fatto qualcosa di brutto. Non solo tu e i tuoi amici ci avete messo i bastoni tra le ruote talmente tante volte che ore dobbiamo avere sempre qualcuno che ci pari il culo, ma in più sei anche una spia, triade schifoso.- disse senza smettere di sorridere. Srotolò il panno che stringeva nella mano sinistra, mostrando una serie di strumenti acuminati e brillanti, che Rei conosceva fin troppo bene. Con accuratezza, scelse una lama, corta, tozza, ma affilata come un rasoio. Con impegno ed attenzione incise a fondo un riga sottile, che, partendo dalla fronte, correva trasversalmente sino allo zigomo, passando per il sopracciglio. Rei non emise un fiato, ne allora, ne durante il tempo che seguì, durante il quale il russo utilizzò tutti i suoi mezzi mentre la rabbia saliva, proprio a causa di quelle urla che non sentiva. Ma non aveva intenzione di urlare, il moro, non per quel dolore fisico che aveva imparato a sopportare tanto bene, ma perché sapeva che se avevano scoperto dei suoi collegamenti con i cinesi, conoscevano senza dubbio anche a quali persone era legato, e quindi già sapevano già anche di Kei. E non ci avrebbero messo molto: una volta capito che in quel modo non avrebbe parlato avrebbero fatto ricorso alla carta del ricatto, a quella carta che faceva sempre cedere chiunque, la minaccia di quella persona per proteggere la quale si sarebbe disposti a abbandonare qualsiasi altra cosa.

Era trascorsa più di una settimana da quando Rei se ne era andato, e Kei era decisamente nervoso. Nonostante non fosse sua abitudine aveva provato a chiamarlo talmente tante volte da aver perso il conto, ovviamente senza nessun risultato.

Era preoccupato, molto, e l’atteggiamento assunto da Yuri Ivanov non aiutava; aveva smesso di minacciarlo, di ricattarlo con la storia della sua relazione. Questo non era normale per uno come lui che approfittava di ogni occasione per avere dei punti di vantaggio.

Erano passati in tutto dieci giorni quando il suo telefono squillò. Come ormai faceva sempre, si precipitò a rispondere, con la tacita speranza che fosse lui, anche se ormai non era che un gesto irrazionale.

Sbuffò con frustrazione quando vide che era Yuri. Parlò con voce frustrata, arrabbiata, adirata, e più il suo nervosismo cresceva, più l’altro sembrava divertirsi. Dopo qualche minuto in cui il rosso non fece altro che dire cose del tutto inutili, all’improvviso esclamò: - Hiwatari, ho un lavoretto per te. Non so quanto potrà essere lungo, ma sicuramente ti ci divertirai- Kei stette un istante in silenzio. – posso rifiutare? Non vorrei allontanarmi da qui- il suo interlocutore rise, facendo alterare ulteriormente il tatuato. – oh mio caro, il rifiuto non è contemplato! Hai presente quella triade, quella che ci ha bloccato quel carico di prostitute? Bene, ne ho trovato uno pochi giorni fa, e l’ho lavorato a puntino… ma non posso occuparmi di finirlo, mi hanno dato un altro incarico. Quindi vai in fretta alla sede centrale, perché c’è Ivan che ti aspetta.- Kei, finalmente attratto dalla prospettiva di poter sfogare tutti quegli scomodi sentimenti su un essere umano, interruppe il “collega” –sì, ok, ma voglio sapere del compenso- la risate che sentì provenire dall’altro capo dell’apparecchio fu a dir poco agghiacciante. Non riusciva proprio a comprendere da dove gli provenisse tutta quella ilarità, tanto più che gli stava cedendo un lavoro importante. –oh, del compenso parleremo a lavoro concluso. Non ti preoccupare, avrai un pagamento adeguato. Anzi, credo andrà bene anche se lo proporrai tu, il tuo compenso…- Kei rimase in silenzio, interdetto.- ti stavo dicendo, ti aspetterà Ivan. Ha l’ordine di accompagnarti alla cella, e poi di lasciarti lì. Hai un massimo di due giorni, ma dovrai comunicare dopo le prime due ore quanto tempo hai intenzione di “trattenerti”. Una volta finito, puoi richiamare quell’idiota di Ivan in ogni momento, perché ha l’ordine di rimanere a tua disposizione… ah, quasi dimenticavo, mi raccomando, divertiti!- esclamò con gioia. Kei sorrise tra se e se. – non preoccuparti, lo sai che mi diverto sempre in queste occasioni- assicurò prima di abbassare la cornetta.

Yuri emise un verso di pura soddisfazione quando vide l’espressione ebete dipintasi sul volto di Rei. –caro il mio cinesino, hai capito ora chi ti sei scopato per tutto questo tempo?- le risate di quell’uomo erano acute e penetranti, quasi dolorose alle sue orecchie che da giorni non sentivano altro che il silenzio interrotto dallo zampettio dei topi o dalla voce di quello stesso uomo.

Quanto avrebbe voluto strapparsele, quelle orecchie, prima di essere costretto a sentire quella telefonate, la cosa che più di tutte le ferite, più di tutte le torture, gli aveva fatto male. Kei non lo stava cercando, in fondo perché avrebbe dovuto farlo? Aveva detto di volerlo lasciare…

I suoi pensieri furono interrotti dalle dita gelido dell’essere che l’aveva catturato che percorrevano con lentezza atroce le linee del suo volto e del suo collo. Quel tocco gli faceva ribrezzo, avrebbe tanto voluto potersene sottrarre. Si ritrasse con uno scatto che creò dolore ad ogni singola particella

Del suo essere, ma che allontanò quelle dita schifose. – chi lo sa se ti riconoscerà? Il tuo caro Kei… in fondo sei ridotto in condizioni patetiche…- rise di nuovo, e poi si alzò, allontanandosi. –sei solo uno schifoso! Un vigliacco!- sputò finalmente. Il russo si voltò, sempre sogghignando: - tornerò ancora, per fare fuori quel che sarà rimasto del tuo amante- poi fece una plateale giravolta su se stesso prima di andarsene definitivamente.

Quando la figura fu avvolta completamente dal buio, Rei si abbandonò ad un pianto liberatore. Non gli importava che qualcuno potesse sentirlo, che qualcuno potesse trionfare a quella sua sconfitta, perché la sua fine stava arrivando, sotto la forma della persona che amava.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: eliala