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Autore: Nami_88    03/07/2014    3 recensioni
La vista si offusca.
Fatico a respirare.
Mi affanno per qualcosa che non voglio più.
Chiudo gli occhi.
Mi perdo nel silenzio che mi circonda.
Rilassarmi impossibile.
Ricordo quegli attimi.
La superbia mi è costata cara questa volta.
Troppa l’arroganza.
L’invidia di non aver partecipato alla grande guerra di Marineford.
Tutti i più grandi erano lì.
Dovevo riscattare la mia dignità.
Battere da solo un imperatore.
Sembrava un’idea così geniale.
Così…
Un colpo di tosse blocca i miei pensieri.
Esce del sangue.
Non sarò un dottore come quel demente di Trafalgar, ma è chiaro che non è un buon segno.
Sollevo il viso.
Il liquido cremisi cola sull’occhio sinistro.
Brucia come lava infuocata.
Sono immerso nella pozza del mio sangue.
Quest’odore mi avvolge e non mi fa respirare.
È secco.
Quello che resta della mia spalla sinistra si sta imputridendo.
Sono un maledetto bastardo.
Non ho la forza nemmeno per uccidermi.
Lasciarmi morire sembra l’unica cosa possibile.
Il silenzio l’unico compagno.
La fine l’unica speranza.
Nella penombra scorgo qualcosa.
Impossibile che qualcuno sia arrivato in quest’isola maledetta da dio.
Nemmeno Killer può essere giunto fin qui.
Aveva un ordine.
Non seguirmi qualunque cosa fosse accaduta.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nami | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La vista si offusca.
Fatico a respirare.
Mi affanno per qualcosa che non voglio più.
Chiudo gli occhi.
Mi perdo nel silenzio che mi circonda.
Rilassarmi impossibile.
Ricordo quegli attimi.
La superbia mi è costata cara questa volta.
Troppa l’arroganza.
L’invidia di non aver partecipato alla grande guerra di Marineford.
Tutti i più grandi erano lì.
Dovevo riscattare la mia dignità.
Battere da solo un imperatore.
Sembrava un’idea così geniale.
Così…
Un colpo di tosse blocca i miei pensieri.
Esce del sangue.
Non sarò un dottore come quel demente di Trafalgar, ma è chiaro che non è un buon segno.
Sollevo il viso.
Il liquido cremisi cola sull’occhio sinistro.
Brucia come lava infuocata.
Sono immerso nella pozza del mio sangue.
Quest’odore mi avvolge e non mi fa respirare.
È secco.
Quello che resta della mia spalla sinistra si sta imputridendo.
Sono un maledetto bastardo.
Non ho la forza nemmeno per uccidermi.
Lasciarmi morire sembra l’unica cosa possibile.
Il silenzio l’unico compagno.
La fine l’unica speranza.
Nella penombra scorgo qualcosa.
Impossibile che qualcuno sia arrivato in quest’isola maledetta da dio.
Nemmeno Killer può essere giunto fin qui.
Aveva un ordine.
Non seguirmi qualunque cosa fosse accaduta.
E lui esegue sempre i miei comandi.
Ma allora…
Sono morto.
Ora è chiaro.
Una ragazza sta scendendo da una nuvola gigante.
Sembra dirigersi proprio verso di me.
Eppure non credo agli angeli.
Eppure non pensavo finisse in paradiso uno come me.
Deve essere al completo l’inferno.
Rido al pensiero.
Le forze vengono a mancare.
Sforzo la vista fin quando posso.
Un profumo buonissimo.
Frutta.
Si è di frutta.
Il viso della “tizia angelo” sembra preoccupato.
Riesco a scorgere bene solo il colore dei suoi capelli.
Arancioni.
Mi sta dicendo qualcosa.
Ma per quanto stia urlando non riesco a sentirla.
La sua voce.
È lontanissima.
Ho il sangue ovunque.
I timpani probabilmente rotti.
Devo andare dolcezza.
Il grande Kid abbandona la scena.
Che tu sia maledetto Kaido.
 
Un ticchettio.
Il suono familiare del fuoco acceso.
Mi sembra di aver dormito una vita.
Ho la testa che mi scoppia e i muscoli intorpiditi.
Il braccio fasciato.
Sento l’odore delle erbe medicinali.
Sono pieno di bende e cerotti.
Ma che diavolo è successo?
Mi agito e ringhio.
Non ho ancora le forze per sollevarmi.
È notte.
Solo la luce del focolare acceso illumina la scena.
È in quel momento che la vedo.
Di nuovo la tizia mandarino.
Mi sta guardando.
Sorride.
Dannazione.
Io le riservo il mio sguardo più arrogante.
La vista ancora annebbiata.
L’occhio sinistro fasciato non aiuta il mio senso.
Mi sforzo nel mettere a fuoco la siluette che gattona verso me.
I capelli arancio.
Li ricordo come un sogno.
Il suo profumo.
Arriva a pochi centimetri dal mio viso.
Non ha smesso di sorridere.
Odio questa vicinanza.
Allungo il braccio e fermo la sua avanzata.
Annaspo.
Sono furioso.
È stata lei.
Lei mi ha curato.
“Che diavolo hai fatto, strega...”.
Ringhio a denti stretti con quello che resta della mia voce.
Non devo esserle sembrato pericoloso.
Sembra nemmeno avermi ascoltato.
Dannata.
Mi controlla le bende.
Le studia
È soddisfatta.
Come se niente fosse, si siede accanto a uno degli uomini più pericolosi dei mari.
È sicura di sé.
Sveglia e attenta mi scruta.
Lascio che il suo odore mi entri di nuovo nelle viscere.
“Ora devi mangiare”.
Dice mentre ritorna accanto al fuoco per prendere quella che pare una brodaglia.
Il tono che usa sembra un ordine più che un consiglio.
La rabbia sale ancora di più.
Vuole davvero medicarmi?
Maledetta donna.
“Non rompermi, non ti ho chiesto nulla, vattene”.
Le dico sollevandomi e poggiandomi all’albero distrutto alle mie spalle.
Mi strappo le bende sul viso.
Le lancio ai suoi piedi.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
Non voglio il suo aiuto.
Non voglio vivere.
Lei ferma i suoi gesti.
Si gira di scatto.
Afferra la ciotola e con due passi torna di fronte a me.
La fisso serio.
Combattivo.
Non riesco a muovermi dannazione.
“Non fare l’idiota!”.
Fa semplicemente.
È alterata la sua affermazione.
Decisa.
Il sorriso è scomparso.
Non riesco a pensare che alla rabbia in questo momento.
Lei ritorna al suo posto.
Qualche metro da me.
È così concentrata.
Sta disegnando qualcosa.
Ma la vista non mi aiuta.
Mi trascino al di là dell’albero.
Non riesco più di così.
Il sangue torna a sgorgare.
Le fitte pervadono tutto il mio corpo.
Sto per perdere i sensi.
Forse ci riesco questa volta.
Forse.
 
Di nuovo quel buon profumo.
Devo essere morto davvero.
Sorrido.
Ce l’ho fatta…
“Se fai quell’espressione vuol dire che stai meglio…”.
Non posso crederci.
È un’ossessione.
Di nuovo quella voce.
Apro di scatto gli occhi.
Mi ritrovo il seno della scocciatrice in faccia.
Sta armeggiando con le ferite sulla testa.
È in ginocchio tra le mie gambe.
La vista è migliorata ora.
E per un attimo sono felice di essere ancora su questa terra.
“Che…che diavolo…”.
Balbetto incattivito mentre cerco di separarmi dalla rossa.
Lei lascia la mia fronte libera, sedendosi sulle gambe.
Solo ora mi accorgo che è piena di cerotti anche lei.
È ferita.
I capelli lunghi fino alle spalle.
Gli abiti lasciano poco all’immaginazione.
Dannata.
Ha un tatuaggio sulla spalla.
Niente che conosca.
“Eri ridotto piuttosto male…che ti è successo?”.
Mi domanda curiosa.
Non sembra nemmeno sapere che isola sia questa.
Non intendo parlarle.
Tremo dal nervoso.
Ero quasi morto.
E ora invece…
Sbuffa la tipa.
“Non sei un tipo di compagnia è chiaro…”.
Fa amareggiata.
Poi si solleva facendo forza sulle mie ginocchia.
Io deglutisco.
Distolgo lo sguardo.
“Beh io vado a fare un giro di perlustrazione…”.
La vedo raccogliere degli strumenti per il disegno cartografico.
“Sei una navigatrice?”.
Non so perché le sto facendo questa domanda.
“LA, navigatrice…”.
Fa superba sorridendo.
Io mi ritrovo ad arrossire e a maledirmi per la mia insensata curiosità.
Che ragazza sfacciata.
Non la sopporto.
 
Dannazione.
Ci mancava la pioggia.
Come se non bastasse.
È sera ormai.
Mi ritrovo a pensare a quella tipa.
Non so che mi prende.
Non riesco a capirlo davvero.
È una sensazione strana.
Mai provata prima.
Mai.
Ho un senso di angoscia.
Sono diverse ore che è in giro per quest’isola maledetta.
Non mi sembrava forte.
E se le fosse successo qualcosa?
E se…
Scuoto con forza la testa.
Non me ne importa nulla.
Quella dannata stronza mi ha rovinato la vita.
Ben le sta.
Ben le sta.
Sì.
Sì.
Sono in piedi.
Non so con che forza sono riuscito a sollevarmi.
Non ho abbastanza energie.
Il respiro è affannoso mentre mi aggrappo ai rami di un albero e mi avvicino verso il sentiero che quella dannata ha preso.
Mi vergogno di me.
Il grande Kid.
Lo spietato senza cuore, capitan Kid.
In cerca di una tipa odiosa e arrogante.
A ogni passo mille aghi mi penetrano il costato.
Cammino altri pochi metri.
Sono così pesanti le mie gambe.
Così lente.
Non farò mai in tempo…
Un attimo.
Mi fermo.
Finalmente tra la fitta vegetazione di quest’inferno bagnato la trovo.
Sta bene.
Appena mi vede fa una faccia sbalordita.
Mi preparo al rimprovero.
Ormai sono giorni che veglia su me.
So come reagirà.
Eppure questa volta il suo sguardo è diverso.
Non sembra nemmeno lei.
Gli occhi tristi.
La bocca incurvata.
Si sta mordendo il labbro inferiore.
Nella mano una cartina geografica.
Che le prende ora?
Faccio un passo indietro.
Non credevo di trovarla così.
Per nulla al mondo consolerò una donna.
So bene che quelle che tagliano il suo viso non sono solo gocce di pioggia.
Ma non posso farci nulla.
Lei sembra capirmi.
Mi supera senza dirmi nulla.
Ritorna al luogo di prima.
Ci sono parecchi alberi.
Piove di meno lì.
Eppure è bagnata dalla testa ai piedi.
Non le servirà più a nulla coprirsi.
Ragazzina idiota.
Ritorno poggiato al mio tronco.
È lei questa volta a non voler parlare.
Si è chiusa a riccio nel suo silenzio.
Fissa la cartina e sembra non consolarsi.
“Ma si può sapere che hai?”.
Le urlo contro ormai esasperato.
Lei non si volta nemmeno.
Sembra in trans.
È chiaro che qualcosa la turba.
Eppure fino a poche ore fa era così allegra.
Che le sia accaduto qualcosa nella foresta?
Sbuffo.
“Questa è un’isola maledetta ragazzina, non saresti dovuta andare…”.
Ma la sua voce blocca il mio rimprovero in gola.
“Non è Kuraigana…”.
Non capisco.
Non capisco che sta dicendo.
“Non è l’isola di Kuraigana…”.
Di cosa sta parlando?
La guardo confuso.
Sta vaneggiando.
Farfuglia qualcosa.
Dice di aver sbagliato ancora.
Forse era alla ricerca di un’altra isola.
Il suo sguardo cambia d’improvviso.
È ancora più deciso di prima.
Più sicuro.
Si asciuga con il palmo le lacrime, mentre con fatica mi sorride.
Io mi volto arrossendo come un moccioso.
Mi odio.
E la rabbia ricomincia a salire.
Sento dei brividi.
“Almeno non è stato un viaggio a vuoto…”.
Fa sorridendo verso di me.
“Se non ti avessi trovato, a quest’ora probabilmente…”.
“Beh se ti fossi fatta gli affari tuoi, ora avrei raggiunto il mio scopo!”.
Le urlo contro.
Come una belva.
Lei pare non capire.
Ritorno con la mente allo scontro con Kaido.
Alla dura sconfitta.
Alle ferite.
Alla sua grassa risata nell’aver quasi ucciso il grande capitan Kid.
Quasi, sì.
Perché ha voluto umiliarmi fino alla fine.
Non ero degno nemmeno del colpo di grazia.
Nemmeno di morire per mano sua.
Mi ha ritenuto debole.
Infimo.
Tornare dai miei compagni con questa sconfitta sulle spalle.
Vivere con l’umiliazione più grande.
La morte si fa sempre più allettante.
O si faceva.
Prima che questa scocciatrice ficcasse il naso in affari che non le riguardano.
“DOVEVI LASCIARMI MORIRE STREGA!”.
Urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
L’intenzione è offenderla.
Mandarla via.
Lontano da qui.
Al sicuro…
Sto ancora ansimando.
Digrigno i denti sbattendo il pugno nel morbido terreno.
Lei china la testa.
È in silenzio.
Pare turbata.
Ma non m’interessa.
Cerco di allontanarmi.
È chiaro che il nostro strano incontro è arrivato alla fine.
Sospiro.
A un tratto mi sento afferrare dal cappotto.
Lo sguardo della ragazza è nuovamente mutato.
Sembra impazzita.
“TU…TU…”.
Scoppia a piangere nuovamente.
E mi sento un emerito cretino.
 
Alla fine non mi ha detto nulla.
Si capiva che era arrabbiata per quello che avevo detto.
Ma erano ben altri pensieri a turbarla.
Mi ha detto che è disperata.
Che sta cercando la sua ciurma.
Mi ha detto che il suo capitano ha bisogno di lei perché hanno ucciso suo fratello.
Mi ha confessato che sta cercando un ragazzo.
Che non ce la fa più a passare un altro giorno senza vederlo.
Ho già visto questa rossa.
Ora me ne ricordo.
Sabaody.
Cappello di paglia.
Ora è tutto chiaro.
Ora tutti i pezzi si ricompongono.
È disperata.
Da sola.
Separata dai suoi compagni.
Mi sento un verme.
Non mi ero mai sentito così in tanti anni.
Mai.
Non so che dirle.
Resto in silenzio.
Solo il rumore assordante della tempesta riempie questo momento.
Finisce per addormentarsi la rossa.
Appoggiata al mio petto.
Pare essere a suo agio nel mezzo di un temporale.
È tutta rannicchiata.
Inizia a far freddo.
Mi ritrovo a fissarla per tutta la notte.
Come un ebete.
Senza far nulla.
Maledicendo ogni pensiero.
Maledicendo ogni emozione.
Nami.
La navigatrice di Mugiwara.
Mi ha salvato la vita.
Uccidendomi.
Mi ha salvato la vita.
Ora è tra le mie braccia.
Domani, in mattinata me ne andrò.
 
Il sole è già alto nel cielo quando riapro gli occhi.
Mi bruciano ancora per il pianto di ieri sera.
Di scatto mi volto.
Non c’è.
Non c’è.
Quello scemo dai capelli strani se n’è andato.
Non era ancora guarito del tutto.
Sbuffo.
Uomini cocciuti e idioti.
Mi ricorda qualcuno…
Mi sollevo amareggiata.
Mi sarebbe piaciuto salutarlo.
Alla fine non era così male.
Non così burbero.
Raccolgo tutte le mie cose.
Lo zaino.
Ed è lì che lo vedo.
Un foglio.
Non è il mio.
Lo giro.
Non posso crederci.
Non posso.
Le indicazioni.
Le indicazioni per Kuraigana.
Sorrido.
Urlo.
Grazie.
Grazie.
Kid.
 
 
Dopo quasi 1 anno, in un mare accanto a Dressrosa.
 
“Capitano, ci siamo, quella è la nave dei Mugiwara”.
La voce fidata di Killer.
Annuisco al mio vice.
Agito il mio braccio meccanico.
Le ferite si sono rimarginate.
Quasi tutte.
E lo devo a te.
Alla tua cocciutaggine.
Mi ritrovo a ghignare soddisfatto.
Ci siamo.
Siete in pericolo.
Contro l’imperatrice.
Incredibile.
Riesci a cacciarti nei guai peggiori, ragazzina.
Non vedevo l’ora.
Potrò ripagare il mio debito.
Potrò rivederti.
Nami.
 
 
Angolo dell’autrice
 
Ehi Ehi, ebbene si, ho voluto pubblicare proprio oggi che è il compleanno di Nami!!
Un bel regalino spero!
Questa fic è ambientata nei due anni di pausa, due anni in cui non sappiamo bene cosa abbiano fatto i nostri mugi.
Nami in questa fic ha i capelli lungi fino alle spalle, quindi è passato un anno da Sabaody.
Sta disperatamente cercando di arrivare a Kuraigana, e chi c’era su quell’isola??? Chi?? Ebbene sì, il nostro spadaccino scontroso!!
Eppure è Kid il vero protagonista di questa fic, perché lo adoro, amo scrivere di lui e di lui e nami!!
In questa storia non c’è proprio amore, non so come mi è uscita, mi andava di sviluppare un po’ la personalità di Kid!
L’ultima parte è uno spoiler di come credo andrà a finire la questione di Nami sulla Sunny!! :D
Spero piaccia!
Baci!!
Nami_88
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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