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Autore: Placebogirl_Black Stones    03/07/2014    6 recensioni
Un giorno speciale può diventare un vero inferno se la vita della persona che ami è appesa a un filo.
A volte, però, i desideri possono avverarsi...
* Fanfiction offerta dal Midori Mikan per il "Nami's Birthday Party" *
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi è mai capitato di soffiare sulle candeline e desiderare di veder saltare fuori Zoro nudo dalla torta?
Beh…il desiderio qualcuno si è avverato!
BUON COMPLEANNO NAMI!




HOPING YOU’LL BE HERE

 

Fissava la fetta di crostata al mandarino davanti a lei, ma la verità era che i suoi occhi non la vedevano.

L’olfatto non ne percepiva il profumo invitante.

La lingua non dava alcun segnale di voler assaggiare quella delizia fruttata.

Era lì, ma non c’era.

Sembrava che fosse stata cristallizzata per un tempo che pareva infinito.

Si sentiva vuota, ma al tempo stesso un peso soffocante le gravava sul corpo, schiacciandola sempre più a fondo.

In silenzio, aspettava.

 

- Non è buona Nami-san?- le chiese premuroso Sanji.

 

E ora si aggiungeva anche il senso di colpa.

Lei stessa gli aveva chiesto quella torta per il giorno del suo compleanno, e adesso non si era nemmeno degnata di assaggiarla.

Poteva vederlo dagli occhi del cuoco quanto fosse dispiaciuto per questo.

Anche lei lo era allo stesso modo, ma proprio quella torta non le andava giù.

 

- No…è buonissima Sanji-kun…- rispose per farlo contento.

- Ma non l’hai nemmeno assaggiata…- commentò Usopp.

- La mangerà dopo, se adesso non se la sente- pose fine alla questione il biondo, che aveva ben compreso il perché di quel comportamento.

 

Tutti lo avevano capito, era piuttosto evidente.

Esattamente come tutti sapevano dove fosse andato.

Non lo aveva detto a nessuno  se non a Rufy, perché al capitano non si poteva mentire.

E lei si era ritrovata senza volere ad assistere a quella conversazione, che non era più riuscita a cancellare dalla sua testa.

Aveva notato lo strano comportamento di Zoro da quando erano sbarcati, ma mai avrebbe immaginato che fosse stato per quella ragione.

Occhi di Falco…

Così veniva chiamato l’uomo che Zoro si era prefissato di battere, guadagnandosi così il titolo di miglior spadaccino al mondo.

Anche lui era su quell’isola.

Inutile dire che non appena ne era venuto a conoscenza, Zoro aveva deciso di incontrarlo.

Aveva taciuto la questione, per non allarmarli.

Era il suo modo di proteggerli da un dolore insopportabile.

Non aveva detto il perché desiderava vederlo, ma tutti loro potevano immaginare quale fosse.

Anche gli altri stavano soffrendo, ma non si concedevano il lusso di fare i capricci come invece stava facendo lei.

Si sentì per un momento sciocca e stupida, perché il suo comportamento ricadeva sui suoi compagni.

Inoltre, dimostrava di avere poca fiducia nelle capacità di Zoro, e lei si sarebbe fidata ad occhi chiusi dello spadaccino.

Spostò per un attimo lo sguardo su Rufy, che forse doveva essere ancora più preoccupato di lei.

Anche lui aveva mangiato una sola fetta di torta, e il che era anomalo.

Zoro era il suo vice, il suo braccio destro, il suo uomo di fiducia, ma soprattutto Zoro era il suo migliore amico.

Erano loro i fondamenti di quella sgangherata famiglia, così come lei era stata la prima pietra che aveva dato vita al tutto.

Ed è risaputo che se le fondamenta cedono, il palazzo crolla.

Cosa avrebbero fatto se non fosse tornato?

Dove avrebbero trovato la forza per andare avanti?

 

 

……….

 

 

Poche ore prima…

 

- Devo andare ad incontrarlo, Rufy- parlava con tono profondo e serio.

- Ti capisco amico…Probabilmente farei lo stesso…- si calò il cappello sugli occhi, per non mostrare la preoccupazione che saliva.

- Ho bisogno di vederlo…- disse semplicemente.

- Allora vai. Noi ti aspettiamo per la festa - sorrise sotto il cappello.

- Se dovessi fare tardi…fai gli auguri a Nami da parte mia-

- Non ce ne sarà bisogno. Sarai tu a farglieli-

 

 

……..

 

 

Le ultime parole di quella conversazione risuonavano insistenti nella sua mente, come una di quelle canzoni stupide che però non puoi fare a meno di cantare per tutta la giornata.

Perché se n’era andato senza dire niente?

Perché non aveva nemmeno voluto salutarli, guardarli negli occhi e rassicurarli del suo ritorno?

Egoista.

Aveva trasformato il giorno del suo compleanno nel peggiore dei suoi incubi.

 

- Perché non apriamo i regali?- azzardò Robin, nel tentativo di rompere quell’atmosfera gelida che si era creata.

- Non aspettiamo Zoro?-

 

Piccolo ingenuo Chopper…

Era l’unico all’oscuro di tutto.

Avevano preferito non dirgli nulla, per evitargli l’ennesimo dolore.

Sapevano il rapporto che lo legava a Zoro.

Più che un fratello maggiore con il suo fratellino, erano simili a padre e figlio.

 

-Ci raggiungerà più tardi, vedrai- gli sorrise amorevolmente la mora.

 

Più tardi…

Quanto sarebbe durato questo “più tardi”?

Ormai erano trascorse due ore da quando era sceso dalla nave.

 

- Ma è via da tanto…Non sarebbe meglio andarlo a cercare?-

- Si sarà perso come sempre Chopper, vedrai che prima o poi ritroverà la strada!- intervenne Usopp, certo di riuscire a calmare i dubbi della piccola renna.

 

Nel frattempo Robin aveva portato tutti regali sul tavolo, invitando tutti ad avvicinarsi.

Forse quell’attività sarebbe riuscita a distrarla per qualche minuto.

 

- Forza Nami, inizia a scartarli!- la incoraggiò Rufy.

 

Robin e Rufy…

Si sarebbe sentita persa senza di loro.

Lei, così fredda e misteriosa, sapeva essere dolce e protettiva nei momenti che passavano da sole, proprio come la sorella maggiore della quale sentiva la mancanza.

Lui, ingenuo e combina guai, in quei momenti dimostrava di avere la forza di cento persone, mettendo da parte la sua preoccupazione per il bene della ciurma.

E lei?

Lei non riusciva nemmeno a fingere di essere grata per quella festa.

 

- Inizia dal mio!- si fece avanti Sanji, allungandole una scatola rosa molto graziosa, decorata con dei cuori rossi.

- Grazie Sanji…- provò a sorridere senza molti risultati.

 

Sciolse il fiocco che sovrastava il pacco, sfilando il nastro e aprendo la scatola.

Beh, di certo da un cascamorto come lui ci si doveva aspettare un regalo del genere.

Un completo intimo molto sexy rosso fuoco, con tanto di babydoll coordinato.

Da pervertiti, ma un cambio di intimo era sempre utile.

Si aspettò di sentire la voce di Brook commentare le mutandine, ma la battuta non arrivò.

Anche uno come lui sapeva quando non era il momento.

 

-  Ѐ molto carino- sorrise al cuoco, stavolta per davvero.

- Tieni sorellina, questo è il mio. Buon compleanno- fu il turno di Robin.

- Grazie mille Robin-

 

Decisamente la mora aveva gusti più raffinati, e soprattutto la conosceva bene.

Nella sua scatola c’era un meraviglioso pendente a goccia, con una grossa pietra incastonata che brillava alla luce delle lampadine accese.

Poi toccò ad Usopp, che le regalò una pianta dai fiori bellissimi e molto profumati.

A seguire vennero Brook, Chopper e Franky, che le donarono rispettivamente un vestito (inutile dire quanto lasciasse poco all’immaginazione dato il mittente del regalo), un libro accompagnato da un disegno e uno strano marchingegno meccanico che doveva aiutarla nei suoi lavori alle cartine.

 

- Non capisco bene cosa sia…- lo studiava con attenzione.

- Ma come sorella?! Questo un portamatite, ma non uno qualunque! Se premi questo bottone compare una mano in miniatura che ti allunga la matita anche se sei distante, se invece premi questo si attiva il temperamatite. Infine questo serve per far uscire un’altra mano che ti aiuterà a cancellare! Non è super?!?!- alzò il pollice.

- C-certo…Grazie Franky…- cercò di non mostrarsi allibita per quell’assurda invenzione.

- Adesso tocca a te capitano!- lo incitò Robin - Che cosa hai regalato alla nostra navigatrice?-

 

Sorridendo a trentadue denti, il ragazzo di gomma frugò per qualche secondo nelle tasche dei pantaloni, estraendone un cosciotto di carne.

 

- Ecco qua! Buon compleanno Nami!- glielo porse.

- E QUELLO TI SEMBRA UN REGALO?!?!- sbraitarono in coro Sanji e Usopp, scioccati per quell’assurda trovata.

- E perché?- chiese ingenuo Rufy - La carne è buona e Sanji dice sempre che Nami ha bisogno di pasti energetici…-

- Sì ma non puoi regalare un cosciotto per il compleanno, soprattutto se è stato per chissà quanto tempo nei tuoi pantaloni!- spiegò il cecchino dal naso lungo.

- Mmmh…capito!- annuì convinto - Allora questo va bene?- estrasse dalla tasca opposta un pastello mezzo consumato e smangiucchiato.

- E QUELLO COS’Ѐ?!?!- ripartì il coretto.

- Una matita…per i suoi disegni!- sorrise soddisfatto della nuova trovata.

- Non ho parole…- scosse la testa Usopp, mentre Robin ridacchiava divertita.

 

- Grazie Rufy, sei stato gentile- intervenne, sorridendogli dolcemente, lasciando tutti esterrefatti.

 

Come poteva essere arrabbiata con lui?

Nella sua ingenuità aveva il cuore più grande che avesse mai conosciuto.

Non faceva mai nulla per cattiveria, ma solo ciò che riteneva giusto, assurdo che fosse.

Quell’ennesimo sorriso strappato via lo doveva a lui.

 

Doveva ammettere che aprire i regali era stata una buona idea.

Almeno per qualche secondo non aveva perso la testa pensando a Zoro.

Ma ora i regali erano finiti, e di nuovo nella sua mente si faceva spazio l’immagine dello spadaccino.

Il silenzio era diventato nuovamente padrone della scena, gettando tutti nello sconforto.

Qualsiasi tentativo di festeggiamento si sarebbe rivelato totalmente inutile.

 

-Nami-san, mi sono permesso di comporre una canzone appositamente per te. La vuoi sentire?- cercò di spezzare il ghiaccio lo scheletro canterino.

 

Il caro vecchio Brook…

Aveva mille difetti, ma da quando li aveva conosciuti non passava giorno che non cercasse di rallegrarli con la sua musica.

Le aveva persino dedicato una canzone quel giorno.

Una canzone che lei non aveva voglia di ascoltare.

La musica di Brook serviva a dare loro gioia, ma in quel momento non c’era proprio niente da festeggiare.

Cosa c’era di gioioso in un’attesa angosciante?

Chissà che suono racchiudeva la melodia della morte…

 

- Non adesso Brook…Scusatemi, ho bisogno di prendere aria…- si alzò lesta in piedi, uscendo velocemente dalla sala.

 

Non poteva mostrare le lacrime che scendevano copiose lungo le guance.

Le aveva trattenute fino a quel momento, fino a quando la parola “morte” non aveva iniziato a batterle in testa, come un martello insistente e ingiusto.

Appoggiò le mani sul parapetto, stringendole fino a conficcare le unghie nel legno.

Il suo corpo era scosso dai tremiti dell’ansia e dai singhiozzi.

Non sapeva per quanto ancora avrebbe resistito prima che il cuore le scoppiasse.

Con la testa china, lasciava che le lacrime cadessero nell’acqua del mare, tinta di porpora dalle ultime luci del tramonto, fondendosi con essa.

 

“Can't wash it all away
Can't wish it all away
Can't cry it all away
Can't scratch it all away

Can't fight it all away

Can't hope it all away
Can't scream it all away
Ooh, it all away”

Le tornarono alla mente le parole di una nenia che Bellemere le cantava quando era ancora in fasce, per calmarla durante le crisi di pianto.

All’epoca era troppo piccola per comprenderne il vero significato; poi, quando era cresciuta, si era resa conto del messaggio che portavano con sé.

Non importavano gli sforzi fatti per cancellare qualcosa dalla nostra mente.

Piangere, gridare, lottare, sperare: niente avrebbe lavato via una brutta sensazione.

Così come l’acqua del mare, mescolata alle sue lacrime, non avrebbe cancellato la sua angoscia per la sorte di Zoro.

Solo adesso si rendeva conto di quanto fosse profondo l’amore che provava per lui.

Già a Sabaody, quando lo aveva visto a terra incapace di muoversi e di respingere l’attacco del nemico, non era riuscita a tenere a bada la sua preoccupazione.

Ora, dopo quei due anni di lontananza, i sentimenti si erano fatti più forti, così come il dolore di poterlo perdere.

Non lo sapeva, Zoro.

Non glielo aveva detto.

Perché loro erano pirati, e fra pirati non esiste l’amore.

Perché lui non conosceva altro amore che le sue spade.

Perché non voleva perderlo.

Promise a se stessa che se fosse tornato sano e salvo gli avrebbe confessato tutto.

Forse non quel giorno, ma lo avrebbe fatto.

Era un pegno per vederlo tornare da lei.

Si asciugò le lacrime con il dorso della mano, alzando finalmente lo sguardo.

La bocca si schiuse, gli occhi si spalancarono, il peso sul cuore si dissolse.

Eccolo.

Busto eretto, sguardo fiero, braccia incrociate al petto e solita espressione burbera sul volto.

Camminava a passo lento, diretto verso le scalette della Sunny.

Si concesse di ammirarlo in ogni particolare, studiandolo come un oggetto prezioso.

Sul suo corpo non c’erano segni di lotta.

Possibile…?!

 

Un completo intimo rosso fuoco…

 

- Ehi, Nami! Ma non dovresti essere a festeggiare il tuo compleanno?- le chiese, quando fu a pochi passi da lei.

- Zoro…- sentì le lacrime pungerle nuovamente gli occhi.

- Che hai?!- la fissò stranito da quella reazione.

 

Un prezioso pendente a goccia…

 

- Sei tornato…- sussurrò, asciugandosi gli occhi prima che potesse vederla.

- Mi spiace se ho fatto tardi…Ero andato ad una locanda e devo essermi perso…- si grattò la nuca.

- Non è vero…Lo so che sei andato da Occhi di Falco…- lo guardò seria.

 

Una pianta con bellissimi fiori profumati…

 

Lo vide sgranare l’occhio sano, stupito dalla sua affermazione.

 

- Te lo ha detto Rufy?-

- No, vi ho sentiti parlare prima che te ne andassi. Poi quando tutti si chiedevano perché mancassi ci ha detto che eri andato a sbrigare una faccenda importante, ma che saresti tornato per la festa…- abbassò lo sguardo.

- Non volevo che vi preoccupaste…-

- Ma noi siamo i tuoi compagni Zoro! Abbiamo il diritto di sapere!- alzò di poco la voce.

- Se vi avessi detto che andavo ad incontrare Occhi di Falco avreste pensato che ci andavo per combattere…Invece dovevo solo vederlo per parlare…-

 

Un vestito sensuale…

 

- Parlare...?!- alzò un sopracciglio, scettica.

- Sì…Una questione fra me e lui…- fece vago.

 

Non aveva mai amato parlare dei suoi affari.

 

- Stai bene?- chiese conferma, ancora incredula.

- Come vedi sono qui- sorrise beffardo - Sono ancora in tempo per la torta?-

 

Un libro e un disegno…

 

Incapace di contenersi oltre, azzerò le distanze fra loro, correndo ad abbracciarlo forte.

Le sue esili braccia non riuscivano a circondare completamente quel torace possente, ma non le importava.

Era la pressione con cui lo stava comprimendo a far capire il sentimento che voleva esprimere.

Si sentì davvero sollevata solo quando, pochi secondi dopo, la mano ruvida e impacciata di Zoro le accarezzò la testa.

 

- Dai Nami…oggi dovresti essere contenta, è il tuo compleanno…-

 

Un portamatite meccanico…

 

Restò abbracciata a lui ancora qualche istante, imprimendo quella sensazione nella mente.

Poi, a malincuore, lo liberò, prendendogli le mani e sorridendo come una bambina.

 

- Vieni, ti stavamo aspettando per la torta…- lo trascinò in sala pranzo.

 

Un cosciotto di carne e una matita smangiucchiata…

 

Qual era il miglior regalo che aveva ricevuto per il suo ventunesimo compleanno?

Nessuno di quelli che aveva avuto l’onore di scartare.

Per la prima volta non le importava il valore delle cose materiali.

Il regalo più bello era stato veder tornare Zoro sano e salvo.

Sapere che la morte non l’aveva privata di nuovo di una persona amata.

 

- Stavo per scordarmene…- la fermò, facendola girare verso di lui.

- Di cosa?- chiese curiosa.

- Buon compleanno, Nami-

 

 

 

ANGOLO AUTORE

E questa cavolata colossale vi è offerta da Placebogirl, che colpisce ancora con i suoi “tripudi di m***a” (cit. Joe Bastianich). Volevo dare anche io il mio contributo per il compleanno di Nami, la sola donna che abbia mai visto la Quarta Spada!
Aggiungo una nota doverosa: la parte in inglese non l’ho inventata io ma è un pezzo del ritornello della canzone “Understanding” degli Evanescence. Non so perché ma mentre scrivevo mi è venuta in mente quella canzone, ho pensato che il testo rispecchiasse abbastanza bene la mia storia e così l’ho messo. So che Bellemere non canterebbe mai gli Evanescence a una bambina piccola, ma voi fate finta di crederci sennò vi ammazzo tutti!
Per il titolo invece mi sono ispirata a una frase di una canzone di Lene Marlin, “Another Day” (chi ha letto la mia Sanji x Violet la conoscerà!), che dice “hoping you’ll be near”. Io ho modificato il “near” con “here” perché ci stava meglio.
Scleri a parte, spero che la fic vi sia piaciuta almeno un pochino!

BUON COMPLEANNO NAMI, SE TI AVANZA UN PO’ DI TORTA DALLA A RUFY CHE IO PREFERISCO UNA FETTA DI QUARTA SPADA!

Baci
Place

   
 
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