Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Moony16    03/07/2014    1 recensioni
«allora … hai trovato quello che cercavi in America?» gli chiese. Voleva sapere almeno se tutta quella sofferenza fosse servita a qualcosa.
***
«allora io vado, … ci vediamo»lei sbuffò
«si fra, dieci anni» lui sorrise
«in realtà, fra appena due giorni. Ci sarò anche io alla cena di famiglia di Domenica. Albus mi ha invitato» lei parve scioccata, così lui, godendosi quella piccola vittoria, uscì dalla stanza. Dopotutto, lui voleva ancora farla impazzire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, Louis, Weasley, Rose, Weasley, Scorpius, Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rose sorrideva educatamente, mentre il direttore del S. Mungo le affidava il compito di occuparsi di un caso affetto da una rara forma d’ignis draconis. Non c’erano stati molti volontari, sia per il nome del paziente che per la rarità della malattia, conosciuta da pochi. Le era bastato insistere un po’ e il ruolo era stato suo.
In un altro caso sarebbe stata felice per la promozione, quella volta però non poteva fregargliene di meno, non era per i soldi o per la sua carriera che aveva voluto quel ruolo. Aveva fatto di tutto per ottenerlo perché quel paziente era Scorpius e nessuno lo avrebbe capito e aiutato meglio di lei, era un dato di fatto. Inoltre sentiva il bisogno fisico di stargli vicino, nonostante si ripetesse che ciò non c’entrasse nulla la loro storia di anni prima.
Si era convinta che l’apprensione provata qualche sera prima fosse normale dopo una scoperta di quella portata. Era rimastra sconvolta di saperlo malato e nonostante non lo amasse più, in un certo modo era comunque legata a lui. Non significava però che provasse qualcosa per Scorpius.
Prese nelle mani il fascicolo con le analisi e i dati del paziente e si ritirò nel suo nuovo ufficio. Era bianco, come il resto dell’ospedale, con una grande finestra dietro la scrivania in teak, con due sedie davanti e una poltroncina dietro. Accanto la scrivania aveva una libreria sempre in teak quasi vuota, dove aveva cominciato a mettere tutti i libri che trovava dove era anche solo accennata la malattia di Scorpius. Davanti alla porta c’era un grande tappeto blu e di lato un lettino per le visite e un tavolino con gli strumenti che le servivano.
Ovviamente le operazioni più importanti sarebbero state svolte dal direttore, così come le ricerche per la cura, ma tutto il resto era affidato a lei. Avrebbe collaborato nelle ricerche e si sarebbe occupata di tutto ciò che lo riguardava. Era un caso molto, molto raro, documentato poche volte e difficile da seguire, sarebbe stato complicato ma ci sarebbe riuscita.
Ovviamente adesso avrebbe dovuto spiegare a Robert perché era diventata la Medimaga personale del suo ex ragazzo, ma poco importava. Avrebbe dovuto fidarsi, anche perché per le condizioni che presto avrebbe avuto Scorpius il massimo che poteva fare, era stringerle la mano. Il pensiero le fece venire voglia di piangere, così cercò di cacciarlo via. Lei lo avrebbe salvato. Era o non era la figlia di Hermione Granger? Ci sarebbe riuscita.
Quel pomeriggio Scorpius si presento alle tre e mezzo, puntuale come Rose non lo aveva mai visto e un po’ pallido. Odiava gli ospedali, era un qualcosa che non aveva mai capito: tutto quel bianco e la puzza di disinfettante gli aveva sempre messo agitazione.
Rose lo guardò entrare e chiudere la porta, per poi rimanere impalato a fissarla. Lei ricambiò il suo sguardo con un sorriso timido, mentre lui restava immobile. Poi, finalmente, parlò con voce gracchiante.
«che ci fai qui?» era sconvolto, notò Rose. E forse anche un po’ arrabbiato.
«lavoro?» lui la fulminò.
«tu lavoravi al pronto soccorso fino a due giorni fa: perché non sei lì?» le chiese stringendo gli occhi. Lei arrossì un poco ma non abbassò lo sguardo.
«beh ho accettato un nuovo incarico, devo seguire il tuo caso» disse lei cercando di non far trasparire quanto aveva combattuto per avere quel ruolo.
«non ti voglio» disse lui con sguardo fermo. Lei lo guardava negli occhi, scuriti dalla rabbia o forse dalla paura. Rose aprì la bocca e poi la richiuse. Non aveva pensato che lui potesse reagire in quel modo. Credeva che lui la volesse vicino. Si sentiva umiliata, ma cercò di non darglielo a vedere, anche se non poté evitare di stringersi nelle spalle, come per rimpicciolirsi. C’era rimasta veramente male.
Lui parve notarlo, perché si addolcì un poco.
«Rose non voglio che tu mi veda ridotto a uno straccio. Per favore …» Rose capì e si diede della stupida. Non aveva fatto i conti con il suo gigantesco orgoglio.
«Sai che qui sono quella che s’impegnerebbe di più per aiutarti, no? Nonostante tutto, ti voglio bene … e tu ti fidi di me. Metteresti la vita nelle mani di uno sconosciuto?» gli chiese, facendo leva sulla sua difficoltà a fidarsi. Le persone cui avrebbe affidato la vita potevano contarsi sulle dita di una mano.
«Rose io non …»
«è perché ti vergogni di stare male? Poteva capitare a chiunque, e poi non sarebbe neanche la prima volta che ti curo!» lui sbuffò. Nonostante odiasse quella situazione, dovette dargli ragione.
«e il tuo fidanzato? È felice della tua promozione?» a Rose si arrossarono le orecchie e lui lo notò, nonostante lei si fosse data da fare per coprirle: la conosceva troppo bene, almeno in quelle piccole cose.
Poteva anche non sapere più i particolari della sua vita ma nei piccoli gesti era sempre lei.
L’altruismo, la voglia di combattere per ogni cosa, il coraggio e l’intelligenza erano sempre in lei, che era ancora testarda, orgogliosa, timida e sbadata.
Il suo carattere era quello che ricordava e lui lo amava da sempre. Credere di poterla dimenticare era stata solo una grande illusione, anche quando c’era quasi riuscito.
Non che importasse, ormai. In pratica era felice di morire. Non aveva nessuna voglia di lottare, nonostante il suo animo gli dicesse il contrario. Era un guerriero, aveva combattuto per tutta la vita e adesso non ne poteva più. Non sarebbe riuscito a suicidarsi, non era un codardo e si diceva che avrebbe continuato a vivere a testa alta. Quella malattia però gli avrebbe dato l’occasione di mettere fine a tutto senza dover fare niente. Doveva semplicemente restare lì aspettando che la vita che lo abbandonasse.
Non voleva che Rose assistesse però, lei lo avrebbe spinto a lottare, avrebbe fatto emergere la parte di se che non voleva arrendersi e che gli urlava a squarciagola di sopravvivere. Lei avrebbe fatto uscire quella parte di lui che aveva voglia di vivere una vita felice, anche solo per un giorno.
Rose lo guardava senza rispondere le orecchie rosse e le labbra strette.
«non glielo hai detto vero?» aggiunse qualche istante dopo.
«non siamo qui per parlare di me e del mio ragazzo. Dovrei visitarti, quindi … » gli indicò il lettino.
«devo togliere la camicia?» le chiese con un che di malizioso. Lei non arrossì ma alzò lo sguardo.
«mi sembra ovvio» gli rispose impaziente. In quel momento si pentì di aver voluto a tutti i costi quell’incarico, perché sapeva che lui non le avrebbe reso vita facile. Almeno fino a che ne avrebbe avuto la forza, l’avrebbe tormentata.
Scorpius comunque era tornato serio, si sfilò velocemente la camicia a la appoggiò sulla sedia di fronte la scrivania, poi si diresse verso il lettino sotto il suo sguardo. Gli occhi le vagarono sulle sue spalle. Quando era una ragazza, le amava e adesso ne ricordò il motivo: erano larghe e a ogni movimento che faceva, si vedevano i muscoli guizzare sotto la pelle. Era pallido, troppo per uno che abitava in un posto tanto caldo: aveva l’abbronzatura che disegnava una maglietta a maniche corte. L’unica nota stonata di quel corpo erano le cicatrici sottili che gli attraversavano la schiena. Sapeva cosa fossero, come se l’era procurate e anche il disegno che formavano, per tutte le volte che le aveva ripercorse con le dita fra i suoi gemiti. Erano il motivo per cui lui s’imbarazzava tanto a mettersi in costume e anche perché le prime volte loro lo avevano fatto al buio.
Lui si distese sbuffando e lei iniziò a visitarlo, costringendosi a guardarlo solo come un paziente. Finì la visita con un prelievo del sangue che strappò una smorfia al biondo. Di solito cercavano di evitare i prelievi, considerandoli un po’ barbari, ma in quel caso era necessario. Lui si rivestì e si sedette di fronte a lei, aspettando il verdetto. Lei lo guardò con un sorriso.
«allora i tuoi organi stanno bene. Non sono danneggiati in nessun modo, anzi sono in ottima salute: ovviamente è una cosa positiva. Mi sembri più magro però: ultimamente hai mangiato?» lui la guardò senza capire cosa centrasse la sua alimentazione, così lei si spiegò meglio.
«di solito quando sei stressato, non mangi e ora mi sembri un po’ più magro … Scorpius la malattia che hai colpisce il sangue, quindi se farai così, peggiorerai la situazione. Devi mangiare tanto e cose nutrienti» lui sospirò.
«e se non ne avessi voglia?» chiese Scorpius con uno sguardo strafottente.
«te la fai venire la voglia» gli rispose Rose dura. Lui alzò gli occhi al cielo ma non ribatté.
«posso andare?» lei annuì e Scorpius si alzò. La guardò un attimo, indeciso se salutarla o no, poi con un sospiro girò i tacchi e sparì dalla porta, mentre Rose lo guardava sconsolata.
***
Laurel Dursley era sempre stata la più bella in famiglia, nonostante Lily non fosse per niente brutta.
Era bionda con due occhi grandi e dorati e la bocca perfetta. Somigliava a una bambola di porcellana tanto era chiara, aveva solo poche lentiggini sul naso e nelle guancie. Era alta per essere una ragazza, snella e con il seno prosperoso, mentre i capelli le arrivavano ormai a metà schiena. Prima Louis le diceva spesso che sembrava una dea greca e lei si beava in quel complimento lasciandosi baciare e accarezzare.
Per questo non si era mai sentita a disagio a stare con lui, neanche quando aveva il pancione o quando aveva tagliato i capelli cortissimi perché non aveva il tempo di curarli.
Louis, infatti, era bellissimo, anche se i suoi lineamenti fini sarebbero sembrati poco virili senza i suoi muscoli. Aveva una bellezza strana, delicata ma appariscente. Non era altissimo come ragazzo, aveva il viso appuntito e gli occhi azzurri troppo grandi e aperti. Il suo naso era dritto e le labbra erano sottili ma ben disegnate, mentre i capelli erano biondi, anche se più scuri rispetto a quelli di Fleur e delle sorelle: quando entrava in acqua, sembravano rossi.
Laurel era sempre stata convinta del suo amore per lui così come pensava di essere ricambiata in pieno, visto cosa aveva fatto per lei e la loro bambina.
Per questo era rimasta tanto sconvolta di trovare una macchia di rossetto nelle mutande del suo uomo.
Rossetto che sicuramente non era suo. Guardava quello scempio tremando, poi trattenendo un urlo per non spaventare la bambina, le gettò nell’immondizia con rabbia.
Si sentiva vuota e triste come non le era mai capitato. Era arrabbiata, confusa, sconvolta … si sentiva abbandonata.
Lasciata sola in una casa che un tempo avevano costruito insieme, pezzo dopo pezzo, dopo aver passato una crisi senza precedenti.
Inizialmente lei e Louis erano solo amici di lettera. In quelle lettere lui non era odioso come di presenza, sempre borioso e pieno di se, e lei aveva finito per invaghirsi di pezzi di carta, fino a che non erano andati in vacanza tutti insieme. Quella vacanza le aveva fatto capire chi era il vero Louis, il ragazzo delle lettere dolci e comprensive al quale poteva dire tutto. Era quello il suo vero io e quando lo aveva capito, non aveva potuto tornare indietro, perché era perdutamente innamorata di lui.
In quel periodo lei andava al primo anno di college, mentre lui faceva parte di una squadra di Quidditch non troppo importante ma abbastanza da permettergli un giorno di raggiungere il successo. E ci sarebbe anche riuscito, visto quanto era bravo.
Avevano cominciato a uscire insieme, lui veniva spesso a trovarla al college “come amico”, finché un giorno non erano finiti a letto insieme. E da allora era capitato tante altre volte, così tante da perdere il conto. Andava tutto bene, era gennaio. Erano tornati da poco dalle vacanze che avevano trascorso insieme, quando lei si era resa conto di avere un ritardo: il test aveva confermato la sua gravidanza. Solo che lui non ne aveva voluto sapere nulla.
Lei aveva dovuto lasciare il college a metà anno per tornare a casa. Quello era stato il periodo peggiore della sua vita, sola con i genitori che la guardavano a volte con rimprovero altre con pena. Era passato circa un mese da quando aveva mollato tutto, quando lui bussò al suo campanello. Non aveva mai dimenticato la faccia di Louis quel giorno, provata e triste e pentita. Le aveva chiesto scusa in mille modi, dicendo che non poteva pensare di vivere senza di lei: da allora le era sempre stato vicino. Le aveva chiesto di andare a stare da lui e lei dopo qualche giorno di esitazione aveva accettato, poi avevano cercato una casa più vicina ai suoi genitori, che erano babbani e non potevano spostarsi velocemente come lui. La avevano scelta insieme, arredato tutto litigando sui colori, mentre il suo pancione non smetteva mai di crescere. E poi Louis aveva messo da parte ogni cosa per lei, gli amici, il Quidditch, la spensieratezza, la libertà anche. Aveva scelto di essere padre e lo aveva fatto perfettamente fino a quel momento. Si era trovato un lavoro al ministero della magia nel settore dello sport, perché altrimenti avrebbe dovuto viaggiare troppo e non riusciva a stare con lei e Helena. Si era messo una famiglia sulle spalle quando aveva solo vent’anni e lo aveva fatto in tutta responsabilità e, lei pensava, in onestà.
La loro bambina lo adorava, diceva che da grande avrebbe voluto sposarlo e se per una sera non rimaneva a casa per motivi di lavoro, lei piangeva.
In quel momento quindi, per Laurel era stato un fulmine a ciel sereno. Da quanto tempo andava avanti quella storia? Quante bugie le aveva detto? Quante erano le stupidaggini cui lei aveva creduto?
Le cadde una lacrima, nonostante stesse cercando di trattenersi. Seduta nella cucina si mise le mani sul viso e rimase immobile piangendo lacrime amare ma silenziose e ascoltando i passetti di sua figlia che giocava nella sua stanza.
 

HOLA!

Uhm allora ero indecisa se inserire o no anche la parte della storia su Louis e Laurel … spero di aver fatto bene! Io personalmente li adoro come coppia, spero piacciano anche a voi!
Se avete qualche consiglio da darmi mi farebbe veramente piacere sentirlo J
Un bacio a tutti
Moony16

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Moony16