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Autore: Neyther    03/07/2014    4 recensioni
Novembre 2014, luogo sconosciuto, epoca musicale critica.
Supponiamo che Marianne Gilmour, la classica ragazza “perbene” proveniente da una famiglia benestante e bigotta, nasconda una folle e malsana passione per il rock.
Ipotizziamo,inoltre, che la strada di lei incroci quella dei, "Come si facevano chiamare?", Guns N’Roses, quel tipo di ragazzi che nessun padre, in particolar modo Mick Gilmour, vorrebbe frequentassero la figlia.
Benvenuti nel folle mondo del rock, che malgrado sembri essere scomparso, continua ad esistere nelle viscere delle odierne società.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Streets of Love
 
Oggi splende il sole.
Oggi le persone ridono.
Mi pare di essere una figura in bianco in nero che compare durante un film colorato. La gente sorride, scherza, oggi è primavera, oggi chiunque è felice, oggi i demoni di tutti – o di quasi tutti – concedono una pausa agli animi che tormentano.
In questo mi sento diversa.
Un giorno di sole non mi rende solare.
Fisso ancora il professore con falso interesse ripercorrendo con la mente il discorso di Slash.
Joy, quale è il cognome di questa Joy?
Rapidamente, ben attenta a non destare attenzione, invio un SMS indirizzato a Saul.
“Loan”.
Ripeto.
“Loan”.
Elén Loan.
Joy Loan.
Certe volte è troppo bello credere che il mondo sia una coincidenza.
Elén ed io non abbiamo mai parlato delle nostre famiglie, ci siamo sempre limitate a chiudere il discorso confessando che la situazione è difficile.
Una sorella deceduta in un auto mentre tradiva il proprio ragazzo crea un ambiente abbastanza complicato.
Sono soltanto congetture e spero vivamente che rimangano tali.
***
Raggiante Elén mi saluta da fine corridoio, correndomi incontro.
-Come stai? –
-Bene tu? –
-Bene –
Finiti i convenevoli decido di svelare il mistero legato a Joy, devo scoprire di più, ma ho bisogno di tempo e di una situazione adatta.
-Ti andrebbe di vederci oggi pomeriggio? – domando sorridente.
-Ottima idea, è molto che non passiamo del tempo insieme da quando… da quest’inverno – cinguetta.
E’ molto che non passiamo tempo insieme da quando ho iniziato a frequentare quei ragazzi che così poco sopporti.
-Alle quattro da me? - aggiunge sorridendo.
-Perfetto! – esclamo io.
***
Muovo le dita convulsamente, come se stessi suonando un pianoforte invisibile.
Il mio nervosismo è palpabile, si legge sul mio volto contratto, sulle mani che si agitano convulsamente, nel mio guardarmi intorno con circospezione.
Elèn mi abbraccia, mi invita ad entrare e mi offre un bicchiere d’acqua gelida.
E’ il momento.
Tento di restare calma, di essere naturale, cerco di dare ai miei gesti un po’ di nonchalance, mentre mi aggiro per il salone sperando di scontrarmi con una foto di famiglia di qualche anno fa. Sempre che ce ne sia rimasta una e non le abbiano bruciate tutte in preda alla disperazione.
-Allora?- domanda tranquillamente Elén.
-Cosa?-
-Tu e lui-
-Io e chi?-
-Rose-
Eppure è strano come improvvisamente una stessa idea riesca a radicarsi in modo così rapido nella mente di tanti individui, al punto che una povera sciagurata – o sciagurato che sia- si trovi a scontrarsi più volte con il medesimo pensiero –ovviamente da lei trovato assai futile, stupido, improbabile, improponibile e decisamente assurdo –.
-Io e Rose cosa? –
Voglio sentirlo dire, voglio sapere se davvero lei la pensa come Slash.
-Mary, hai inteso –
-No-
-Come procedono le cose? –
-Quali cose Elén? Me lo vuoi spiegare? Scusami se sono tanto stupida ma proprio non. Riesco. A. Capire. – attacco alzando il tono di voce e sillabando le ultime parole.
-State insieme? Come ti trovi? –
Improvvisamente desidero che lei pensi come Slash. Non solo lui è innamorato di me, stiamo insieme ora. La mia precaria sanità mentale rischia ogni secondo di più.
-Non stiamo insieme- rispondo fredda.
-No?-
-No-
Lei mi osserva, appare sollevata o forse no. Difficile dirlo. Un pensiero gli oscura gli occhi, il sorriso è umido.
-Io lo odio –
-Perché?-
Quando domando so che sto spingendo un tassello instabile, so che il palazzo costruito può crollare a terra irrimediabilmente rovinato, so anche che devo farlo se voglio avere le mie risposte.
Lei non risponde, si chiude a riccio, gli occhi luccicano ed il sorriso si bagna. “Andrà tutto bene” continua a ripetersi, sa che non è vero, ma sperare aiuta.
Lentamente, con attenzione, la avvolgo in un abbraccio e le accarezzo dolcemente i capelli. “Andrà tutto bene”, a quel mantra mi unisco anche io.
Mormora qualcosa, ma non riesco a sentire.
Tendo l’orecchio.
Il sangue smette di scorrere.
Joy.
-Era mia sorella-
-Ne vuoi parlare? –
Scuote la testa.
Nemmeno io volevo.
Eppure lei non è morta a causa di Axl, perché essere tanto furiosi?
-Lasciami sola- ed io sola la lascio.
Mi incammino verso casa e penso a me, a chi sia io veramente: ormai non lo so più.
Che sia lui, William Axl Rose, l’uomo che sto aspettando da una vita?
Mi dico che è troppo assurdo, me lo ripeto, “Hey, lascia stare. E’ troppo assurdo”.
Non riesco a pensarci, non sono capace di interrogarmi, di verificare se questa sia effettivamente la verità.
Troppi pensieri da riordinare, troppo disordine nella mia mente, sono sola, cammino controvento per salvare il mio fragile equilibrio costruito con lavoro certosino; mi è impossibile concentrarmi ed analizzare la situazione.
Che poi, se è realmente lui, lo scoprirò presto.
Dell’amore sappiamo solo che esso è tutto.
Di quella persona so soltanto che ella è la mia canzone preferita – se si capisce quello che voglio dire –.
Spiegarlo mi è impossibile, è come una poesia, puoi capirla ma sciogliere tutte le metafore ne rovina la bellezza e la rende –sotto certi aspetti – meno comprensibile.
***
Manca poco a mezzanotte.
Siedo sul davanzale della finestra imponente.
La paura del domani mi attanaglia, mi impedisce di dormire: quando sto per assopirmi ritorna alla mente il pensiero di Elèn, Rose, Joy.
“Non avere paura del domani. Perché in fondo, oggi è il giorno che ti faceva tanta paura ieri” disse una volta Bob Marley.
Ma oggi so cosa mi aspetta domani ed io a quel domani non ci voglio arrivare proprio.
Nemmeno la Luna sembra volermi aiutare questa notte, sono sola, persa nei miei pensieri. Sarebbe così facile finire tutto…
Un salto verso il cielo, una pistola puntata alla tempia, un coltello lungo il polso.
Dovrei solo raccogliere in un gesto il coraggio di una vita. Poi tutto sarà nero, o almeno così si pensa, sino ad ora, nessuno è mai tornato indietro a raccontarcelo.
I suicidi non hanno il coraggio di proseguire la propria esistenza, ma hanno la forza di concluderla.
Apparirebbe quasi buffo se non si trattasse di morte.
Cosa ci faccio poi quaggiù?
Non c’è vento, le stelle mi osservano insieme alla Luna, dall’alto del loro cielo notturno.
Silenzio.
Questa è la risposta.
Devo scoprirlo da sola, il motivo della mia esistenza.
Certe volte ritengo la capacità di pensare il più grande difetto dell’uomo.
Buonanotte Luna, anche se questa notte mi hai lasciata sola
***
-C’è qualcosa fra te ed Elèn Loan? – chiedo diretta ad Axl.
-No, perché sei gelosa? – sorride sghembo.
-Gelosa io? – sbuffo, inciampando fra le parole per l’imbarazzo –comunque per qualcosa intendevo anche odio motivato –
-Tu cosa sai? – domanda sospetto, guardandosi intorno con circospezione.
-Nulla, era solo una sensazione –
-Non c’è niente fra me e lei – chiude il discorso.
Questa non era la volta buona.
-Devi tornare a casa? – mi interroga ed ogni oscurità sembra svanita dal suo volto.
-Mio padre è fuori, posso tornare a che ora voglio –
Sorride.
E’ bello quando sorride.
Questo, ovviamente, non implica che Slash –o Elén – abbia ragione.
-Facciamo una passeggiata? –
Oddio.
Cielo, le fandonie di quei due mi hanno influenzato al punto che in ogni cosa detta da Rose trovo ciò che sostengono loro.
-Okay –
 “Ma sappiamo entrambi che okay è una parola molto ammiccante. Okay ARDE di sensualità.” 1
 
#SpazioN
So, so you think you can tell?
1.Citazione di “Colpa delle stelle” (The fault in our stars), libro che probabilmente conoscerete.
  
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