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Autore: DeerWs    04/07/2014    2 recensioni
Una Renesmee diversa da quelle fin'ora immaginate. Una Renesmee\Jacob particolare.
Il mio nome è Renesmee Cullen.
Ho otto anni, ma solo anagraficamente. Il mio corpo ne dimostra al contrario dieci in più. Sono la figlia di Edward Cullen e Bella Swan. Mia madre mi ha partorita prima della sua trasformazione, il che fa di me una mezza vampira. Dai vampiri ho preso la bellezza,la forza, la velocità. Dagli umani il sonno, il calore, un cuore che batte. Mangio senza differenza cibo umano e selvaggina, posso fare a meno sia dell’uno che dell’altro.
Se si dovesse fare una scala delle stranezze, in parole povere io mi troverei in cima alla lista. Perché?
Perché sono un’ibrida. Né umana, né vampira. Una cosetta che cresce troppo in fretta e che ha caratteristiche di due razze opposte e contrarie. Sono, in conclusione, un dilemma.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Corro. Corro così veloce da arrivare nella foresta in due minuti o meno, le orecchie attente al rumore di Jacob dietro alle mie spalle. Corro, ridendo, perché dal suo respiro indovino la sua irritazione. Mi fermo vicino ad un abete e lo aspetto.
-Finalmente! – urlo quando lo vedo arrivare. Lui smette di correre e tenta di nascondere il disappunto con un'espressione dura. La stessa che usava per sgridarmi, da bambina.
-Renesmee. – Sbuffo, sedendomi ai piedi dell’albero. -Non lo fare più. -
-Mi sembri mio padre quando fai così. –
Lui riprende fiato molto lentamente, guardandosi intorno nella foresta.
-Sei incredibilmente lunatica, succhiasangue. – Avanza verso di me e si siede al mio fianco, scuotendo la testa. – Perché non mi hai detto prima quelle cose?-
Sospiro, osservando le sue mani abbandonate sui fianchi e ancora sporche di olio di motore. –Perché pensavo mi sarebbe passata. –
-Ma non è così. – completa Jacob e rimaniamo entrambi in silenzio.
-E cosa vorresti fare? – aggiunge dopo qualche secondo, girandosi a guardarmi. –Di nuovo, intendo. Cosa ti piacerebbe fare? –
Alzo le spalle. –Non lo so.. – Penso ai film in tv, a quello di cui mi sono innamorata. – Andare a scuola, magari. Farmi dei nuovi amici.. trovare un lavoro. –
Lui sorride, di un sorriso comprensivo. – Capisco. –
-Certo. - aggiungo, senza sapere cosa altro dire. -Lo so. -
Jake mi passa una mano sulla guancia, per "controllarmi la temperatura" e poi afferra un ricciolo corto e irregolare.
-Stanno crescendo. - annuisco, guardando la ciocca stretta fra le sue dita. - Dovrò tagliarli di nuovo. -
Lui fa uno strano rumore con la bocca, molto simile ad un ringhio irritato. -Perchè? Stai bene anche con i capelli lunghi. -
Mi giro a guardarlo e mi rendo conto che il suo viso è molto vicino al mio. -Perchè così mi sento più me stessa. -
Lui mi guarda per qualche secondo negli occhi e poi gira lo sguardo, mentre sento le guance imporporarsi. Poi si alza e mi tende una mano, che afferro. – Vedremo cosa si può fare. –

Lo guardo interrogativamente ma lui mi regala un occhiolino e sparisce di nuovo nella foresta.
 
 
Più tardi, abbandonata su una poltrona della biblioteca di casa Cullen, penso. Penso a me, di nuovo, alla mia vita. Se potessi avere la possibilità di avere una vita normale, magari poi questa nemmeno mi piacerebbe. Finirei per tornare indietro, avrei potuto farlo, riprendere la mia vita da eremita ed essere quietamente serena per il resto dell’eternità. Avrei sempre avuto i miei genitori, gli zii, i nonni. Sussulto, pensando a Jacob. Sebbene invecchi molto lentamente, Jake non è immortale. E prima o poi, forse fra cento o duecento anni, morirà. Allontano questo pensiero con una scrollata di spalle, perché è un’eventualità che é presto prendere in considerazione.
Potrei cambiare vita dieci o venti volte, con il vantaggio dell’immortalità, potrei fare tutto quello che più mi piace. Ma questa urgenza di non perdere tempo, questo fremito per tutto il corpo.. da cosa deriva?
-Nessie. – Ho avvertito l’odore della mamma già dal corridoio, ma l’ho ignorato. Mi giro.
-Mamma. – Papà entra dopo di lei, e dopo di lui, Jacob. –Immaginavo. –commento dopo aver visto il suo sorriso sornione. –Quando comincio?-
Papà nasconde anche lui un sorriso, mente la mamma incrocia le braccia. –Lunedì. Avresti potuto dircelo tu, però, invece di mandare Jacob. –
Incrocio le gambe sul tavolino antico di nonna Esme. – Cosa? Ah.. certo. – Mi rivolgo a Jacob e gli sorrido, annunciando morte con gli occhi. –Si chiamano confidenze. –
-In ogni caso lunedì andrai a scuola, non sei contenta? – aggiunge papà prima che Jacob possa rispondere.
Sondo il mio cuore e mi scopro piacevolmente eccitata. –Si. –
I miei genitori sorridono. –Bene. – riprende la mamma. – A patto che tu faccia attenzione e.. –
-Non vada in cerca di pericoli. – finisco per lei la frase, mentre Jacob scuote la testa divertito.
 
 
 Se mi si chiede quanti anni ho, devo rispondere diciassette. Se mi si chiede chi siano i miei genitori, devo rispondere Theodore Cullen, fratello di Carlisle, e Rose Thompson, sua moglie, entrambi morti in un incidente stradale a Seattle, dove io abitavo. I miei genitori devono essere quindi i miei cugini. Niente corse fuori dal limite massimo, niente stranezze, niente accenni a vampiri o lupi. Niente di niente.
Lunedì mattina apro gli occhi prima della sveglia, e quando la mamma entra in camera mi trova davanti allo specchio, indecisa su cosa indossare. Indaga la mia espressione rammaricata con un sorriso, poi prende dall’armadio un jeans e una normale maglietta di tutti i giorni, porgendomele.
-Non ti serve niente di più del tuo sorriso. – La ringrazio con uno sguardo, e mi cambio in silenzio.
La sera prima la dose di raccomandazioni mi era sembrata più disperata del solito. Ci si era unito anche zio Emmett, nella sua placida inconsapevolezza del mondo, e zio Jasper, indagando i miei sentimenti con risolutezza.
-Ti porteremo noi e ti verremo a prendere all’uscita, sta’ tranquilla. – aveva asserito papà con le sopracciglia aggrottate. –Quando vorrai.. potrà venire Jacob. –
Quella frase gli sarà costata mezza eternità, ma sapeva che Jake sarebbe comunque venuto a prendermi tutte le volte che io avrei voluto.
-Sii te stessa, non ti preoccupare di quello che possono pensare gli altri. – aveva incalzato zia Alice, sorridendomi.
-E fai vedere alle mortali di cosa è capace una vampira bella come te.. – aveva aggiunto zia Rose con un’occhiata furba.
-Se non ti trovi bene, basta dirlo. – concluse la mamma mentre tornavamo a casa. – e smetterai di andarci. –
Ripenso a tutti i consigli e gli avvertimenti con un sospiro. Mamma mi ha preparato uno zaino nuovo di zecca, con quaderni e matite. Me lo metto sulle spalle e scuoto i capelli, per darmi un contegno.
Mi ficco in macchina con mamma e papà e rimango sorda ai loro sproloqui, osservando la foresta e la strada che fuggono ai miei lati, dando posto a Forks. Quando parcheggiamo davanti a scuola, si girano entrambi a guardarmi.
-Buona fortuna. – dice mamma.
-Sii prudente. – soggiunge papà.
-A dopo. –rispondo, sentendo tutto il peso della mia eternità sulle spalle da umana.
  
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