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Autore: Strongstay    04/07/2014    6 recensioni
Il riccio si girò verso di me e accolse le mie piccole mani tra le sue facendo incrociare le nostre dita.
Harry:"Mi ami?" chiese sussurrando.
Elizabeth:"Da morire" risposi portandomi alle labbra le sue mani baciandogli lentamente le nocche.
Harry:"Ne sei sicura?" chiese sorridendo.
Elizabeth:"E' l'unica certezza che ho." dissi facendo spallucce.
Harry:"Mi amerai per sempre?" chiese guardandomi dritto negli occhi.
Elizabeth:"Per sempre." affermai sicura di me.
Harry:"Promesso?" chiese accarezzandomi la schiena.
Elizabeth:"Promesso."
Genere: Erotico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio corpo si ritrovò svuotato di ogni forza, le gambe presero a tremare e le mie mani, inizialmente rigide, si rilassarono incapaci di distendersi. Sentii solo un forte trambusto, le tempie mi bruciavano, il mio volto si racchiuse in una smorfia di dolore, sfortunatamente non si trattava di un dolore corporeo, ma mentale. Tutti i miei equilibri andarono distrutti in un istante.
Con la mia stabilità mentale, caddero anche le mie gambe che urtarono di colpo contro i frammenti di vetro del bicchiere di champagne, che assunsero in qualche secondo colorazioni rossastre. Le mie mani afferrarono il mio volto sconvolto, sempre più bagnato dalle lacrime e gli impedirono di osservare ancora quello spettacolo ripugnante.
Il corpo del riccio - dal torace scoperto e le mutande che avevano raggiunto le ginocchia - spingeva contro quello della bionda, che impaziente urlava il suo nome. 

"Harry, non ti fermare!"Urlava, nonostante si fosse resa conto della mia presenza nella stanza.
Ero disgustata, non solo dal comportamento di Harry, anche dal fatto che avessi creduto alle sue banali bugie e non mi fossi resa conto di che persona orrenda fosse.
Il mio esile corpo, privo di forze, era del tutto incapace di affronatre la situazione. Avevo tanto creduto nel nostro rapporto, avevo tanto sperato che il nostro fosse davvero un 'per sempre', credevo davvero di non essermi illusa, eppure, mi ritrovavo immersa in un mare di menzogne 
Le mie labbra tremavano, cercavano di far uscire qualche parola, ma non ne furono capaci finché non deglutii fortemente.
“Ti odio!” Urlai tremando.
Mi stupii della potenza della mia voce, che qualche istante prima sembrava mancarmi del tutto, ma dopo quell’urlo presi a mordermi insistentemente il labbro inferiore, così forte da farmi sanguinare le labbra. Il mascara colato, i capelli appiccicati al volto, gli occhi rossi, distrutti, le labbra colanti di sangue, sarei potuta essere paragonata a un ibrido tra un essere umano e un demone.
Il riccio mi venne incontro correndo, le lacrime presero a scendere sul suo volto, ma di scatto mi alzai dal pavimento e scesi le scale, asciugandomi le lacrime che non la smettevano di colare.
Afferrai in fretta il mio giubbotto, mi ci fasciai le spalle ed estrassi dalle tasche le chiavi della macchina di Anne. Non avevo alcuna idea di dove avevo intenzione di andare, avevo solo bisogno di scappare da quella casa, da quelle persone.
Quando i miei tacchi entrarono a contatto con la neve inebriai il mio corpo del freddo pungente di quella serata, che non mi diede alcun fastidio, ma divenne parte di me.
“Elizabeth, fammi spiegare!” Urlò Harry, fermandomi per il polso.
“Mi fai schifo!” Urlai, prendendo nuovamente a tremare.
Con un colpo deciso spostai le mani del riccio dai miei polsi e correndo raggiunsi la macchina di Anne non troppo distante da lì, vi entrai dentro e dopo essermi asciugata il mascara colante sui miei zigomi, fuggii. Sentivo il mio cuore scalpitare sempre più velocemente contro il mio petto, le mie mani tremare insistentemente, incapaci di afferrare saldamente il volante e le lacrime scendere nuovamente sui miei zigomi. Socchiusi gli occhi per qualche istante, mentre la suoneria del mio cellulare mi perforava i timpani. Harry non faceva altro che chiamarmi, ma credeva davvero che gli avrei risposto? Era tutto quello che avevo sempre sognato, cazzo. E adesso che mi restava? Un’enorme delusione.
Spostai le mani dal volante al mio volto e mi asciugai le innumerevoli lacrime che prendevano a bagnarmi gli zigomi, ma quando riaprii gli occhi nulla era cambiato. I miei occhi appannati a causa delle troppe lacrime mi impedivano di scrutare la strada davanti ai miei occhi, così li richiusi per qualche istante per migliorare la situazione, ma peggiorai solo le cose. Il buio pesto che si fece spazio nella mia mente, quando le mie ciglia presero ad abbracciarsi, lasciò il posto a un verde smeraldo, che mi portò ancora più tristezza.
Mi sentivo nuovamente vuota, persa. Tutte le illusioni che mi ero creata erano crollate in un istante e la dura verità si era fatta spazio nella mia mente. Una notte di sesso, priva di significato, aveva rovinato tutto, ed io mi ritrovavo spaesata, faccia a faccia con una realtà che avevo ignorato per mesi.
Sentivo il mio cuore singhiozzare, certo non era umanamente possibile, eppure io lo sentivo, mentre urlava quel maledetto nome, così forte da farmi perdere la voce. Le mie mani, frenetiche, raccolsero i miei capelli che mi scendevano scompigliati sul volto, per poi passare nuovamente ai miei zigomi ed asciugarmi con le mie esili dita - tagliuzzate in qualche punto, a causa dei frammenti di vetro – le piccole lacrime che mi bagnavano irrefrenabilmente il volto. Sentivo le tempie bruciare contro la mia cute, così tanto da farmi credere che prima o poi il mio volto avrebbe preso fuoco.
Troppi problemi affollavano la mia mente, troppe domande alle quali non sapevo rispondere e troppi ricordi che mi stavano lentamente corrodendo l’anima, mentre la suoneria del mio cellulare mi fracassava i timpani. Stanca, frustrata, perdendo il nume della ragione, afferrai con le mani tremanti il mio cellulare e lo scaraventai fuori dal finestrino. Tuttavia, ciò non mi aiutò affatto perché mi sentii ancora più distante da lui e sentii le forze lasciarmi lentamente, così mi spostai dall’acceleratore al freno, rendendomi conto di non riuscire a guidare in queste condizioni. Alzai il volto, ma mi accorsi che era troppo tardi per frenare.

Harry’s pov

(https://www.youtube.com/watch?v=dx7sLNyIeQk)

 
E la osservai allontanarsi. Con la tristezza che le si leggeva negli occhi, colmi di lacrime, corse verso una macchina a me familiare e scappò via, impedendomi di fare qualcosa. In quell'istante mi sentii così stupido, impotente. Avrei voluto correrle dietro, ma non trovavo le forse necessarie ad affrontare questa situazione di merda.
Come avevo potuto farle una cosa simile? Come?

Afferrai il mio volto tra le mani e lasciai che le lacrime mi rigassero il volto, unendosi ai fiocchi di neve, che prendevano a mascherarsi con la mia tristezza, ero disperato. Quando le mani di Gemma si posarono sulle mie spalle presi ad urlare il nome della ragazza tanto amata, che coperta da un velo di tristezza, mi aveva detto addio.
“Elizabeth, mi dispiace!” Ulrai, facendo sobbalzare la ragazza alle mie spalle.
I miei singhiozzi si unirono alle numerose proteste che fuoriuscirono dalle mie labbra come flebili sussurri. E mi ritrovai a sussurrare “ti amo” a una ragazza ormai lontana chilometri da me, così mi corpii il volto tra le mani e mi imposi di stare calmo, così entrai dentro casa e mi decisi a parlare con Luke, dopotutto, lui aveva sempre la situazione sotto controllo.
Quando vi entrai, mi sedetti accanto al biondino e aspettai che mi tranquillizzasse po', per poi espormi il suo piano per trovare Elizabeth.
"Harry, perché l'hai fatto?" Chiese Luke, guardandomi dritto negli occhi.
"Non lo so..." Sospirai "Ero spinto dall'alcol. Se fossi stato sobrio nonl'avrei fatto di certo." Conclusi, riprendendo a singhiozzare.
"Maledizione Harry, adesso che hai intenzione di fare?" Chiese sbuffando.
"Voglio andare da lei e spiegarle come sono andate le cose." Risposi, alzandomi dal divanetto, per poi uscire in strada e chiamarla.
Dopo aver ripreso a respirare regolarmente afferrai il cellulare e composi il suo numero frettolosamente, sperando con tutto me stesso che mi rispondesse, ma non fu così. Dopo numerosi tentativi, afferrai le chiavi della macchina, e rendendomi conto che non poteva guidare in quelle condizioni mi imposi di raggiungerla più in fretta possibile.
“Harry, non puoi guidare in queste condizioni!” Urlò Gemma, subito raggiunta da Luke, vedendomi entrare in macchina.
“Io la amo, cazzo! E non posso lasciarla andare via.”
Detto ciò, feci forza sull’acceleratore e mi feci spazio tra le numerose macchine che circolavano nell’autostrada, in cerca della mora, ma trovarla fu più difficile di quanto pensassi. Mentre guidavo non facevo altro che chiamarla e quando mi dissero che il numero era irraggiungibile incominciai a preoccuparmi seriamente. In preda ad un attacco di panico incomincia ad urlare e sentii mancarmi l’aria, il mio corpo non accettava di essere così distante dal suo, non riusciva ad accettare che a causa dell’alcol avessi rovinato tutto. Avevo trovato l’amore e avevo lasciato che fuggisse via da me, mi sentivo una merda. Nulla aveva più un senso senza di lei, avevo programmato la mia vita insieme a lei e ora non mi restava niente del mio unico vero amore. Come sempre, avevo rovinato tutto.
Il freddo gelido iniziava a farsi sentire e il numero di automobili nell'autostrada si riduceva sempre più. Tuttavia, non perdevo la speranza di trovarla, non potevo perderla d'altronde, ormai faceva parte di me, con lei ero cambiato, avevo trovato me stesso e senza di lei tutto sarebbe tornato freddo e buio, cupo e triste. Lei era la mia salvezza, non avrei mai potuto fare a meno di lei.
Mancava mezz'ora alla mezzanotte e la gente nelle case si accingeva a sistemare i regali sotto l'albero e a riempire i calici con del buon champagne, da condividere con le persone care, mentre io cercavo ancora disperatamente la mia Elizabeth. Il traffico, quasi del tutto scomparso, era molto scorrevole, restavano una decina di macchine in circolazione, ma non feci in tempo ad osservare la situazione che la macchina di fronte a me si bloccò di scatto, andando a sbattere con quella di fronte ad essa.

Preoccupato, scesi dalla mia macchina e raggiunsi le due, quasi del tutto distrutte. Osservai un uomo uscire dall'auto e scappare via, consapevole di aver commesso un atto grave; in quanto andava in controsenso, la responsabilità era sua. Così, mi avvicinai lentamente all'auto davanti a me e sollevai con un po' di fatica lo sportello del guidatore, e osservai tra le macerie dove si trovasse il corpo del guidatore. Spostai i vetri del finestrino e scrutai una mano muoversi bruscamente tra i resti dell'auto così corsi verso di essa e la sollevai, finché non ne potei osservare il volto.

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-Note autore-
Ed eccomi qui, dopo tre settimane ho finalmente aggiornato con un capitolo che non vi metterà di certo allegria. Prima di parlare del capitolo volevo scusarmi per il mio ritardo, ma sono stata impegnata fino alla settimana scorsa con i miei esami - dai quali sono uscita con 10 - e la settimana scorsa sono partita a Milano per il concerto dei ragazzi, quindi non ho avuto davvero tempo per scrivere e aggiornare. Ma adesso sono qui, è questo l'importante, no?
Passiamo al capitolo: considerando che l'ho scritto in due giorni sono abbastanza soddisfatta del risultato, anche se è un po' corto, ma volevo lasciarvi col fiato sospeso, come sempre. Ovviamente, posterò il prossimo capitolo tra due settimane e vi prometto che sarò puntuale. Comunque, spero che il capitolo vi piaccia e mi farebbe piacere saperlo con una recensione.
Grazie mille a tutte c:
Un bacione,

Strongstay 

 
  
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