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Autore: TheyCalledHappiness    04/07/2014    1 recensioni
-Tratto dal prologo-
-Non avevo il coraggio di controbattere su quello che facevano, non osavo, anche se faceva male e mi sentivo morire dentro. Loro erano l'unica cosa bella della mia vita,unico spiraglio di luce in tanta tristezza, l'unica cosa che mi restava e non potevo perderli, non dovevo.
-Bisogna tenersele strette le cose belle. Che siano ricordi, oggetti, soprattutto le persone.
Per quanto possano aver sbagliato, resteranno sempre le migliori.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il mio segreto
 
Quella notte, la passammo li, al solito posto, al laghetto sperduto e mai curato, dove non passava nessuno, ne di giorno ne di notte.

Avevamo bevuto tantissimo, quella volta non solo birra, ma vodka e altri tipi di alcol che mai avrei immaginato di bere in vita mia. Quella sera, avevo accettato inconsciamente di provare a fumare uno spinello.
Mi dicevano: << Ma dai, che male può farti? Non avere paura, soltanto un tiro e basta, poi non lo provi più.>>
  

Dissi:<< Infatti, che sarà mai..soltanto un tiro però.>> 

Ci avevo creduto, che stupida. Prima un tiro, un sapore così strano, la curiosità aumentava e anche il desiderio, un secondo tiro, un terzo e così via.
All'alba, un venticello fresco mi aveva accarezzato le guance e mi svegliai da quel lungo sonno.
Avevo i capelli arruffati e le calze a metà, quasi come se le avessero stracciate apposta.
Megan dormiva ancora e anche gli altri. Avevo ancora la musica che mi rimbombava nelle orecchie e un mal di testa atroce. Puzzavo terribilmente di fumo, in quel momento, l'unica cosa di cui avevo realmente bisogno era una bella doccia fredda per risvegliarmi del tutto. 
Raccolsi le scarpe da terra, le indossai e corsi a svegliare Megan. Era tardi, e se mia madre non mi avesse trovata a casa, nel letto, ignara di quello che fosse successo, me la sarei vista brutta, davvero.
Ci misi un po anche perchè Megan era più fatta di me e non ne voleva sapere di alzarsi. Non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.
Tornata a casa, sana e salva per fortuna, mi intrufolai in cucina, misi le chiavi al solito posto e corsi in camera. 
Stavo per slacciarmi le scarpe quando sentii i passi di qualcuno. Mi infilai immediatamente sotto il lenzuolo e feci finta di dormire. Era mia madre! Si avvicinò, cercando di non far rumore per non svegliare né me né Jonathan che dormiva tranquillo nel suo lettino. Si sedette sul letto ed iniziò ad accarezzarmi i capelli, le guance e poi sempre più giù, le braccia, le mani. All'improvviso si interruppe. Qualcosa era accaduto. Aveva scoperto qualcosa? Cosa? Come aveva fatto? Ripetevo tra me e me. Mia madre tirò da sotto il letto le scarpe piene di terreno.Restò per un attimo perplessa, mi fissava come volesse chiedermi cosa ci facessero li sotto ma non aveva il coraggio di svegliarmi. Io, facevo finta di dormire, restavo con gli occhi chiusi, senza muoverli! Fingere, mi riusciva proprio bene.
Mamma ripose le scarpe sotto al letto e dimenticò tutto. Quando la porta si chiuse alle sue spalle, mi alzai, gettai via i residui di terreno appiccicati sulle scarpe e le riposi nella scarpiera. 
Restai per una buona mezz'ora, seduta sul letto, pensavo, pensavo continuamente a quello che era successo, sia prima , al lago..sia dopo a casa! Temevo che mamma avesse scoperto qualcosa, non doveva scoprirlo. Lei era fierissima di me, me lo ripeteva ogni giorno ed io la ripagavo così? 
E' vero, avevo sofferto da matti quando mio padre lasciò casa e andò a vivere con il suo fidanzato, un altro uomo. E pensare che due anni prima aveva abusato di me per circa un mese senza che nessuno lo sapesse..in realtà, nessuno sapeva ancora di quello che era successo, io non avevo aperto bocca e nemmeno mio padre. Il suo sguardo, l'ultimo giorno, quello della partenza, mi aveva detto tutto, me lo ricordo perfettamente. Era così deciso, arrabbiato e da quel momento, decisi di tenermi tutto dentro, non volevo che mamma soffrisse, non volevo recarle un ulteriore danno, non se lo meritava. D'altronde, non avrebbe fatto piacere a nessuna madre,sentirsi dire che la propria figlia aveva provato piacere e desiderio ogni qual volta il proprio marito, nonchè il padre della figlia, la toccasse e ogni qual volta abusasse di lei. Non proprio abusasse, visto che ero consenziente.
Indossai il pigiama e mi misi a letto. Ci misi un po ad addormentarmi di nuovo, la paura era tanta, la preoccupazione di quello che sarebbe successo il giorno dopo. Chiusi gli occhi e dimenticai tutto.


 
   
 
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