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Autore: Sunnie    26/08/2008    4 recensioni
Due ragazzi vittime di due destini crudeli. Un passato che non lascia via di scampo. Un futuro che non ha valore. Ma insieme qualcosa può cambiare. Un futuro in cui non tutto è bianco o nero. Il valore dell'ultima luce che immersa nell'oscurità, non vuole spegnersi. (Yaoi Naru/Sasu)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

 

 

 

 

Una premessa: scusate per aver pubblicato di nuovo il capitolo 6, ma quel ADORABILE computer che uso, al momento della pubblicazione è andato in tilt, ragione per cui si è spento all’improvviso e chissà che diavolo ha combinato…ora lo so! Quindi mi scuso per l’inconveniente e…leggetevi questo NUOVO capitolo (sperando che oggi il mio computer me lo permetta!!! XD XD)

 

 

 

Eccomi di nuovo qua, dopo due mesi di splendide vacanze (quest’estate mi è andata proprio di lusso XD XD ) non ho perso un secondo (sono tornata sabato sera) ed ecco a voi il settimo capitolo! Ho cercato di metterlo il prima possibile per scusarmi dell’ENORME ritardo (che non ha scuse lo so…ma niente sega elettrica eh? XD XD), quindi scusate per gli eventuali errori ^^

Beh spero che tutte voi abbiate avuto belle vacanze (senza nessuna materia rimandata...ti rovina l’estate >.<) e spero che questo aggiornamento renda più lieto la fine delle vacanze (noooooooooooooooooo!!!) e l’inizio di un nuovo anno scolastico (scommetto che non vedete l’ora, eh? XD XD).

Beh che dire…good read!  (le vacanze mi sono servite anche per imparare l’inglese ^^ )

 

 

 

 

 

Nei giorni seguenti Sasuke si rifiutò di uscire. Nonostante le pressioni di Naruto, preoccupato e curioso di sapere cosa fosse successo, se ne stette tutto il tempo chiuso in camera.

Usciva solo per andare in bagno e se non fosse stato per Naruto, che gli portava da mangiare a letto, non avrebbe neanche mangiato.

Il biondo non sapeva più che cosa fare, era arrivato perfino a pensare di avere fatto qualcosa di sbagliato, anche se era ben consapevole che il cambiamento di Sasuke non era stato determinato da lui.

 

A scuola era sempre distratto, anche se questo non è un aspetto particolarmente strano nella quotidianità scolastica di Naruto.

 

Appena tornava a casa andava subito in camera da lui, dove incontrava solo freddo e due occhi che non lasciavano alternative se non quella, di andarsene. In quei momenti, non riuscendo a sopportare quel silenzio così denso da poter essere respirato come aria, andava da Shikamaru. Lì gli raccontava le sue incertezze, i suoi tentavi e il suo dolore per ogni sguardo apatico che riceveva a ogni sua iniziativa. Il moro non poteva fare altro che consolarlo fra le sue braccia e ripetere di avere pazienza, pazienza ripeteva.

Naruto aspettava, ma ogni minuto sembrava un ora e a fine giornata gli sembrava di essere un anno più vecchio.

 

Alla sera i suoi genitori gli telefonavano. Le solite cose. Come stai, cosa fai, come va la scuola. Solo per accettarsi che non avesse mandato a fuoco la casa. Gli dicevano che gli mancava e che sarebbero arrivati il prima possibile, ma per lui quelle parole erano solo acqua e una paura nasceva al pensiero del loro ritorno. Le conseguenze sarebbero arrivate.

“Tutti i nodi vengono al pettine” diceva sempre Reira.

 

E alla notte sognava il ragazzo incrociato al cancello di casa sua e continuava a immaginare il suo legame con Sasuke. Amici. Nemici. Amanti. Fratelli.

Di quest’ultima cosa era molto incerto poiché se fosse stato della sua famiglia avrebbe dovuto portarselo via, non picchiarlo per poi andarsene. Però quegli occhi…

Qualunque cosa fossero, doveva davvero essere una persona importante nella vita di Sasuke, nel bene o nel male.

Quella sera, dopo cinque estenuanti giorni di muta presenza, Naruto poggiò il vassoio della cena sul letto dove Sasuke era steso. Il moro guardò il cibo, ma poi diresse il suo interesse alla finestra, dove luci e rumori erano testimoni della vita notturna della città.

 

“Dai Sasuke, per favore, mangia”

 

Il silenzio accolse la supplica per niente nascosta dal tono stanco e disperato del biondo.

 

“Fino a quando hai intenzione di andare avanti così? Stai tutto il giorno a letto, ti alzi solo per andare in bagno, a stento si può dire che mangi, non fai niente tutto il giorno, non mi parli, non mi GUARDI nemmeno”

 

Neanche l’ultima frase, pronunciata fra i singhiozzi trattenuti, era riuscita a far puntare l’attenzione di Sasuke da quel poco che si poteva vedere dalla finestra alla faccia accaldata di Naruto.

Il biondo sospirò bruscamente, cercando di far fermare sul nascere le lacrime che premevano per uscire. Si passò una mano sui capelli, intimandosi di calmarsi.

 

“Non capisco perché fai così. Non so chi fosse quel ragazzo, non so perché ti ha fatto del male e non so che cosa volesse da te…” il suo tono frustrato, divenne pieno di amarezza “ma so anche che finché tu non mi racconterai niente, io non lo saprò mai. Continuerò a sentirmi inutile, a dare la colpa a me stesso per non essere arrivato in tempo, a soffrire perché non ho la minima idea di cosa fare…e perché il tuo silenzio mi fa morire”

 

A quelle ultime parole finalmente Sasuke distolse lo sguardo da fuori e posò gli occhi su Naruto. Non rispose, ma il biondo si sentì lo stesso incoraggiato a proseguire.

 

“Muoio perché non posso aiutarti, muoio nel vederti così, nel vedere la tua pelle così pallida, i tuoi occhi così spenti. Muoio perché…mi manchi. I tuoi sorrisi, i tuoi occhi, i tuoi baci, la tua voce, il suono bellissimo della tua voce…ho paura di dimenticarli. Ma soprattutto ho la terribile paura di averti perso. Non è così, vero Sasuke? Dimmi che mi sto sbagliando, ti prego. Dimmi che le mie paure sono infondate, che tutto tornerà come prima. Chiamami ancora per nome, ti prego, parlami ancora. Non uccidermi con le tue stesse mani…”.

 

Calde lacrime scendevano dagli occhi azzurri di Naruto, mentre con lo sguardo cercava una reazione, anche minima, su quel corpo steso nel letto che una volta era Sasuke. Nonostante le sue speranze, il moro non diede segno di aver sentito. Stava continuando a guardarlo, ma i suoi occhi erano vacui, privi di espressione. Si asciugò le lacrime con il braccio, indeciso se continuare a parlare o correre fuori da quella camera che cominciava a odiare.

 

“Perché non riesci a fidarti di me?” disse Naruto in un sussurro, carico di amarezza e sconforto.

 

All’ennesima mancata reazione di Sasuke, il biondo uscì lentamente dalla porta con la testa rivolta verso il pavimento, chiudendosela dietro di sé.

Il moro continuava a fissare il punto dove era sparito Naruto. Era immobile, niente faceva pensare che fosse qualcosa di diverso da una bella bambola di porcellana, quelle da collezione.

 

“Mi dispiace”

 

Fu appena un sussurro, così basso da far venire il dubbio di essere stato solo pensato. Perfino Sasuke, unico testimone di quel suono, si stupì della sua stessa voce.

Una lacrima segnò il suo passaggio sulla candida guancia del moro. Passò alcuni minuti così, poi spense la luce, sperando di addormentarsi per non svegliarsi più.

 

 

 

 

 

 

 

Una Mercedes nera si parcheggia davanti a un piccolo negozio di alimentari. Un uomo vestito con un completo elegante, probabilmente anche molto costoso, esce dalla macchina. La giacca nera impeccabile sottolinea le ampie spalle e le braccia muscolose dell’individuo. La camicia bianca senza cravatta spicca in mezzo a quel trionfo di nero. Giacca nera, scarpe nere, pantaloni neri, capelli neri, occhi neri.

L’uomo si dirige ad ampi passi all’interno del negozio. Il ragazzo giovane dietro al bancone al suo arrivo si spaventa. Si agita, suda e sparisce subito dietro una porta, inciampando.

Il ragazzo viene sostituito da un uomo anziano, il proprietario. Spaventato quanto il ragazzo, ma con la testa alta nonostante il tremore nelle gambe. L’uomo in nero chiede qualcosa. La sicurezza del vecchio vacilla. Gesticola, cerca di spiegare. Invano. L’uomo infila una mano all’interno della giacca e ne estrae un'altra cosa, anche quella nera. Gli occhi grigi del proprietario si fanno grandi. Uno sparo.

 

 Tutto si fa nero.

 

Prima di cadere, due occhi gli penetrano nell’anima. Occhi neri,impassibili.Il corpo del vecchio a terra.

Un sorriso.

 L’uomo in nero che esce, calmo come era entrato. Alcuni clienti urlano. Altri fuggono. Altri rimangono immobili davanti alla scena.

Una giovane donna piange con la schiena poggiata contro uno scaffale. Una macchia di sangue comincia a sporcare il pavimento.

 

Il nero si tinge di rosso.

 

Gli occhi chiari dell’uomo ancora aperti, chiedono aiuto, ma non possono.

L’uomo dalle ampie spalle entra nella macchina, nera.

 

“Tutto a posto Fugaku?” chiede l’uomo al volante.

 

“Sì, parti” rispose l’uomo in nero, riservandogli gli stessi occhi neri impassibili usati mentre uccideva un uomo.

La Mercedes con uno stridere di motori parte, mischiandosi nel traffico cittadino.

 

Intanto una folla di curiosi si accalca nel negozio. Chi si copre la bocca, chi vomita, chi guarda, chi non guarda. Tutti sanno, nessuno può. Come la polizia. Perché la mafia è una forza che vive apparentemente nascosta, ma è con noi, nella nostra vita di tutti i giorni, senza che noi ce ne accorgiamo. Anzi no, senza che fingiamo di  non accorgercene.

Perché non si può fare altro. O meglio, perché chi cerca di fare il giusto, non ha il tempo per capirlo. Il nero li avvolge tutti, prima o poi.

 

Perché quando sei davanti alla morte non sei più sicuro di non voler più vivere.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sasuke aprì gli occhi leggermente infastidito da quella luce che proveniva dalla finestra che Naruto aveva appena aperto.

Il biondo gli posò il vassoio della colazione sulle gambe, poi silenzioso come era entrato, se ne andò. Non aveva avuto neanche il coraggio di guardarlo. Questa volta non aveva neanche provato a parlargli. Perché per Naruto le parole di ieri erano state sufficienti, era stanco di aspettare, era stanco di soffrire. Questo il biondo aveva pensato quella mattina al suo risveglio, mentre il pensiero di Sasuke era stato ben altro. Anche quella mattina si era svegliato, anche quella mattina era iniziato un altro giorno, un giorno in cui non si sarebbe sentito partecipe, un giorno scomodo come tutti gli altri. Certe volte ci si sente già morti prima ancora di morire. Sasuke sentiva di non esistere, in un mondo che semplicemente accettava di farlo.

 

Dopo un tempo che non seppe calcolare, sentì la porta di casa chiudersi, per lasciare la casa apparentemente vuota.

Appena senti quel rumore, Sasuke seppe che Naruto era andato a scuola ed ebbe una tremenda paura di essere solo e così come era successo per tutte le altre mattine da cinque giorni a questa parte, consapevole di quella realtà si mise a tremare.

Tremava e piangeva. Stringeva con le mani il cuscino e piangeva. Disperato, singhiozzava e il suo corpo fragile veniva mosso da violenti rantoli.

Continuava così per ore fino a quando la crisi scemava e il pianto lasciava il posto a quello stato di apparente insensibilità in cui restava tutto il tempo in presenza di Naruto.

 

Ma quella mattina durò molto di più. Il significato delle parole pronunciate dal biondo la sera prima erano troppo forti per essere ignorate.

 

Non uccidermi con le tue stesse mani

 

No non poteva essere, lui, proprio lui che si era rifiutato milioni di volte di uccidere, di fronte a quegli occhi neri che farebbero tremare anche il più impavido degli uomini.

 

Il tuo silenzio mi fa morire

 

“No,NO!” urlava il suo cuore. Non poteva fare questo a Naruto, l’unica persona importante per lui. L’unica che l’aveva aiutato, l’unico che l’aveva fatto stare bene, anche se per poco.

 

Perché non riesci a fidarti di me?

 

La sua voce, così triste e rassegnata con cui aveva pronunciato quelle parole era stato per lui come milioni di coltellate e risuonava nella sua mente vivida. Non era possibile, non poteva essere lui a uccidere Naruto, l’angelo mandato sulla terra per salvarlo.

Allora alla fine era vero, era vero che era scritto nel suo destino, era nato per uccidere. Suo padre aveva ragione, quando diceva che non si può scappare da una cosa che fa parte del tuo DNA.

 

“NO, NO NARUTO! NOOOOO! NOOOO”

 

Senza rendersene conto si era messo a urlare e ora due occhi azzurri si erano precipitati nella stanza, preoccupati e sorpresi.

Naruto non sapeva se gioire di quella reazione o esasperarsi per la situazione critica.

Dopo un attimo di tentennamento, lasciò lo zaino di scuola a terra e corse verso il letto, dove Sasuke stava continuando a gridare e  a piangere. Lo abbracciò e sentii che tremava in modo violento. Al contatto il moro smise di urlare anche se le lacrime continuavano a scendere copiose e i fremiti del corpo non accennavano a cessare.

 

“Sasuke stai calmo. Sono qui, sono qui. Non avere paura, va tutto bene. Tutto bene”

 

Erano parole stupide, senza senso e lo sapevano tutte due. Però mentre lo abbracciava cullandolo e mentre sentiva le sue mani stringere con forza la sua camicia, sentiva che erano le parole giuste. Continuava a ripetere il suo nome, mentre sentiva la camicia bagnarsi dalle lacrime e la stretta di Sasuke farsi più salda.

Continuò così fino a quando non lo sentì sprofondare nel sonno e anche dopo rimase lì a letto con lui, stretto  nelle sue braccia.

Osservò il suo viso rosso dal pianto rilassarsi nell’inaspettata tranquillità del sonno e il suo petto alzarsi e abbassarsi a ritmi regolari.

Dopo un po’ si alzò e raccolse da terra i resti della colazione sparsi su tutto il pavimento ancora tutti intatti, segno che Sasuke non aveva toccato cibo.

 

 

 

Salì le scale con il pranzo e fu felice di notare che il moro era ancora profondamente addormentato. Mise il pranzo di Sasuke sulla scrivania e cominciò a mangiare il suo, finalmente pieno di speranze e aspettative. Forse non era ancora tutto perduto.

Aveva appena finito di mangiare quando vide gli occhi del moro aprirsi. Aveva temuto questo momento fin da quando si era addormentato, nell’eterna paura di trovare a guardarlo gli occhi passivi dei giorni precedenti.

Quindi, gioì internamente quando incrociò gli occhi, se pur tristi e arrossati, del Sasuke che conosceva e che aveva imparato ad amare.

 

“Ciao…”

 

Non gli venne in mente nient’altro da dirgli poiché qualsiasi cosa detta di sproposito avrebbe potuto rovinare quell’attimo fragile.

 

“Naruto…”

 

La sua voce era debole, ma il biondo non trattenne il sorriso che disperatamente cercava di affiorare. L’aveva chiamato per nome, aveva parlato. Accolse l’attimo con gioia.

 

“Vuoi mangiare qualcosa?” chiese timoroso.

 

Sasuke scosse la testa. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma in un primo momento non ne uscì niente.

 

“Naruto io…”

 

“Sì lo so Sasuke, lo so. Non preoccuparti. Per me va bene così, veramente”

 

I loro occhi si incontrarono e Naruto non fu mai così felice come in quel momento. Quelle pozze nere valevano più di mille parole. Vi leggeva tutto il dispiacere per quei giorni, i tormenti. Non gli rivelavano la verità sui fatti accaduti, ma era fiducioso che presto Sasuke si sarebbe confidato da solo.

Si avvicinò lentamente, osservando ogni minima reazione. Quando allungò una mano per toccarlo, come aveva previsto, arretrò. Il biondo non si scompose  e gli sorrise teneramente.

 

“Vieni giù con me? L’altro giorno ho comprato un film bellissimo. Ti va di vederlo con me?”

 

Il moro non rispose subito, ma dopo poco annuì debolmente.

 

“Ok”

 

Quel semplice suono fu per Naruto una liberazione dall’inferno. Con delicatezza lo aiutò a scendere dal letto e lo aiutò ad andare in salotto. Lo stese sul divano ed accese il televisore.

 

“Mettiti comodo, io arrivo subito. Vado a fare i popcorn”

 

Dopo due minuti, tornò con una busta di popcorn di quelli “pronti in un minuto!”, come diceva l’etichetta. Mise su il DVD e si accoccolò accanto al moro.

Non sembrava veramente interessato al film, ma il fatto di poter passare quel tempo con lui, per Naruto fu il paradiso.

A un certo punto sentì Sasuke avvicinarsi più a lui e lo sentì sussurrargli all’orecchio.

 

“Scusami”

 

Il biondino strabuzzò gli occhi, incapace di credere a ciò che aveva sentito.

 

“Mi dispiace tanto, Naruto.Ti prego, perdonami”

 

Naruto si voltò verso la faccia pallida del moro, troppo sconvolto per dire qualsiasi cosa. Vide gli occhi colpevoli e lucidi, le labbra serrate nervose.

E non poté resistere alla tentazione di baciarlo, con dolcezza. Con suo grande stupore non lo respinse, allora incoraggiato, continuò, accarezzandogli i capelli.

Quando si staccarono Naruto lo guardò dolcemente, scostandogli dei capelli dagli occhi.

 

“Grazie. Grazie, Sasuke”

 

E lo abbracciò certo che quei contatti valevano più di mille perdoni. Sentì il corpo di Sasuke rilassarsi fra le sue braccia, mentre la testa del moro premeva affondato nel suo petto. Non seppe per quanto stettero lì, abbracciati mentre Naruto gli accarezzava i capelli, ma il moro in quel momento sentì che gli era stata data un'altra chanche. Fu come tornare alla vita.

 

 

Lo squillo del telefono li colse ancora abbracciati sul divano. Naruto di malavoglia andò a rispondere.

 

“Pronto?”

 

“Ciao tesoro come stai?”

 

La voce di Reira lo colse alla sprovvista.

 

“Ciao mamma. Bene grazie. Voi tutto bene?”

 

“Sì grazie, siamo stanchi, ma bene. La scuola?”

 

“Come al solito, mamma” disse annoiato.

 

“Non ti fai sgridare dai professori vero?”

 

“No,mamma. Me lo devi chiedere ogni sera?”

 

La donna rise dall’altro capo del telefono.

“Sì hai ragione, scusa. E’ che non mi racconti mai niente di quello che ti succede… se hai qualche ragazzina, qualche cotta…”

 

Naruto si fece improvvisamente rosso.

 

“NO, mamma. Tutto nella normalità. Piuttosto come sta la vostra amica?”

 

“Sachiko sta meglio. Molto meglio. Continua a scusarsi con noi, per tutto il disturbo, gli dispiace anche per te da solo a casa. Ma tanto te la cavi no?” senza dargli il tempo di rispondere sua madre continuò.

 

“comunque non ti preoccupare. Entro un paio di giorni saremo a casa. Ormai serviamo più là che qua e poi non vediamo l’ora di abbracciarti!”

 

Naruto non rispose subito, impegnato a comprendere le parole appena sentite. Soltanto due giorni. Due insignificanti giorni e ancora i suoi genitori non sapevano dell’esistenza di Sasuke, con cui peraltro aveva appena ristabilito un equilibrio precario che potrebbe sciogliersi da un momento all’altro. Questo era il momento di dirglielo, ma ancora una volta non ne trovava il coraggio.

La voce della madre riapparve preoccupata.

 

“Naruto tutto bene? Non sei contento?”

 

Naruto si affrettò a rispondere.

“s..ì…certo, certo! E’ che mi hai colto di sorpresa pensavo sareste stati di più via”

 

“Siamo già stati troppo. Dobbiamo anche tornare a lavorare! Ma sei sicuro di stare bene? C’è qualcosa che ti preoccupa? Lo sai puoi sempre dire tutto a…”

 

“Sì mamma tranquilla. Tutto ok. Salutami Iruka, a presto ”

 

Prima ancora che la madre potesse salutarlo, Naruto ripose la cornetta. Se adesso lo avesse detto a Sasuke, non sapeva come avrebbe potuto reagire. Per lo stato emotivo in cui si trovava ora, avrebbe potuto fare di tutto, anche uccidersi.

Tornò in salotto continuando a ripetersi nella mente la stessa cosa. Si sedette accanto a Sasuke che lo guardò stranito. Prevenendo la domanda rispose spiccio

 

“Tutto bene, tranquillo”

 

Pentito del tono secco, gli sorrise con dolcezza e gli diede un leggero bacio sulle labbra. Il moro sembrò soddisfatto di ciò e poggiò la testa sulla spalla del biondo, mentre Naruto gli cingeva le spalle con un braccio e riprendevano la visione del film, ormai giunto quasi al termine.

 

 Due giorni. La verità. La fine della loro piccola realtà che si erano creati in un mondo crudele, che non aveva spazio per loro. Due giorni per trovare una soluzione. Due giorni per evitare il disastro. Due giorni per fare la somma delle loro azioni. Due giorni per affrontare le proprie paure. I due giorni più brevi e allo stesso tempo più lunghi, della sua vita.

 

 

 

 

 

 

Ringrazio mille chi commenta, mi fate troppo felice e invito tutti a lasciare la propria opinione! Spero vi sia piaciuto il capitolo ^_^

 

 

 

 

 

 

  
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