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Autore: bubs89    05/07/2014    0 recensioni
Non appena la donna fu uscita dall'appartamento, Sherlock si alzò con foga e si sporse dalla porta.
-Signora Hudson!- ululò -Del tea!- ordinò perentorio per poi tornare a sedersi, contrariato.
-Ma non è partita?- domandò Hailey indicando la porta, dubbiosa.
-Chi?- chiese Sherlock corrugando la fronte.
-La signora Hudson.- ribatté la rossa con una scrollata di spalle.
-Oh. Si.- si ricordò lui inarcando il sopracciglio -D'accordo, allora. Niente tea e tu che ti intrometti nel mio lavoro. Una giornata davvero elettrizzante.- commentò sarcastico tamburellando le mani sulla poltrona.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John Watson si era da tempo rassegnato a eseguire i compiti che Sherlock Holmes gli assegnava senza fare domande che, comunque, non avrebbero avuto risposta. Dopo aver informato Mary, ormai prossima al parto, aveva raggiunto Portobello Road. Vagava ormai da ore per l'interminabile mercato mostrando la vecchia foto di Hailey Dafford a tutti i mercanti, fruttivendoli e avventori che si affaccendavano attorno ai banchi. Non ottenne alcun risultato. La maggior parte aveva dato un'occhiata veloce alla foto per poi tornare altrettanto repentinamente ai propri affari, scuotendo la testa in segno di diniego. Un paio di persone aveva riconosciuto in John “l'assistente” del famoso investigatore, costringendolo a eclissarsi per evitare di rispondere a domande imbarazzanti e non.
Con un sospiro spazientito John si avvicinò all'ennesima bancarella. Esponeva quello che sembrava un'ampia varietà di strumenti e aggeggi elettronici. Dai cellulari alle tastiere, dalle cuffie a quelle che sembravano motherboard e altri pezzi di hardware.
John sbuffò. Sarebbe stata l'ultima bancarella, poi sarebbe tornato a casa. Quella pista era un buco nell'acqua.

-Mi scusi. Sto cercando una persona.- disse avvicinandosi al proprietario seduto dietro il banco. Era un uomo alto, molto altro dalla pelle scurissima. Quando Watson lo affiancò non lo degnò neppure di uno sguardo.

-Questa ragazza. Lei per caso l'ha vista?- chiese mostrando la foto all'uomo. Quello gli lanciò un'occhiata distratta per poi tornare a guardare dritto davanti a sé.

-Mai vista prima.- dichiarò atono. John corrugò la fronte.

-Non l'hai nemmeno guardata.- gli fece notare John in tono condiscendente. L'uomo si voltò, fissandolo.

-Ho detto che non l'ho mai vista prima.- ribadì infastidito.

-D'accordo, d'accordo.- asserì il dottore mettendo la foto nel taschino -Stavo solo chiedendo.- aggiunse allontanandosi nella folla.

Ajax, questo era il nome dell'uomo, attese che lo sconosciuto si allontanasse e fece cenno al suo vicino di bancarella affinché desse un'occhiata alla sua roba. Si alzò, erigendosi per tutto il suo metro e novantaquattro, e si allontanò a gran passi dalla propria postazione. Percorse pochi metri e si fermò davanti a un piccolo bar, Mau Mau Bar, recitava l'insegna, e, dopo essersi dato un'occhiata noncurante alle spalle, entrò. Si avvicinò al bancone e scambiò due chiacchiere amichevoli con il proprietario, il quale, dopo un paio di moine e l'ordinazione di una pinta di birra, si lasciò convincere a lasciargli usare il telefono fisso appollaiato all'angolo del bancone.
Ajax ringraziò e si avvicinò all'apparecchio. Digitò il numero, lo conosceva talmente bene che non ebbe bisogno di guardare la tastiera, e attese.
Bastarono due squilli.

-Ehi, bambolina.- mormorò l'uomo. Ascoltò con aria divertita le parole acide che seguirono.

-D'accordo, ascolta, è venuto a cercarti un tizio.- riportò -Mhm, mhm... no, bambolina. Lo so che non ti dovevo chiamare se... Non era così. Un tipo ordinario.- rimase in silenzio alcuni secondi -No. Ok. Stai attenta, H.-

John Watson incurvò appena le spalle nascondendo il viso dietro il menù plastificato, mentre l'uomo gli passava accanto per lasciare il locale.

 

-Avevi ragione.- ammise John con un alzata di spalle facendo il resoconto di quanto aveva scoperto. Sherlock, steso sul divano, fissava il soffitto, la mani giunte a sfiorare le labbra.

-Quindi il signor Dafford aveva ragione. La figlia, per qualche motivo, ha simulato la propria morte.-

Mentre Watson parlava, il consulente detective estrasse il cellulare dalla tasca, digitò qualcosa e lo ripose.

-Allora? Qual'è la prossima mossa?- chiese John abbandonandosi sulla sua poltrona.

-Come si può trovare una persona che non vuole essere trovata?- domandò Sherlock con un sorriso sulle labbra.

-Non lo so.- ammise il dottore con un sospiro -Perché non me lo dici tu?- ribatté più rassegnato che spazientito.

-John, sei così...- Sherlock non terminò la frase. Il cellulare nella sua tasca vibrava. Lo prese e lesse il messaggio.

-Oh, è davvero brava.- commentò l'investigatore compiaciuto -È davvero, davvero brava.- ripeté mettendosi a sedere.

John lo guardò senza capire.

-Di cosa stai parlando?- domandò aggrottando la fronte. Sherlock si alzò in piedi, un espressione entusiasta dipinta sul viso.

-La piccola Hailey. Ho chiesto a una persona che mi doveva un favore di rintracciare la chiamata di cui mi hai parlato, a quanto pare la telefonata è stata rimbalzata su un numero assurdamente elevato di ripetitori, alcuni non solo non si trovano a Londra, ma nemmeno in Inghilterra.- lo informò soddisfatto -Guarda.- gli mostrò il messaggio con la lista dei ripetitori. Le iniziali di ogni luogo dove era rimbalzato il segnale formavano la poco elegante frase: FUCK YOU.

-Hailey Dafford deve essere davvero un genio dell'informatica, e molto spiritosa, aggiungerei.- commentò John

-È evidente che sta scappando da qualcuno. Informiamo il signor Dafford?- domandò poi passandosi una mano sul viso.

-Certo che no.- rispose Sherlock, sdegnato -Torniamo a Notting Hill.- 

  
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