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Autore: Kooskia    05/07/2014    1 recensioni
[I Guardiani di Ga\'hoole]
Fanfiction dedicata ai Guardiani di Ga'hoole, con personaggi originali e solo una modestissima partecipazione di alcuni personaggi della saga dei libri. La vicenda seguirà la storia di un barbagianni figlio di archeologi e dovrà cerchare di proteggere il destino dei gufi da un antico pericolo proveniente dal misterioso passato degli Altri.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – Lame e sangue.
Il sole stava oramai tramontando quando Kharas si svegliò.
E si rese conto di quanto era accaduto.
Si levò in cielo, fino a raggiungere l’albero cavo per poi trovarlo vuoto.
Lo avevano abbandonato, lo avevano lasciato lì da solo.
Il giovane barbagianni volò con decisione verso la montagna nella quale era nato, mentre nella mente si affollavano ricordi confusi della giornata appena trascorsa.
Si chiese come mai Hava lo avesse tradito e lo avesse colpito.
Che fosse una traditrice al servizio dei Puri?
Era una barbagianni anche lei dopotutto.
Ma la voce della femmina poco prima che lo colpisse non aveva lasciato trapelare malizia o odio.
-Voleva… proteggermi?- si chiese tra sé e sé ad alta voce.
E alla vista di cosa giaceva nel canyon sottostante, il giovane gufo si convinse che quella fosse la realtà.
Aveva già visto la morte ma osservare i cadaveri di tre gufi,  scomposti sul terreno, lo turbò.
Mano a mano che procedette, vide ogni tanto ciuffi di piume e qualche altro corpo: tutti gufi che indossavano quegli elmi elaborati, gli assassini di suo padre e sua madre.
Il barbagianni strinse meglio tra gli artigli l’alabarda di suo padre.
Non lo avrebbero lasciato indietro, no.
Non questa volta.
Alcuni istanti dopo li vide:  di fronte all’imboccatura principale della montagna.
I quattro Guardiani si battevano da soli contro un gruppo di nemici tre volte più numerosi ma che faticavano a tenerli a bada.
I Guardiani combattevano insieme, si coprivano a vicenda, con manovre eleganti e letali evitavano i loro nemici per poi affondare gli artigli o le lame nei corpi di questi ultimi.
L’attimo che Kharas si concesse per osservarli avrebbe potuto risultargli fatale, poiché tre di quei gufi assalitori si sganciarono dalla battaglia principale per venirgli incontro.
Questa volta Kharas non fuggì.
Non si nascose, né aspettò che qualcuno venisse ad aiutarlo.
Lasciò che i tre lo circondasse e cercò la quiete dentro di sé.
L’attimo di pace poco prima della tempesta.
Quando il più grosso dei nemici, una grande civetta bianca, fece per allungare un colpo, Kharas roteò la grande alabarda di suo padre  tranciando di netto l’ala destra della civetta prima che quest’ultima potesse guadagnare lo spazio necessario per affondare le grinfie nel petto del barbagianni.
La grande civetta bianca emise un grido di dolore e precipitò al suolo, insieme all’ala mozzata.

(Disegnato da me su deviantart)
(disegnato da me su Deviantart)

Kharas ebbe il tempo di cogliere solo un barlume degli occhi dorati della femmina attraverso il suo elmo, quando un secondo assalitore gli venne incontro dal fianco destro.
Kharas non era un combattente esperto ma anche quel poco di addestramento che aveva ricevuto o che aveva elaborato con un’arma inusuale come quella che aveva ereditato, bastarono a spiazzare i suoi nemici.
Estese le zampe e le grinfie del nemico vennero bloccate dall’asta dell’alabarda.
Il gufo cercò di strappargliela via ma le stesse grinfie metalliche, tanto temibili in battaglia, non consentivano al nemico una presa salda tanto quanto quella di Kharas.
Il barbagianni riuscì a liberare l’arma e ruotandola a sinistra, menò un fendente contro la schiena non protetta del gufo, abbattendolo.
Il terzo nemico si avvicinò più cauto, volando appena sopra il giovane gufo.
La morte dei suoi compagni gli aveva permesso di capire meglio come l’alabarda di Kharas colpiva.
Il giovane barbagianni si slanciò verso l’alto, ma i suoi primi fendenti venivano evitati dal nemico e allo stesso tempo veniva stancato da uno sforzo crescente.
Un terzo colpo toccò appena il pettorale corazzato del gufo, e la punta dell’alabarda venne deviata verso il basso.
Era il momento che il nemico aveva aspettato e si slanciò verso il basso con le grinfie aperte.
Kharas tuttavia sapeva ormai sfruttare al meglio la sua arma: non aveva il tempo di ruotarla, ma tenendola solo con l’artiglio sinistro, la allungò ed il puntale posto all’altro capo della alabarda si mosse dritto contro il collo esposto del gufo nemico, impalandolo.
Kharas chiuse gli occhi quando uno schizzo di sangue piovve sul suo volto.
Avvertì il peso del corpo del gufo ancora attaccato al puntale ma, quando la forza di gravità lo fece cadere, l’arma venne liberata dal cadavere.
Il giovane barbagianni si concessi alcuni istanti per prendere fiato, quindi volò in direzione dei Guardiani.
Giunse troppo tardi.
La figura di Hava stagliava nel mezzo dello scontro, benchè fosse di stazza inferiore alla maggior parte dei suoi nemici: un colpo laterale, rapido quanto improvviso interruppe il suo volo.
Con orrore, Kharas la vide fare un’ultima spirale aerea per poi calare bruscamente verso il suolo.
Mentre la osservava, il barbagianni non notò la grande figura che si si accostò a lui.
-Non pensare a lei ragazzo!- disse il possente Gronok.
-C’è un passaggio secondario per entrare nella caverna?- giunse il grido quasi supplichevole di Madaàr mentre stava ancora tenendo a bada un gufo di palude.
Kharas dovette fare appello ai suoi ricordi, per poi annuire.
Un lampo bruno-rossastro di fronte a Madaàr si rivelò essere la piccola Seryan: la civetta era calata dall’alto, quasi decapitando il nemico del suo compagno Guardiano.
-Dovrai andare da solo ragazzo! In tre siamo appena sufficienti per tenere a bada il grosso delle loro forze: vola verso l’interno ed affonda la tua arma nel cuore del loro leader!-
Prima ancora che Kharas potesse replicare o urlare al mondo quanto si sentiva estraneo a tale compito, gli altri tre Guardiani si buttarono nella mischia. Sordi ad eventuali parole del giovane barbagianni.
Con la testa ancora ricolma dell’immagine della povera Hava che cadeva al suolo, Kharas accettò il suo destino e volò basso fino a raggiungere l’ingresso di un piccolo tunnel nascosto,  del quale forse i loro nemici non erano ancora a conoscenza.
  
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