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Autore: ShiningCrowStelladelLeone    05/07/2014    6 recensioni
Avremmo mille cose da dire, mille dubbi e mille paure, mille richieste di leggere e recensire, mille dettagli da illustrarvi; ma tutto sarebbe inutile per convincervi ad iscrivervi alla grande Scuola di Magia e di Stregoneria di Avalon.
Sì, avete capito bene: è arrivata sul fandom di Harry Potter la prima fanfiction ad OC, dove voi siete i protagonisti assoluti.
Se avete mai desiderato frequentare una scuola di magia, allora entrate e preparatevi all'avventura!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Eeeeeeccoci! Siamo o non siamo puntuali?! Dai, ci stiamo facendo perdonare! Avvisiamo che le iscrizioni sono CHIUSE fino a nuovo ordine! Inoltre ognuno di voi potrebbe, a parte quelli a cui lo abbiamo già chiesto che però ci farebbe piacere se lo riscrivessero in maniera ufficiale, dirci quale arma medievale preferirebbe per il suo (non siate banali e controllate le altre recensioni); inoltre c’è stata una leggera confusione per la questione della voglia: lo sappiamo che molti di voi hanno già dotato gli oc di varie voglie o tatuaggi, ma quella che ci serve è diversa e abbiamo bisogno di sapere solo dove la volete. Alla fine del capitolo sarà tutto più chiaro, ricordatevi di scrivercelo per favore, altrimenti faremo noi! Adesso vi lasciamo al capitolo!

Buona lettura!

Stella & Crow

 

Primo giorno: lotta per la sopravvivenza!

 

 

Un leggero strattonare.

Fu quella la prima cosa che sentì Becky ancora immersa nel dolce sonno.

“Becky?” la voce gentile di Ariel la richiamava dal mondo dei sogni.

“Ancora cinque minuti…” biascicò lei raggomitolandosi sotto le calde coperte come un gatto.

“Becky…”

“…SVEGLIA!” Tre corpo caddero su di lei con la dolcezza di una bomba nucleare, facendola sobbalzare a occhi spalancati con un urlo soffocato. Sulla sua pancia vide Ariel, Gyns e Morgana che ridevano a crepapelle e già sentì l’irritazione che cresceva, tanto che Morgana allarmata fece cenno alle altre di scendere, poi notò qualcosa di anche peggio.

Tutte e tre le ragazze indossavano una maglietta a maniche corte bianca e leggermente lunga, con lo scollo a U e i profili rossi, mentre sul cuore era ricamato lo Stemma della Casa; sopra a quello  un golfino blu notte con lo stemma della casa, lungo e dalle maniche che si stringevano al polso, per proteggersi dal vento autunnale; ma le cose peggiori erano la gonna blu notte plissettata che arrivava dieci centimetri sopra il ginocchio, le parigine bianche con un fiocco blu in alto e le ballerine sempre blu come il resto con il pelo bianco.

“C-cos’è quell’orrore?!” mugolò scioccata, nella speranza che i suoi peggiori timori non si avverassero.

“La divisa!” squittì deliziata Ariel, “Non è bellissima?” chiese facendo un giro su se stessa; certo a lei, aggraziata e femminile, stava d’incanto, ma a Becky l’idea di infilarsi in quella trappola mortale e imbarazzante non piaceva per nulla.

“Anche noi abbiamo fatto quella faccia la prima volta…” sospirò Gyns, “Io odio le gonne. Odio il bianco. Odio questa divisa.”

Morgana rise, mentre Ariel la guardava perplessa e Becky speranzosa.

“Ha fatto di tutto per cambiarla e distruggerla, compreso lanciarla nella gabbia di un drago con l’unico risultato di rimanere in mutande in stalla: fortuna che non c’era nessuno; una volta è perfino andata dalla Preside a protestare!” raccontò ridacchiando e scuotendo la testa, “E sapete cosa le ha risposto? Che anche lei la odia e trova orribile questa divisa; ci avrebbe fatto vestire da ragazzi, ma il Ministero italiano aveva obiettato che avrebbe trasformato tutte le maghe di Avalon in rudi scaricatori di porto e l’ha obbligata ad approvarla per quieto vivere. Poi le ha fatto gli auguri.” Rivelò ridendo come una matta, nella voce si sentiva quale profonda stima avesse nei confronti della preside.

Gyns invece sbuffò mentre le altre ridevano.

“Almeno mi ha concesso di personalizzarla!” disse mostrando i loghi di varie band cuciti sulle calze e sul retro della maglietta, che era un po’ rovinata e aveva assunto quello strano colore pergamena come le calze, oltre che i suoi amati guanti in pelle con le borchie e le dita mozzate; inoltre al mignolo portava un anello sensitivo che in quel momento era viola, indice di emozioni miste e contrastanti, e al collo una collana con un ciondolo in argento a forma di pentacolo, oltre che i multipli orecchini ai quattro buchi che aveva per ogni orecchio.

“Forza Becky, alzati!” intervenne allora Ariel rendendosi conto che l’amica era ancora a letto, “È il nostro primo giorno di scuola!” trillò entusiasta mentre l’amica cercava davvero di non strangolarla.

“E poi…voglio vederti con la divisa!” ghignò maligna. A quel punto Becky balzò in piedi urlando “Nooooo!” e con grande agilità si arrampicò sopra il baldacchino.

Ariel le lanciò un’occhiata scettica, sollevando un sopracciglio e incrociando le braccia.

“Io non metterò mai quella roba!” ringhiò Becky dall’alto.

“Davvero? Allora mi costringi a usare la forza…” commentò Ariel con un sorriso psicopatico, mentre Morgana e Gyns arretravano spaventate e Becky sbiancava.

 

Max stava per uscire dalla Sala Comune quando sentì le dolci e tranquille voci delle sue amiche rimbombare nella torre e si fermò per aspettarle; aveva un po’ di occhiaie per essere andato a letto tardi e i capelli scompigliati, ma per il suo Drago questo e altro.

L’ultima a scendere dal tubo in ottone fu Becky, con anche lei indosso la divisa delle altre ma con il maglione di una taglia più grande, unica concessione di Ariel, e come Morgana e Gyns aveva un’espressione sconvolta.

“Cos’è successo?” chiese curioso a Morgana che lo guardò a occhi spalancati.

“Non farla mai arrabbiare…è stato spaventoso…” mormorò scuotendo la testa e occhieggiando a Ariel, che tranquilla e allegra lo salutò con un sorriso. Max deglutì terrorizzato: se aveva ridotto così Morgana e Gyns…

Appena Becky vide Max gli puntò un dito contro con gli occhi fuori dalle orbite e urlò: “ANCHE IO!”, facendo prendere un infarto al poveretto, che indietreggiò maledicendosi per non essere sceso a colazione da solo.

“Tranquillo Max, si riferisce alla tua divisa” commentò Ariel gentile per tranquillizzarlo, prima di girarsi verso Becky, perdendo il sorriso e guardandola truce, “No.” ringhiò assassina.

Becky mise il broncio osservando l’oggetto dei suoi desideri: camicia bianca con lo stemma sul petto e cravattino rosso, giacca blu notte sempre con lo stemma nella stessa posizione, pantaloni gessati blu e mocassini. Volete mettere? Al confronto della gonna erano la salvezza…

“Ah…” commentò lui imbarazzato scompigliandosi i capelli, “Ti assicuro che non è tutta questa comodità…vorrei una delle mie tute…” sospirò mentre Becky lo fulminava assassina.

“Vuoi che ti infili a forza in una di queste gonne!?” ringhiò, mentre Max si affrettava a scuotere la testa con forza, prima di ritrovarsi sbranato dalla belva. Gyns mise un braccio sulle spalle alla povera Becky, ricaduta nel baratro della depressione.

“Non ti preoccupare, ti capisco: è sempre dura all’inizio; ma ora andiamo a fare colazione…”

 

 

Emì entrò nella Sala del Trono evidentemente scocciata, le unghie curate conficcate nel palmo della mano. Quale stupida divisa l'avevano obbligata ad indossare?! Era un’ingiustizia. Una vera e propria ingiustizia.

Jake ridacchiò nel vedere la sua espressione scocciata, certo anche a lui non faceva impazzire la divisa, ma era talmente elettrizzato dall’essere ad Avalon che tutto passava in secondo piano; invece Silvia cercava di consolare la povera Emì, non troppo a disagio con la gonna: le dispiaceva che la sua nuova amica avesse avuto un risveglio così traumatico proprio il primo giorno!

“Non ti preoccupare Emì!” cercò di convincerla mentre la corvina si guardava intorno alla ricerca di una chioma rossa, “Lo so che non ti piace, ma appena finiscono le lezioni puoi togliertela e lo stesso nel week-end! E poi ti posso assicurare che ti sta molto bene!” le disse convinta annuendo con decisione, mentre l’altra sbuffava ma le accennava un sorriso di ringraziamento. Poi vide Alysia e fece per precipitarsi al suo tavolo, ma qualcuno le picchiettò le spalle.

Girandosi con sguardo freddo si trovò di fronte a un alto ragazzo dai capelli rossi.

“Ehm…ciao, io sono Nat, al quinto anno della tua Casa,” le disse imbarazzato, “Non so se te l’hanno già detto, ma alla mattina è obbligatorio fare colazione con la propria Casa; a pranzo e a cena potrai invece sederti con chi vuoi.” Le spiegò con un sorriso gentile e Emì annuì rassegnata.

“Grazie mille Nat! Noi siamo Silvia, Emièle e Jackson!” li presento Silvia prima di trascinare Emì per mano a un tavolo, mentre Jake guardava l’altro ragazzo come il proprio salvatore: voleva bene alle sue nuove amiche, ma aveva bisogno anche di amici maschi!

“Ti dispiace se ti faccio qualche domanda?” gli chiese titubante.

“Figurati! E’ dura avere solo amiche femmine eh?” scherzò con un sorriso mentre andava a sedersi con lui accanto a Rebecca, che invece le ragazze avevano circondato e costretto a parlare, sfidando la sua timidezza.

“Ehi Nat! Jake, io sono Rebecca!” si presentò quindi, ovviamente già conosceva il nome del ragazzino che arrossì e fece un cenno con la mano.

“Allora,” disse poi Rebecca, “Tra poco dovrebbero distribuirvi il programma della settimana! Scommetto che avrete già Difesa contro le Arti Oscure!” commentò battendosi il mento con il cucchiaino.

“Sicuro!” commentò Nat, mentre i primini tendevano le orecchie, “Ma non preoccupatevi, il prof. è bravo e da pochi compiti; vi sembrerà un po’ strano all’inizio…ma ci farete l’abitudine!” spiegò loro, che sospirarono di sollievo.

“Poi fateci sapere come va!” aggiunse Rebecca con un sorriso.

“Certo e grazie mille!” rispose Silvia giochicchiando con i due braccialetti colorati che aveva al polso, mentre Emì annuiva e si abbuffava di biscotti al cioccolato.

 

 

Al tavolo di VentiChelidon, Renata parlava allegra con Leanne mentre Alysia gustava entusiasta un grosso muffin, il terzo per la precisione.

“Non vedo l’ora di avere Trasfigurazione!” trillò impaziente Leanne sistemandosi il cerchietto azzurro nei lunghi capelli.

Alysia si rabbuiò.

“A me invece non ispira per nulla…preferirei avere Cura delle Creature Magiche.” Disse dopo qualche secondo, mentre osservava indecisa un muffin e un budino: quale mangiare ora?

Silvia stava per esprimere la sua preferenza, quando un ragazzo si lasciò cadere esausto sul posto accanto a lei, per poi sbattere la testa contro il tavolo e mugolare: “Basta…”

Jo’, alzando la testa, si accorse di quattro occhi che lo fissavano spalancati e sorrise imbarazzato.

“Ehm…ciao, Jamie Jon Lancaster, quarto anno.” si presentò alzano una mano, nella speranza che le ragazze che aveva saluto non diventassero altre folli. Leanne distolse lo sguardo arrossendo e si presentò balbettante, seguita dalle altre due, più sciolte.

“Posso chiederti cosa ti è successo?” chiese ad un certo punto Alysia perplessa, osservando la sua divisa stropicciata e in disordine, la camicia con le maniche arrotolate che metteva in mostra il drago tatuato sul braccio e una catenina al collo con appeso un plettro da chitarrista tutta storta.

“Il mio…fanclub.” Sospirò esasperato, guardandosi intorno con il terrore negli occhi “Sta peggiorando…”

Le tre ci provarono davvero a non ridere, con convinzione, e resistettero per ben trenta secondi prima di scoppiare, mente il martire non poteva fare a meno i sorridere. E avrebbe aggiunto qualcosa se un urlo belluino non lo avesse fatto sbiancare.

“JOOOOOOOO…” la famosa bertuccia correva verso di lui svenevole e con la gonna sicuramente accorciata per magia; Jo balzò in piedi, afferrò una brioche e si precipitò verso l’uscita.

“Ci vediamo!” urlò terrorizzato salutandole con una mano.

“Poverino…” commentò Silvia seguendolo con lo sguardo.

“Già…” aggiunse Leanne scioccata.

“Ha il tuo stesso problema Lea” osservò Alysia piegando la testa leggermente di lato, “Ma spero che i tuoi fan non arrivino a quel livello…” aggiunse mentre la poveretta deglutiva.

“O almeno arrivino vestiti…” commentò con un sorrisino Silvia, facendole ridere.

 

 

James osservò stranito un ragazzo di VentiChelidon che volava fuori dalla sala, inseguito da un gruppo di ragazze seminude; aveva sentito che anche nella sua Casa c’era un ragazzo allo stesso livello di popolarità, ma non lo aveva ancora incontrato. Non sapeva se fosse un bene o un male.

Alla fine scrollò le spalle e tornò a mangiare il suo uovo.

“Ecco il tuo programma” gli disse una voce porgendogli una pergamena, che lui afferrò accennando un lieve sorriso alla Guida.

“Ogni anno fa lezione con le altre Case?” chiese perplesso dopo aver dato una scorsa al programma.

La Guida annuì.

“Solo il biennio però, poi in base alle materie che scegli di seguire. Comunque sì, tutte le Case assieme.” Spiegò prima di andarsene.

James si chiese se fosse per aumentare i contatti tra Case o aumentarne la competitività…Poi tornò al suo programma e sorrise. Sarebbe stata una giornata interessante.

 

Nat, appoggiato alla parete di pietra di fianco alla sua aula, controllava annoiato l'orologio. Le lezioni sarebbero cominciate di lì a poco e lui, come al solito, era in anticipo. Dei passi decisi lo distolsero dai suoi pensieri, ed egli alzò lo sguardo: Morgana si avvicinava a passo di marcia alla classe di fianco alla sua, con lo sguardo fisso verso il suo obiettivo, senza degnare di uno sguardo i primini che si scostavano impauriti al suo passaggio. Una volta arrivata aprì la porta della sua classe, sbirciò dentro e, accortasi che era deserta, la richiuse violentemente con un gesto di stizza, poi si sistemò a gambe divaricate e braccia incrociate davanti alla classe, scrutando l'orizzonte (che non era altro che il corridoio brulicante di studenti) con aria truce, alla ricerca dei maledetti ritardatari.

“Ehm...ciao” disse timidamente il ragazzo.

Morgana si girò di scatto: non si era minimamente accorta della sua presenza, tutta presa com'era ad imprecare contro i suoi compagni.

“Ciao” bofonchiò, mentre un leggero rosa gli tingeva le guance.

“Come...ehm...va?” continuò alzando lo sguardo verso il ragazzo e fingendosi disinvolta.

“Bene grazie...Mi sto solo annoiando a morte aspettando che i miei compagni si decidano ad apparire. E tu?” disse con un sorriso timido, scompigliandosi nervosamente i capelli rossi dalle ciocche nere.

“Piove.” rispose lei lapidaria.

“Ah...uhm...mi spiace...” balbettò lui, poi sui due cadde un silenzio carico di imbarazzo.

“Ehilà! Chi si vede, Nat!” disse Gyns in tono allegro, appena arrivata alle spalle di Morgana.

Poi osservò il sorriso imbarazzato di lui e il rossore di lei e ghignò maliziosa. Morgana se ne accorse e, prima che potesse dire qualcosa di estremamente sconveniente ed imbarazzante come al solito, si affrettò a trascinare di peso la sua amica in classe, lasciando il ragazzo a fissare il vuoto con gli occhi spalancati.

 

 

Era la seconda ora e tutti i primini erano in attesa del professore in una delle aule del primo piano; nessuno era seduto ai banchi in legno e le cartelle erano buttate per terra, l’unico loro interesse era chiacchierare eccitati con gli amici, divisi in piccoli gruppetti per l’aula. L’amicizia fra Alysia, Emièle e Jackson aveva aiutato a riunire i due gruppi di VentiChelidon e LupusUmbrae, che ora chiacchieravano allegri. I tre già amici era davvero sollevati dal poter chiacchierare un po’, mentre Silvia, Renata e Leanne stavano già facendo amicizia.

“Anche a voi hanno proibito di parlare del dormitorio? Immaginavo…” mormorò Alysia scuotendo la testa, leggermente delusa dal non poter condividere le meraviglie della sua Casa con loro.

“Esattamente, credo sia a causa della rivalità tra Case.” Aggiunse Emièle pensierosa facendo un passo indietro; purtroppo però il suo piede non incontrò il pavimento, ma la scarpa di un altro ragazzo con cui si andò a scontrare che perse l’equilibrio trascinandola a terra con sé e cadendo a terra in un turbinio di fogli e libri.

“Ehi!” esordì con voce fredda e tagliente il ragazzo dai capelli corvino–bluastri, chiaramente scocciato.

“Scusa!” gli disse Emièle mentre un insolito rossore le dipingeva le guance per la figuraccia.

“Invece di scusarti potresti toglierti?” chiese sarcastico James perforandola con i suoi occhi grigi.

“Cercavo solo di essere gentile!” rispose lei a tono mentre assottigliava gli occhi, piccata; poi si rese conto che era in braccio al ragazzo e arrossì ancora, prima di balzare in piedi e spolverarsi la gonna.

“Finalmente…” borbottò l’altro, recuperando i libri caduti a terra.

Emièle lo fulminò mentre Alysia e le altre trattenevano una risatina; Jackson invece raccolse una penna del ragazzo e gliela porse.

“Sono Jake, piacere!” si presentò un po’ intimidito scompigliandosi i capelli e l’altro, dopo un lungo silenzio in cui lo studiò a fondo, accennò un sorriso.

“James.” Rispose pacato e i due si strinsero le mani; anche tutto il resto del gruppo stava per presentarsi quando il professore fece il suo ingresso. Era un bell’uomo, sulla trentina, con il fisico asciutto fasciato nella camicia bianca e nei pantaloni gessati blu, con la giacca dello stesso tono, i capelli castano dorato, un sorriso enigmatico e due profondi occhi scuri come la pece.

“Buongiorno ragazzi, sono il vostro professore di Difesa contro le Arti Oscure, Alec Mavus.” Si presentò raggiungendo la cattedra mentre tutti si precipitavano ai propri posti, “Sappiate fin da subito che alla teoria prediligo la pratica, senza però trascurare la prima; durante questi anni scaveremo nel profondo dell’oscurità di questo mondo, imparando a difenderci da essa.” Aggiunse scrutandoli ad uno ad uno negli occhi.

Un silenzio carico di attesa era calato sulla classe.

“Bene,” continuò poi, “È ora di verificare le vostre abilità!” aggiunse con sorrisetto mentre si dirigeva verso un armadio; un brusio stupito serpeggiò rapido: verificarli? Alla prima lezione?

“Ricordate,” disse girandosi per un attimo e mostrando loro la bacchetta, “L’incantesimo consigliato è quello Congelante: Glacius!” pronunciò mentre dopo un fluido movimento un getto azzurrino fuoriusciva dalla sua bacchetta e colpiva un mappamondo ghiacciandolo. “Prendeteli tutti!”

Poi aprì l’armadio.

Un esercito di cosini blu, alti venti centimetri, volò fuori emettendo stridii insopportabili, dritti sopra i ragazzi, mentre il professore si riparava dietro a una barriera magica e li osservava attento. All’inizio si scatenò il panico e tutti i ragazzi si gettarono sotto i banchi urlando.

“Pixie!” urlò dopo alcuni minuti Renata, nascosta sotto il banco con Leanne, mentre gli altri cercavano il coraggio di uscire. Aveva letto di loro: i Pixie (o Folletti della Cornovaglia) sono famosi per essere dispettosi e particolarmente aggressivi se provocati e, a giudicare dalla ferocia con cui volavano sopra di loro, il professore doveva averli decisamente irritati.

Il primo a reagire fu James che ribaltò il suo banco, che divideva con Jake, usandolo come barriera, per poi uscire allo scoperto per metà e, puntando la bacchetta, urlare: “Glacius!”

L’incantesimo però mancò per un pelo il folletto della Cornovaglia, che si spostò all’ultimo con quella che sembrava una risatina, facendo imprecare James che tornò a nascondersi.

“Ottimo tentativo amico,” gli disse Jake, che stava iniziando a trovare divertente la prova, “Ora provo io!” esultò, uscendo allo scoperto; ma non lanciò subito l’incantesimo, aspetto che la sua preda sostasse un attimo nell’aria e poi lo pronunciò. Il Pixie cadde a terra con un tonfo e Jake fece per gettarsi verso di esso per prenderlo, ma i suoi compagni scesero in picchiata mordicchiandolo: solo gli incantesimi congelanti di James, che gli copriva le spalle, gli permisero di tornare dietro la barriera.

Silvia, Alysia ed Emièle seguirono subito l’esempio dei ragazzi e, serie e concentrate, iniziarono ad abbattere un Pixie dietro l’altro; ben presto si trasformò in una gara a chi ne abbatteva di più tra loro e i ragazzi, che nonostante fossero due tenevano loro testa egregiamente. Intanto Renata decise di occuparsi della raccolta dei mostriciattoli prima che l’incantesimo svanisse.

“Lea dammi una mano!” chiamò la ragazza che guardava indecisa le creaturine, lei annuì e strisciò vicino a lei, poi a gattoni si diressero verso il prigioniero più vicino.

Quando Leanne lo prese in mano per riporlo in una delle gabbie, che Renata aveva preso da uno degli scaffali, sospirò.

“Cosa c’è?” le chiese la ragazza chiudendolo dentro.

“Mi spiace far loro del male, sono carini in fondo.” Svelò arrossendo, mentre l’amica ridacchiava e scuoteva la testa; stava già per farle una battuta scherzosa, quando vide alle spalle di Leanne un pixie che volava verso di loro ghignando.

“Giù!” urlò sbarrando gli occhi. Leanne eseguì al volo e Renata, d’istinto, roteò la gabbia colpendo in pieno l’aggressore che volò a schiantarsi conto la parete.

“Glacius!” gridò allora Leanne mentre la creatura cercava di rialzarsi, segnando la loro vittoria; dopo uno sguardo complice, le due si batterono un cinque e procedettero all’opera di raccolta.

Nello stesso momento in cui la campanella suonava, Alysia abbatté l’ultimo Pixie che Leanne prese al volo e chiuse in gabbia; un lento applaudire attirò l’attenzione dei ragazzi stremati, che per la prima volta si guardarono realmente intorno: la maggior parte dei loro compagni si era rifugiata dietro una barriera di banchi in fondo all’aula e ben pochi avevano contribuito, lasciando solo loro a combattere.

“Ottimo lavoro ragazzi, davvero ottimo. Sarà un vero piacere lavorare con voi quest’anno! Cinquanta punti a GlaceiLynx, LupusUmbrae e VentiChelidon.” commentò il professore facendoli arrossire d’imbarazzo e sorridere d’orgoglio: “Per la prossima volta voglio che facciate una ricerca sull’incantesimo congelante e i Folletti della Cornovaglia .” Avvisò la classe mentre con un colpo di bacchetta riordinava l’aula e richiudeva i Pixie nell’armadio.

“Buone lezioni!” augurò loro infine prima di sparire, mentre sudati ma di ottimo umore i ragazzi che avevano domato i folletti si dirigevano alla prossima lezione.

 

Becky non sapeva com’erano finite in quella situazione. E pensare che avevano avuto una giornata così tranquilla! Ma non poteva andare tutto liscio, no! Il professor Mavus aveva voluto mettere alla prova le loro capacità come faceva con i primini, davanti a tutti! Inoltre, sinceramente, davvero quell’idiota dava i primini in a un grosso rinoceronte incazzato con il solo avviso “Gli incantesimi normali non funzionano”?!

“È un Erumpent! Il corno rilascia un liquido che fa esplodere il bersaglio colpito” commentò Ariel  osservando il rinoceronte magico che si guardava attorno confuso. Questa cosa della verifica  la irritava decisamente. Come se lei e Becky avessero bisogno di una verifica. Pfui. Adesso gliel'avrebbe fatta vedere.

“Come se me ne fregasse qualcosa…” borbottò piccata Becky incrociando le braccia: erano pazzi in quella scuola! L’aula era stata completamente svuotata e sul fondo stavano gli alunni e il professore, dietro la barriera da lui stesso eretta; di sfuggita colse lo sguardo preoccupato di Rebecca.

“Non fare così!” la rimproverò Ariel con un sorriso tirandole uno scappellotto: “Prima finiamo – e qui uno dei suoi tipici sorrisetti sadici le illuminò il volto-  prima ci leviamo dall’attenzione generale.” Le ricordò, leggende nel cuore dell’amica quale fosse il vero problema.

“Facciamo così, tu ti siedi e io lo faccio fuori!” propose a quel pungo Becky, mentre la voglia di combattere si impossessava di lei.

“Che cosa?!” la gelò Ariel incrociando le braccia e alzando un sopracciglio: “Neanche per sogno, stavolta tocca a me! Tu ti sei già sfogata!”

“Ma…” tentò di argomentare l’altra imbronciata.

“Niente ma!” la minacciò Ariel puntandole la bacchetta contro. Dal fondo dell’aula si alzarono delle risatine.

Poi un potente ringhio o nitrito o qualsiasi verso aggressivo fosse uscito dal muso dell’Erumpent, richiamò la loro attenzione.

Entrambe sospirarono e si girarono a fronteggiarlo, improvvisamente serie e calme.

“Tu bloccalo e indeboliscilo, io lo stordisco alla fine se non molla!” si arrese Becky prima di andare a sedersi a lato con fare tranquillo, con sorpresa degli spettatori.

“Grande!” esultò Ariel, mentre la bestia, ripresasi, la caricava.

Ariel socchiuse gli occhi e puntò la bacchetta contro di lei, senza smuoversi di un passo.

“Impedimenta!” urlò Ariel con un movimento fluido della bacchetta, ma l’incantesimo non sortì alcun effetto sul bestione.

“Immobilus!” riprovò, il rinoceronte a pochi metri da lei.

Niente.

“Come immaginavo…” borbottò. Sapeva che la pelle dell’Erumpent avrebbe respinto qualsiasi incantesimo, ma sperava non fosse un vero! Con uno scarto laterale evitò per un soffio la carica del bestione e veloce fece perno per prepararsi al contrattacco; infatti il suo avversario inchiodò e la puntò nuovamente feroce.

Doveva pensare a una strategia per tenerlo fermo abbastanza da dare il tempo a Becky di stordirlo, era ovvio che ormai era una questione di forza bruta e fisica. Poi le venne un’idea geniale.

Con un salto si portò più lontano e puntò la bacchetta al pavimento.

“Sabulum!” recitò con un sorriso e il pavimento si trasformò in sabbia: gli incantesimi semplici erano sempre i migliori! Prima che il rinoceronte, colto di sorpresa e accecato dal polverone di sabbia che lui stesso aveva creato si potesse riavere, Ariel lanciò il seguente incantesimo.

“Aguamenti!” il pavimento di sabbia diventò una melma molto simile alle sabbie mobili, che bloccò il bestione. A questo punto poteva concentrarsi su un incantesimo più complicato.

Ariel chiuse gli occhi e la sua fronte si increspò per la concentrazione.

“INCARCERAMUS!” pronunciò mentre decine di catene spuntavano dal terreno e intrappolavano la creatura, che mugghiava ferita.

Soddisfatta della sua opera si girò verso l’amica e fece un cenno sorridendo.

“Direi che possiamo metterlo a nanna ora!” scherzò, mentre Becky si alzava e la raggiungeva. Poi si puntarono la bacchetta l’una contro l’altra.

“Roboramus in aeris!” pronunciò Becky concentrata e il corpo di Ariel iniziò a baluginare mentre intorno ai suoi arti vorticavano piccoli venti e falci d’aria.

“Roboramus in ardorix!” pronunciò Ariel con gli occhi socchiusi, e il corpo di Becky rifulse mentre vortici di fiamme avvolgevano i suoi arti.

Un mormorio stupito si diffuse nell’aria.

Le due si lanciarono un occhiata complice e guardarono la bestia che lottava per liberarsi, poi si avvicinarono.

Un secondo carico di silenzio, poi le due saltarono in alto, sollevandosi sopra i due metri, per poi ricadere accucciate sul capo della creatura, colpendolo con due pugni sincronizzati in un esplosione di fuoco e vento. L’Erumpent stramazzò al suolo svenuto.

Silenzio.

Ariel e Becky si allontanarono dalla creatura stiracchiandosi e ridacchiando.

Poi scoppiò uno scroscio di applausi.

“Complimenti, in particolar modo ad Ariel per l’ottima strategia e la mente veloce e brillante.” Si complimentò Mavus avvicinandosi, sempre con quel sorrisetto che Becky stava imparando ad odiare: “Incantesimi Antichi? Rafforzamento corporeo e temporanea protezione di un elemento… bene…Chi ve li ha insegnati?” chiese curioso scrutandole a fondo.

“Nostra nonna” rispose sicura Ariel con un sorriso di circostanza, stando bene attenta cosa dire. Fortunatamente la campanella suonò e loro ne approfittarono per sgusciare fuori.

“Siete state davvero eccezionali!” disse loro Rebecca sincera mentre camminavano “Quegli incantesimi…era la prima volta che li vedevo! Sareste capaci di insegnarmeli?” chiese speranzosa e le due annuirono.

“Certo, saremmo felice di farlo!” le assicurò Ariel.

Fu mentre svoltavano l’angolo che li videro, fondo al corridoio: Morgana, Gyns, Max, Jo e Nat che seri parlavano con due ragazzi che non avevano mai visto; erano entrambi piuttosto alti, ma uno aveva il fisico più slanciato, i capelli leggermente lunghi e scompigliati, dorati, l’altro era più muscoloso e aveva i capelli castano scuro. Avvicinandosi poterono notare più dettagli: il biondo aveva un sorrisetto sghembo in volto e una posa un po’ indolente, la camicia stropicciata e fuori dai pantaloni, con i primi bottoni aperti e la cravatta sciolta, mentre il moro sembrava freddo e indifferente, anche la sua camicia fuori dai pantaloni e slacciata.

Appena le due arrivarono a quasi un metro di distanza, il moro toccò dentro il biondo che disse parole veloci agli altri poi fece un sorriso malizioso, gli occhi blu che brillavano, alle due mentre il moro le guardava indifferente coi suoi occhi azzurro ghiaccio; poi se ne andarono a passi veloci. Becky arrossì e lo guardò più truce che riusciva mentre Ariel osservò curiosa il moro.

“Chi erano?” chiese schietta Becky al resto del gruppo, mentre gli altri si salutavano.

“Ah...il moro era Federico Noctisfilius, LupusUmbrae, e il biondo era Jason Wolf, GlaceiLynx, Entrambi sono i migliori Cavalieri dei Draghi delle loro Case.” Spiegò Max con un sorriso, non guardandole dritto negli occhi.

“Se per questo Jason è anche un immancabile playboy…” sbuffò Nat scuotendo la testa; parole a cui Becky rabbrividì.

“…e Federico è il tipico freddo menefreghista; è inconcepibile come facciano a essere migliori amici!” commentò Gyns.

“Non perdiamoci in chiacchiere inutili,” sbottò Morgana percependo la crescente e pericolosa curiosità crescere in Ariel e Becky, “Ho tanti di quei compiti per essere il primo giorno che se non andiamo subito non riuscirò a cenare!” aggiunse scocciata prima di incamminarsi con Gyns verso la torre di IgnisDraco. Dopo pochi istanti il gruppo si divise e Becky e Ariel le seguirono.

 

 

Erano ormai le dieci e Becky stava aspettando che Ariel finisse di cambiarsi in bagno, quando un gufo picchiettò alla sua finestra. Stranita andò ad aprire, era convinta che la posta arrivasse alla mattina…

Il gufo nero volò verso di lei e le lasciò cadere una lettera in grembo, senza mittente. Diffidente l’aprì e una pergamena vergata di nero cadde sul pavimento.

“A Rebecca Luxaeris,

La informiamo che è stata scelta come nuovo componente per il Club dei Cavalieri; prova della sua ammissione sarà la nascita di una voglia in una sua parte del corpo, le preghiamo di cercarla. La prima riunione sarà stanotte alle dieci e mezza al secondo piano: cerchi il grande arazzo dei dodici cavalieri della tavola rotonda e ponga a contatto la sua voglia con quella intessuta nell’arazzo.

La aspettiamo,

I Cavalieri della Tavola Rotonda.”

Becky tirò un urletto e lasciò cadere la busta, che si bruciò sotto i suoi occhi.

Concentrata si diresse allo specchio: se era come pensava, a quel punto l’unica soluzione era cercare la voglia.

Dopo poco attimi un urlo di terrore e orrore scosse l’intero castello.

 

 

 

  
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