Eeeeeeccoci!
Siamo o
non siamo puntuali?! Dai, ci stiamo facendo perdonare! Avvisiamo che le
iscrizioni sono CHIUSE fino a nuovo ordine! Inoltre ognuno di voi
potrebbe, a parte
quelli a cui lo abbiamo già chiesto che però ci
farebbe piacere se lo
riscrivessero in maniera ufficiale, dirci quale arma medievale
preferirebbe per
il suo (non siate banali e controllate le altre recensioni); inoltre
c’è stata
una leggera confusione per la questione della voglia: lo sappiamo che
molti di
voi hanno già dotato gli oc di varie voglie o tatuaggi, ma
quella che ci serve
è diversa e abbiamo bisogno di sapere solo dove la volete.
Alla fine del
capitolo sarà tutto più chiaro, ricordatevi di
scrivercelo per favore,
altrimenti faremo noi! Adesso vi lasciamo al capitolo!
Buona lettura!
Stella
& Crow
Primo
giorno: lotta per la sopravvivenza!
Un leggero
strattonare.
Fu quella la
prima cosa che sentì Becky ancora immersa nel dolce sonno.
“Becky?”
la
voce gentile di Ariel la richiamava dal mondo dei sogni.
“Ancora
cinque minuti…” biascicò lei
raggomitolandosi sotto le calde coperte come un
gatto.
“Becky…”
“…SVEGLIA!”
Tre corpo caddero su di lei con la dolcezza di una bomba nucleare,
facendola
sobbalzare a occhi spalancati con un urlo soffocato. Sulla sua pancia
vide
Ariel, Gyns e Morgana che ridevano a crepapelle e già
sentì l’irritazione che
cresceva, tanto che Morgana allarmata fece cenno alle altre di
scendere, poi
notò qualcosa di anche peggio.
Tutte e tre
le ragazze indossavano una maglietta a maniche corte bianca e
leggermente
lunga, con lo scollo a U e i profili rossi, mentre sul cuore era
ricamato lo
Stemma della Casa; sopra a quello
un
golfino blu notte con lo stemma della casa, lungo e dalle maniche che
si
stringevano al polso, per proteggersi dal vento autunnale; ma le cose
peggiori
erano la gonna blu notte plissettata che arrivava dieci centimetri
sopra il
ginocchio, le parigine bianche con un fiocco blu in alto e le ballerine
sempre
blu come il resto con il pelo bianco.
“C-cos’è
quell’orrore?!” mugolò scioccata, nella
speranza che i suoi peggiori timori non
si avverassero.
“La
divisa!”
squittì deliziata Ariel, “Non è
bellissima?” chiese facendo un giro su se
stessa; certo a lei, aggraziata e femminile, stava d’incanto,
ma a Becky l’idea
di infilarsi in quella trappola mortale e imbarazzante non piaceva per
nulla.
“Anche
noi
abbiamo fatto quella faccia la prima volta…”
sospirò Gyns, “Io odio le gonne.
Odio il bianco. Odio questa divisa.”
Morgana
rise, mentre Ariel la guardava perplessa e Becky speranzosa.
“Ha
fatto di
tutto per cambiarla e distruggerla, compreso lanciarla nella gabbia di
un drago
con l’unico risultato di rimanere in mutande in stalla:
fortuna che non c’era
nessuno; una volta è perfino andata dalla Preside a
protestare!” raccontò
ridacchiando e scuotendo la testa, “E sapete cosa le ha
risposto? Che anche lei
la odia e trova orribile questa divisa; ci avrebbe fatto vestire da
ragazzi, ma
il Ministero italiano aveva obiettato che avrebbe trasformato tutte le
maghe di
Avalon in rudi scaricatori di porto e l’ha obbligata ad
approvarla per quieto
vivere. Poi le ha fatto gli auguri.” Rivelò
ridendo come una matta, nella voce
si sentiva quale profonda stima avesse nei confronti della preside.
Gyns invece
sbuffò mentre le altre ridevano.
“Almeno
mi
ha concesso di personalizzarla!” disse mostrando i loghi di
varie band cuciti
sulle calze e sul retro della maglietta, che era un po’
rovinata e aveva
assunto quello strano colore pergamena come le calze, oltre che i suoi
amati
guanti in pelle con le borchie e le dita mozzate; inoltre al mignolo
portava un
anello sensitivo che in quel momento era viola, indice di emozioni
miste e
contrastanti, e al collo una collana con un ciondolo in argento a forma
di
pentacolo, oltre che i multipli orecchini ai quattro buchi che aveva
per ogni
orecchio.
“Forza
Becky, alzati!” intervenne allora Ariel rendendosi conto che
l’amica era ancora
a letto, “È il nostro primo giorno di
scuola!” trillò entusiasta mentre
l’amica
cercava davvero di non strangolarla.
“E
poi…voglio
vederti con la divisa!” ghignò maligna. A quel
punto Becky balzò in piedi
urlando “Nooooo!” e con grande agilità
si arrampicò sopra il baldacchino.
Ariel le
lanciò un’occhiata scettica, sollevando un
sopracciglio e incrociando le
braccia.
“Io
non
metterò mai quella roba!” ringhiò Becky
dall’alto.
“Davvero?
Allora mi costringi a usare la forza…”
commentò Ariel con un sorriso
psicopatico, mentre Morgana e Gyns arretravano spaventate e Becky
sbiancava.
Max stava
per uscire dalla Sala Comune quando sentì le dolci e
tranquille voci delle sue
amiche rimbombare nella torre e si fermò per aspettarle;
aveva un po’ di
occhiaie per essere andato a letto tardi e i capelli scompigliati, ma
per il
suo Drago questo e altro.
L’ultima
a
scendere dal tubo in ottone fu Becky, con anche lei indosso la divisa
delle
altre ma con il maglione di una taglia più grande, unica
concessione di Ariel,
e come Morgana e Gyns aveva un’espressione sconvolta.
“Cos’è
successo?” chiese curioso a Morgana che lo guardò
a occhi spalancati.
“Non
farla
mai arrabbiare…è stato
spaventoso…” mormorò scuotendo la testa
e occhieggiando
a Ariel, che tranquilla e allegra lo salutò con un sorriso.
Max deglutì
terrorizzato: se aveva ridotto così Morgana e
Gyns…
Appena Becky
vide Max gli puntò un dito contro con gli occhi fuori dalle
orbite e urlò:
“ANCHE IO!”, facendo prendere un infarto al
poveretto, che indietreggiò
maledicendosi per non essere sceso a colazione da solo.
“Tranquillo
Max, si riferisce alla tua divisa” commentò Ariel
gentile per tranquillizzarlo,
prima di girarsi verso Becky, perdendo il sorriso e guardandola truce,
“No.”
ringhiò assassina.
Becky mise
il broncio osservando l’oggetto dei suoi desideri: camicia
bianca con lo stemma
sul petto e cravattino rosso, giacca blu notte sempre con lo stemma
nella
stessa posizione, pantaloni gessati blu e mocassini. Volete mettere? Al
confronto della gonna erano la salvezza…
“Ah…”
commentò lui imbarazzato scompigliandosi i capelli,
“Ti assicuro che non è
tutta questa comodità…vorrei una delle mie
tute…” sospirò mentre Becky lo
fulminava assassina.
“Vuoi
che ti
infili a forza in una di queste gonne!?” ringhiò,
mentre Max si affrettava a
scuotere la testa con forza, prima di ritrovarsi sbranato dalla belva.
Gyns
mise un braccio sulle spalle alla povera Becky, ricaduta nel baratro
della
depressione.
“Non
ti
preoccupare, ti capisco: è sempre dura all’inizio;
ma ora andiamo a fare
colazione…”
Emì
entrò
nella Sala del Trono evidentemente scocciata, le unghie curate
conficcate nel
palmo della mano. Quale stupida divisa l'avevano obbligata ad
indossare?! Era
un’ingiustizia. Una vera e propria ingiustizia.
Jake
ridacchiò nel vedere la sua espressione scocciata, certo
anche a lui non faceva
impazzire la divisa, ma era talmente elettrizzato dall’essere
ad Avalon che
tutto passava in secondo piano; invece Silvia cercava di consolare la
povera
Emì, non troppo a disagio con la gonna: le dispiaceva che la
sua nuova amica
avesse avuto un risveglio così traumatico proprio il primo
giorno!
“Non
ti
preoccupare Emì!” cercò di convincerla
mentre la corvina si guardava intorno
alla ricerca di una chioma rossa, “Lo so che non ti piace, ma
appena finiscono
le lezioni puoi togliertela e lo stesso nel week-end! E poi ti posso
assicurare
che ti sta molto bene!” le disse convinta annuendo con
decisione, mentre
l’altra sbuffava ma le accennava un sorriso di
ringraziamento. Poi vide Alysia
e fece per precipitarsi al suo tavolo, ma qualcuno le
picchiettò le spalle.
Girandosi
con sguardo freddo si trovò di fronte a un alto ragazzo dai
capelli rossi.
“Ehm…ciao,
io sono Nat, al quinto anno della tua Casa,” le disse
imbarazzato, “Non so se
te l’hanno già detto, ma alla mattina è
obbligatorio fare colazione con la
propria Casa; a pranzo e a cena potrai invece sederti con chi
vuoi.” Le spiegò
con un sorriso gentile e Emì annuì rassegnata.
“Grazie
mille Nat! Noi siamo Silvia, Emièle e Jackson!” li
presento Silvia prima di
trascinare Emì per mano a un tavolo, mentre Jake guardava
l’altro ragazzo come
il proprio salvatore: voleva bene alle sue nuove amiche, ma aveva
bisogno anche
di amici maschi!
“Ti
dispiace
se ti faccio qualche domanda?” gli chiese titubante.
“Figurati!
E’ dura avere solo amiche femmine eh?”
scherzò con un sorriso mentre andava a
sedersi con lui accanto a Rebecca, che invece le ragazze avevano
circondato e
costretto a parlare, sfidando la sua timidezza.
“Ehi
Nat!
Jake, io sono Rebecca!” si presentò quindi,
ovviamente già conosceva il nome
del ragazzino che arrossì e fece un cenno con la mano.
“Allora,”
disse poi Rebecca, “Tra poco dovrebbero distribuirvi il
programma della
settimana! Scommetto che avrete già Difesa contro le Arti
Oscure!” commentò
battendosi il mento con il cucchiaino.
“Sicuro!”
commentò Nat, mentre i primini tendevano le orecchie,
“Ma non preoccupatevi, il
prof. è bravo e da pochi compiti; vi sembrerà un
po’ strano all’inizio…ma ci
farete l’abitudine!” spiegò loro, che
sospirarono di sollievo.
“Poi
fateci
sapere come va!” aggiunse Rebecca con un sorriso.
“Certo
e
grazie mille!” rispose Silvia giochicchiando con i due
braccialetti colorati
che aveva al polso, mentre Emì annuiva e si abbuffava di
biscotti al
cioccolato.
Al tavolo di
VentiChelidon, Renata parlava allegra con Leanne mentre Alysia gustava
entusiasta un grosso muffin, il terzo per la precisione.
“Non
vedo
l’ora di avere Trasfigurazione!” trillò
impaziente Leanne sistemandosi il
cerchietto azzurro nei lunghi capelli.
Alysia si
rabbuiò.
“A me
invece
non ispira per nulla…preferirei avere Cura delle Creature
Magiche.” Disse dopo
qualche secondo, mentre osservava indecisa un muffin e un budino: quale
mangiare ora?
Silvia stava
per esprimere la sua preferenza, quando un ragazzo si lasciò
cadere esausto sul
posto accanto a lei, per poi sbattere la testa contro il tavolo e
mugolare:
“Basta…”
Jo’,
alzando
la testa, si accorse di quattro occhi che lo fissavano spalancati e
sorrise
imbarazzato.
“Ehm…ciao,
Jamie
Jon Lancaster, quarto anno.” si presentò alzano
una mano, nella speranza che le
ragazze che aveva saluto non diventassero altre folli. Leanne distolse
lo
sguardo arrossendo e si presentò balbettante, seguita dalle
altre due, più
sciolte.
“Posso
chiederti cosa ti è successo?” chiese ad un certo
punto Alysia perplessa,
osservando la sua divisa stropicciata e in disordine, la camicia con le
maniche
arrotolate che metteva in mostra il drago tatuato sul braccio e una
catenina al
collo con appeso un plettro da chitarrista tutta storta.
“Il
mio…fanclub.” Sospirò esasperato,
guardandosi intorno con il terrore negli
occhi “Sta peggiorando…”
Le tre ci
provarono davvero a non ridere, con convinzione, e resistettero per ben
trenta
secondi prima di scoppiare, mente il martire non poteva fare a meno i
sorridere. E avrebbe aggiunto qualcosa se un urlo belluino non lo
avesse fatto
sbiancare.
“JOOOOOOOO…”
la famosa bertuccia correva verso di lui svenevole e con la gonna
sicuramente
accorciata per magia; Jo balzò in piedi, afferrò
una brioche e si precipitò
verso l’uscita.
“Ci
vediamo!” urlò terrorizzato salutandole con una
mano.
“Poverino…”
commentò Silvia seguendolo con lo sguardo.
“Già…”
aggiunse Leanne scioccata.
“Ha
il tuo
stesso problema Lea” osservò Alysia piegando la
testa leggermente di lato, “Ma
spero che i tuoi fan non arrivino a quel livello…”
aggiunse mentre la poveretta
deglutiva.
“O
almeno
arrivino vestiti…” commentò con un
sorrisino Silvia, facendole ridere.
James
osservò stranito un ragazzo di VentiChelidon che volava
fuori dalla sala,
inseguito da un gruppo di ragazze seminude; aveva sentito che anche
nella sua
Casa c’era un ragazzo allo stesso livello di
popolarità, ma non lo aveva ancora
incontrato. Non sapeva se fosse un bene o un male.
Alla fine
scrollò le spalle e tornò a mangiare il suo uovo.
“Ecco
il tuo
programma” gli disse una voce porgendogli una pergamena, che
lui afferrò accennando
un lieve sorriso alla Guida.
“Ogni
anno
fa lezione con le altre Case?” chiese perplesso dopo aver
dato una scorsa al
programma.
La Guida
annuì.
“Solo
il
biennio però, poi in base alle materie che scegli di
seguire. Comunque sì,
tutte le Case assieme.” Spiegò prima di andarsene.
James si
chiese se fosse per aumentare i contatti tra Case o aumentarne la
competitività…Poi tornò al suo
programma e sorrise. Sarebbe stata una giornata
interessante.
Nat,
appoggiato alla parete di pietra di fianco alla sua aula, controllava
annoiato
l'orologio. Le lezioni sarebbero cominciate di lì a poco e
lui, come al solito,
era in anticipo. Dei passi decisi lo distolsero dai suoi pensieri, ed
egli alzò
lo sguardo: Morgana si avvicinava a passo di marcia alla classe di
fianco alla
sua, con lo sguardo fisso verso il suo obiettivo, senza degnare di uno
sguardo
i primini che si scostavano impauriti al suo passaggio. Una volta
arrivata aprì
la porta della sua classe, sbirciò dentro e, accortasi che
era deserta, la
richiuse violentemente con un gesto di stizza, poi si
sistemò a gambe
divaricate e braccia incrociate davanti alla classe, scrutando
l'orizzonte (che
non era altro che il corridoio brulicante di studenti) con aria truce,
alla
ricerca dei maledetti ritardatari.
“Ehm...ciao”
disse timidamente il ragazzo.
Morgana si
girò di scatto: non si era minimamente accorta della sua
presenza, tutta presa
com'era ad imprecare contro i suoi compagni.
“Ciao”
bofonchiò, mentre un leggero rosa gli tingeva le guance.
“Come...ehm...va?”
continuò alzando lo sguardo verso il ragazzo e fingendosi
disinvolta.
“Bene
grazie...Mi sto solo annoiando a morte aspettando che i miei compagni
si
decidano ad apparire. E tu?” disse con un sorriso timido,
scompigliandosi
nervosamente i capelli rossi dalle ciocche nere.
“Piove.”
rispose lei lapidaria.
“Ah...uhm...mi
spiace...” balbettò lui, poi sui due cadde un
silenzio carico di imbarazzo.
“Ehilà!
Chi
si vede, Nat!” disse Gyns in tono allegro, appena arrivata
alle spalle di
Morgana.
Poi
osservò
il sorriso imbarazzato di lui e il rossore di lei e ghignò
maliziosa. Morgana
se ne accorse e, prima che potesse dire qualcosa di estremamente
sconveniente
ed imbarazzante come al solito, si affrettò a trascinare di
peso la sua amica
in classe, lasciando il ragazzo a fissare il vuoto con gli occhi
spalancati.
Era la
seconda ora e tutti i primini erano in attesa del professore in una
delle aule
del primo piano; nessuno era seduto ai banchi in legno e le cartelle
erano
buttate per terra, l’unico loro interesse era chiacchierare
eccitati con gli
amici, divisi in piccoli gruppetti per l’aula.
L’amicizia fra Alysia, Emièle e
Jackson aveva aiutato a riunire i due gruppi di VentiChelidon e
LupusUmbrae,
che ora chiacchieravano allegri. I tre già amici era davvero
sollevati dal
poter chiacchierare un po’, mentre Silvia, Renata e Leanne
stavano già facendo
amicizia.
“Anche
a voi
hanno proibito di parlare del dormitorio?
Immaginavo…” mormorò Alysia scuotendo
la testa, leggermente delusa dal non poter condividere le meraviglie
della sua
Casa con loro.
“Esattamente,
credo sia a causa della rivalità tra Case.”
Aggiunse Emièle pensierosa facendo
un passo indietro; purtroppo però il suo piede non
incontrò il pavimento, ma la
scarpa di un altro ragazzo con cui si andò a scontrare che
perse l’equilibrio
trascinandola a terra con sé e cadendo a terra in un
turbinio di fogli e libri.
“Ehi!”
esordì con voce fredda e tagliente il ragazzo dai capelli
corvino–bluastri,
chiaramente scocciato.
“Scusa!”
gli
disse Emièle mentre un insolito rossore le dipingeva le
guance per la
figuraccia.
“Invece
di
scusarti potresti toglierti?” chiese sarcastico James
perforandola con i suoi
occhi grigi.
“Cercavo
solo di essere gentile!” rispose lei a tono mentre
assottigliava gli occhi,
piccata; poi si rese conto che era in braccio al ragazzo e
arrossì ancora,
prima di balzare in piedi e spolverarsi la gonna.
“Finalmente…”
borbottò l’altro, recuperando i libri caduti a
terra.
Emièle
lo
fulminò mentre Alysia e le altre trattenevano una risatina;
Jackson invece
raccolse una penna del ragazzo e gliela porse.
“Sono
Jake,
piacere!” si presentò un po’ intimidito
scompigliandosi i capelli e l’altro,
dopo un lungo silenzio in cui lo studiò a fondo,
accennò un sorriso.
“James.”
Rispose pacato e i due si strinsero le mani; anche tutto il resto del
gruppo
stava per presentarsi quando il professore fece il suo ingresso. Era un
bell’uomo, sulla trentina, con il fisico asciutto fasciato
nella camicia bianca
e nei pantaloni gessati blu, con la giacca dello stesso tono, i capelli
castano
dorato, un sorriso enigmatico e due profondi occhi scuri come la pece.
“Buongiorno
ragazzi, sono il vostro professore di Difesa contro le Arti Oscure,
Alec
Mavus.” Si presentò raggiungendo la cattedra
mentre tutti si precipitavano ai
propri posti, “Sappiate fin da subito che alla teoria
prediligo la pratica,
senza però trascurare la prima; durante questi anni
scaveremo nel profondo
dell’oscurità di questo mondo, imparando a
difenderci da essa.” Aggiunse
scrutandoli ad uno ad uno negli occhi.
Un silenzio
carico di attesa era calato sulla classe.
“Bene,”
continuò poi, “È ora di verificare le
vostre abilità!” aggiunse con sorrisetto
mentre si dirigeva verso un armadio; un brusio stupito
serpeggiò rapido:
verificarli? Alla prima lezione?
“Ricordate,”
disse girandosi per un attimo e mostrando loro la bacchetta,
“L’incantesimo
consigliato è quello Congelante: Glacius!”
pronunciò mentre dopo un fluido
movimento un getto azzurrino fuoriusciva dalla sua bacchetta e colpiva
un
mappamondo ghiacciandolo. “Prendeteli tutti!”
Poi
aprì
l’armadio.
Un esercito
di cosini blu, alti venti centimetri, volò fuori emettendo
stridii
insopportabili, dritti sopra i ragazzi, mentre il professore si
riparava dietro
a una barriera magica e li osservava attento. All’inizio si
scatenò il panico e
tutti i ragazzi si gettarono sotto i banchi urlando.
“Pixie!”
urlò dopo alcuni minuti Renata, nascosta sotto il banco con
Leanne, mentre gli
altri cercavano il coraggio di uscire. Aveva letto di loro: i Pixie (o
Folletti
della Cornovaglia) sono famosi per essere dispettosi e particolarmente
aggressivi se provocati e, a giudicare dalla ferocia con cui volavano
sopra di
loro, il professore doveva averli decisamente irritati.
Il primo a
reagire fu James che ribaltò il suo banco, che divideva con
Jake, usandolo come
barriera, per poi uscire allo scoperto per metà e, puntando
la bacchetta,
urlare: “Glacius!”
L’incantesimo
però mancò per un pelo il folletto della
Cornovaglia, che si spostò all’ultimo
con quella che sembrava una risatina, facendo imprecare James che
tornò a
nascondersi.
“Ottimo
tentativo amico,” gli disse Jake, che stava iniziando a
trovare divertente la
prova, “Ora provo io!” esultò, uscendo
allo scoperto; ma non lanciò subito
l’incantesimo, aspetto che la sua preda sostasse un attimo
nell’aria e poi lo
pronunciò. Il Pixie cadde a terra con un tonfo e Jake fece
per gettarsi verso
di esso per prenderlo, ma i suoi compagni scesero in picchiata
mordicchiandolo:
solo gli incantesimi congelanti di James, che gli copriva le spalle,
gli
permisero di tornare dietro la barriera.
Silvia,
Alysia ed Emièle seguirono subito l’esempio dei
ragazzi e, serie e concentrate,
iniziarono ad abbattere un Pixie dietro l’altro; ben presto
si trasformò in una
gara a chi ne abbatteva di più tra loro e i ragazzi, che
nonostante fossero due
tenevano loro testa egregiamente. Intanto Renata decise di occuparsi
della
raccolta dei mostriciattoli prima che l’incantesimo svanisse.
“Lea
dammi
una mano!” chiamò la ragazza che guardava indecisa
le creaturine, lei annuì e
strisciò vicino a lei, poi a gattoni si diressero verso il
prigioniero più
vicino.
Quando
Leanne lo prese in mano per riporlo in una delle gabbie, che Renata
aveva preso
da uno degli scaffali, sospirò.
“Cosa
c’è?”
le chiese la ragazza chiudendolo dentro.
“Mi
spiace
far loro del male, sono carini in fondo.” Svelò
arrossendo, mentre l’amica
ridacchiava e scuoteva la testa; stava già per farle una
battuta scherzosa,
quando vide alle spalle di Leanne un pixie che volava verso di loro
ghignando.
“Giù!”
urlò
sbarrando gli occhi. Leanne eseguì al volo e Renata,
d’istinto, roteò la gabbia
colpendo in pieno l’aggressore che volò a
schiantarsi conto la parete.
“Glacius!”
gridò allora Leanne mentre la creatura cercava di rialzarsi,
segnando la loro
vittoria; dopo uno sguardo complice, le due si batterono un cinque e
procedettero all’opera di raccolta.
Nello stesso
momento in cui la campanella suonava, Alysia abbatté
l’ultimo Pixie che Leanne
prese al volo e chiuse in gabbia; un lento applaudire attirò
l’attenzione dei
ragazzi stremati, che per la prima volta si guardarono realmente
intorno: la
maggior parte dei loro compagni si era rifugiata dietro una barriera di
banchi
in fondo all’aula e ben pochi avevano contribuito, lasciando
solo loro a
combattere.
“Ottimo
lavoro ragazzi, davvero ottimo. Sarà un vero piacere
lavorare con voi
quest’anno! Cinquanta punti a GlaceiLynx, LupusUmbrae e
VentiChelidon.”
commentò il professore facendoli arrossire
d’imbarazzo e sorridere d’orgoglio: “Per
la prossima volta voglio che facciate una ricerca
sull’incantesimo congelante e
i Folletti della Cornovaglia .” Avvisò la classe
mentre con un colpo di
bacchetta riordinava l’aula e richiudeva i Pixie
nell’armadio.
“Buone
lezioni!” augurò loro infine prima di sparire,
mentre sudati ma di ottimo umore
i ragazzi che avevano domato i folletti si dirigevano alla prossima
lezione.
Becky non
sapeva com’erano finite in quella situazione. E pensare che
avevano avuto una
giornata così tranquilla! Ma non poteva andare tutto liscio,
no! Il professor
Mavus aveva voluto mettere alla prova le loro capacità come
faceva con i
primini, davanti a tutti! Inoltre, sinceramente, davvero
quell’idiota dava i
primini in a un grosso rinoceronte incazzato con il solo avviso
“Gli
incantesimi normali non funzionano”?!
“È
un
Erumpent! Il corno rilascia un liquido che fa esplodere il bersaglio
colpito”
commentò Ariel osservando
il rinoceronte
magico che si guardava attorno confuso. Questa cosa della verifica la irritava decisamente.
Come se lei e Becky
avessero bisogno di una verifica. Pfui. Adesso gliel'avrebbe fatta
vedere.
“Come
se me
ne fregasse qualcosa…” borbottò piccata
Becky incrociando le braccia: erano
pazzi in quella scuola! L’aula era stata completamente
svuotata e sul fondo
stavano gli alunni e il professore, dietro la barriera da lui stesso
eretta; di
sfuggita colse lo sguardo preoccupato di Rebecca.
“Non
fare
così!” la rimproverò Ariel con un
sorriso tirandole uno scappellotto: “Prima
finiamo – e qui uno dei suoi tipici sorrisetti sadici le
illuminò il
volto- prima ci
leviamo dall’attenzione
generale.” Le ricordò, leggende nel cuore
dell’amica quale fosse il vero
problema.
“Facciamo
così, tu ti siedi e io lo faccio fuori!” propose a
quel pungo Becky, mentre la
voglia di combattere si impossessava di lei.
“Che
cosa?!”
la gelò Ariel incrociando le braccia e alzando un
sopracciglio: “Neanche per
sogno, stavolta tocca a me! Tu ti sei già sfogata!”
“Ma…”
tentò
di argomentare l’altra imbronciata.
“Niente
ma!”
la minacciò Ariel puntandole la bacchetta contro. Dal fondo
dell’aula si
alzarono delle risatine.
Poi un
potente ringhio o nitrito o qualsiasi verso aggressivo fosse uscito dal
muso
dell’Erumpent, richiamò la loro attenzione.
Entrambe
sospirarono e si girarono a fronteggiarlo, improvvisamente serie e
calme.
“Tu
bloccalo
e indeboliscilo, io lo stordisco alla fine se non molla!” si
arrese Becky prima
di andare a sedersi a lato con fare tranquillo, con sorpresa degli
spettatori.
“Grande!”
esultò Ariel, mentre la bestia, ripresasi, la caricava.
Ariel
socchiuse gli occhi e puntò la bacchetta contro di lei,
senza smuoversi di un passo.
“Impedimenta!”
urlò Ariel con un movimento fluido della bacchetta, ma
l’incantesimo non sortì
alcun effetto sul bestione.
“Immobilus!”
riprovò, il rinoceronte a pochi metri da lei.
Niente.
“Come
immaginavo…” borbottò. Sapeva che la
pelle dell’Erumpent avrebbe respinto
qualsiasi incantesimo, ma sperava non fosse un vero! Con uno scarto
laterale
evitò per un soffio la carica del bestione e veloce fece
perno per prepararsi
al contrattacco; infatti il suo avversario inchiodò e la
puntò nuovamente
feroce.
Doveva
pensare a una strategia per tenerlo fermo abbastanza da dare il tempo a
Becky
di stordirlo, era ovvio che ormai era una questione di forza bruta e
fisica.
Poi le venne un’idea geniale.
Con un salto
si portò più lontano e puntò la
bacchetta al pavimento.
“Sabulum!”
recitò con un sorriso e il pavimento si trasformò
in sabbia: gli incantesimi
semplici erano sempre i migliori! Prima che il rinoceronte, colto di
sorpresa e
accecato dal polverone di sabbia che lui stesso aveva creato si potesse
riavere, Ariel lanciò il seguente incantesimo.
“Aguamenti!”
il pavimento di sabbia diventò una melma molto simile alle
sabbie mobili, che
bloccò il bestione. A questo punto poteva concentrarsi su un
incantesimo più
complicato.
Ariel chiuse
gli occhi e la sua fronte si increspò per la concentrazione.
“INCARCERAMUS!”
pronunciò mentre decine di catene spuntavano dal terreno e
intrappolavano la
creatura, che mugghiava ferita.
Soddisfatta
della sua opera si girò verso l’amica e fece un
cenno sorridendo.
“Direi
che
possiamo metterlo a nanna ora!” scherzò, mentre
Becky si alzava e la
raggiungeva. Poi si puntarono la bacchetta l’una contro
l’altra.
“Roboramus
in aeris!” pronunciò Becky concentrata e il corpo
di Ariel iniziò a baluginare
mentre intorno ai suoi arti vorticavano piccoli venti e falci
d’aria.
“Roboramus
in ardorix!” pronunciò Ariel con gli occhi
socchiusi, e il corpo di Becky rifulse
mentre vortici di fiamme avvolgevano i suoi arti.
Un mormorio
stupito si diffuse nell’aria.
Le due si
lanciarono un occhiata complice e guardarono la bestia che lottava per
liberarsi, poi si avvicinarono.
Un secondo
carico di silenzio, poi le due saltarono in alto, sollevandosi sopra i
due
metri, per poi ricadere accucciate sul capo della creatura, colpendolo
con due
pugni sincronizzati in un esplosione di fuoco e vento.
L’Erumpent stramazzò al
suolo svenuto.
Silenzio.
Ariel e
Becky si allontanarono dalla creatura stiracchiandosi e ridacchiando.
Poi
scoppiò
uno scroscio di applausi.
“Complimenti,
in particolar modo ad Ariel per l’ottima strategia e la mente
veloce e
brillante.” Si complimentò Mavus avvicinandosi,
sempre con quel sorrisetto che
Becky stava imparando ad odiare: “Incantesimi Antichi?
Rafforzamento corporeo e
temporanea protezione di un elemento… bene…Chi ve
li ha insegnati?” chiese
curioso scrutandole a fondo.
“Nostra
nonna” rispose sicura Ariel con un sorriso di circostanza,
stando bene attenta
cosa dire. Fortunatamente la campanella suonò e loro ne
approfittarono per
sgusciare fuori.
“Siete
state
davvero eccezionali!” disse loro Rebecca sincera mentre
camminavano “Quegli
incantesimi…era la prima volta che li vedevo! Sareste capaci
di insegnarmeli?”
chiese speranzosa e le due annuirono.
“Certo,
saremmo felice di farlo!” le assicurò Ariel.
Fu mentre
svoltavano l’angolo che li videro, fondo al corridoio:
Morgana, Gyns, Max, Jo e
Nat che seri parlavano con due ragazzi che non avevano mai visto; erano
entrambi piuttosto alti, ma uno aveva il fisico più
slanciato, i capelli
leggermente lunghi e scompigliati, dorati, l’altro era
più muscoloso e aveva i
capelli castano scuro. Avvicinandosi poterono notare più
dettagli: il biondo
aveva un sorrisetto sghembo in volto e una posa un po’
indolente, la camicia stropicciata
e fuori dai pantaloni, con i primi bottoni aperti e la cravatta
sciolta, mentre
il moro sembrava freddo e indifferente, anche la sua camicia fuori dai
pantaloni e slacciata.
Appena le
due arrivarono a quasi un metro di distanza, il moro toccò
dentro il biondo che
disse parole veloci agli altri poi fece un sorriso malizioso, gli occhi
blu che
brillavano, alle due mentre il moro le guardava indifferente coi suoi
occhi azzurro
ghiaccio; poi se ne andarono a passi veloci. Becky arrossì e
lo guardò più
truce che riusciva mentre Ariel osservò curiosa il moro.
“Chi
erano?”
chiese schietta Becky al resto del gruppo, mentre gli altri si
salutavano.
“Ah...il
moro era Federico Noctisfilius, LupusUmbrae, e il biondo era Jason
Wolf,
GlaceiLynx, Entrambi sono i migliori Cavalieri dei Draghi delle loro
Case.”
Spiegò Max con un sorriso, non guardandole dritto negli
occhi.
“Se
per
questo Jason è anche un immancabile
playboy…” sbuffò Nat scuotendo la
testa;
parole a cui Becky rabbrividì.
“…e
Federico
è il tipico freddo menefreghista; è inconcepibile
come facciano a essere
migliori amici!” commentò Gyns.
“Non
perdiamoci in chiacchiere inutili,” sbottò Morgana
percependo la crescente e
pericolosa curiosità crescere in Ariel e Becky,
“Ho tanti di quei compiti per
essere il primo giorno che se non andiamo subito non
riuscirò a cenare!”
aggiunse scocciata prima di incamminarsi con Gyns verso la torre di
IgnisDraco.
Dopo pochi istanti il gruppo si divise e Becky e Ariel le seguirono.
Erano ormai
le dieci e Becky stava aspettando che Ariel finisse di cambiarsi in
bagno,
quando un gufo picchiettò alla sua finestra. Stranita
andò ad aprire, era
convinta che la posta arrivasse alla mattina…
Il gufo nero
volò verso di lei e le lasciò cadere una lettera
in grembo, senza mittente.
Diffidente l’aprì e una pergamena vergata di nero
cadde sul pavimento.
“A
Rebecca Luxaeris,
La informiamo
che è stata scelta come nuovo componente
per il Club dei Cavalieri; prova della sua ammissione sarà
la nascita di una
voglia in una sua parte del corpo, le preghiamo di cercarla. La prima
riunione
sarà stanotte alle dieci e mezza al secondo piano: cerchi il
grande arazzo dei
dodici cavalieri della tavola rotonda e ponga a contatto la sua voglia
con
quella intessuta nell’arazzo.
La aspettiamo,
I Cavalieri
della Tavola Rotonda.”
Becky
tirò
un urletto e lasciò cadere la busta, che si
bruciò sotto i suoi occhi.
Concentrata
si diresse allo specchio: se era come pensava, a quel punto
l’unica soluzione
era cercare la voglia.
Dopo poco
attimi un urlo di terrore e orrore scosse l’intero castello.