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Autore: Chesy    05/07/2014    8 recensioni
Ci sono quattro elementi che governano il mondo:
- Acqua;
- Fuoco;
- Terra;
- Aria.
E se ognuno di loro avesse una storia, che cosa racconterebbe?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore.»
Shakespeare


 
 
Il sogno aveva appena preso forma, quando un rumore, sì flebile, strappò Magnus dal sonno: sbuffò, adagiando la testa sul cuscino, convinto di aver sentito male. Forse il Presidente aveva fatto cadere qualcosa, e lui era diventato toppo sensibile a causa di Alexander: in fondo, era per lui che le orecchie erano diventate più percettive, e che il minimo rumore altro non faceva che svegliarlo di soprassalto.
Quando il Cacciatore era al suo fianco, però, questo non accadeva.
Si rigirò tra le coperte, indeciso: alla fine optò per alzarsi e andare a vedere che aveva combinato quello scricciolo di un gatto, rimembrando che il suo ragazzo sarebbe tornato solo la mattina dopo dalla caccia notturna.
Si diresse in soggiorno, una fiammella blu illuminava il percorso: troppa fatica accendere le luci, meglio usare un po’ di magia, altrimenti si rischiava di fare la ruggine. Fu a metà strada che lo incontrò: il micetto gli andò incontro, strusciandosi sulle sue gambe, mordicchiando poi i pantaloni del pigiama.
Magnus lo osservò, inarcando un sopracciglio, senza capire.
Allora il Presidente Miao si fece valere: posò la sua zampetta vellutata sul piede nudo del ragazzo, ripetendo l’operazione più volte, battendo sempre più forte e sfoderando persino le unghiette.

-Che cosa c’è, Presidente? Vuoi che annulli la prossima festa….-

E poi capì.
Sul manto pezzato del piccolo micetto c’era una chiazza estranea, scura: non l’aveva notata prima perché il fuoco non illuminava totalmente la sua - seppur piccola - figura felina. Si chinò sul gatto, illuminando per intero il corpo peloso: in un punto era rosso, bagnato di sangue che di certo non apparteneva al Presidente.
Si alzò di scatto e corse giù per il corridoio, la fiamma nella sua mano aperta brillava di luce intensa, ondeggiando, senza però spegnersi: una volta arrivato in soggiorno, quello stesso fuoco fatuo illuminò una figura seduta sul divano, le armi buttate a terra e un’espressione sofferente sul volto.

-Alexander? Cos’è successo?-

Il ragazzo aveva la testa inclinata indietro, che alzò solo quando vide arrivare lo Stregone: indossava ancora la divisa da caccia, le nere rune fresche di tratto s’intrecciavano con il sangue lungo la pelle bianca. Alec sbiancò di più quando incrociò lo sguardo atterrito di Magnus: aveva la bocca semi spalancata, il braccio destro che cingeva il compagno, totalmente inondato di sangue.

-Magnus, per l’Angelo, non volevo svegliarti….scusa.- sussurrò, a denti stretti.

Lo Stregone parve non sentirlo, concentrato com’era ad osservarlo: le fiammelle si moltiplicarono, accerchiando il ragazzo e rendendolo visibile in ogni sua sfaccettatura. Quattro profondi tagli solcavano la pelle bianca del Cacciatore, una runa della guarigione era già piazzata lì vicino, ma sembrava non far molto per rimarginare le profonde lacerazioni: suppuranti e insanguinati, recidevano la carne partendo dalla spalla, sino a raggiungere metà dell’avambraccio. Il viso del Cacciatore era deformato in un’espressione sofferente, che però ancora occultava buona parte del dolore realmente provato: era abituato alle ferite, tagli del genere, per lui, non erano nulla di nuovo.
L’uomo dagli occhi felini lo raggiunse, sedendosi alla sua sinistra, le mani che tastavano con attenzione la zona lesa: prese subito a sprigionare scintille blu dalle dita, mentre il Presidente si avvicinava alla coppia, appollaiandosi, attento, sul tavolino di legno basso.
I lunghi segni suppuranti resistettero al suo tocco, restii a rimarginarsi dinanzi alla magia adoperata: Magnus allora prese a borbottare qualche incantesimo, moltiplicando le scintille quasi fossero tanti fuochi d’artificio accesi in contemporanea. Il volto di Alec era una maschera di fastidio e dolore, gli occhi blu fissi sullo Stregone al suo fianco.

-Lascia, la runa sta già facendo il suo dovere, non serve….-

-Shhhh, mi deconcentri.- ammise, senza distogliere lo sguardo.

 -Magnus, insomma! Non sprecare così le tue energie, ti ho detto che va tutto bene.- la mano destra allora corse sulle dita affusolate dell’uomo.

A quel punto lo Stregone alzò lo sguardo, preoccupato e serio nello stesso momento: i lineamenti del viso erano tesi, i capelli setosi scomposti attorno al volto. Ricambiò la stretta, la bocca una linea sottile: sapeva perché Alec era tanto preoccupato. Il giorno prima aveva dato fondo ad ogni sua riserva magica per alcuni lavori, lasciandosi scivolare davanti al ragazzo, totalmente prosciugato: il Cacciatore l’aveva trascinato a casa loro, nutrendolo e mettendolo a letto, chiudendo la porta mentre andava a “lavoro”.

-Posso almeno fasciartela?-

Una richiesta sincera, come se volesse il permesso anche per una cosa del genere: Alec lo guardò sorpreso, annuendo e, dopo pochi attimi, era privo della maglietta sporca e lacera, e con una benda immacolata attorno al braccio incrostato di sangue.

-Come stai?-

Magnus sorrise, trovando ironico il fatto: incrociò le gambe, come Peter Pan, sporgendosi verso il ragazzo. Aveva i gomiti puntellati sulle ginocchia, sul viso un’espressione rassegnata. Quel giovane, dopo anni, ancora riusciva a sorprenderlo con la sua naturale predisposizione a pensare agli altri, ancor prima di se stesso, nonostante fosse lui quello ridotto peggio.

-Che ho detto di divertente?-

-Nonostante la tua condizione, mi chiedi come sto io. Lo so che, prima di andare a caccia, mi hai dato un po’ della tua forza.- con l’indice andò a toccare la spalla di Alec, come per additare il fatto. –Che sciocco, dovresti evitare certe cose prima di andare a uccidere demoni, tesoro.-

Alec arrossì, sorridendo debolmente: alzò le spalle, come se la cosa non gli importasse.

-Tu sei più importante. Volevo che stessi meglio.- alzò gli occhi verso Magnus, i tratti del viso che esprimevano la pura sincerità.

-Permettimi…- lo Stregone si allungò verso di lui, le gambe ora sciolte dal vincolo, lasciarono che la sua figura fosse a quatto zampe sui cuscini. Il volto ad un soffio da quello di Alec, ancora seduto normalmente. –Di ricambiare la cortesia….-

Il tono era suadente, delicato, sensuale.
La sua bocca lo era ancora di più.

Magnus si spinse verso Alec, costringendolo a stendersi sotto di lui: lo baciò dapprima a stampo, poi sperimentò con la lingua una danza, assieme a quella del Cacciatore. Un intrecciarsi di saliva e sensualità, il calore delle bocce come quello di una stufa a carbone: le mani dello Stregone scivolarono presto sul corpo del compagno, delineando rune, cicatrici e muscoli. D’altro canto, Alec, con la mano destra, fece corere le dita tra i capelli neri dell’uomo, attirandolo a se, approfondendo il bacio, come se si potesse andare oltre alle labbra, la carne e i denti. I loro occhi non smisero di fissarsi, anche se erano entrambi sottili linee colorate tra le ciglia scure: Magnus staccò la bocca da quella del Cacciatore, prendendo a baciare il collo, mordicchiando il lobo, la gola, la carotide. Leccò ogni punto, lasciando una scia di schiocchi umidi sui pettorali, l’addome, le costole, sino all’ombelico: slacciò la cintura che portava direttamente al Paese delle Meraviglie, la testa scura unica cosa visibile da Alec, in quel momento ansimate e con le gote rosse di emozione.
La mano del Cacciatore corse rapida alla testa di Magnus, trattenendogli i capelli e, gentilmente, lo costrinse a fissarlo: il viso alzato, gli occhi blu velati di passione. Lo Stregone lo scrutò, senza capire.
La voce roca di Alec spiegò tutto.

-Vieni qui. Io ti voglio qui.-

Magnus sorrise, ripercorrendo il tragitto segnato da baci e succhiotti: assalì la bocca del Cacciatore, con le mani levò gli abiti d’impiccio, che come fuoco s’infiammarono e finirono da qualche parte sul pavimento. Le fiammelle accese illuminavano i corpi, avvinghiati l’uno all’altro, come alla ricerca di un calore che solo loro potevano trovare: il fuoco unico, silente, testimone, poiché anche il Presidente aveva deciso di dileguarsi, comprendendo di non essere molto gradito.
Alec amava Magnus. Lo amava in ogni caso, adorava quando prendeva il comando e quando lo sottometteva al suo volere, con bramosia ma gentilezza, lo sguardo preoccupato quando, per un attimo, gli sfiorò il braccio: nessuno l’aveva mai trattato come se fosse qualcosa di prezioso, qualcuno che meritava di essere coccolato e protetto, ascoltato anche in una situazione di sottomissione. Magnus era fermo, deciso, ma sempre pronto a rallentare: Alec lo amava perché lo capiva, nel profondo. Lo capiva, lo ascoltava, e lo amava anche se era pieno di difetti.
E Magnus presto prese a capire che avrebbe adorato quel ragazzo anche se avesse avuto i capelli castani, gli occhi verdi e un naso orribile: l’incarnare la sua combinazione prediletta – capelli neri e occhi blu – era solo un tratto aggiuntivo. L’innocenza, l’affetto, la meticolosità e la forza di proteggere chi amava: erano solo alcune delle cose che amava di quel Cacciatore.
Avrebbe potuto perdersi in quegli occhi blu: entrare in quel mare caldo, e non uscirne mai più. Dimenticare tutto mentre lo amava, mentre faceva l’amore con lui e i suoi gemiti si miscelavano a quelli di Alec: due cuori in un uno, due corpi fusi e mai divisi.

Fuoco.
Il fuoco brucia, divora, ma solo perché vuole essere amato: dona calore nei momenti gelidi, il tepore che regala si riversa nel sangue e sulla pelle. Tutto ciò che tocca brucia.
Noi lo vediamo come qualcosa che non dovrebbe esistere: eppure, il fuoco ama. Ecco perché tutto s’incendia ad un suo tocco: anche le fiamme vogliono essere ricambiate del loro affetto. Purifica, rende cenere pronta a ridare una nuova vita: il suo rosso è il colore della passione, il bagliore che emana rischiara ogni dubbio.
Il fuoco rende tutto più caldo, accogliente, vivo.
Le fiammelle traballarono, disegnando come bambini sui corpi dei due amanti: gemiti rochi, sussurri umidi, parole e tocchi presto soffocati da un urlo unico, deciso, di pure piacere.
La passione tra loro era avvolgente, calda: come sentirsi finalmente un’unica fiamma, non più due divise. Insieme, facevano scintille ed erano più forti: si baciarono ancora con devozione, gli occhi persi nello sguardo dell’altro, una sensazione mai provata li travolgeva. Era bella, bellissima, ma metteva anche una certa paura: timore di perdere, un giorno, tutto.
Ma, per il momento, non voleva affatto pensarci: c’erano solo loro.
Loro e nient’altro.
 

-Stavo pensando…..-

Iniziò Magnus, guardando verso Alec.
Era posizionato accanto al ragazzo, la schiena adagiata allo schienale del divano, il gomito sinistro puntellato nel cuscino, la mano atta a sostenere il viso: un velo di sudore ancora gli imperlava la fronte, i sottili occhi da gatto emanavano serietà.
Alec lo guardò, alzando un sopracciglio: al contrario dello Stregone, era disteso, con un cuscino sotto la testa e una coperta che lo rivestiva sino al petto nudo - la medesima stoffa che coprima Magnus sino all'inguine-. La mano destra giocava con le dita libere dello Stregone, le iridi blu velate di preoccupazioni, lucide come pietre, lo fissavano: aveva le gote arrossate, i capelli umidi attaccati alla fronte. Qualche linea di febbre, forse, ma era difficile dirlo, visto che aveva appena fatto l’amore con il compagno.

-Ricordi cosa mi hai chiesto l’altro giorno?-

Alec trattenne il fiato, la mente che corse alle parole dette poco tempo prima: chiare, decise, lo sguardo che non vacillava.

“Mi vorresti sposare?”

Poi gli aveva detto che, se avesse detto di “no” avrebbe capito: in fondo, era un impegno. Essere uniti a qualcuno in quel modo, avere un anello al dito, la promessa nel cuore: sarebbe diventato un peso per Magnus, una catena che lo avrebbe stretto per l’eternità. Ragion per cui, avrebbe capito se avesse negato la proposta: gli avrebbe fatto male, vero, ma non avrebbe smesso di stare con Magnus.

-Sì.-

-Co…come?-

Lo sguardo di Magnus si fissò su di lui, come se avesse piantato un chiodo per non smuoverlo più: sorrise dolcemente, i denti bianchi brillarono.

-Voglio sposarti, Alexander.- si chinò e lo baciò, dolce e leggero, sulle labbra ancora arrossate.

Alec lo avvicinò ancora, passando le dita tra le ciocche setose, lungo lo zigomo, gli occhi sgranati per la sorpresa: dopo un lungo, appassionante, bacio febbrile, parlò, praticamente respirando l’aria del compagno.

-Sono così felice….non ne hai idea.-

Magnus sorrise, scoccando altri, dolci, stampi, sulla fronte e sul naso del compagno.

-Anch’io.-

Alec alzò la mano sinistra, recuperando l’anello di famiglia: la “L” spiccava tra i disegni delle fiamme, minacciosa e affidabile nello stesso momento. Prese le dita di Magnus, una smorfia gli si dipinse sul viso: era concentrato, proprio come quando gli aveva disegnato la runa prima della battaglia.

-Io ti scelgo, Magnus Bane, come mio compagno di vita.-

Lo Stregone si schiarì la voce.

-Ehm….ci stiamo sposando adesso?-

-Beh, sì, sarebbe una cosa nostra però. Volevi una cerimonia in grande? E una bella festa?- un lieve riso increspò le labbra.-Possiamo….se vuoi lo facciamo in presenza di testimoni….-

-Ma noi ce l’abbiamo, un testimone.-

Il Presidente fece un balzo, arrampicandosi sul divano: Magnus lo aiutò, visto che la piccola mole non lo aiutava a raggiungere i cuscini. La palla di pelo si appollaio sul petto di Alec, acciambellandosi come per riposare, ma senza chiudere gli occhi felini.

-Dicevi, comunque?-

-Oh, sì, ecco…- sbuffò e riprese a parlare. –Non servono molte parole per dirtelo: sappi che ti proteggerò sempre, ti starò accanto e ti sosterrò in ogni occasione. Con te ho trovato una parte importante della mia anima: ti amo, ti adoro e non ti ringrazierò mai abbastanza, per essere rimasto con me. Non so dirti quanto sono felice, Magnus.-

L’anello entrò, perfetto, nell’anulare scuro e dall’unghia dipinta di verde: lo Stregone, allora, si sfilò un anello dal dito, nero, con le iniziali “MB” in oro che risaltavano sul laccato scuro.

-Mi hai ricordato cosa significa amare, Alexander.- prese ad infilare l’oggetto nel dito pallido e ricoperto di cicatrici. –Mi hai liberato dalle catene che m’imprigionavano, mi hai riempito il cuore di felicità: giuro che ti proteggerò e ti sosterrò sempre, restandoti accanto per ogni giorno della nostra vita. Ora, qui, su questo divano macchiato di sangue e con te al mio fianco, ti sposo. Testimoni per noi sono il fuoco e il Presidente Miao.-

Infilò l’anello, che risaltò sulla pelle bianca, stringendola come se fosse una parte di quest'ultima.

-Con questo al dito, i demoni fuggiranno, se non vogliono incombere nella mia ira.- ridacchiò, con le lacrime agli occhi per la felicità.

-Beh, con l’anello del primogenito Lightwood tutti sapranno per certo che, se ti sfiorano, si troveranno una freccia piantata nel fondoschiena.-

-Amo la tua schiettezza, tesoro.-

E si fiondò sul Cacciatore, innescando le ire del Presidente, schiacciato tra i due corpi.
Una sola, perfetta, risata, fece tremare le fiamme che li circondavano.


 
 
Lo Stregatto Parla.

Innanzi tutto, scusate il ritardo, ma mi sono destreggiata tra lavoro/gdr/progetti personali, e ne sono uscita con questo capitolo, alla fine. Fondamentalmente, i Malec penso siano una delle pochissime coppie che ha continui scambi di ruolo, non statica, ecco: in molti manga/letture MM c’è la distinzione tra “attivo” e “passivo”, un ruolo definitivo e che difficilmente cambia. In questa coppia non riesco proprio a vedermi uno dei due così: entrambi hanno un animo forte, secondo me cedono all’altro quando si sentono di essere vulnerabili.
Premetto, in “Misery Loves Glamour” (precisamente nel capitolo 38) viene citata la stessa cosa, così come in “Malec Routine” lo scambio è avvenuto un paio di volte: il mio pensiero rispecchia molto quello di queste due ff, diciamo che mi è subito venuto in mente quando ho letto i libri della Clare.
Altro da dire? Uhm….beh, ringrazio coloro che hanno recensito e chi ha messo questa ff tra le preferite/amate/odiate: per me è molto importante, non avete idea quanto. Poi faccio un grosso “in bocca al lupo” ha chi sta affrontando esami/impegni lavorativi/vite complesse: vi sostengo da lontano, tutte quante.
Orsù, vi lascio un quesito: se vi dicessi che il prossimo capitolo s’intitola “Vento”, cosa pensate che potrebbe accadere?
Vi abbraccio e vi auguro buona notte *alza la sua tazza di latte e caffè*

Ps. L’8 Luglio è alle porte….sto importunando un sacco la commessa della libreria, poveretta……
  
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