Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Clary F    06/07/2014    12 recensioni
Clary si trova a dover affrontare un piccolo (enorme) problema. Con uno stick tra le mani e una propensione per gli attacchi di panico, probabilmente riuscirà a incasinare la sua (già abbastanza incasinata) vita.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Fairytale'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CHAPTER 2
O ROMEO, ROMEO! WHEREFORE ART THOU ROMEO?
 
 
Appena apro gli occhi, per un istante non capisco dove mi trovo. Poi il mobilio di dubbio gusto e gli eventi della sera prima mi piombano addosso come una doccia gelida. Sono nella stanza degli ospiti di Magnus. Mia madre mi odia. Sono incinta.
 
Fantastico.
 
Come se non bastasse, prima di andare a letto mi sono dovuta sorbire ben due ore di lamentele da parte di Magnus, per aver 'sporcato irrimediabilmente il suo bagno egiziano' per usare le sue stesse parole. Gli ho fatto gentilmente notare che lui è uno stregone e può ripulire senza neanche l'ausilio di una scopa. A quel punto è seguito un breve interrogatorio.
 
«Perché sei qui?»
 
«Mia mamma mi ha detto di non tornare più a casa.»
 
«Impossibile. Jocelyn non lo farebbe mai.»
 
Dopo cinque intensi minuti, durante i quali ho urlato a Magnus che invece l'aveva proprio fatto, ha deciso di credermi, tornando a impersonare il poliziotto cattivo.
 
«E perché ti avrebbe cacciata? Cos'hai combinato?»
 
«Divergenze di opinioni.»
 
Ho cercato di tergiversare e lui ha finalmente avuto il buon gusto di lasciarmi andare a letto.
 
Dopo una serie di sbadigli, decido di alzarmi dal letto e controllare il cellulare. Sul display appaiono 27 chiamate perse. Due sono di Jace, tre di Simon e le altre di mia madre, nota anche come: la donna ossessiva. C'è anche un messaggio vocale. Lo ascolto mentre cerco di domare la mia chioma ribelle in una coda.
 
Piccola, mi dispiace per le cose che ti ho detto ieri sera. Per favore, ritorna a casa, risolveremo tutto insieme.
 
La voce registrata di mia madre è rotta dal pianto. Tipico. Prima mi dice di non farmi mai più vedere e dopo mi supplica di tornare. Questa volta non mi farò impietosire, no di certo. Quando esco dalla stanza, trovo Magnus sdraiato sul divano, intento a sorseggiare del caffè.
 
Dio, sto morendo di fame.
 
«Buongiorno anche a te, mia cara.»
 
Io grugnisco in risposta.
 
«Anche io vorrei un caffè.» Dico, sedendomi su una poltrona e raccogliendo le gambe al petto.
 
«E chi sono io, il cameriere?»
 
«Vestito in quel modo potresti esserlo benissimo.» Ribatto, alludendo al suo panciotto bianco e al gilet nero di seta che indossa.
 
Quest'uomo ha dei gusti orrendi in fatto di moda. E di mobilio. E di glitter. L'uomo in questione schiocca le dita, sbuffando, e un bicchiere di caffè fumante appare tra le mie mani.
 
«Fico. Non è che potresti far apparire anche dei biscotti all'uva passa?»
 
Magnus mi guarda con i suoi inquietanti occhi giallo verdi. «Nessuno mangia quella roba.»
 
«Per favore, Magnus» sbatto le ciglia come un cucciolo di cerbiatto, nella speranza di impietosirlo. Anche se, probabilmente, avrei molte più chance se mi chiamassi Albert e avessi degli addominali scolpiti.
 
Lui rotea gli occhi e sbuffa un'altra volta. «Okay, basta che la smetti di guardarmi così. Sembri strabica.»
 
Lo odio.
 
Dopo un altro schiocco di dita, un piatto di biscotti all'uva passa appare sul tavolino da caffè, e il mio odio svanisce all'istante. Quando addento il primo biscotto, mi sento quasi euforica.
 
«Puah!» Magari non troppo euforica. «Questi cosi sono tremendi!»
 
«Io ti avevo avvisata.» Mi risponde Magnus, voltando placidamente una pagina dal giornale di moda che sta leggendo.
 
«Non mi interessa, tanto non ho più fame.»
 
Guardo il Presidente Miao (acciambellato nel grembo di Magnus) con odio e me ne torno in camera mia sbattendo la porta. Qualche ora dopo sento la porta di casa che si apre, probabilmente è Magnus, tornato dal suo impegno di lavoro. In ogni caso non ho intenzione di andarlo a salutare, non ho intenzione di uscire da questa stanza mai più.
 
O almeno fino all'ora di pranzo.
 
Fortunatamente, dopo che Magnus ha annunciato che usciva, sono riuscita a trovare qualcosa di commestibile nel forno. Una deliziosa torta al cacao, guarnita di glassa e zuccherini … Inutile dire che c'è rimasto ben poco di lei.
 
La porta della camera si apre all'improvviso e il mio nuovo coinquilino appare sulla soglia, decisamente trafelato. I capelli gli stanno dritti in tutte le direzioni.
 
«Dovresti proprio fare un passo dal parrucchiere.» Gli dico con benevolenza.
 
«Come hai potuto essere così sconsiderata, Clary?»
 
Magnus mi sta praticamente urlando in faccia e le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso. Sono quasi le stesse che ha usato mia madre ieri sera.
 
Oh, no.
 
Lo sa.
 
Mia madre ha scoperto dove alloggio e ha spiattellato tutto a Magnus!
 
«È successo è basta, okay?» Gli urlo di rimando.
 
Credevo che Magnus sarebbe stato un po’ più comprensivo di così.
 
«Ma certo, ti ci sei imbattuta per caso, no?» Continua, in tono vagamente isterico. «Questo è assurdo. Voi giovani fate tutto senza pensare alle conseguenze.»
 
Inizia a camminare avanti e indietro per il corridoio, con il Presidente Miao alle calcagna.
 
«Beh, anche tu e Alec lo fate. È normale, solo che -» cerco di giustificarmi, gesticolando furiosamente. Da quando il sesso tra adolescenti è diventato proibito?
 
«Io e Alec? Noi non lo faremmo mai! Abbiamo dei principi, noi
 
Eh? Quindi Alec e Magnus non hanno mai fatto sesso? Questa sì che è una svolta, devo assolutamente dirlo a Izzy.
 
«Ed era proprio per Alec. So che non siete molto in sintonia. Ma potevi almeno farlo per lui. Stasera è il suo compleanno!»
 
La faccenda inizia a farsi strana.
 
«Magnus, perché mai non avrei dovuto fare sesso con Jace … per Alec?»
 
«Chi ha parlato di sesso!?»
 
«Tu!» Urlo allibita.
 
«Io parlavo della torta che hai ingurgitato senza ritegno. L'avevo preparata io stesso, con le mie mani, per il suo compleanno!»
 
Ditemi che non ho appena scambiato una discussione su una torta di compleanno con una sul sesso.
 
«Ah, beh. In questo caso …»
 
Uccidetemi. Ora.
 
Magnus solleva un sopracciglio e smette di camminare avanti e indietro, facendo capitolare il Presidente Miao, che gli rivolge un'occhiata ostile. «Quindi, desumo che tua madre ti abbia cacciato di casa perché ha scoperto che hai fatto sesso con Jace?» Ghigna verso di me.
 
«Esatto.» Dico, trattenendo un sospiro di sollievo. Il Sommo Stregone di Brooklyn non ha capito un bel niente.
 
«Beh, Jocelyn è un po’ bigotta, in effetti. Non trovo nulla di male nell'esternare il proprio amore tramite l'atto sessuale.» Si blocca, grattandosi il mento, pensieroso. «O nell'atto sessuale e basta.»
 
«Ti ringrazio per il tuo appoggio.» A volte anche io so essere gentile.
 
«Sai, la mia prima volta è stata a dodici anni. Nel lontano milleduecento-»
 
«Magnus!» Lo interrompo prima che mi fornisca un'ampia e dettagliata descrizione del suo primo rapporto sessuale. Non credo di poterlo sopportare, è tutta la mattina che ho nausea.
 
«-trentaquattro. O era il milletrecentodue? Oh, beh, non ricordo la data. Ma ricordo perfettamente quel bel giovanotto dalla pelle ambrata. Aveva un -»
 
«Magnus, ti prego!»
 
«-bellissimo sorriso. E un gran bel sedere. Mi trovavo in Indonesia e …»
 
Mi tappo le orecchie, cercando di scacciare dalla mente immagini inopportune di slip pitonati, biancheria di seta e un Magnus di appena dodici anni. Per l'Angelo, questo ragazzo è precoce! E soprattutto non riesce a tenere chiusa quella stupida boccaccia. Cos'avrò mai fatto di male nella mia vita precedente per meritarmi tutto questo? Probabilmente ero Hitler, o qualcuno del genere.
 
«Era sera, e io ero sgattaiolato via di nascosto dalla mia cameretta, proprio per incontrarmi con Romeo, al chiaro di luna …»
 
Romeo? Ma che razza di nome è?
 
«Lui era lì, che attendeva il mio arrivo con somma trepidazione. Nudo, ovviamente.»
 
Qualcuno lo faccia smettere.
 
«Sono in incinta!»
 
Perfetto, l'ho detto. Più che altro l'ho urlato, così ora, oltre che Luke, mia madre e Magnus, lo sa anche tutto il vicinato di Brooklyn. Perlomeno è servito a interrompere il suo racconto erotico. Ora Magnus mi guarda con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.
 
«Come?»
 
«Hai capito bene.»
 
«Oh, Clary, trovo che sia … magnifico?»
 
Magnifico? Ma che diavolo ha nel cervello?
 
«Direi più che altro tragico. Terribile. Spaventoso. Inopportuno.»
 
Questa volta è lui a interrompere la mia sfilza di aggettivi alzando una mano e sedendosi accanto a me sul letto. «Jace lo sa?» Mi chiede dolcemente.
 
«No. E ti sarei molto grata se non spiattellassi tutto ad Alec, sappiamo entrambi che correrebbe subito a informare il suo parabatai.» Dico seccata.
 
Non riesco più a pronunciare il nome di Jace, sto diventando come mia madre.
 
«Clary, non puoi chiedermi una cosa del genere!» Sbotta, alzandosi in piedi e passandosi le mani fra i capelli. «Sai come i segreti abbiano rovinato il mio rapporto con Alec. Ci siamo ripromessi di dirci ogni cosa. Ogni minuscola, insignificante cosa.»
 
Annuisco con apprensione. «Quindi se raccontassi ad Alec del giovane e rampante Romeo-dalla-pelle-ambrata, lui lo saprebbe già, giusto?» Sbatto le ciglia innocentemente e vedo Magnus irrigidirsi.
 
«Bene. Terrò la bocca chiusa.» Sibila tra i denti.
 
1 a 0 per me!
 
«Piccola serpe. Sei tale e quale a tua madre. Ora alzati e vieni a darmi una mano.» Dice rabbiosamente, avviandosi verso il salone.
 
«A fare cosa? Sono incinta, devo riposare.» Gli urlo dietro, in tono lamentoso.
 
«Preparare torte non è sulla lista delle controindicazioni per le donne incinte. Quindi alza quel sedere e vieni in cucina.»
 
Una lista delle controindicazioni? Devo assolutamente procurarmela.
 
Dopo circa venti minuti, Magnus sta impastando farina, uova e cacao, mentre io mi limito ad osservarlo, sgranocchiando un cracker seduta sul tavolo con le gambe a penzoloni.
 
«Allora stasera organizzerai una cenetta intima per Alec?» Mi informo, non per interesse, più che altro perché mi annoio a morte. «Non sarebbe più carino portarlo fuori? O sei l'unico stregone che non ha un dollaro da parte?»
 
Magnus mi lancia un'occhiataccia indignata. «Se non avessi un dollaro da parte credi che potrei permettermi dei vestiti così fantastici?»
 
Preferisco non rispondere.
 
«In ogni caso, preferisco cenare in casa. La prima e ultima volta che ho portato Alec a cena fuori, siamo finiti in una discoteca, cercando di salvare una giovane lupa in transizione.»
 
«Sembra terrificante.»
 
«E quella è stata la parte migliore della serata. Ti risparmio il nano che ha cercato di derubarci e la deliziosa canzone sulle chiappe.»
 
Ma cosa sta farneticando? A volte mi chiedo (cito Jace) se non abbia ingoiato un vocabolario e non sputi fuori parole a caso.
 
«Comunque non sarà poi così intima.» Continua, tornando a parlare come un essere umano.
 
«Se ti riferisci a me, prometto di chiudermi nell'armadio e di non uscire per tutta la sera.» Sappiamo entrambi che questa promessa non vale un fico secco, ma l'educazione viene prima di ogni cosa.
 
«Questa promessa non vale un fico secco.»
 
Oh, no. Magnus sa leggere nel pensiero? Forse gli stregoni lo sanno fare. Devo informarmi assolutamente.
 
«E in ogni caso, tu cenerai con noi. Insieme a me, Alec, Izzy, Sheldon e Jace.»
 
«COSA?!»
 
(Tanto per la cronaca, Sheldon è Simon. Ormai lo sappiamo tutti.)
 
«Perché mi odi così tanto, Magnus?» Sbotto, saltando giù dal tavolo e sbattendo i piedi a terra come una bambina. Vedete, io sono una bambina, non posso avere un bambino! È contro natura.
 
«Io non ti odio, Clary. E dovrai pur vederlo prima o poi.»
 
«Non necessariamente.» Ringhio in risposta, prima di correre in camera mia a morire.
 
L'ora di cena arriva fin troppo presto e io sono nervosa come mai sono stata nella mia vita. La tavola è imbandita di cibo e bottiglie di vino e ben presto il campanello dell'appartamento si mette a trillare. Devo vomitare.
 
«Simon!» Esclamo, tornando a respirare. È solo Simon, il mio migliore amico Simon. Mi tuffo verso di lui e lo abbraccio con forza, posando la testa sul suo petto.
 
«Che succede, Clary?» Mi chiede subito preoccupato, ricambiando l'abbraccio.
 
«Niente. Sono solo felice di vederti, ecco. E poi ho litigato con mia madre, ora sto da Magnus,» il mio flusso di parole viene interrotto da un secondo trillo del campanello. Questa volta so che sono loro e che non c'è via di scampo.
 
E, infatti, dopo un istante, sulla soglia d'ingresso appaiono Izzy, Alec e Jace. Izzy è stupenda nel suo abito blu scuro, il che mi fa rimpiangere di avere addosso i miei soliti jeans e una maglietta idiota con la scritta: Romeo & Giulietta, in onore di Shakespeare. E in onore di Magnus, ovviamente.
 
L'espressione sul suo volto è stata impagabile, quando ha letto la scritta, davvero.
 
Alec va incontro a Magnus e i due si scambiano un bacio sulle labbra. Jace invece mi sta fissando. Ho paura che la mia stupida mente mi farà dire: «sono incinta,» invece che un semplice «ciao,» non appena aprirò bocca.
 
Jace si avvicina a me e a Simon e il mio cuore inizia a battere furiosamente. È bellissimo, con i suoi capelli dorati che gli ricadono sulla fronte, quegli occhi, simili a due pietre di giada e il portamento fiero di un leone. Non sta sorridendo, ed è strano, perché ogni volta che mi vede sorride. Forse lo sa già. Forse mia madre e la sua bocca larga hanno colpito ancora. Vorrei scomparire. Quando è a pochi passi da me, alza un sopracciglio biondo e punta gli occhi su Simon.
 
«Perché stai abbracciando la mia ragazza?»
 
Oh, è solo geloso, ecco perché non sorride. Che cosa tenera!
 
Simon alza gli occhi al cielo e mi fa un cenno esasperato col capo, prima di dirigersi verso Izzy.
 
Ora siamo soli. Io, Jace e la mia stupida mente.
 
«Bella maglietta.» Mi dice con un mezzo sorriso.
 
«Bel cappello.» Rispondo.
 
«Ma … io non ho un cappello.» Jace mi guarda confuso. Come biasimarlo?
 
«Appunto.» Dico, prima di voltargli le spalle e andare dritta verso camera mia.
 
Oh, Dio, penserà che sono completamente pazza. Come faccio a spiegargli che ho detto 'cappello' solo perché era l'unica parola che mi veniva in mente oltre a 'incinta' e 'gravidanza' e 'bambino'?
 
Sono pazza?
 
«Clary, aspetta!»
 
Jace mi raggiunge nella camera da letto e mi afferra per un braccio, costringendomi a voltarmi. Il contatto con la sua pelle mi provoca, come sempre, una scarica elettrica lungo tutto il corpo. Chiudo gli occhi e cerco di riprendere il controllo.
 
E poi mi meraviglio di essere rimasta incinta.
 
«Per favore, vuoi dirmi che succede? Sembra quasi che tu mi stia evitando. Eppure non ho combinato niente, stavolta. O almeno credo.» Dice, corrugando la fronte.
 
Adorabile.
 
«Non hai fatto niente,» rispondo con dolcezza, fissando insistentemente le sue labbra. «Ho solo litigato con mia madre. Niente di nuovo, insomma. Così ho deciso di stare da Magnus per un po’.» Concludo, stringendomi nelle spalle e congratulandomi con me stessa per non aver nominato nessuna delle parole proibite per un intero discorso.
 
Jace sembra rilassarsi visibilmente. Mi prende il viso fra le mani e io mi dimentico di respirare. Tutto ciò che voglio è che mi baci.
 
«Quindi non hai niente in contrario se ti bacio?»
 
Non ditemi che anche lui sa leggere il pensiero!
 
«No,» sussurro e in un secondo le sua bocca copre la mia. Le sue dita scivolano lungo la mia schiena e fra i miei capelli, mentre le nostre labbra sfregano le une sull'altre.
 
È stupendo. Mi sembra di non baciarlo da mesi, eppure sono passati solo due giorni.
 
«Mi sei mancata.» Mi sussurra all'orecchio, prima di tornare a baciarmi sul collo, sulle guance e sulle labbra.
 
«La cena è in tavola!»
 
La voce baritonale di Magnus spezza l'incantesimo che si era creato tra noi e io cerco di riprendere un minimo di autocontrollo, anche se ho il fiatone e le vertigini.
 
«Meglio andare. Magnus sembra più isterico del solito stasera.» Dice Jace, con il suo sorriso arrogante.
 
«Già, chissà perché.» Rispondo con aria distratta.
 
Una volta seduti a tavola, Alec e Jace si lanciano in una discussione animata su quale sia la migliore arma in assoluto, mentre Izzy e Magnus parlano della nuova collezione di Armani e io e Simon ci guardiamo come se fossimo capitati in un manicomio.
 
Solo in quel momento mi accorgo che nel mio bicchiere c'è del vino e che il menù è composto esclusivamente da sushi e roba cruda. Santo cielo, tutti sanno che le donne incinte non possono mangiare pesce crudo!
 
Mi schiarisco la voce e alzo un sopracciglio, fissando Magnus.
 
«Complimenti, Magnus. Sembra tutto buonissimo.» Dico ad alta voce.
 
Lui sorride, preoccupato. «Grazie, Clary.»
 
«Sembra un po’, ecco … crudo.»
 
«Certo che è crudo, è sushi!» Dice Izzy, infilandosi un pezzo di salmone in bocca.
 
Vedo un lampo di consapevolezza attraversare gli occhi di Magnus. Probabilmente aveva pianificato il menù giorni fa, molto prima di venire a sapere della mia condizione. Poi gli occhi di Magnus cadono sul mio decolté e per un attimo non capisco.
 
Ma certo, sta leggendo lo slogan della mia maglietta.
 
«Perché, Clary, non ti piace il pesce crudo? Di solito lo mangi.» Dice sorridendo lentamente.
 
Brutto … e poi sono io la perfida serpe!
 
«Izzy, ti piace la mia maglietta?» Mi giro verso di lei e sporgo il petto infuori, in modo che tutti possano ammirare l'incantevole scritta rosa: Romeo & Giulietta.
 
Izzy la guarda schifata. «Sembra quella di una bambina di nove anni con gravi problemi sociali.»
 
Sono terribilmente offesa.
 
«Ehi! Mi ricordo della maglietta.» Dice Simon, all'improvviso. «Jocelyn te l'ha comprata quando siamo andati in gita a Coney Island, avevamo appena visto il film.»
 
«Proprio così,» rispondo entusiasticamente. «Mi ricordo ancora le battute a memoria.» Prendo un bel respiro e mi calo nel personaggio, gli occhi fissi su Magnus, che mi guarda agghiacciato. «O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, rifiuta il -»
 
«Basta così!» Magnus sbatte le mani sul tavolo. Sta sorridendo, ma più che altro il suo sorriso assomiglia alla smorfia di un demone.
 
Izzy, Alec e Jace ci guardano come se fossimo pazzi.
 
«Che c'è, Magnus? Non apprezzi Shakespeare? Eppure tutti sognano di incontrare il proprio Romeo
 
«Questa conversazione è surreale.» Dice Jace, alzando un sopracciglio.
 
«Questa conversazione è da ritardati!» Izzy e il suo solito tatto.
 
Dalle mani di Magnus si levano delle fiammelle azzurre e per un attimo temo che mi ucciderà. Poi sul tavolo appaiono due piatti da portata, pieni di cibo, tutto molto cotto. Sorrido soddisfatta.
 
2 a 0 per me, o sbaglio?
 
«E questi da dove li hai rubati?» Esclama Alec, inorridito al solo pensiero del furto appena commesso dal suo ragazzo.
 
Dopodiché, la cena è stata estremamente piacevole. Almeno per me.
 
Arrivati al dessert, Magnus presenta la sua torta fatta in casa e io mi auguro che non ci obblighi a cantare tutti in coro 'tanti auguri a te'. Ma, ahimè, non lo scopriremo mai, perché proprio in quel momento Alec riceve una chiamata dall'Istituto.
 
«Dobbiamo andare.» Alec si alza in piedi, il corpo teso e gli occhi determinati, già pronto alla battaglia. «Nostra madre ha detto che è stata rilevata un'intensa attività demoniaca in centro e che sono stati avvistati alcuni demoni. Dobbiamo andare a controllare, ora.» Riferisce a noialtri Cacciatori. Poi si rivolge a Magnus, tornando ad essere il solito ragazzo impacciato e imbarazzato. «Mi dispiace tanto, Magnus … per la torta, è davvero carina.»
 
Magnus sembra un cucciolo ferito. Un cucciolo di stregone alto un metro e novanta, ferito.
 
«Non fa niente. Va' pure, Alexander.»
 
Mi viene da piangere. Perché sono stata così crudele con lui?
 
«Andiamo. Clary, datti una mossa.»
 
Eh?
 
«Eh?» Dico stupidamente.
 
Jace mi guarda come se fossi un'idiota. «Vieni, con noi, no?»
 
«Perché?» Chiedo altrettanto stupidamente.
 
«Perché sei una Cacciatrice, per l'Angelo!» Sbotta Izzy.
 
«Io … io …»
 
Oh, no. Non di nuovo. Sono terrorizzata, non voglio esporlo a pericoli inutili.
 
«Clary non si è sentita bene, oggi. Farebbe meglio a rimanere a casa con me.»
 
È la voce di Magnus quella che sento?
 
«Credo sia un'influenza intestinale. Non ha fatto altro che vomitare e andare al bagno.» Grazie tante, Magnus. «Non è così, Clary?»
 
Annuisco con convinzione.
 
«Va bene! Rimani!» Alec, Izzy e Jace sono già oltre la porta, quando Izzy si blocca. «Simon, tu vieni o hai un po’ di mal di testa?» Chiede con tagliente ironia.
 
«Arrivo. Credo di aver dimenticato il portafogli in camera di Clary, aspettatemi di sotto. Ci metto un attimo.» Con un sonoro sbuffo di disapprovazione, Alec, Izzy e Jace spariscono oltre la soglia.
 
Simon va verso la mia camera e io lo seguo. «Dove lo hai lasciato?» Chiedo guardandomi attorno in cerca di un portafogli di pelle marrone consunta. Lo conosco bene perché gliel'ho regalato io per il suo quattordicesimo compleanno. Ma lui non sembra interessato ad alcun portafogli.
 
«Clary, tu non hai l'influenza.»
 
«Ah, no?» Rispondo sulla difensiva. «Non credevo ti fossi iscritto alla facoltà di Medicina negli ultimi due giorni.»
 
«Io so come sei quando stai male o sei stata male, è da quando ho nove anni che ti sto accanto. Lo capisco dalla tua faccia. Non è questo il tuo problema.»
 
Perché sono tutti così attenti alle mie varie facce?
 
«Per favore, dimmi che cosa c'è che non va. Sai bene che non lo dirò a nessuno se è ciò che vuoi.»
 
Respiro a fondo, valutando le mie varie opzioni. Non mi viene in mente un solo motivo per cui non dovrei dirlo a Simon. «Beh, ecco, io potrei essere … lo sai
 
«No, non lo so!»
 
«Potrei essere incinta.» Sento un peso enorme che mi scivola via dal petto. Simon è la prima persona a cui dico volontariamente di essere incinta. E forse non avrei dovuto farlo, visto che sembra sull'orlo dell'infarto.
 
«Potresti, o lo sei?»
 
«Lo sono.»
 
Gli occhi marroni di Simon si spalancano per lo shock. Per un secondo rimane immobile e mi fissa incredulo.
 
«Oh, merda.»
 
«Puoi dirlo forte.»
 
Sembra davvero sconvolto. «Jace è il …?»
 
«Ma che domande fai? Non è che abbia avuto molti altri ragazzi.» Ribatto stizzita.
 
Lui fa un'espressione contrita e abbassa lo sguardo, imbarazzato. «Era per essere sicuro, sai.»
 
Non so cosa dire, davvero. Così decido di rimanere in silenzio.
 
«Io ci sarò sempre per te, lo sai?»
 
Vedo solo una sagoma indistinta che mi si avvicina, i miei occhi sono completamente appannati dalle lacrime. Quando Simon mi abbraccia, per la seconda volta quella sera, riesco a sentirmi finalmente a casa e inizio a piangere.
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Clary F