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Autore: Eliatheas    26/08/2008    4 recensioni
Sento ancora l’intensità del tuo sguardo su di me e apro gli occhi. “Eustachio” Le tue labbra – morbide e rosee – sillabano il mio nome, silenziosamente, senza emettere alcun suono, eppure io me ne accorgo. Jill. Le tue lacrime mi colpiscono come uno schiaffo. I tuoi singhiozzi mi trafiggono come una spada.
Una One Shot sulle Cronache di Narnia, basata sull'ultimo libro -L'Ultima Battaglia - quando Eustachio viene catturato dai Calomerniani.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eustachio Scrubb, Jill Pole
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so cosa esattamente sia questa storia, il che è tutto dire.
Ho visto il film “Il Principe Caspian” e mi è venuta la voglia di rileggere i romanzi di Narnia. Tutti. Oggi stavo leggendo “L’ultima battaglia” – esattamente il passo in cui catturano Eustachio – e mi è venuta in mente questa storiella. Sono sempre stata un’accesa sostenitrice di questa coppia – be’, io ho tifato un po’ per tutti, compresi Cor e Aravis  e Polly e Digory – e ho voluto rendere giustizia a quello che l’autore non ha mai voluto scrivere. Ovviamente, le parti in corsivo sono state inventate da me tranne la prima che si riferisce al giorno in cui Eustachio e Jill finiscono a Narnia, quando Jill piange dietro la palestra. La seconda è ambientata dopo la "Sedia d'argento" e prima de "L'ultima Battaglia", la terza il giorno prima della Battaglia e l'ultima parte in corsivo qualche minuto prima della battaglia.

 - Un armigero trascinava verso l'entrata della stalla qualcuno che urlava e sclaciava; quando passarono accanto al fuoco e vennero illuminati dalla fiamma, furono facilmente riconoscibili: la vittima del soldato di Carlormen, purtroppo, era Eustachio.
[...]
Eustachio fu gettato dentro come un sacco di patate e l'armigero chiuse la porta.
[...]
Jill si era ricordata di voltare il viso dall'altra parte. "Visto che non riesco a smettere di piagere, dovrò cercare di non bagnare le frecce e l'arco " pensò. -

Le Cronache di Narnia - L'ultima Battaglia, pag 1108 - Volume Unico -

Jill  
Light Blue Eyes

I soldati di Calormen mi trascinano verso quella maledetta stalla e io non ho neanche la forza di oppormi.
Riesco solo ad alzare il viso verso la roccia bianca e vi vedo, tutti. Tirian, il volto teso e l’espressione disperata, Poggin il nano, stupito, Diamante, Enigma, Alidifuoco... e tu, Jill.
Mi guardi, disperata. I tuoi occhi celesti sono velati di lacrime che cerchi di non versare, senza successo.
Non piangere per me, Jill.
Non mi merito le tue lacrime, né la tua disperazione e neanche i tuoi occhi puntati nei miei.
Il tuo viso, anche visto da lontano, è di una bellezza assurda. La pelle candida, le guance arrossate, le labbra dischiuse. E i morbidi boccoli che ti ricadono dolcemente sulle spalle, sulla schiena, attorno al viso da bambola.
Chiudo gli occhi, ma dentro di me ho ancora il ricordo dei tuoi occhi color cielo puntati nei miei.

Jill
Lacrime.
Singhiozzi.
Disperazione.
Anche quella volta piangevi.
Quella volta in cui ti sono venuto in contro, dietro la palestra.
Avevo sentito i tuoi singhiozzi.
Avevo sentito le tue lacrime.
E sono venuto da te, per cercare di rimediare a quelle lacrime.
Perché, in fondo, sapevo che era colpa di quello che ero stato precedentemente.
Sapevo che era colpa di quelle parole dette con l’intenzione di ferire, sapevo che era colpa di quei gesti minacciosi, sapevo che ero io la causa di quelle lacrime.
O meglio, il ragazzo che ero stato.
Per questo sono venuto da te.
Per rimediare.
Per cancellare le parole, i gesti, i ghigni che avevo rivolto sprezzante a te.
Non avevo idea della verità.
Non avevo idea che il passato non si sarebbe cancellato solo perché ti avrei consolata.
E ogni volta che ti guardo, sento l’invisibile perso di quelle parole maligne sulle mie spalle.

Sento ancora l’intensità del tuo sguardo su di me e apro gli occhi.
“Eustachio”
Le tue labbra – morbide e rosee – sillabano il mio nome, silenziosamente, senza emettere alcun suono, eppure io me ne accorgo.
Jill.
Le tue lacrime mi colpiscono come uno schiaffo. I tuoi singhiozzi mi trafiggono come una spada.
Perché, ancora una volta, stai piangendo, Jill.
E, ancora una volta, io sono la causa delle tue lacrime, dei tuoi singhiozzi, della tua disperazione.
Jill.
Scuoto la testa, impercettibilmente, come a dirti di smettere di piangere, ma tu non mi ascolti, come al solito.
Non mi hai mai ascoltato, Jill. Sei sempre stata testarda.
E continui a piangere.
Per colpa mia.

Jill.
Odio e indifferenza, prima. Quando ero ancora un ragazzino immaturo.
Amicizia.
E non oso dire qualcosa di più, perché quel qualcosa di più mi intimorisce, mi spaventa e mi allontana da te.
Lontano da te la mia mente torna lucida, ogni paura mi sembra stupida e quello che definisco “qualcosa in più” svanisce all’apparire della razionalità.
Ma quando sono con te, la mia mente si annebbia e l’unica cosa che percepisco è la tua risata, l’unica cosa che riesco a vedere è il tuo sorriso e quel “qualcosa in più” torna a premere dolorosamente contro il mio cuore.
“Eustachio...”
La tua mano delicata mi sfiora la guancia, il tuo sorriso mi annebbia il cervello.
“Jill..”
La mia voce trema.
Tu poggi la testa sul mio petto, i tuoi riccioli biondi premono contro il leggero tessuto della mia camicia, le tue mani mi stringono la schiena, delicate.
“Non mi sento a mio agio, qui. Voglio tornare a Narnia”
Le mie mani ti accarezzano il volto, il mio cuore batte più veloce del normale e riesco a sentirne persino il rumore.
“Quando Narnia avrà bisogno di noi, ci chiamerà”
Tu ti stringi ancora di più a me e la tua guancia sfiora la mia camicia.
Sorridi.
Sento quel sorriso nella tua voce angelica.
“Eustachio?”
Abbasso il mio sguardo verso di te e incontro i tuoi meravigliosi occhi color cielo.
Rabbrividisco, ma non ti allontano.
“Si?”
“Grazie” dici, con un sorriso timido sul tuo volto e le tue guance candide diventano un po’rosse.
Sorrido a mia volta e continuo ad accarezzarti la guancia rovente di imbarazzo.
Ed ecco che la verità pesa di nuovo sulle mie spalle:  nonostante quando sono con te la mia mente sia annebbiata, i momenti di lucidità sono questi.
Quelli in cui la mia razionalità non interviene a dirmi che sto sbagliando.
Quelli in cui mi rendo conto di essermi innamorato di te, Jill Pole.


Quando ti vidi per la prima volta, allo Sperimentale, tu non eri che una bambina. Minuta, fragile, spaventata da quella gente che ti circondava.
Avevi un volto piccolo e innocente e quegli occhi azzurri – grandi e limpidi, che mi avevano abbagliato dal primo momento – spiccavano sul candore della tua pelle. Un ammasso di riccioli biondi circondava il tuo piccolo volto, donandoti l’aspetto di un angelo.
Volevo venire da te, chiederti se avevi bisogno d’aiuto, ma non lo feci.
Mi ricordo di te, Jill, quando eravamo a scuola. Sempre seduta in ultima fila, con gli occhi azzurri rivolti alla finestra e l’espressione sognante. Ogni tanto perdevo la mia aria da primo della classe e mi imbambolavo a guardarti, così fragile e minuta, con quel viso innocente ed un sorriso meraviglioso.
Jill.
Adesso sei cresciuta, Jill, ma sei sempre la stessa. Sempre fragile – come se da un momento all’altro potessi spezzarti – e magra. Il tuo volto è cambiato, maturato, i tratti tondi e infantili sono diventati più marcati, ma hai sempre quell’espressione sognante. Il tuo sorriso è ancora innocente e i boccoli biondi ti circondano ancora il viso pallido, come un’aureola. E quegli occhi, Jill, i tuoi occhi... non sono mai cambiati. Limpidi, chiari, grandi e innocenti...quegli occhi che sono lo specchio della tua anima.
Ogni volta che li guardo mi sento qualcosa dentro, qualcosa che mi fa stare bene e male allo stesso tempo. Un’emozione impossibile da descrivere con le parole.
Quante volte ho pensato di dirtelo? Molte, ma nessuna di tutte quelle volte te l’ho detto, perché avrei rovinato la nostra amicizia.
E per me non c’è niente di più prezioso al mondo di te, Jill Pole.

Jill.
Paura.
Terrore.
Sentimenti che mi attanagliano le viscere, qui, mentre ti guardo.
Lo faccio spesso, sai?
Da quando siamo venuti per la prima volta a Narnia. Ti guardavo nel sonno, perché mentre dormivi avevi un’aria così tranquilla che anche io mi rilassavo.
Ma ora non lo faccio per rilassarmi, per tranquillizzarmi.
Ormai non ho più speranze. Non sopravvivremo un’altra notte,Jill e lo so benissimo.
Non cerco pace, non cerco sogni, illusioni o speranze mentre ti guardo.
Cerco il tuo sguardo, l’unico che vorrei vedere questa notte.
E per sempre.
Con una mano ti accarezzo i riccioli biondi, che ti danno l’aspetto di un piccolo angelo.
Mi chino su di te e ti stringo a me, per paura che tu possa andartene via per sempre. Come sarà.
“Eustachio?”
La tua voce è cristallina, pura come il tuo aspetto.
“Non riesco a dormire” mormoro, il viso affondato nei tuoi capelli. Tu sospiri e ti volti verso di me. La mia presa attorno alla tua vita svanisce e tu mi sorridi dolcemente.
“Hai paura?”
Prendo le tue mani, incrocio le nostre dita e ti guardo a lungo prima di annuire, mordendomi l’interno della guancia.
“Anche io” dici, liberando le tue mani dalle mie e posando la tua testa sulla mia spalla. Ti stringo a me, per non perderti.
Sei così piccola, Jill. Così fragile. Eppure, in te, hai una forza che spaventa.
Ma questa notte, la tua forza è svanita e sei solo un delicato angelo tra le mie braccia.
La maschera di ragazza pronta a tutto che non si spaventa di niente è crollata e tu non sei altro che Jill, una ragazza che sta per affrontare qualcosa più grande di lei.
Non piangi. Solo due piccole lacrime ti solcano le guance e mi bagnano la casacca, ma non singhiozzi, non urli.
Perché anche tu sai che non servirebbe a niente.
“Jill..”
Alzi lo sguardo e i tuoi occhi mi trafiggono.
“Eustachio...”
Poggi la testa sul mio petto ed ascolti battito del mio cuore impazzito.
“Cosa c’è?”
Ti guardo e ti stringo a me.
Questa è la nostra ultima notte, Jill.
L’ultima notte in cui potrò vederti dormire o stringerti a me, disperatamente.
Eppure, neanche stavolta ce la faccio.
“Niente”mormoro, arrossendo.
Tu alzi di nuovo lo sguardo e mi fai un piccolo sorriso.
“Eustachio...”
Uno sguardo di rimprovero.
“No, davvero” mormoro, accarezzandoti il viso pallido. “Nulla”
“Sicuro?”
“Sì”
E, anche se so che non potrò mai più dirtelo, resto in silenzio, con il tuo viso premuto contro il mio petto e il mio cuore che va a mille, inconsapevole della verità che cade ancora una volta sulle mie spalle: è finita.

Ti guardo un’ultima volta per conservare il tuo volto – meraviglioso e devastato dalla disperazione – come ultimo ricordo della mia vita.
E’ tutto finito, Jill. Tra poco io sarò là dentro e la mia vita finirà così, senza che io ti abbia detto la verità, senza che una sola volta abbia potuto baciare le tue labbra.
Mettiti in salvo, Jill.
Non restare a guardarmi mentre mi trascinano verso la mia fine. Scappa, porta Tirian con te. Per Narnia non è finita se qualcuno ancora ci crede. Aslan verrà. Lui ci ha sempre ascoltato e ci è venuto in contro quando ne avevamo bisogno.
Non soffrire per me, Jill. Non sono che un ragazzo, uno sconosciuto, in fondo. Siamo diventati amici quasi per caso e con la mia amicizia hai dimenticato tutto quello che ti avevo fatto prima.
Ma io ho sempre ricordato tutto il dolore che ti ho causato.
Dimenticami, Jill.
Dimentica Eustachio Scrubb, un vecchio compagno di scuola e di avventure, qualcuno di cui tra qualche anno scorderai l’aspetto e persino il carattere. Di me non ti resterà che il nome. Ti ronzerà nella testa in quei giorni d’autunno, in cui guardi la pioggia dalla finestra, assalita dalla malinconia.

“Eustachio...”
Il tuo volto vicino al mio è di una bellezza devastante.
Ti accarezzo la guancia candida e poso un bacio sulla tua fronte, mentre tu arrossisci furiosamente.
“Andrà tutto bene” dico, ma neanche io ci credo tanto.
Tu mi guardi a lungo, poi mi abbracci disperata, ma non piangi.
“Ne sei convinto?” chiedi, con la tua voce cristallina.
“No” mormoro, chinandomi su di te e baciando la tua tempia. “E’ finita”
“Lo penso anche io”
Ti scosti da me e mi guardi per un’ultima volta, poi ti volti, impugni l’arco e ti incammini.
“Eustachio?”
Ti volti, il tuo volto è disperato. I tuo occhi sono intensi come fiamme e i boccoli biondi ti circondano dolcemente il viso.
“Jill...”
La mia mano cerca di raggiungerti, ma tu ti scosti, singhiozzante. Ma nessuna lacrima solca il tuo volto.
Un guerriero non piange.
“Mi mancherai”
Un sussurro senza speranze di un futuro.
“Anche tu” ho la bocca impastata e le lacrime mi offuscano gli occhi. “Jill..”
Vorrei potertelo dire, ma a che servirebbe?
A rendermi conto di quello che non avrò mai, perché la mia vita finirà oggi stesso?
“Si?”
“Sei stata una grande amica”
Sorridi, disperata.
“Anche tu...”

Ti guardo per l’ultima volta, mi stanno per portare nella stalla.
Sei così irrimediabilmente bella, Jill. Tirian ti posa un braccio sule spalle e tu continui a piangere, disperata per me e per la mia sorte, ma anche per quello che succederà a te, a Tirian...a Narnia.
Ti guardo un’ultima volta, sperando in tuo sorriso che so non arriverà.
I tuoi occhi sono ancora puntati nei miei.
Le tue labbra sillabano ancora il mio nome in silenzio.
“Ti amo” dico, ma so che tu non mi hai sentito.
Mi trascinano dentro.
Tu volti il viso. Tirian ti ha detto che non devi farti vedere piangere e cercare di non bagnare arco e frecce. Tu lo ascolti. Per la prima volta in tutta la tua vita fai quello che ti dice qualcun altro . Avrei voluto esserci, per sorridere trionfante e dirti che qualcuno era riuscito a farti ragionare. Ma io non ci sarò. Non ci sarò mai più.
L’ultimo ricordo della mia vita saranno degli occhi.
Azzurri.
Limpidi.
Grandi.
Pieni di lacrime.
I tuoi occhi.
Gli occhi di Jill Pole.

   
 
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