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Autore: Lucky_Lucy    06/07/2014    2 recensioni
Frammenti dalla vita insieme di un dio bugiardo del caos (che adora il verde e il nero) e di un eroe magnate complessato (che ama oro e rosso): litigi e soluzioni, chiacchiere e discorsi, momenti tranquilli o frenetici.
Questa raccolta di shot non ha una trama specifica, il filo conduttore è l'amore tra Loki e Anthony E. "Tony" Stark.
Lo stile è incostante così come gli avvertimenti e il rating potrebbe variare in futuro.
P. S. : se ve lo steste chiedendo, la precisazione tra () sui colori ha un (suo) senso ... immaginatevi la casa o.o un incubo!
P. S. 2 : è la mia prima raccolta, siate comprensivi (ma il fatto che sia sclerotica non dipende da quello, ci tengo a sottolinearlo
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NdA
Lo so, scomparire per mesi e poi rispuntare così dal nulla con roba a caso è abbastanza orribile... che volete farci. Sono invivibile. No ok, ho avuto la maturità e un crollo di ispirazione, sorry. Comunque, mi sono data a scrivere l'inizio della relazione tra questi due adorabili sbandati. Sarà a puntate (perché fare tutto in uno non era divertente) e non prometto assolutamente niente sui tempi ma se siete curiosi e non aggiorno da tanto scrivetemi e rompetemi pure le balle, c'è una discreta probabilità che mi spinerà a scrivere.
Detto ciò, buona lettura!
Ah no, quasi scordavo: ovviamente i personaggi non mi appartengono (sono pure  un po' OOC, spero poco) e non sta scritto da nessuna parte se non negli scleri del fandom che fossero gay, figurati che stessero insieme. Tra l'altro, questa cosa non si colloca da nessuna parte, nel senso che non ho ancora visto Thor - TDW quindi ... boh. E' in un tempo indefinito post-The Avengers (quindi post Thor) ma potrebbe finirci in mezzo della mitologia nordica... c'entra quel che c'entra, insomma.


NdA 2.0
270 visite al primo capitolo e 102 al secondo (che, diciamocelo, era orrendo)  *___*  adoro tutti/e voi che leggete, sappiatelo. Grazie per le tre recensioni e soprattutto grazie a VPV e a _Helen_ che hanno inserito questa cosa tra le preferite e alle 11 persone che la seguono. Vi voglio un sacco di bene, GRAZIE <3 <3 <3

 

The beginning of it all

part 1


* Sentì ogni forza venir meno e desiderò soltanto di trovarsi lontano da lì. Allora scivolò via per una delle vie dimenticate tra i regni, se per una volta nella sua lunga vita avesse avuto fortuna, se il Tesseract non le avesse mostrate a nessun altro, forse sarebbe occorso del tempo prima che lo trovassero. Non se ne preoccupò: non avrebbero comunque trovato nulla più che un corpo freddo. Soltanto, non desiderava morire in quel luogo. Una luce innaturale lo abbagliò per un istante, poi scivolò nelle tenebre. *

Socchiude gli occhi, meravigliato che esista un aldilà,  ancor più sorpreso che sia così poco doloroso. Batte un paio di volte le palpebre, vagamente consapevole del rumore di metallo contro metallo a breve distanza, e mette a fuoco quello che somiglia ad un soffitto midgardiano.
"La legge del contrappasso, forse?" -pensa.
Si leva faticosamente a sedere, senza un suono, e volta il capo verso sinistra. Si direbbe un laboratorio o qualcosa di simile, vi sono mucchi di bizzarre macchine contorte di cui non indovina l'utilità. Abbassa lo sguardo su di sé: è seduto in un letto pulito, lui stesso è pulito e indossa vestiti che non gli appartengono. Un tubicino di materiale flessibile e trasparente proveniente da una sacca di liquido appesa vicino al letto arriva al suo braccio, dove è conficcato con un ago. Loki sfila cauto l’ago, poi sente nuovamente quel rumore di ferro contro ferro. Voltando il capo a destra si ritrova a fissare la schiena di una figura poco massiccia, coronata da scuri capelli corti e ribelli, sospettosamente familiare.
Stark.
"Legge del contrappasso e senso dell'umorismo?" – pensa.
No, se il mortale fosse trapassato Thor ne avrebbe fatto menzione, o sarebbe stato addolorato.
Dunque.... è possibile che... eppure... 

"Cazzo!!"

Si riscuote dai suoi pensieri, risolleva lo sguardo ed osserva il mortale abbassare con aria truce il guanto luminoso che gli aveva puntato contro. Per un istante i due si fissano in silenzio.
"Allora, Bambi, come stai?"
La domanda è inaspettata, immotivata e apparentemente sincera. Perché mai il mortale dovrebbe interessarsi alle sue condizioni? D'altro canto, questo significa definitivamente che è vivo. Spazientito dalla mancanza di risposta, Stark sembra rivolgersi all'aria.
"Jarvis, mostrami i suoi parametri."
Suo malgrado, il dio non può evitare di sorprendersi quando l'aria risponde "subito, signore" e si anima: segni, grafici e dati compaiono sulle pareti. La magia midgardiana è a dir poco strana. Mentre osserva impassibile le scritte cercandone il significato sente distrattamente il dialogo tra l'umano e l'aria:
"Uhm, Jarvis, la prossima volta avvisami quando il nostro ospite si sveglia. Prima che io faccia un infarto, grazie." 
"Chiedo scusa, signore, ero in modalità 'muto' ..." 
"Cristo, Jar, questo ha una priorità maggiore di non essere disturbato mentre lavoro, no?!"
Poi Stark si rivolge a lui:
"Comunque, Piccolo Cervo, pare che tu stia notevolmente meglio. Ho fatto qualche calcolo ipotetico approssimativo e suppongo che questi dovrebbero essere i tuoi parametri normali. Beh, tecnicamente è stato Jarvis, ma io ho creato lui quindi è uguale. Dicevo, se ci ho azzeccato non ne sei tanto distante e a occhio e croce stai guarendo più in fretta ora, quindi direi che nel giro di un altro giorno al massimo dovresti stare bene. Fisicamente parlando. Perché psicologicamente sembri sotto shock.... ma non è il mio campo.  ... drink? Credo di dovertene ancora uno. Spero tu sia qui per questo e non per uccidermi."
Loki guarda i dati che si sono materializzati in  verde sotto a quelli già presenti in rosso, dalle chiacchiere del mortale intuisce che si tratta di dati su di lui: la frequenza con cui batte il suo cuore, quella con cui respira, la temperatura del suo corpo. In qualche modo a lui sconosciuto, Stark sta misurando tutto questo in tempo reale e ha provato ad ipotizzare come dovrebbero essere quei dati se lui stesse bene. È più di quanto un guaritore di Asgard avrebbe saputo fare e i dati, per quanto ne sa degli Jotun, sono sorprendentemente vicini alla realtà. Il dio è intrigato. Ci sono alcune domande che si affastellano nella sua mente ancora confusa e dolente. Prima di tutto, perché è ancora vivo? Cos'ha fatto il mortale? E perché mai l'ha fatto? Salvare un proprio nemico è stupido, persino per un mortale. Poi, ha detto "un altro giorno"? Da quanto tempo si trova lì?  E dov'è esattamente?
È solo alla fine della sfilza di domande che il dio si rende conto di aver dato voce ai suoi pensieri.
Stark lo fissa un istante senza batter ciglio, poi gli dà le spalle commentando con decisione: "... drink."
Loki lo segue stancamente per delle scale bianche e poi in una cabina di metallo che sale da sola verso l'alto e il dio è ancora troppo stanco per chiedersi perché o come. Ancora una volta si rende conto in ritardo di aver espresso i propri pensieri a voce. La risposta dell'uomo è "si chiama 'ascensore' e te lo spiego un'altra volta il come. Magari quando stai meglio, mhm? Non buttarmi di nuovo dalla finestra, grazie. Funzionerebbe anche meno dell’altra volta ma preferirei non dover cambiare di nuovo il vetro. "
Si ritrova in una sala che già ha visto, è quella da cui ha scagliato dalla finestra Stark che si è salvato grazie ad uno di quei suoi congegni; è quella in cui si è scontrato con la bestia, il ricordo è poco piacevole. Si lascia cadere su uno dei sedili bianchi così poco familiari sentendosi davvero senza forze. Prima che possa osservare altro, l'uomo gli mette in mano un piatto con delle strane cose piatte dal colore dorato, piuttosto sottili, coperte da una salsa marrone traslucida dall’aria appiccicosa.
"Si chiamano pancakes e sono un attentato alla dieta per la quantità di sciroppo d'acero che c’è sopra ma sono buoni e gli zuccheri dovrebbero farti bene, suppongo. Hai l'aria di uno che non mangia da giorni." 
"Ho avuto altri impegni."
Stavolta la risposta è cosciente anche se distratta e flebile. Il mortale lo guarda divertito:
"Altri impegni che sopravvivere? Mangia, diva, ce n'è ancora" commenta.
Il dio fissa il contenuto del piatto sospettosamente poi decide che se l'uomo l'avesse voluto uccidere gli sarebbe bastato lasciarlo morire e assaggia il cibo, che si rivela morbido, caldo, dolce e ... buono.
Con sua stessa sorpresa il dio ne mangia altri tre piatti e inizia a sentirsi effettivamente meglio. La situazione resta confusa e irreale ma inizia ad apprezzarne la calma piacevolezza: è al caldo, comodo, ha cibo e bevande (sebbene entrambi siano strani) e nessuno da combattere o da cui fuggire, per ora. Stark gli porge un bicchiere, "vacci piano, è Irish Coffee, c'è il whiskey, non so come ve la caviate voi dei con l'alcool" gli dice. Il dio ridacchia:
"Hai mai avuto l'occasione di vedere Thor bere, mortale?" 
"Sì, crolla prima di me se gli dai superalcolici... in compenso la birra per lui è acqua. Mai capito come funzioni. Tu hai qualche idea?"
Loki non si riesce a trattenere dal sorridere. Poi:
“Perché non mi hai ucciso?”
“Sai, sei davvero fissato con le domande spinose, te l’ha mai detto nessuno?”
“Nessuno che sia vissuto abbastanza a lungo da raccontarlo. O che abbia conservato la possibilità di farlo.”
Il tono vagamente gelido e offeso per quanto debole ha un effetto immediato: Stark si rilassa visibilmente. Questo è il Loki con cui è abituato a trattare. Relativamente parlando.
“Oh, in questo caso sono lusingato di essere ancora vivo … comunque, sai, questo tecnicamente è un paese civile … non uccidiamo gente disarmata in quel modo. Beh, di solito no. Cioè …  è complicato ma-”
“Perché non mi hai lasciato morire, allora?” – lo interrompe il dio, puntando su di lui uno sguardo freddo e indagatore anche se non del tutto a fuoco.
L’inventore schiocca la lingua, sovrappensiero.
“Ecco, questa è una bella domanda.”
Già. Una bella domanda, davvero. Perché non l’ha lasciato morire? Tony sa che si ricorderà per l’eternità il momento in cui un Loki sanguinante e semi-svenuto si è materializzato nel suo salotto, sotto i suoi occhi, e in cui lui ha mollato il bicchiere che aveva in mano, lasciando cristallo e whisky al loro destino -lo sfacelo- per prendere al volo il dio che stava cadendo di faccia verso il pavimento. A tutt’oggi, dopo una settimana e mezza, ancora non sa perché l’abbia fatto. Ha provato a convincersi di averlo aiutato per evitare di lasciare ad altri la soddisfazione di eliminare un suo nemico ma sente che non è questa la ragione. Se ripensa a quelle prime ore … c’era sangue ovunque, Loki aveva ferite multiple che non smettevano di sanguinare, aveva dovuto arrangiarsi a cauterizzare vene recise e suturare tessuti e ringraziare ogni entità superiore, compresa quella sotto le sue mani, del miracolo: nessuna arteria era stata recisa, apparentemente, oppure il dio le aveva curate con la magia prima di arrivare lì. Arrestare l’emorragia era stato difficile e il dio aveva perso molto sangue. Tony aveva passato ore agitate su una poltrona accanto al suo letto a trafficare col suo StarkPad, sperando vivamente che il dio superasse la notte e contemporaneamente dandosi dell’idiota per star augurandosi il bene di un nemico, la questione di cosa fare nel caso non ce l’avesse fatta rimandata frettolosamente nei meandri oscuri della sua mente ogniqualvolta emergeva. Ma Loki aveva superato la notte e Tony alle prime luci dell’alba aveva ripulito tutto, lavato il dio, per quanto possibile, e poi si era messo al lavoro in laboratorio, come nulla fosse. Pepper l’aveva rimproverato al telefono per non aver dormito (apparentemente era in grado di capirlo dal suo tono di voce) e lui aveva incassato il rimprovero senza una parola ed aveva continuato a lavorare. Per tre giorni non aveva osato muovere il dio, limitandosi a controllare che la flebo di soluzione nutritiva non si staccasse dal suo braccio. Il quarto giorno aveva rotto gli indugi e si era deciso a spostarlo. Prima in bagno, per dargli una ripulita un po’ più accurata (una delle cose più imbarazzanti della sua vita), poi in laboratorio, dove aveva preparato un letto. Quindi si era chiuso in laboratorio proibendo a chiunque di mettervi piede e ci era rimasto fino ad un’ora prima, quando il dio si era svegliato. A ben pensarci, si era dato una gran pena per lui, e ancora non ne capiva il motivo. Dopo questa riflessione -che occupa lo spazio di circa due secondi- :
“Ancora non lo so” ammette.
Loki assottiglia gli occhi poi sembra accontentarsi e passa ad altro, sempre guardingo. Sembra stia realizzando solo ora di trovarsi in territorio nemico, forse da tempo:
“Mi trovo nella città che voi chiamate New York, nella tua dimora, suppongo. Da quanto tempo sono qui?”
“Da una settimana e mezza ormai. Ce ne hai messo di tempo per svegliarti. E in caso te lo stessi chiedendo, se lo S.H.I.E.L.D. sapesse che sei qui non saresti più qui ma in una qualche loro prigione nel deserto o roba simile. E probabilmente io non sarei più vivo. Ehi, che hai intenzione di fare?!?”
La mano di Stark si posa sulla sua spalla, spingendolo di nuovo indietro sul sedile. Il dio legge la preoccupazione negli occhi scuri, Tony il conseguente sbalordimento in quelli verdi. Lo ignora bellamente.
“Non avrai mica pensato di uscire di qui?!? Mio dio, sei veramente più pazzo di me. A malapena ti reggi in piedi! E poi sei pieno di punti, ho dovuto ricucire un po’ di squarci, se inizi ad andartene in giro le ferite si riapriranno. Ah, devo rifarti il bendaggio. Qualcosa mi dice che con te sveglio sarà più difficile. Diciamo che alcune delle tue ferite sono … imbarazzanti. Andiamo, ti riporto giù. Devi riposare almeno un altro giorno, poi vedremo come starai. Con tutta la fatica che ho fatto per farti restare vivo, sii gentile abbastanza da evitare di suicidarti ora! E poi, se esci in queste condizioni ti trovano di sicuro e se lo S.H.I.E.L.D. scopre dove sei stato curato e da chi mi fai ammazzare. Ti ho appena salvato la vita, sarebbe carino da parte tua aspettare una settimana prima di volermi di nuovo morto!”
Tony posa il bicchiere che teneva in mano sul tavolo, si avvicina al divano, fa scivolare il braccio destro attorno alla vita del dio, portandosi il suo sinistro sopra le spalle, e lo tira in piedi di peso, meravigliandosi ancora di quanto sia leggero. La domanda di Loki è un mormorio flebile e stanco:
“Perché lo fai, Stark?”
“ … vorrei tanto saperlo anch’io. Si vede che la vicinanza con Cap mi ha fatto diventare un boyscout volonteroso.”
In ascensore, il dio si addormenta in piedi contro di lui. Quando Tony lo solleva di peso, ha l’impressione che per un istante la mano del dio si stringa sulla sua spalla. Si scrolla di dosso il pensiero di “un dio gracile”, come direbbe Bruce, lo porta fino al letto in laboratorio, ce lo posa sopra, gli cambia le bende senza che il dio si svegli nemmeno una volta e poi lo copre.
Resta per un istante a fissarlo, poi gli dà le spalle e si rimette al lavoro.
  
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