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Autore: LadyVaderFrancy    07/07/2014    4 recensioni
La guerra è finita da 19 anni, Harry ha una splendida famiglia, tutto sembra essere a posto, ma qualcosa lo turba, un rimorso, che ha un nome preciso Severus Piton. Riuscirà il ragazzo che ha ucciso tu-sai-chi a tener testa al nostro professore di pozioni preferito?
Dal capitolo 2
“Lo so Harry, credimi, ma penso che anche tu possa fare ben poco, era un ex Mangiamorte, ed era un Serpeverde fino al midollo, cosa ti aspettavi? Gli onori e la gloria sono riservati ai Grifondoro!” Disse con un sorriso accennato il platinato, cercando di farlo reagire.
Ma Potter rispose con tono serio e triste “Almeno un po’ di rispetto Draco.”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Coppie: Harry/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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~~Capitolo 1 – La sua famiglia

“Guardami… Hai gli occhi di tua madre…”
“No, NO, NOOOOOOO!”

SSS
La casa era in pieno fermento, preparare tutto l’occorrente per la scuola e tre ragazzini era una cosa davvero estenuante pensò Ginny mentre urlava “Su ragazzi muoviamoci, siamo davvero in forte ritardo! A quest'ora dovevamo già essere a King Cross, su che gli zii ci stanno aspettando!” Poi guardando il piano superiore della casa aggiunse: “Harry tesoro, sbrigati!”

Harry Potter scese le scale di corsa, i suoi capelli corvini erano tutti arruffati proprio come quando era ragazzo, diede un bacio veloce a sua moglie, prese il suo caffè e dopo aver ristretto i bauli dei suoi figli uscirono di corsa per recarsi finalmente alla stazione, perchè il treno per Hogwarts non aspettava nessuno, neanche i Potter.
Una volta arrivati a destinazione, videro il resto della loro famiglia andargli incontro. Ron li salutò con la mano al fianco di sua moglie, mentre tre teste rosse in miniatura corsero verso i loro cugini tutti esagitati ed entusiasti. Il più giovane dei Potter Albus Severus guardò verso suo padre e disse “Ciao papà ci vediamo ad Hogwarts!”
Harry si sforzò di sorridere e poi si avvicinò ai suoi cognati, che erano sempre stati anche i suoi migliori amici.

Dopo aver visto la faccia del ex ragazzo sopravvissuto, Ron si voltò verso sua moglie e a bassa voce bisbigliò “Guarda ha di nuovo quell’ espressione. Sai, speravo che almeno quest’anno sarebbe stato diverso, mi chiedo come mai Harry non riesce a vivere una vita serena.”

Hermione lo guardò incredula e poi con il solito fare da saputella rispose “Ron lo sai bene il perché, si sente ancora in colpa. Sta arrivando, non dire nulla ti prego”.

Il rosso sospirò “Lo so, lo so Mione, ma ha di nuovo quello sguardo. Mi sembra di essere tornato indietro a quando eravamo ad Hogwarts e si svegliava dopo aver sognato Tu-sai-chi”.

La riccia sgranò gli occhi “Basta così, non voglio più sentire parlare di Voldemort! E ora taci, se non vuoi che ci senta”.

Nel frattempo tutte le giovani teste rosse degli Weasley e degli Weasley-Potter, erano già salite sul treno che si sbracciavano fuori dai finestrini per salutare la propria famiglia urlando “Ciao mamma, ciao papà, ciao zii, ci vediamo al castello!”

Dopo la partenza dell’espresso, Ron si avvicinò alla sorella “Ciao Ginny, come vanno le cose? Ah che sbadato quasi dimenticavo, la mamma vuole sapere se venite domenica alla Tana. Sai vorrebbe fare qualcosa di speciale per Charley, che torna dalla Romania.”

Ginny guardò suo fratello lo baciò “Credo che vada bene” poi si voltò verso suo marito toccandogli il braccio “Per te va bene caro?”, ma il giovane uomo non rispose, la donna sapeva che Harry in quel particolare giorno era davvero poco socievole.
Dopo una seconda richiesta, il moro guardò sua moglie e senza dimostrare molto entusiasmo rispose “Certo tesoro, per me va bene. Sai che mi piace stare in famiglia”.

“Hey amico, certo che non sembri proprio entusiasta della proposta, sai che tua suocera stravede per te! Cerca di non venire con quella faccia”.
Hermione diede un’occhiataccia al marito, e Ginny rispose “Ron, Harry non ha riposato bene stanotte, lascialo stare.”

Harry guardò la sua famiglia: la adorava, era stato un membro onorario degli Weaasley fin dall’età di 11 anni. Poi aveva sposato Ginny, ed era entrato a far parte della loro famiglia ufficialmente. A quel punto i suoi due migliori amici erano diventati anche i suoi cognati, aveva tre splendidi figli, un lavoro appagante, eppure nonostante tutto, qualcosa lo tormentava. La guerra era finita da molti anni, ma per lui la pace non era mai arrivata del tutto, perché non aveva dimenticato: la battaglia, i morti, il senso di colpa e il rimorso. La maggior parte delle volte riusciva a tenere sotto controllo quei pensieri e quelle emozioni, ma non giorno, così disse “Che ne dite se ci fermiamo a bere qualcosa prima di andare? Ne ho proprio bisogno.”

“Ma certo” rispose tempestivamente Herminone “E poi abbiamo un sacco di tempo prima del nostro incontro con la preside!”. Il moro si irrigidì al suono di quelle parole, ma cercò di non darlo a vedere. Raggiunsero tranquillamente il paiolo magico, entrarono o dopo aver occupato un tavolo per quattro ordinarono una burrobirra a testa, come ai vecchi tempi. br />
Harry era totalmente assorto nei suoi pensieri, mentre Ron Ginny ed Hermione parlottavano del più e del meno. Finchè la riccia non lo richiamò alla realtà “Harry, Harry tu che ne pensi!”.

Il moro scosse la testa, come per scrollarsi di dosso tutti i suoi pensieri, e infine rispose: ”Mi dispiace scusa, non stavo seguendo il discorso. Sai che la mattina non do il meglio di me.” E fece una smorfia.

Ma l’amico che come gli altri lo conosceva da una vita, disse” Si certo, è solo per questo amico, dai spara!”
“Scusa Ron, ma non ho voglia di parlare, ho avuto una nottata difficile. “ Rispose sospirando il salvatore del mondo magico.

“E Siamo alle solite” lo rimbeccò la cognata con il suo fare da mammina. “Possibile che dopo tutti questi anni e dopo tutto quello che abbiamo passato, dobbiamo ancora tirarti fuori le parole dalla bocca. Noi siamo il magico quartetto! Lo sai che puoi dirci tutto.”

“Ehm, veramente quando siamo diventati un quartetto? Se non sbaglio siamo sempre stati il trio d’oro, Ginny che c’entra!” la corresse il rosso sbeffeggiando quella che considerava ancora la sua sorellina.

“Ron, sei sempre il solito” ringhiò Ginny stizzita.

Harry sorrise alle buffonate del suo migliore amico ” Sono solo nervoso. Non mi va di andare ad Hogwarts oggi! Sto pensando di non venire stavolta”.

Tutti e tre si voltarono di scatto con gli occhi spalancati. “Ma Harry non puoi mancare! Lo sai, che la commemorazione non ha senso senza di te! Il ragazzo sopravvissuto che ha sconfitto per la seconda volta tu-sai-chi non può mancare !”disse Ron.

Harry lo guardò seccato “ Ron non prendermi in giro, sai che per me non è un argomento sulla quale scherzare! Odio andare li, odio dover fingere che tutto vada bene, e odio dover vedere di nuovo… quell’ufficio”.

Ginny gli toccò il braccio per farlo rasserenare, in genere funzionava sempre, ma l’argomento guerra-Hogwarts era ingestibile anche per lei.

“Allora hai deciso di non tenere nemmeno la lezione per i futuri Auror! Sai che la McGranitt ci resterà molto male vero?”.

Il moro gli lanciò un occhiataccia e poi ringhiò “Mi dispiace, ma se penso a tutte le volte che sono rimasto deluso io, uscendo da li… credo che siamo pari.”

“Ero convinto che avessi risolto tutti i tuoi problemi con Minerva, dopo… ehm la storia del quadro.” bofonchiò il rosso.

Harry lo fulminò e poi con la voce piena di sarcasmo sibilò “Devo ricordarti che ho sudato sette mantelli, per convincere tutti a mettere il ritratto di Piton in presidenza! E tieni conto che hanno accettato solo perché l’ho chiesto io, il grande Harry Potter, la leggenda vivente! E’ stato quasi più difficile che battere Voldemort!”.

“Harry, smettila! Vedi di calmarti non puoi presentarti al castello così. Lo sappiamo quanto ti sei impegnato, eravamo presenti anche noi a quasi tutte le tue sfuriate sull’argomento, e se non sbaglio ti abbiamo sempre appoggiato ”lo riprese Hermione.

“E’ vero mi avete appoggiato, ma solo per fare un favore a me, non perché vi importava di…lui” ringhiò mentre stringeva le mani a pugno. “Nessuno vuole ricordare un ex Mangiamorte, un traditore, anche se alla fine si è riscattato. Ahhh basta! Non voglio più discutere di questo, se dobbiamo andare, andiamo e facciamola finita, ma giuro questo è l’ultimo anno. Non parteciperò mai più a questa stupida farsa!!” Il giovane mago era davvero infastidito, avrebbe preferito affrontare di nuovo un basilisco piuttosto che mettere piede a quella maledetta commemorazione.

“Harry tesoro, smettila di parlare così. Quello che facciamo serve a non dimenticare, ed è giusto che tu sia presente, anche per i nostri figli.” Lo riprese dolcemente Ginny.

“Uffa, lo so, lo so,” bofonchiò il moro. “Vedrai che mi calmerò strada facendo.” Ma tutti e quattro sapevano che non sarebbe successo. Ogni volta che Harry doveva affrontare "l’argomento Piton”, si trasformava, perdeva il controllo e diventava una furia. Tutto il mondo magico aveva a malapena accettato che l’ex bambino d’oro, aveva sconfitto Voldemort, grazie all’aiuto di un ex Mangiamorte, che aveva ucciso il più grande mago del mondo, anche se era avvenuto per ordine dello stesso Silente.
Il quartetto d’oro si alzò, dopo aver lasciato i galeoni sul tavolo, Ron si avvicinò al suo amico, mentre le loro mogli erano pochi passi davanti a loro “Harry amico, calmati ti prego. Non farai la solita scenata dalla Mc Granitt vero?” Aveva assistito troppe volte in quegli anni a delle sfuriate interminabili, e le peggiori si erano svolte proprio al castello.

Harry fulminò “Non prometto nulla Ron. Stanotte ho avuto un altro incubo” e poi si passò nervosamente la mano tra i capelli, “Non ce la faccio più. Ogni anno in questo periodo, non faccio altro che sognarlo.”
Ron fissò gli occhi smeraldine del suo migliore amico, poteva vedere il suo profondo dispiacere, avrebbe voluto aiutarlo ma non sapeva come. Lui proprio non capiva perché continuava a tormentarsi, per quel vecchio pipistrello dei sotterranei, o meglio sapeva perché, ma lo trovava assurdo. Cercò comunque di rincuorarlo, usando le parole che Hermione a gli ripeteva quando parlavano dell’argomento “Amico… a che serve tutto questo… lo sai che lui… ecco io credo che lui in fondo ti voleva bene … a modo suo. Io non credo che avrebbe fatto quello che ha fatto, se non fosse così. Sono sicuro che non ce l’ha con te.”

“Ah davvero?” rispose infuriato “Allora perché non è mai venuto da me, o al castello? Ron, in 19 anni hai idea di quante volte… io… l’ho pregato… E lui, mai nemmeno una volta si è degnato di venire a parlarmi! Certo che ce l’ha con me, per quello che io gli ho fatto, e chi potrebbe biasimarlo? Non ho mai capito chi era, l’ho sempre odiato ingiustamente, mentre lui ha fatto così tanto per me. Vorrei solo poterglielo dire, almeno una volta, ma lui non me lo concederà mai, vero? E poi perché dovrebbe, io sono solo quell’idiota di Potter per lui.”

Ron guardò il suo amico di sempre, erano cresciuti, avevano entrambi un bel lavoro, avevano una splendida famiglia eppure Harry non riusciva ancora a darsi pace, per quello che era successo 19 anni prima. Gli mise una mano sulla spalla e disse “Dai lo sai come era fatto Piton, se può farti un dispetto lo fa, non perché sei tu, ma perché lui sarà rimasto il solito vecchio pipistrello dei sotterranei, era così con tutti!” e sorrise sperando di averlo tirato un po’ su.

“No Ron, non è vero! Con mia madre ha parlato una volta, e parla sempre con Draco! Quindi non venirmi a dire, che è così con tutti”

“Mi dispiace che ci stai ancora così male, hai provato a chiedere a Malfoy di intercedere con lui per te? Forse può metterci una buona parola.”

“Si l’ho fatto, ma non ha funzionato. E poi ho smesso di chiederglielo, avevo paura che si allontanasse anche da Draco ”. Lo sguardo di Harry era immensamente triste, mentre guardava Ginny ed Hermione sparire nel camino.

In silenzio anche i due giovani uomini presero la Metropolvere e dopo un bagliore verde, si ritrovarono entrambi nell’ufficio della preside ad Hogwarts.
   
 
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