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Autore: air_amavna    07/07/2014    3 recensioni
Era strano che dopo tutto quel tempo io pensassi ancora a lui, ritornava nella mia mente anche quando meno me l'aspettavo. Quando camminavo per strada vedevo il suo viso ovunque, in ogni passante, e sperai che anche lui stesse facendo lo stesso con me.
Mi stava pensando o mi aveva già dimenticata?
Ricordavo ogni momento passato insieme a lui, da quando mi ospitò sul suo marciapiede sporco, facendomi sentire al sicuro, fino a quando rubammo la macchina del mio capo per fuggire lontano. Quando disse che mi amava, anche se ci conoscevamo da poco, mi sentii la ragazza più felice della terra.
Le sue parole erano indelebili, incise nel mio cuore e nella mia mente, non le avrei mai dimenticate.
Sequel della One Shot "Freedom". Si consiglia di leggerla prima di iniziare questa storia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Freedom'
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Hurts
-Capitolo nove-

 
-Kate
Conoscevo Harry Styles da quasi due anni ormai e avevo imparato ogni suo piccolo particolare. Riuscivo a capire se fosse stanco, arrabbiato, triste o felice. Non aveva segreti per me e questo lui ovviamente non lo sapeva. Me ne innamorai subito, non appena lo vidi seduto su una sedia in pelle blu, con le manette alle mani.
Mentre mio padre si domandava come mai un uomo arrestato se ne stesse tranquillamente seduto nella stazione di polizia, io mi chiedevo come potevano i suoi occhi essere così spenti. Le cose che risaltavano in lui erano le occhiaie nere e una marea di ricci scuri che gli coprivano tutta la testa.
Abbassò lo sguardo sulle mani legate e mi fu difficile continuare a scrutare il suo viso stanco. Mi feci coraggio e mi avvicinai, prendendo posto su una delle sedie al suo fianco. Inorridii al solo sedermi, pensando a tutte le altre persone che avevano poggiato i loro fondoschiena su quelle sedie, ma cacciai via quei pensieri per soffermarmi su di lui.
Indossava un pantaloncino scuro e una camicia semiaperta. I polsi era rossi a causa delle manette e i capelli leggermente unti e sporchi. Alzò il capo e si soffermò a guardarmi, senza mostrare nessuna espressione. Era triste e spento, ma nonostante tutto, io riuscii a vedere la bellezza del suo viso.
Lo immaginai pulito, in un vestito elegante e persi la testa. Qualunque cosa avesse fatto quel ragazzo, lo avrei liberato.
"Come ti chiami?" chiesi premurosa, poggiando una mano sulle sue.
Lui reagì male e si scostò, catturando l'attenzione di mio padre.
"Kate togliti di lì!" urlò, sgranando gli occhi alla visione di me vicino ad un uomo arrestato. Mi alzai di fretta e il ragazzo dai capelli ricci continuò a fissarmi seriamente, fino a quando non uscii da lì.
Dopo tutto quel tempo, ancora mi chiedevo cosa lo avesse ridotto in quello stato. Quando lo portammo a casa cambiò totalmente, non fu mai più aggressivo, in nessun modo.
Era uno dei ragazzi più educati che io avessi mai conosciuto, si proponeva di aiutare mia madre e, nonostante cominciò anche a sfruttarlo, lei proprio non lo sopportava. I miei genitori non lo avevano mai voluto in casa, ero sempre stata io a volerlo.
Inizialmente mi era sembrato addirittura timido, ma con il tempo quella timidezza sparì.
Era disponibile, allegro e affettuoso, o almeno era quello che mostrava a noi.
In quel momento mi sembrava di vedere un altro Harry, un Harry diverso, addirittura depresso. Fissava il cibo senza toccarlo e con le punta delle dita toccava il bordo del bicchiere pieno di vino rosso, come se fosse perso in un grande ragionamento.
Non l'avevo mai visto così e avevo tanta paura.
Forse non ero mai stata capace di capirlo e mi sentii male al solo pensiero.
"Non hai fame?" gli chiesi, accarezzandogli una mano, nel modo più dolce possibile.
Lui mi sorrise, facendo battere il mio cuore il più veloce del normale, e annuì, facendo muovere i riccioli scuri.
"Menti"
Mi guardò confuso e mi pentii di averlo detto.
"No, sto bene. Sono solo un po' stanco"
Stava ancora mentendo, ma finsi di crederci.
Samantha inviava messaggi di nascosto sotto al tavolo e nostro padre sembrava non essersene accorto. Sapevamo entrambe quanto odiava i cellulari a tavola, ma forse lei era troppo presa da Niall per obbedire alle regole.
Harry non c'era, lo sentivo distante. E avevo paura che il suo amore potesse svanire da un momento all'altro.
Avrei fatto qualunque cosa pur di averlo di nuovo come prima, e mentre lo ammiravo mangiare, escogitavo un piano... che non avrebbe sicuramente fallito.



 
-Eve
Pulii con rapidità il tavolino all'esterno del bar e passai di nuovo il panno bagnato, cercando di mandare via le macchie di cioccolato fondente.
Mi era molto difficile essere gentile con i clienti, sopratutto con i bambini, ma era l'unico modo che avevo per guadagnare qualcosa. In quel mese avevo cambiato circa tre bar, in tutti e tre ero stata licenziata per il mio carattere. Avevo urlato contro due bambini nel primo, perché non facevano altro che ronzarmi tra i piedi mentre portavo i menu ai tavoli, e fatto cadere un drink sul vestito bianco di una donna anziana nel secondo.
Entrai con tranquillità nel bar e sentii la porta principale aprirsi.
Vedere Niall e Samantha entrare nel bar, non mi fece affatto bene. Mi conoscevo abbastanza da sapere che se non mi fossi controllata ne avrei combinata un'altra delle mie.
Anche se lo odiavo, non potevo fare a meno di guardarlo mentre teneva la mano della sua ragazza intrecciata alla sua. Gli occhi vispi studiavano il locale, e fece una smorfia davanti a tutto quel rosa. Era la stessa faccia che avevo fatto io. Il bar era esageratamente femminile: le pareti rosa confetto, i tavoli color argento a forma di cuore e su ognuno di essi un vasetto di ceramica con delle rose finte.
Mi scappò una risata e i suoi occhi saltarono su di me, accennando un saluto con la mano.
Sul suo volto non vidi comparire nessun sorriso, ma rimasi lo stesso a fissarlo, mentre prendeva posto ad un tavolino. Alzai gli occhi al cielo quando vidi Samantha arrabbiarsi, e dentro di me esultai.
La camicia che indossava Niall risaltava i suoi occhi e a mio malgrado non potei fare a meno di trovarlo bellissimo.
Quand'era l'ultima volta che avevo definito un ragazzo 'bellissimo'? Probabilmente non lo avevo mai fatto, nemmeno quando ero una semplice adolescente. Avevo sempre definito tutti i maschi una massa di 'stupidi'. Forse Scarlet aveva ragione quando mi riferiva che non sarei mai cambiata.
Vidi i due rivolgermi una veloce occhiata e mi affrettai a prendere il blocchetto delle ordinazioni poggiato sul bancone. Feci un respiro profondo prima di voltarmi definitivamente, sperando che i capelli fossero abbastanza ordinati nella mia crocchia fatta distrattamente quella stessa mattina.
"Io prendo un cappuccino" ordinò subito Samantha, senza neanche degnarmi di uno sguardo.
Annuii con il capo e mi affrettai a scrivere, sotto lo sguardo insistente di Niall. Più tempo ero lì e più mi sentivo nervosa.
"E' tutto?" sbottai, non riuscendo a non guardare niente se non i suoi occhi. Cosa avevano di così diverso rispetto agli altri? Perché mi rendevano così nervosa e insicura?
"Sì, ma vorrei che facessi presto al posto di perdere tempo, perché andiamo di fretta" sbottò la bionda, rivolgendomi uno sguardo di disprezzo, per poi arricciare le labbra piene, ricoperte da un lucidalabbra rosa.
Niall sgranò gli occhi e puntai la mia attenzione sulla ragazza. Era vestita come se fosse uscita da una chiesa o forse era il suo abbigliamento da 'nobile'. Per di più, odiavo quando qualcuno si rivolgeva in quel modo nei miei confronti, e di certo non l'avrei permesso ad una come lei.
Niall l'avrebbe sicuramente assecondata e questa cosa mi rendeva ancora più incazzata.
Strinsi i pugni e gli occhi più belli che avessi mai visto si posarono su di essi.
"Sam non dire così, farà subito e poi abbiamo abbastanza tempo"
"No che non lo abbiamo! Mio padre ha stabilito un orario e se rientro più tardi non potrò vederti per almeno una settimana"
Mi allontanai scocciata e dentro di me sperai che facesse davvero tardi.

"Scusala"
Una voce mi fece voltare di scatto, provocandomi un forte dolore al collo.
Mi ero girata verso il lato opposto ai due per non subirmi le loro effusioni, e mi stupii di vederlo lì.
Sbuffai e gli risposi a tono, guardandolo dritto negli occhi.
"Se non le ho tirato un pugno è perché non voglio essere licenziata di nuovo"
Mi stupii di sentirlo ridere. Insomma, avrebbe dovuto difenderla, no? Probabilmente stava ridendo di me.
"Potrei darlo a te un pugno se non la smetti di ridere"
Lui di risposta rise ancora di più e finsi di lanciargli un pugno, ma lui lo afferrò e sussultai al suo tocco.
La sua mano ricopriva interamente il mio polso e mi staccai di colpo, notando un cliente che cercava di catturare la mia attenzione.
"Dovresti andare dalla tua Samantha, sto cercando di lavorare"
Scrissi con rapidità l'ordinazione e strappai il foglietto, per poi poggiarlo sul bancone della cucina. I suoi occhi non mi avevano lasciata neanche per un secondo e tentai in tutti i modi di evitarli.
"Sto cominciando a pensare che tu sia gelosa, Eve"
Mi ero trovata improvvisamente con la schiena attaccata al suo petto e la sua voce era un sussurro vicino al mio orecchio. Avrei potuto semplicemente spostarmi, invece me ne restai ferma, a godermi quel momento.
"Per niente"
Il mio tono freddo non lo spaventò, anzi. Mi strinse ancora di più e scostò qualche ciuffo dietro le orecchie, per poi poggiare le labbra sul mio collo.
Se qualcuno ci avesse visto, oltre ai clienti, sarei stata licenziata per atti osceni in luogo pubblico.
"Esci con me"
Mi voltai, facendo attenzione a non toccarlo con le mani, e lo pietrificai con lo sguardo.
Non lo avevo mai visto da così vicino, neanche una volta. I suoi occhi, attorno alla pupilla, erano di un azzurro chiarissimo con qualche sfumatura verde, che piano piano diventava sempre più scuro, fino al blu.
"No"
"Perché?"
Rimasi incantata davanti al movimento delle sue labbra, ma l'urlo dell'altra cameriera mi richiamò.
"Eve datti da fare, ci sono due tavoli che hanno bisogno di te!"
Lui fece un passo indietro, senza mai distogliere lo sguardo dal mio. "Perché?" chiese di nuovo.
"Perché non mi va"
"Non dire palle, Eve!" quasi urlò, catturando l'attenzione di due donne intente a bere uno strano frullato. Afferrai il blocchetto e mi avviai ad un tavolo, con lui alle calcagna.
"Tu hai già una ragazza e io non perderei il mio tempo con uno come te"
Un signore in giacca e cravatta ci osservava attento, mentre gustava le sue patatine, come se fosse al cinema.
Mentivo, mentivo così tanto che la mia voce tremò alle ultime parole.
"Giusto, mi ero dimenticato"
Mi voltai di colpo, per osservare la sua espressione e non riuscii a capire cosa intendeva.
"Cos'è che hai dimenticato?"
"Del tuo caratteraccio" rispose subito, mostrando un sorriso furbo.





 
-Scarlet
Marcus si avvicinò al banco deluso, cercando di nascondere le lacrime con i capelli. Nonostante avesse qualche problema, io cercavo sempre di non farlo sentire triste, o almeno non diverso dagli altri.
Se stava piangendo, era perché Toby gli aveva detto che il suo disegno era orribile.
"Io lo trovo bellissimo"
Lui mi guardò e accennò un leggero sorriso, per poi asciugarsi le lacrime con le mani.

Il mio rapporto con Zayn era tornato alla normalità. Era come se non avessimo mai litigato, tranne per Louis, che non faceva altro che lanciarmi strane occhiatine e stare sempre tra i piedi, e per Niall, che proprio non riusciva a riallacciare i rapporti con il moro.
Quando la campanella suonò, accompagnai tutti i bambini fuori dalla scuola con l'aiuto delle altre maestre, e mi affrettai ad inviare un messaggio a Zayn, per poi posare il cellulare nella borsa.
Quel giorno faceva particolarmente caldo nonostante fossimo in pieno marzo e l'idea che tra qualche mese sarei andata in vacanza mi metteva su di morale.
Il parcheggio della scuola era ancora pieno e salutai alcuni bambini, prima di avviarmi definitivamente verso la stazione del treno.
Ci era voluto un po' per abituarmi ai mezzi di trasporto, e anche se Zayn non poteva venirmi a prendere sempre, apprezzavo i suoi gesti improvvisi.
Infatti, ogni volta, speravo di trovarlo lì.
Ma quel giorno rimasi a bocca aperta quando intravidi una macchina bianca splendente, ormai dall'aria familiare.
Eppure, vicino allo stazionamento, un ragazzo dai capelli ricci era poggiato contro quell'auto, intento a scrivere qualcosa sull'ultimo modello di iPhone.
Cosa avrei dovuto fare? Salutarlo come se niente fosse?
Quel giorno indossava una camicia bianca, dei pantaloni neri molto stretti, e delle converse bianche stranamente consumate.
Alzò lo sguardo distrattamente dal cellulare e lo posò su di me. Non mi ero nemmeno accorta di essermi fermata a quattro passi da lui.
Mi feci coraggio e accennai un sorriso, per poi avvicinarmi.
"Come mai da queste parti?"
"Ho pensato di venirti a trovare" mormorò, senza però guardarmi. "Se non vuoi posso anche andarmene"
Perché si mostrava così insicuro? Era normale che volessi passare del tempo con lui, ma questo non lo capiva.
"Non voglio che te ne vada" lo assicurai.
Non mi importava se Zayn ci avesse visto insieme, o almeno speravo non si arrabbiasse.
"Stavi uscendo?" mi domandò, tornando a posare gli occhi sul mio viso.
"Sì"
Portò una mano dietro la nuca e cominciò a grattarsi in modo nervoso, per poi guardare qualcosa dietro di me.
Mi era mancato così tanto stare con lui, eppure mi sembrava così diverso.
"Stai bene?" gli chiesi, notandolo in uno stato di agitazione improvviso.
"Sì, sto bene. Volevo solo passare del tempo con te"

L'aria condizionata nella sua macchina lussuosa aveva completamente rinfrescato l'aria.
Anche se avevo detto a Zayn che andavo a mangiare fuori e non tornavo a casa, non mi sentivo in colpa. Era la verità, da una parte, e io ero troppo felice di aver rivisto Harry.
Guidava con facilità la sua auto e io ammiravo il modo in cui cambiava marcia e muoveva il volante con le mani.
"Che ne dici di una pizza?"
Annuii, distogliendo lo sguardo dalle sue grandi mani, per poi guardare fuori dal finestrino.
La macchina si fermò d'improvviso ad un semaforo e nessuno dei due parlò, fino a quando arrivammo a destinazione.
Era ancora così strano vederlo che non potevo crederci. Mi sembrava di essere ritornati indietro nel tempo, dove non avevo niente e nessuno, solo lui.

Non avrei mai pensato che Harry mi potesse portare in un ristorante. Sembrava tutto troppo intimo e affrettato, gli altri avrebbero potuto praticamente scambiarci per una coppietta, ma non mi importava di nulla.
Ero con Harry in quel momento e avevo dimenticato di tutto, anche di Eve a casa che mi aspettava per il pranzo.
Averlo davanti a me, in quella camicia bianca costosa, rendeva tutto ancora più confuso.
"Che facoltà sceglierai?"
Quella domanda mi lasciò spiazzata, stupendomi del fatto che si ricordasse delle mie parole. Avevo detto di voler frequentare l'università il giorno in cui ci rivedemmo.
"Lettere e filosofia" risposi prontamente, mentre osservavo la cameriera arrivare con due pizze calde.
"Ma non ne sono sicura, non sono neanche certa di farcela con i soldi" aggiunsi, tagliando con il coltello lo spicchio di pizza.
Quando alzai lo sguardo lo trovai a mangiare con le mani e finì di masticare, prima di rispondermi.
"Su questo non ci sono problemi"
Aggrottai le sopracciglia e poggiai il coltello sul tavolo, perché proprio non riuscivo a capire cosa intendesse con quella frase. Magari non ci fossero stati problemi!
"Non capisco" ammisi.
"Ti aiuto io, con i soldi e tutto"
Lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo e per un momento ci credetti.
Scossi la testa divertita e lui mi lasciò di nuovo senza fiato con le sue parole.
"Davvero Scarlet, ti aiuterò io"
"Ma non puoi!"
Richiusi subito la bocca e mi morsi le labbra. Non era stata mia intenzione urlare e lui parve capirlo dal mio atteggiamento.
"Io ormai sono ricco" cominciò. "E indovina? Non sono felice, per niente. Anzi, mi sento solo, come non lo sono mai stato. Posso avere tutte le macchine che voglio, ma non mi serviranno a nulla. A te invece serviranno a qualcosa, ti renderanno felice."
Aveva fissato per tutto il tempo il mio viso e io il suo. Mi chiesi perché si sentisse così. Mi chiesi perché si sentisse solo, quando poi al suo fianco aveva una bellissima ragazza e una famiglia, anche se un po' scorbutica, ma pur sempre una famiglia.
Quello che mi uscì dalle labbra, però, non fu niente di tutto questo.
"Non puoi farlo, devo riuscirci da sola"
Si mise una mano nei capelli è continuò a mangiare.
In quel momento sarei voluta entrare nella sua testa e sentire tutto quello che stesse pensando.
Passarono due minuti in silenzio e lui non sembrava voler continuare a parlare dell'argomento.
"Non pensavo ti piacesse così tanto la cucina italiana" lo presi in giro, mentre lo ammiravo mangiare. Più che mangiare quello era divorare.
Alzò lo sguardo dal piatto, per puntarlo nel mio, e accennò un sorriso con le labbra. "Infondo non conosci tante cose di me"
Era vero. Mi sentivo così tanto legata a lui che era come se lo conoscessi. Era come se quei due giorni passati insieme in quei due anni fossero bastati per farci amare. Ma ovviamente non era assolutamente vero.
Harry era un perfetto sconosciuto dopotutto, uno sconosciuto che mi era entrato nel cuore e che non voleva andare più via.
"Il signor Hamilton ne va pazzo" aggiunse poi, pulendosi le mani sul tovagliolo. "In questo ristorante ci sarò venuto circa venti volte"
Risi sotto ai suoi occhi e bevvi un sorso d'acqua dal mio bicchiere.
"Anche Zayn ne va pazzo" ammisi. "Quando ha lasciato l'Italia era così depresso che sarebbe tornato a casa solo per mangiare la sua adorata pizza. Dice che sua madre è un'ottima cuoca"
Lui intanto fissava il suo bicchiere vuoto, come se fosse perso in qualche grande ragionamento.
La cameriera ci portò il conto e pagammo, cioè in realtà pagò Harry. Non mi andava che mi definisse una poveraccia, perché alla fine non ero poi così povera.
Quando uscimmo dal ristorante adocchiai subito la sua auto e mi voltai per aspettarlo.
Ero ancora scossa per la conversazione avuta poco prima. Insomma, non poteva essere serio!
“Ti accompagno a casa?” chiese premuroso.
Ormai mi era vicino, così vicino che potevo semplicemente specchiarmi nel verde dei suoi occhi. La sua mano mi accarezzò un braccio, e scese lentamente, fino ad incastrarla con la mia.
Era stato un gesto così delicato e io mi sentii benissimo. Era come se fossimo legati solo da quel tocco.
Il vento gli scosse i capelli e lui con la mano libera se li portò su, senza mai distogliere lo sguardo da me.
“Vorrei tenerti per mano tutto il tempo che vorrei” sussurrò, avvicinandosi sempre di più.
Le sue labbra catturarono l'attenzione dei miei occhi, e rimasi stregata dal loro movimento. Salii lentamente, fino ad arrivare al suo sguardo e schiusi le labbra, non riuscendo a dire nulla.
“I soldi ti renderanno felice” disse poi, riprendendo l'argomento lasciato in sospeso, e strinse sempre di più la mia mano, trasmettendomi un calore familiare. “Anche se vorrei che fossi io a farlo"
Mi morsi le labbra sotto il suo sguardo. Mi guardò così profondamente che mi mise a disagio, ma non riuscii a non ammirare i suoi occhi.
Realizzai di star baciando Harry Styles solo quando le sue labbra toccarono le mie, le stesse labbra che mi avevano fatta sentire amata due anni prima.
Erano le stesse, le ricordavo perfettamente. Solo che in quel momento erano piene di passione, lui mi voleva. E a mio malgrado, anche io volevo lui.
Con quel bacio stava trasmettendo tutta la sua voglia di avermi rivista, o almeno così lo interpretai.
Premette le mani sui miei fianchi, facendo combaciare i nostri bacini, e puntai le braccia sulle sue spalle. I suoi capelli erano morbidi e setosi, e io ero così persa in lui che dimenticai di tutto.
Dimenticai che ci trovavamo in una strada al di fuori di un ristorante, che la gente poteva vederci, e che Zayn poteva tranquillamente passare di lì.
Sarei rimasta lì per il resto della giornata, avvinghiata al suo corpo, come se fosse la mia ancora di salvezza.
Ancora in estati, schiusi le labbra, per permettergli di approfondire il bacio. Sulla mia pelle sentii dei brividi quando udii un respiro profondo da parte sua.
Ero sicura di essere sotto un incantesimo, o forse era semplicemente Harry.
Non seppi con certezza quanto tempo passò, ma quando aprii gli occhi, lui aveva la fronte poggiata sulla mia e mi guardava intensamente, con un largo sorriso sulle labbra rosse.
"Che cosa ho fatto?" sussurrai, senza avere il coraggio di allontanarmi.
Il sorriso largo di Zayn mi si parò davanti e lo immaginai a casa ad aspettarmi.
Seppure la voglia di alzarmi sulle punte e baciarlo di nuovo era davvero tanta, poggiai le mani sulle sue spalle e lo spinsi leggermente.
Lui non lo capì, e avvicinò di nuovo il viso pericolosamente al mio.
"No, Harry!" urlai.
Con gli occhi lucidi mi guardai attorno, nella speranza di non vedere nessuno. E se qualcuno ci avesse visti?
Non potevo correre nessun rischio, quello era stato un errore. Un bellissimo errore, ma pur sempre un errore.
"Non possiamo, ho un fidanzato!"
Non disse nulla, ma potei notare qualcosa distruggersi nei suoi occhi.
La sua mano si era poggiata sulla mia e la spinsi via, contro tutta la voglia che avevo.
Scossi la testa e mi voltai, per dargli le spalle, e correre il più lontano possibile.




 

Holaaaaaaa!
Sì, sono ancora viva!!
Eccomi tornata con questo nono capitolo e sì, non mi piace molto, a parte la fine. Mi sembra tutto troppo affrettato, ma questo Harry è così complicato! Non lo riesco a gestire, mi fa uscire pazza!! ahahah
Però, un motivo c'è se l'ha baciata, e nel prossimo capitolo (che ho già finito) ci sarà anche un suo Pov.
In questo capitolo conosciamo meglio sia Kate che Harry e... quale sarà il piano malvagio della ragazza? Zan zan zan
Poi, vi piacciono Eve e Niall? *w*
E del bacio cosa ne pensate?
Spero di non avervi delusa e, anche se vi ho fatto aspettare millenni, giuro che questa volta sarò più precisa. Lo prometto! 
Grazie ancora a chi mi sopporta, non so come farei senza di voi.
Un bacio a tutte,
Anny x

   
 
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