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Autore: Mushroom    07/07/2014    7 recensioni
Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the fire'
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Titolo: After the fire (I'll be with you)
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Words: 3021/30k+ 
Genere: Generale, Romantico
Rating: PG-13
Warnings: AU, fluff, (sorta, diciamo che di tanto in tanto degenera in) (credo) monologo interiore, mention of past codependency, mention of (past) drugs abuse, rescue of kittens, cliché, un numero esorbitante di riferimenti al canone più o meno palesi e un numero esorbitante di richiami a Mistery Spot più o meno palesi, ooc-ismi, Dean Winchester è una ragazzina, Dean Winchester ha sul serio lavorato su se stesso, maltrattamento di fiori

Prompt: Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean. (Lasciato dalla bellissima Noruwei)
Chapter: 4/?

Note: Sono un po' in ritardo con l'aggiornamento, credo di aver toppato di un giorno (credo) (sì, sto tentando di aggiornare settimanalmente). In ogni caso, eccovi la quarta parte. Se ve lo state chiedendo sì, siamo quasi alla parte con Sam. Se ve lo state chiedendo (anche questo) sì, io non starò tranquilla finché non avrò tutta la storia completa nel mio documento. In ogni caso, sono sopravvisuta alla maturità e spero che lo siano anche tutte le ex-maturande in lettura (e che adesso se la stiano godendo). 
Vi ringrazio ancora immensamente per l'amore che state dando a questa storia. Mi sorprendo sempre di più, piagnucolo sempre di più, e rispondo pure in modo demente ai vostri commenti perché sono un bel po' demente di mio. Grazie grazie grazie. ♥ Vi meritate un premio speciale, potrei fare dei biscotti e mandarli a ognuna di voi; o il modellino dell'Impala, perché l'impala vera non me la posso permettere; o dei biscotti a forma di Impala (sì, sì, mi sembra un'ottima soluzione)

PS: Qui la scena iniziale è stata immaginata un po' come la scena finale della 9x03, ma fate voi, eh.

Partecipa all'iniziativa Chapters Challenge @fiumidiparole 


IV

La cosa buffa, quando sei segretamente fan di un medical drama, è la quantità irragionevole di cose che può farti venire in mente mentre guidi verso un ospedale.

«Sembri sul punto di morire» Meg lo deride, le braccia incrociate al petto e il mento in avanti. La cosa peggiore è che Meg sarebbe potuta piacergli, in un altro contesto, con quella scintilla maliziosa negli occhi e il cadenzare nella pronuncia del suo nome. Un po' stronza, ma in gamba. Meg era in gamba. Probabilmente Dean si è fottuto il cervello. Probabilmente. Sicuramente. Ma Cas – Dio, Cas è lì, da qualche parte, e Meg è – e Cas è lì, su una dannata poltrona, il capo su una spalla e gli occhi chiusi e il respiro regolare, e per un attimo riesce solo a vedere la bocca di Meg che si apre e si chiude, il suo volto sfocato che fa cenno dietro di lei e Cas – Cas non sembra ferito, o morto, o dio solo che cos'altro. Sembra stare bene. Sembra... sembra addormentato.

«Dannazione»

Pausa.

Meg schiocca la lingua sul palato. Dean si rende conto che le sta ancora parlando. «Hai sentito quello che ti ho detto?»

«Cosa?»

«Mr. Comatose è crollato la' in fondo»

Dean la guarda. Non deve avere un'espressione troppo intelligente.

«Senti, non è colpa mia se quell'idiota di Castiel non sa dire di no alle persone. Riporta a casa il tuo fidanzato, vuoi?»

Dean prende un profondo respiro, sfregandosi una mano sulla bocca, il sangue che pulsa nelle orecchie rende il mondo troppo ovattato. Prima di tutto, Cas non è il suo fidanzato – Cristo, quanto è stupido in sé il termine fidanzato? Sa di terza media, okay? Hanno tutti superato le stronzate da terza media. Secondo, sta ancora cercando di ricordarsi come respirare, non si deve pretendere troppo «Meg» dice, lentamente, lanciando uno sguardo vacuo verso la poltroncina dove un Cas – coperto di cerone bianco e con una t-shir orrenda arancione sotto il camice – sembra essersi addormentato «Cosa cazzo è successo?»

Meg fa questa faccia piena di disprezzo, assottigliando gli occhi «Non hai ascoltato una parola, vero?» aspetta una risposta che non arriva «C'è stata un'emergenza, poi Anna gli ha chiesto di trattenersi, poi aveva il suo vero turno» elenca, come se Dean sapesse assolutamente di cosa sta parlando «Praticamente ha passato gli ultimi due giorni a lavorare, ha staccato e puff, addormentato come un bambino. Non posso lasciarlo guidare in queste condizioni, okay?»

Dean la guarda ancora, attentamente, sperando che legga nel suo viso il mi stai prendendo in giro? scritto a caratteri cubitali. «Oh, merda» espira, boccheggiando, prendendosi un secondo per rendersi conto che va tutto bene, che niente sta succedendo, che quella stronza di Meg ha solo qualche difetto genetico che le impedisce di parlare come un comune essere umano.

«Il tuo numero era l'ultimo nella lista delle chiamate» continua, alzando le sopracciglia «E sei l'unica persona su cui, sai, Castiel sembra fare affidamento»

Per qualche motivo quelle parole gli fanno uno strano effetto. Non avevi un numero di emergenza «Ma...» si ritrova a dire, sembra quasi un bambino «Ha dei fratelli»

Qualcosa cambia nella faccia di Meg, nel modo in cui piega le labbra, in cui lo guarda come per dire oh, Dean Winchester «Sul serio?» incrocia le braccia, c'è qualcosa che la mette a disagio «Lavoriamo insieme da tre anni, mai una parola sulla sua famiglia» e con questo torna in reparto.

Dean fissa Castiel dormire, lui e la sua strana mania per le poltroncine, la bocca appena socchiusa, e quando gli si inginocchia di fronte si costringe a prendere un piccolo respiro. Si sente un po' uno stronzo. Potrebbe lasciarlo dormire tutto il tempo di cui ha bisogno, a quanto pare se l'è meritato, e rimanere così fino al suo risveglio, quando potrà insultarlo, insultare Meg e caricarselo sull'Impala. Invece sa questo non accadrà affatto. Non si è alzato alle cinque di mattina per niente. In più un altro paio d'ore di sonno in quella posizione, e Cas avrà dolori ovunque per almeno altri due giorni.

Si inumidisce le labbra, il petto di Cas che si alza e si abbassa silenziosamente. «Cas» sussurra, senza sapere esattamente cosa fare. Lo scuote lievemente per una spalla «Svegliati e sorridi, raggio di sole» gronda sarcasmo, mentre Cas fa un'espressione strana che no, non segna il punto in cui si alza e bacia il culo di Dean per aver addirittura lasciato il letto e aver guidato fino a lì solo perché potrebbe aver creduto che fosse morto o stronzate simili. Lo scuote ancora «Andiamo»

Silenzio. Contrae le labbra «Chiudi quella cazzo di bocca, Dean»

Ow, questo non è affatto gentile. Okay, potrebbe essere divertente. Giusto un po'. Perché Castiel che impreca? Non si sente tutti i giorni. Volta il capo dall'altra parte, cancellando definitivamente la parola collaborare dal dizionario. Grandioso, Cas, davvero grandioso. «Stai zitto» borbotta, portandogli una mano sul viso perché prenderlo a schiaffi sembra un buon modo per riportarlo tra i vivi, un modo assolutamente sicuro «Tu ami la mia bocca» eccetto che Dean, ovviamente, è troppo stupido per prenderlo a schiaffi subito, e Cas ha il mento ruvido a causa della barba e Dean si ferma un po', prima di alzargli il viso e – Castiel contrae una guancia, disturbarlo in quel modo migliora l'umore di Dean di molto. «Cas» mormora, indugiando con il pollice su uno zigomo, delicatamente, in segreto, facendolo sembrare casuale e chi se ne frega, tanto Cas è più lì che qui, non se ne accorgerà mai «Non costringermi a pregarti»

Uno sbuffo. Il tono di Cas è affilato «Mi piacerebbe vederti provare»

Dean deglutisce rumorosamente e Castiel non sta davvero implicando quello che Dean immagina, no, perché Dean è un cazzo di pervertito e a volte confonde il porno con la vita reale e il porno non è in nessun caso da confondere con la vita reale. Non in un reparto di pediatria, per l'amor di Dio. «Non sarebbe così facile farmelo fare»

Inaspettatamente, Castiel apre gli occhi. Dannazione, è come essere colpiti allo stomaco. «Dean» realizza. Sbatte gli occhi e ancora Dean e Dean e non sa più cosa cavolo significhi, deve essere un modo per superare lo shock del risveglio o qualcosa del genere.

«Sì, l'ultima volta che ho controllato Dean era il mio nome»

«Spero che tu abbia disturbato il mio sonno per un motivo valido»

Dean ride. È una risata isterica. «Tempo di tornare a casa, amico»

(«Dean, sono sveglio»

«Lo vedo»

«Hai ancora la mano sul mio viso»)

__

Cas, in qualche modo, riesce ad arrivare fino ai parcheggi senza chiudere gli occhi durante il percorso. Fissa lo sportello dell'Impala come se non sapesse se disintegrarlo o aprirlo. Gli mette ansia. «Non trattare male la mia bambina»

«È solo una macchina, Dean»

Questo lo ferisce nel profondo. L'Impala non è solo una macchina. «Tu sarai solo una macchina»

Il viaggio non dura tantissimo. Fuori sta iniziando a schiarire, nell'abitacolo c'è silenzio. Sembra che Castiel abbia poca voglia di parlare, e a parte le indicazioni stradali e il ronzio del motore, non si scambiano altre parole. Cas rimane con la testa poggiata sul finestrino, guardando al di fuori, proiettato verso un'altra parte, e Dean non può fare a meno di fissarlo. Non hanno mai parlato apertamente delle loro famiglie. Dean ha poco da dire sulla sua, più che altro cose che non vuole dire neanche a se stesso, e Castiel ha queste piccole storie di fratelli e nessuna di genitori, frammenti che di tanto in tanto sono usciti fuori e tornati indietro, e la realizzazione che nessuno di loro fosse presente nella vita di Castiel lo coglie un po' alla sprovvista. Aveva sempre pensato che Castiel, essendo lo stramboide che è, fosse vissuto in una di quelle specie di case famiglia con tremila altri bambini, che avesse patito la fame e deciso di fare il pediatra per, non so, non far soffrire i bambini come aveva sofferto lui. Una cosa del tutto da Cas. Uno scenario perfetto.

«Dean» Castiel fa un minuscolo sorriso, volgendo per un attimo gli occhi su di lui «Per favore, guarda la strada».

Dean sobbalza e balbetta e che cazzo, Cas, sta assolutamente guardando la strada, quantomeno adesso, grazie tante, hai rovinato il momento da ragazzina «Spiegami che cazzo hai addosso»

Il tentativo di Dean è di non arrossire. Non ci riesce, ma forse Castiel non lo nota. Aggrotta la fronte, abbassando gli occhi su ciò che ha probabilmente deciso fosse una buona idea mettere quando era giunta l'ora di prepararsi per andare a lavoro. «Cosa?»

«Il cerone e il naso»

Castiel sbatte le ciglia come se veramente non capisse, come se Dean fosse una strana creatura aliena, e dice «Sono un clown» con genuina sorpresa, come se vestisse così tutti i giorni (anche se non ci scommetterebbe perché, insomma, è Cas, ne sarebbe capacissimo) e non ci fosse niente di male. Sfiora con le dita il naso rosso, che adesso porta intorno al collo come una buffa collana «Credevo potesse divertire i bambini»

L'immagine di Castiel che cerca di far ridere un bambino e gonfiare palloncini non è qualcosa a cui Dean era preparato. Trattiene una risata «Sei inquietante. Se mio fratello ti avesse visto conciato in quel modo, sarebbe scoppiato a piangere. Era un bambino impressionabile»

Dean non capisce esattamente che cosa ha fatto finché Castiel non gli parla «Hai un fratello?» e oh, Dean l'ha detto, l'ha detto a voce alta, e ora potrebbe anche accendere la radio e fingere di non averlo mai fatto, di non aver nominato Sam, perché non gli piace parlare di Sam, non gli piace l'idea che Castiel possa capire che Dean non è sempre stata la persona che è adesso. Ma non lo fa. Semplicemente tentenna, senza rispondere, e forse Castiel capisce, forse anche la sua famiglia è un casino di cui non vuole parlare «Non sono rimasto per gratitudine» Cas scandisce le parole, chiudendo gli occhi «Dopo l'incendio. Sai che parlo dell'incendio, vero?»

Dean annuisce, come un idiota. Non lo guarda.

«Non era senso di colpa, come mi chiedesti» continua, con accortezza, con riguardo perché sta parlando con Dean di cose importanti, e Cas non è mai certo che Dean sia attento quando lo fanno «C'era qualcosa in te, Dean. Qualcosa per cui valeva la pena restare»

Stringe le mani sul volante, e andiamo, Dean, dì qualcosa, qualsiasi cosa, ma non è così facile quando sei abituato ad essere tu quello che resta e non ad assere quello per cui restare. Borbotta e si agita e Castiel ridacchia, anche se ha gli occhi chiusi, il bastardo, il petto di Dean che si riempie di calore.

«Sai cosa? Sei veramente strano»

«Guarda la strada, Dean»

__

Quindi Castiel deve essere davvero molto stanco e fa guidare Dean fino a un Motel.

«Un po' più avanti» sbadiglia, e Dean esegue. Ora, spiegategli come fa a dire a Cas che non solo si è fatto quarantotto ore di turno ma in più deve, tipo, aver sbagliato nella sua funzione di navigatore perché hey, sono in un fottutissimo Motel. Vedi? C'è anche la scritta luminosa con il Vacancy a cui manca la y accesa perché fulminata, come in tutti i film con dei motel dentro. Però c'è qualcosa nella sicurezza di Cas che lo spinge a chiudere la bocca, ad aspettare che se ne accorga da solo. Lo fa arrestare di fronte a uno dei caseggiati più centrali, un tizio bassottino che esce fuori dalla stanza a fianco, giacca e cravatta e l'aria di uno che non vuole essere visto lì.

Castiel si massaggia il collo, inclinando appena la testa di lato nel posarci sopra la mano «Ti inviterei ad entrare, ma...» lascia cadere la mano, inizia a frugare nelle tasche del trench coat «Credo sia meglio io dorma. E faccia una doccia»

Dean lo guarda per un attimo, il motore dell'Impala ancora acceso e la sua testa che gli dice no, Cas non può veramente abitare qui, quale persona sana di mente abiterebbe in un Motel. «Cas» lo chiama, riuscendo a farlo voltare «Siamo in un Motel. Questo è un Motel» sibila, e per qualche motivo il sorriso che fa – un sorriso piccolo e alla Castiel – gli fa venire in mente tutti quegli stupidi porno riguardanti fattorini della pizza e babysitters che non ha affatto guardato in ufficio durante il turno di notte. Forse è il Motel. Forse sono i preservativi usati buttati nel parcheggio.

«Questo è il posto dove vivo» aspetta un attimo che Dean realizzi, poi scandisce lentamente «Il mio appartamento è andato a fuoco»

Grazie tante, eh, Dean era presente quando è successo «È stato mesi fa»

Castiel alza le spalle, segno che non gli importa e che non capisce tutto lo sconcerto di Dean. C'è l'immagine di una di quelle stanze, con la ventola per l'aerazione rotta e uno di quelli squallidissimi letti con le dita magiche, uno di quelli che aveva già visto quando era bambino, e Cas continua a guardarlo. Dean ha di fronte quel genere di persona tanto stupida da vivere in un Motel, da vedere il suo appartamento bruciare e pensare che una casa non sia poi così importante. «Dean?»

Dean lo guarda con quella faccia da Una casa, il tuo appartamento è andato a fuoco e tu NON hai una casa che eventualmente potrebbe o non potrebbe fargli guadagnare un'occhiataccia «È il mio giorno libero»

Passa un secondo in cui si guardano vagamente negli occhi.

«Possiamo pranzare insieme, se vuoi»

__

Eccetto che quello è il giorno libero di Cas, ma si dia il caso che il giorno libero di Dean fosse ieri. Due ore dopo è di nuovo a lavoro, la tuta ignifuga addosso e le occhiaie di uno che si è alzato alle cinque del mattino e ha già bevuto tre caffè. Bobby, probabilmente perché non ha niente di meglio da fargli fare, organizza un'esercitazione. Dean se ne potrebbe lagnare per ore – su come sia noiosa e su come sia inutile e sul perché devono fare il bocca a bocca a delle bambole («Preferivi farla a me?» «Stai zitto, Benny») - e l'unico motivo per cui smette di farlo – a parte le urla del suo capo – è perché se non fosse così addormentato riuscirebbe a riconoscerne l'utilità. L'allenamento che viene dopo è comunque peggiore. E questa volta è colpa di Ash, è lui che ha programmato la sua scheda.

Per la pausa pranzo, si è quasi dimenticato di Castiel. Quasi. Tranne per il fatto che continua a tornargli in mente. Che continua a suonargli strano, perché mica si sono mai veramente messi d'accordo per fare qualsiasi cosa, loro due. È solo capitato, del tipo oh, guarda, c'è un tizio in una casa in fiamme e oh, guarda, forse potrei averlo incontrato in un ospedale e oh, guarda, ho ordinato la pizza e sei in zona e potremmo guardare Odissea Nello Spazio e – Cas, che diavolo significa che non hai mai visto Odissea Nello Spazio?

Questa volta Cas gliel'aveva chiesto. Cas voleva vederlo. Dean è un'enorme ragazzina e tra cinque minuti inizierà a vomitare arcobaleni, se continua in quel modo. E poi chi se ne frega, giusto? Quando vuole vedere un film con, non so, Charlie, semplicemente alza la cornetta e fissano un orario e un luogo. È la stessa cosa.

«Se continui così ti rimandano a fare il corso di pronto soccorso»

Dean grugnisce, lanciando la bambola verso di Benny «Vedi se riesci a fare di meglio»

Sono le due quando Castiel arriva, i capelli in ordine e la barba fatta, niente viso dipinto di bianco. Ha in mano delle buste con degli hamburger e due birre, quindi si siedono da qualche parte nell'autorimessa, perché c'è abbastanza silenzio e nessuno che rompa loro le palle.

«Ho un rapporto complicato con la mia famiglia» esordisce Castiel con candore. Sono seduti nei bordi di uno dei camion, non si sono ancora detti niente. Dean sbatte le palpebre, osserva Castiel scartare il suo hamburger e rifletterci su, come se non sapesse esattamente da che lato iniziare a mangiarlo «Io – voglio bene ai miei fratelli; e loro vogliono bene a me. Solo che siamo diversi, capisci? E voglio vivere come io desidero vivere, non come loro vogliono che io viva» Castiel stringe le dita sul panino, compatta i bordi, osservando i polpastrelli macchiarsi di Ketchup, e Dean non sa come sono arrivati lì, non sa perché gliene stia parlando – perché abbia scelto di parlargliene, mettendolo in quell'imbarazzante situazione in cui non sa come rispondere. Davvero. Potrebbe parlare di suo fratello. Sarebbe inerente. Potrebbe raccontare di tutto quel tempo in cui ha cercato di tenere la vita di Sam sotto il suo controllo, perché avere Sam sotto il suo controllo significava avere Sam al sicuro, e se Sam era al sicuro allora anche la vita di Dean lo era, allora andava bene e il resto veniva dopo qualsiasi merdata. Ma non è come se potesse parlarne; Dio, non è come se l'avesse completamente accettato lui stesso, e per fortuna è Cas a tagliare qualsiasi risposta mediocre che Dean avrebbe potuto dare.

«Volevo lo sapessi»

Ed ecco perché glielo sta dicendo. Perché lo sapesse. Sembra rilevante. Quelle parole sembrano tante cose con la voce di Cas. Dean annuisce, prendendo un piccolo respiro. Si avvicina di qualche centimetro, fino a far sfiorare le loro spalle. Castiel non se ne accorge, o finge di non farlo. A Dean va bene anche così «L'Impala è un regalo di mio padre» dice, come a voler dare qualcosa in cambio. Ed è poco, ma al momento è tutto ciò che può dare «Avevo sedici anni. Credo che sia l'unica cosa che mi abbia mai regalato»

Castiel deglutisce, quest'aria un po' seria e un po' svagata, come se non sapesse scrollarsi di dosso l'aria da Dottore Professionale e cercasse di sperimentare su se stesso varie posture, indeciso. Il sorriso che rivolge a Dean è comunque uno che significa grazie per avermelo detto, qualunque ruolo Castiel stia ricoprendo in quel momento. Lo fa sentire dannatamente in colpa, comunque. Non dovrebbe essere così grato per delle parole che sono niente rispetto alla grandezza delle sue. Dean vorrebbe scomparire «Quindi, la tua famiglia è un puttanaio?»

Riceve uno sbuffo in risposta.

«Lo prendo per un sì» e aggiunge «Come se tutte le famiglie non lo fossero»

 

La cosa buffa, quando sei segretamente fan di un medical drama, è la quantità irragionevole di cose che può farti venire in mente mentre guidi verso un ospedale. 

«Sembri sul punto di morire» Meg lo deride, le braccia incrociate al petto e il mento in avanti. La cosa peggiore è che Meg sarebbe potuta piacergli, in un altro contesto, con quella scintilla maliziosa negli occhi e il cadenzare nella pronuncia del suo nome. Un po' stronza, ma in gamba. Meg era in gamba. Probabilmente Dean si è fottuto il cervello. Probabilmente. Sicuramente. Ma Cas – Dio, Cas è lì, da qualche parte, e Meg è – e Cas è lì, su una dannata poltrona, il capo su una spalla e gli occhi chiusi e il respiro regolare, e per un attimo riesce solo a vedere la bocca di Meg che si apre e si chiude, il suo volto sfocato che fa cenno dietro di lei e Cas – Cas non sembra ferito, o morto, o dio solo che cos'altro. Sembra stare bene. Sembra... sembra addormentato.
«Dannazione»
Pausa. 
Meg schiocca la lingua sul palato. Dean si rende conto che le sta ancora parlando. «Hai sentito quello che ti ho detto?»
«Cosa?»
«Mr. Comatose è crollato la' in fondo»
Dean la guarda. Non deve avere un'espressione troppo intelligente.
«Senti, non è colpa mia se quell'idiota di Castiel non sa dire di no alle persone. Riporta a casa il tuo fidanzato, vuoi?»
Dean prende un profondo respiro, sfregandosi una mano sulla bocca, il sangue che pulsa nelle orecchie rende il mondo troppo ovattato. Prima di tutto, Cas non è il suo fidanzato – Cristo, quanto è stupido in sé il termine fidanzato? Sa di terza media, okay? Hanno tutti superato le stronzate da terza media. Secondo, sta ancora cercando di ricordarsi come respirare, non si deve pretendere troppo «Meg» dice, lentamente, lanciando uno sguardo vacuo verso la poltroncina dove un Cas – coperto di cerone bianco e con una t-shir orrenda arancione sotto il camice – sembra essersi addormentato  «Cosa cazzo è successo?»
Meg fa questa faccia piena di disprezzo, assottigliando gli occhi «Non hai ascoltato una parola, vero?» aspetta una risposta che non arriva «C'è stata un'emergenza, poi Anna gli ha chiesto di trattenersi, poi aveva il suo vero turno» elenca, come se Dean sapesse assolutamente di cosa sta parlando «Praticamente ha passato gli ultimi due giorni a lavorare, ha staccato e puff, addormentato come un bambino. Non posso lasciarlo guidare in queste condizioni, okay?»
Dean la guarda ancora, attentamente, sperando che legga nel suo viso il mi stai prendendo in giro? scritto a caratteri cubitali. «Oh, merda» espira, boccheggiando, prendendosi un secondo per rendersi conto che va tutto bene, che niente sta succedendo, che quella stronza di Meg ha solo qualche difetto genetico che le impedisce di parlare come un comune essere umano.
«Il tuo numero era l'ultimo nella lista delle chiamate» continua, alzando le sopracciglia «E sei l'unica persona su cui, sai, Castiel sembra fare affidamento» 
Per qualche motivo quelle parole gli fanno uno strano effetto. Non avevi un numero di emergenza «Ma...» si ritrova a dire, sembra quasi un bambino «Ha dei fratelli»
Qualcosa cambia nella faccia di Meg, nel modo in cui piega le labbra, in cui lo guarda come per dire oh, Dean Winchester «Sul serio?» incrocia le braccia, c'è qualcosa che la mette a disagio «Lavoriamo insieme da tre anni, mai una parola sulla sua famiglia» e con questo torna in reparto. 
Dean fissa Castiel dormire, lui e la sua strana mania per le poltroncine, la bocca appena socchiusa, e quando gli si inginocchia di fronte si costringe a prendere un piccolo respiro. Si sente un po' uno stronzo. Potrebbe lasciarlo dormire tutto il tempo di cui ha bisogno, a quanto pare se l'è meritato, e rimanere così fino al suo risveglio, quando potrà insultarlo, insultare Meg e caricarselo sull'Impala. Invece sa questo non accadrà affatto. Non si è alzato alle cinque di mattina per niente. In più un altro paio d'ore di sonno in quella posizione, e Cas avrà dolori ovunque per almeno altri due giorni. 
Si inumidisce le labbra, il petto di Cas che si alza e si abbassa silenziosamente. «Cas» sussurra, senza sapere esattamente cosa fare. Lo scuote lievemente per una spalla «Svegliati e sorridi, raggio di sole» gronda sarcasmo, mentre Cas fa un'espressione strana che no, non segna il punto in cui si alza e bacia il culo di Dean per aver addirittura lasciato il letto e aver guidato fino a lì solo perché potrebbe aver creduto che fosse morto o stronzate simili. Lo scuote ancora «Andiamo»
Silenzio. Contrae le labbra «Chiudi quella cazzo di bocca, Dean» 
Ow, questo non è affatto gentile. Okay, potrebbe essere divertente. Giusto un po'. Perché Castiel che impreca? Non si sente tutti i giorni. Volta il capo dall'altra parte, cancellando definitivamente la parola collaborare dal dizionario. Grandioso, Cas, davvero grandioso. «Stai zitto» borbotta, portandogli una mano sul viso perché prenderlo a schiaffi sembra un buon modo per riportarlo tra i vivi, un modo assolutamente sicuro «Tu ami la mia bocca» eccetto che Dean, ovviamente, è troppo stupido per prenderlo a schiaffi subito, e Cas ha il mento ruvido a causa della barba e Dean si ferma un po', prima di alzargli il viso e – Castiel contrae una guancia, disturbarlo in quel modo migliora l'umore di Dean di molto. «Cas» mormora, indugiando con il pollice su uno zigomo, delicatamente, in segreto, facendolo sembrare casuale e chi se ne frega, tanto Cas è più lì che qui, non se ne accorgerà mai «Non costringermi a pregarti»
Uno sbuffo. Il tono di Cas è affilato «Mi piacerebbe vederti provare» 
Dean deglutisce rumorosamente e Castiel non sta davvero implicando quello che Dean immagina, no, perché Dean è un cazzo di pervertito e a volte confonde il porno con la vita reale e il porno non è in nessun caso da confondere con la vita reale. Non in un reparto di pediatria, per l'amor di Dio. «Non sarebbe così facile farmelo fare» 
Inaspettatamente, Castiel apre gli occhi. Dannazione, è come essere colpiti allo stomaco. «Dean» realizza. Sbatte gli occhi e ancora Dean e Dean e non sa più cosa cavolo significhi, deve essere un modo per superare lo shock del risveglio o qualcosa del genere. 
«Sì, l'ultima volta che ho controllato Dean era il mio nome»
«Spero che tu abbia disturbato il mio sonno per un motivo valido»
Dean ride. È una risata isterica. «Tempo di tornare a casa, amico»
(«Dean, sono sveglio»
«Lo vedo»
«Hai ancora la mano sul mio viso»)
__
Cas, in qualche modo, riesce ad arrivare fino ai parcheggi senza chiudere gli occhi durante il percorso. Fissa lo sportello dell'Impala come se non sapesse se disintegrarlo o aprirlo. Gli mette ansia. «Non trattare male la mia bambina»
«È solo una macchina, Dean»
Questo lo ferisce nel profondo. L'Impala non è solo una macchina. «Tu sarai solo una macchina»
Il viaggio non dura tantissimo. Fuori sta iniziando a schiarire, nell'abitacolo c'è silenzio. Sembra che Castiel abbia poca voglia di parlare, e a parte le indicazioni stradali e il ronzio del motore, non si scambiano altre parole. Cas rimane con la testa poggiata sul finestrino, guardando al di fuori, proiettato verso un'altra parte, e Dean non può fare a meno di fissarlo. Non hanno mai parlato apertamente delle loro famiglie. Dean ha poco da dire sulla sua, più che altro cose che non vuole dire neanche a se stesso, e Castiel ha queste piccole storie di fratelli e nessuna di genitori, frammenti che di tanto in tanto sono usciti fuori e tornati indietro, e la realizzazione che nessuno di loro fosse presente nella vita di Castiel lo coglie un po' alla sprovvista. Aveva sempre pensato che Castiel, essendo lo stramboide che è, fosse vissuto in una di quelle specie di case famiglia con tremila altri bambini, che avesse patito la fame e deciso di fare il pediatra per, non so, non far soffrire i bambini come aveva sofferto lui. Una cosa del tutto da Cas. Uno scenario perfetto.
«Dean» Castiel fa un minuscolo sorriso, volgendo per un attimo gli occhi su di lui «Per favore, guarda la strada».
Dean sobbalza e balbetta e che cazzo, Cas, sta assolutamente guardando la strada, quantomeno adesso, grazie tante, hai rovinato il momento da ragazzina «Spiegami che cazzo hai addosso»
Il tentativo di Dean è di non arrossire. Non ci riesce, ma forse Castiel non lo nota. Aggrotta la fronte, abbassando gli occhi su ciò che ha probabilmente deciso fosse una buona idea mettere quando era giunta l'ora di prepararsi per andare a lavoro. «Cosa?»
«Il cerone e il naso»
Castiel sbatte le ciglia come se veramente non capisse, come se Dean fosse una strana creatura aliena, e dice «Sono un clown» con genuina sorpresa, come se vestisse così tutti i giorni (anche se non ci scommetterebbe perché, insomma, è Cas, ne sarebbe capacissimo) e non ci fosse niente di male. Sfiora con le dita il naso rosso, che adesso porta intorno al collo come una buffa collana «Credevo potesse divertire i bambini»
L'immagine di Castiel che cerca di far ridere un bambino e gonfiare palloncini non è qualcosa a cui Dean era preparato. Trattiene una risata «Sei inquietante. Se mio fratello ti avesse visto conciato in quel modo, sarebbe scoppiato a piangere. Era un bambino impressionabile»
Dean non capisce esattamente che cosa ha fatto finché Castiel non gli parla «Hai un fratello?» e oh, Dean l'ha detto, l'ha detto a voce alta, e ora potrebbe anche accendere la radio e fingere di non averlo mai fatto, di non aver nominato Sam, perché non gli piace parlare di Sam, non gli piace l'idea che Castiel possa capire che Dean non è sempre stata la persona che è adesso. Ma non lo fa. Semplicemente tentenna, senza rispondere, e forse Castiel capisce, forse anche la sua famiglia è un casino di cui non vuole parlare «Non sono rimasto per gratitudine» Cas scandisce le parole, chiudendo gli occhi «Dopo l'incendio. Sai che parlo dell'incendio, vero?»
Dean annuisce, come un idiota. Non lo guarda.
«Non era senso di colpa, come mi chiedesti» continua, con accortezza, con riguardo perché sta parlando con Dean di cose importanti, e Cas non è mai certo che Dean sia attento quando lo fanno «C'era qualcosa in te, Dean. Qualcosa per cui valeva la pena restare» 
Stringe le mani sul volante, e andiamo, Dean, dì qualcosa, qualsiasi cosa, ma non è così facile quando sei abituato ad essere tu quello che resta e non ad assere quello per cui restare. Borbotta e si agita e Castiel ridacchia, anche se ha gli occhi chiusi, il bastardo, il petto di Dean che si riempie di calore. 
«Sai cosa? Sei veramente strano»
«Guarda la strada, Dean»
__
Quindi Castiel deve essere davvero molto stanco e fa guidare Dean fino a un Motel. 
«Un po' più avanti» sbadiglia, e Dean esegue. Ora, spiegategli come fa a dire a Cas che non solo si è fatto quarantotto ore di turno ma in più deve, tipo, aver sbagliato nella sua funzione di navigatore perché hey, sono in un fottutissimo Motel. Vedi? C'è anche la scritta luminosa con il Vacancy a cui manca la y accesa perché fulminata, come in tutti i film con dei motel dentro. Però c'è qualcosa nella sicurezza di Cas che lo spinge a chiudere la bocca, ad aspettare che se ne accorga da solo. Lo fa arrestare di fronte a uno dei caseggiati più centrali, un tizio bassottino che esce fuori dalla stanza a fianco, giacca e cravatta e l'aria di uno che non vuole essere visto lì. 
Castiel si massaggia il collo, inclinando appena la testa di lato nel posarci sopra la mano «Ti inviterei ad entrare, ma...» lascia cadere la mano, inizia a frugare nelle tasche del trench coat «Credo sia meglio io dorma. E faccia una doccia»
Dean lo guarda per un attimo, il motore dell'Impala ancora acceso e la sua testa che gli dice no, Cas non può veramente abitare qui, quale persona sana di mente abiterebbe in un Motel. «Cas» lo chiama, riuscendo a farlo voltare «Siamo in un Motel. Questo è un Motel» sibila, e per qualche motivo il sorriso che fa – un sorriso piccolo e alla Castiel – gli fa venire in mente tutti quegli stupidi porno riguardanti fattorini della pizza e babysitters che non ha affatto guardato in ufficio durante il turno di notte. Forse è il Motel. Forse sono i preservativi usati buttati nel parcheggio. 
«Questo è il posto dove vivo» aspetta un attimo che Dean realizzi, poi scandisce lentamente «Il mio appartamento è andato a fuoco» 
Grazie tante, eh, Dean era presente quando è successo «È stato mesi fa»
Castiel alza le spalle, segno che non gli importa e che non capisce tutto lo sconcerto di Dean. C'è l'immagine di una di quelle stanze, con la ventola per l'aerazione rotta e uno di quelli squallidissimi letti con le dita magiche, uno di quelli che aveva già visto quando era bambino, e Cas continua a guardarlo. Dean ha di fronte quel genere di persona tanto stupida da vivere in un Motel, da vedere il suo appartamento bruciare e pensare che una casa non sia poi così importante. «Dean?»  
Dean lo guarda con quella faccia da Una casa, il tuo appartamento è andato a fuoco e tu NON hai una casa che eventualmente potrebbe o non potrebbe fargli guadagnare un'occhiataccia «È il mio giorno libero»
Passa un secondo in cui si guardano vagamente negli occhi.
«Possiamo pranzare insieme, se vuoi»
__
Eccetto che quello è il giorno libero di Cas, ma si dia il caso che il giorno libero di Dean fosse ieri. Due ore dopo è di nuovo a lavoro, la tuta ignifuga addosso e le occhiaie di uno che si è alzato alle cinque del mattino e ha già bevuto tre caffè. Bobby, probabilmente perché non ha niente di meglio da fargli fare, organizza un'esercitazione. Dean se ne potrebbe lagnare per ore – su come sia noiosa e su come sia inutile e sul perché devono fare il bocca a bocca a delle bambole («Preferivi farla a me?» «Stai zitto, Benny») - e l'unico motivo per cui smette di farlo – a parte le urla del suo capo – è perché se non fosse così addormentato riuscirebbe a riconoscerne l'utilità. L'allenamento che viene dopo è comunque peggiore. E questa volta è colpa di Ash, è lui che ha programmato la sua scheda. 
Per la pausa pranzo, si è quasi dimenticato di Castiel. Quasi. Tranne per il fatto che continua a tornargli in mente. Che continua a suonargli strano, perché mica si sono mai veramente messi d'accordo per fare qualsiasi cosa, loro due. È solo capitato, del tipo oh, guarda, c'è un tizio in una casa in fiamme e oh, guarda, forse potrei averlo incontrato in un ospedale e oh, guarda, ho ordinato la pizza e sei in zona e potremmo guardare Odissea Nello Spazio e – Cas, che diavolo significa che non hai mai visto Odissea Nello Spazio? 
Questa volta Cas gliel'aveva chiesto. Cas voleva vederlo. Dean è un'enorme ragazzina e tra cinque minuti inizierà a vomitare arcobaleni, se continua in quel modo. E poi chi se ne frega, giusto? Quando vuole vedere un film con, non so, Charlie, semplicemente alza la cornetta e fissano un orario e un luogo. È la stessa cosa. 
«Se continui così ti rimandano a fare il corso di pronto soccorso»
Dean grugnisce, lanciando la bambola verso di Benny «Vedi se riesci a fare di meglio» 
Sono le due quando Castiel arriva, i capelli in ordine e la barba fatta, niente viso dipinto di bianco. Ha in mano delle buste con degli hamburger e due birre, quindi si siedono da qualche parte nell'autorimessa, perché c'è abbastanza silenzio e nessuno che rompa loro le palle. 
«Ho un rapporto complicato con la mia famiglia» esordisce Castiel con candore. Sono seduti nei bordi di uno dei camion, non si sono ancora detti niente. Dean sbatte le palpebre, osserva Castiel scartare il suo hamburger e rifletterci su, come se non sapesse esattamente da che lato iniziare a mangiarlo «Io – voglio bene ai miei fratelli; e loro vogliono bene a me. Solo che siamo diversi, capisci? E voglio vivere come io desidero vivere, non come loro vogliono che io viva» Castiel stringe le dita sul panino, compatta i bordi, osservando i polpastrelli macchiarsi di Ketchup, e Dean non sa come sono arrivati lì, non sa perché gliene stia parlando – perché abbia scelto di parlargliene, mettendolo in quell'imbarazzante situazione in cui non sa come rispondere. Davvero. Potrebbe parlare di suo fratello. Sarebbe inerente. Potrebbe raccontare di tutto quel tempo in cui ha cercato di tenere la vita di Sam sotto il suo controllo, perché avere Sam sotto il suo controllo significava avere Sam al sicuro, e se Sam era al sicuro allora anche la vita di Dean lo era, allora andava bene e il resto veniva dopo qualsiasi merdata. Ma non è come se potesse parlarne; Dio, non è come se l'avesse completamente accettato lui stesso, e per fortuna è Cas a tagliare qualsiasi risposta mediocre che Dean avrebbe potuto dare. 
«Volevo lo sapessi»
Ed ecco perché glielo sta dicendo. Perché lo sapesse. Sembra rilevante. Quelle parole sembrano tante cose con la voce di Cas. Dean annuisce, prendendo un piccolo respiro. Si avvicina di qualche centimetro, fino a far sfiorare le loro spalle. Castiel non se ne accorge, o finge di non farlo. A Dean va bene anche così «L'Impala è un regalo di mio padre» dice, come a voler dare qualcosa in cambio. Ed è poco, ma al momento è tutto ciò che può dare «Avevo sedici anni. Credo che sia l'unica cosa che mi abbia mai regalato» 
Castiel deglutisce, quest'aria un po' seria e un po' svagata, come se non sapesse scrollarsi di dosso l'aria da Dottore Professionale e cercasse di sperimentare su se stesso varie posture, indeciso. Il sorriso che rivolge a Dean è comunque uno che significa grazie per avermelo detto, qualunque ruolo Castiel stia ricoprendo in quel momento. Lo fa sentire dannatamente in colpa, comunque. Non dovrebbe essere così grato per delle parole che sono niente rispetto alla grandezza delle sue. Dean vorrebbe scomparire «Quindi, la tua famiglia è un puttanaio?»
Riceve uno sbuffo in risposta.
«Lo prendo per un sì» e aggiunge «Come se tutte le famiglie non lo fossero»

 

   
 
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