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Autore: Amy Dickinson    07/07/2014    4 recensioni
Una piccola favola, semplice e priva di pretese, dedicata al mio OTP in questo fandom: SanSan ❤ 
Sansa è una bambina che vive tranquilla la sua vita nel villaggio di Winterfell, scandita dalle passeggiate con Lady, dalle faccende di casa e dai litigi con sua sorella Arya. Un incontro segnerà una svolta nella sua esistenza e un evento incredibile la cambierà per sempre :3
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amy Dickinson © 2014 (07/07/2014) 

Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a George R. R. Martin, HBO e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

 

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

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- Capitolo Due -

 

Il sole si stava abbassando progressivamente verso la linea dell’orizzonte e cominciava a far freddo quando Sansa uscì di casa con i sei cani lupo a precederla. Aveva fatto quel favore ai fratelli di malavoglia ma passeggiare non le dispiaceva, quindi non si era lamentata più di tanto. 

A quell’ora per le strade c’era poca gente, perlopiù lavoratori che facevano ritorno alle proprie case e bambini intenti a giocare ai cavalieri usando rametti di legno come spade. Il vento si stava alzando e portava con sé un buon profumo che le fece venire l’acquolina in bocca. 

“Dolcetti al limone, che delizia!” pensò. “Potrei comprarne un po’ e andare a mangiarli da Jeyne. Sì, farò così!”

Detto fatto: raggiunse la bottega del fornaio, comprò una mezza dozzina di tortine fumanti e si incamminò in direzione della piazza principale di Winterfell. 

Jeyne, figlia del vicesindaco, viveva con la famiglia in una graziosa casa alle spalle della piazza, era coetanea di Sansa e sua migliore amica da sempre. 

La bambina strinse i guinzagli dei vivaci lupi e dovette strattonarli un pochino affinché si fermassero davanti al portone giusto, quindi si mise a bussare. Non ottenne risposta. Attese un momento e riprovò. Silenzio. 

“Che strano” 

Prese allora il battente e lo usò per bussare più forte. Ma non accadde nulla. 

«Stai cercando Jeyne, piccola Sansa?» chiese una voce poco distante. 

Lei si voltò e vide avvicinarsi un ragazzo intento a trasportare sulle spalle un grosso sacco. 

«Salve, Jory» salutò con cortesia. «Sì, sono venuta a trovarla ma sembra che non ci sia nessuno in casa»

«È così. Vayon e famiglia sono partiti stamane per andare a fare visita ad un parente in un villaggio vicino Riverrun, non credo che torneranno molto presto» spiegò.

«Oh, capisco. Beh, non importa» sospirò Sansa, quindi si congedò con un cenno della mano e se ne andò al seguito delle bestiole. 

“Vorrà dire che proseguirò fino all’Albero-diga” decise, affrettandosi a tenere il passo. 

A Winterfell vi erano diversi alberi-diga ma quello a cui pensava Sansa era la più antica quercia del paese e segnava il confine con la Foresta del lupo. Quest’albero era grande ed imponente e negli anni le sue radici nodose si erano intrecciate dando forma ad una piccola panca naturale dove chi passava da quelle parti era solito sedersi a riposare. Arrivare laggiù non portava via molto tempo ma equivaleva comunque a fare una bella sfacchinata perché bisognava attraversare l’intero paese e poi arrivare in cima ad una strada in salita, ma lei l’aveva percorsa numerose volte insieme a Robb e Jon o a Jeyne, quindi l’idea di una lunga camminata non la spaventava.  

Superata la piazza principale, Sansa tentò di guidare i cani verso la direzione che intendeva prendere ma quelli iniziarono ad annusare con circospezione sia il terreno imbiancato che l’aria e perfino Lady prese a tirare la padroncina verso di sé.  

«Ma si può sapere che vi prende?» fece la bambina. «Avanti, da bravi, per di qua!»

Fu tutto inutile: i cani non accennavano a volerle dare retta, anzi, presero a tirare più forte. 

La fanciulla sbuffò e continuò a strattonare, non capendo il perché di quel comportamento, poi qualcosa attirò la sua attenzione. Poco più in là vi era un piccolo cocchio trainato da un robusto cavallo e un uomo stava aiutando qualcuno a scendere. Un ragazzino biondo e dal volto privo di difetti fece la sua comparsa. Sansa sussultò e si illuminò tutta. Il giovane si guardò attorno, poi la vide e le rivolse un sorriso. Al vederlo, i lupi ringhiarono. 

«Joffrey, mio caro!» disse lei, arrossendo vistosamente. 

«Sansa!» esclamò lui, avvicinandosi. «Stavo proprio venendo a cercarti»  

«Dici davvero?»

«Certo»

«Da quanto sei qui?»

«Un paio di giorni. Mio nonno ha degli affari da sbrigare a Torrhen’s Square, una noia mortale»

«Vi tratterrete ancora, spero»

«Non per molto. Penso che ripartiremo presto»

«Oh, è un peccato» 

«Già»

Joffrey era il nipote del ricco sindaco di Casterly Rock, un paese molto lontano del profondo sud, ed era piuttosto raro che si recasse lassù per più di una volta all’anno. Quando capitava che vi fosse una qualche faccenda della quale occuparsi, l’uomo lo portava con sé e così i due fanciulli avevano la possibilità di passare del tempo insieme. Era stato proprio in una di quelle occasioni che si erano conosciuti. Sansa aveva un debole per lui perché le sembrava bello come un principe, le faceva dei regali e, anche se a volte era più infantile di sua sorella Arya, era gentile con lei.  

Nell’avvicinarsi a Joffrey, Sansa si distrasse e, non volendo, lasciò andare il viluppo dei guinzagli. I cani lupo si dispersero, iniziando a correre e ad abbaiare sonoramente. Per un breve istante lei temette che avessero intenzione di lanciarsi sul ragazzino ma poi notò un cane spuntare proprio dietro di lui. Era grosso, tutto nero ed aveva l’aria minacciosa. I lupi si arrestarono a pochi passi dal bestione ed iniziarono a ringhiare in un modo così aggressivo che spaventò la bambina.   

«Questi cani sono tuoi?» chiese Joffrey, improvvisamente serio.

«Sì» confermò lei. 

«Farai bene a tenerli a bada, o dovrò sguinzagliare il mio» fece, minaccioso. 

«Non serve, sono solo dei cuccioli, non sono capaci di fare del male» 

Ma proprio mentre terminava la frase, Spettro, Vento Grigio e Cagnaccio si spinsero in avanti e attaccarono il grosso cane. 

«Fermi!» gridò loro Sansa. 

«Hai visto? Non dovevi lasciarli andare!» la rimproverò.   

Estate si avvicinò al ragazzino, lo annusò e prese a ringhiare, scoprendo una fila di denti acuminati. 

«Tu che vuoi? Sparisci, bestiaccia!» gridò Joffrey, scalciando per allontanarlo. 

Il cane lupo continuò a ringhiare e, anziché andarsene, gli si fece più vicino. Allora il ragazzino lasciò andare il guinzaglio e il suo grosso cane si scagliò su Estate. Si aggiunsero all’istante anche gli altri e iniziò una gran canizza. 

«Vi prego, basta! Basta!» gridava Sansa, sgolandosi e agitando le braccia in aria.

Ad un certo punto il cane di Joffrey le ringhiò contro e la bambina lanciò un urlo di terrore ed indietreggiò. Percependo la paura della padroncina, Lady si lanciò sul cane e combatté con la stessa temerarietà e fierezza dei fratelli. 

«Vuoi muoverti e fare qualcosa? Non startene lì impalata, stupida che non sei altro!» gridò il ragazzino all’indirizzo di Sansa.

Subito dopo Joffrey urlò ancora, ma di dolore. Nymeria lo aveva appena morso e ora la sua mano era macchiata di rosso. A quella vista, Joffrey inorridì. 

«È colpa tua!» inveì, guardando la fanciulla. «Sei solo un’inutile, stupida mocciosa! Dirò tutto alla mamma e saranno guai grossi per te!» 

«Mi dispiace, io non volevo, stavo solo...» tentò di dirgli, ormai sull’orlo delle lacrime, sentendosi mortificata dal trattamento che Joffrey le stava riservando. 

«Sta’ zitta!» fu la secca esclamazione del giovane. «Meryn, riacchiappa subito Gregor!»

L’uomo che lo aveva aiutato a scendere dal cocchio poco prima annuì e si mise ad aggirare il gruppo di cani, aspettando l’occasione giusta per prendere il guinzaglio di quello di Joffrey. Si beccò ringhi, colpi di coda e qualche zampata ma alla fine riuscì nel suo intento. 

«E adesso da’ una lezione a quelle bestiacce!» ordinò il ragazzino, riprendendo in mano il guinzaglio. 

I cani lupo avevano lottato fieramente ma erano ancora troppo giovani ed impreparati, tanto da essere coperti da una serie di segni di morsi e graffi nonostante fossero in vantaggio numerico. 

«No, per favore!» pregò Sansa, rabbrividendo.

L’uomo allontanò i lupi a pedate e, se facevano l’errore di avvicinarglisi scoprendo i denti, li colpiva con un bastone sino a farli guaire.

Sansa odiava che i poverini dovessero subire quel trattamento, ma non sapeva cosa fare per porvi fine. Così non trovò altra soluzione che avvicinarsi all’uomo e tentare di dissuaderlo.  

«Vi prego, lasciateli andare» supplicò. «Sono ancora dei cuccioli, non meritano tutto questo!»

«E io meritavo di essere morso da quella belva, forse?» s’intromise Joffrey, livido di rabbia. 

Alla fine, arrendendosi, i cani lupo furono costretti a battere in ritirata. Tutti tranne Lady che, seppur ferita, non se la sentì di abbandonare la sua padroncina. 

«Meryn, devi fare un’ultima cosa per me» fece il biondino, avvicinandosi nuovamente alla bambina. «Sei così graziosa che sarebbe un peccato sciupare questo visetto. Ma te lo meriti, Sansa. Avanti, Meryn, colpiscila»

L’uomo le si accostò e, senza batter ciglio, con la freddezza nello sguardo e nel cuore, calò la grande mano sul volto della piccola e le diede un pugno di tale portata che il rumore dell’impatto sembrò rimbombare nel silenzio. Sansa cadde in ginocchio sulla neve, un gemito le sfuggì dalle labbra insanguinate. 

Allora Lady si lanciò prima su Meryn che, però, la respinse con una gomitata, e poi su Joffrey, riuscendo a graffiargli un avambraccio, strappando via il tessuto del mantello e lambendo la carne. Il ragazzino gridò di dolore e si nascose dietro Gregor, che aveva ripreso a ringhiare. 

«Dannata cagna rognosa!» gracchiò, fuori di sé. «Prendila, Meryn, voglio la sua testa infilzata su una picca!»

A quelle parole, Sansa si riscosse.

«No, non la mia Lady! Ti prego, Joffrey, risparmiala!» gridò, mettendosi in piedi e prendendo la mano del giovane nelle proprie. «Se la lasci stare ti prometto che farò qualsiasi cosa mi chiederai...»

«Levati di mezzo, non so che farmene di te!» sputò, spingendola via con forza. 

Sansa barcollò ma non perse l’equilibrio. Corse dietro all’uomo e al ragazzino che si stavano frettolosamente avviando in direzione del cocchio. Il cane nero non le permise di avvicinarsi più di tanto, sporgendo il muso all’infuori e tentando di morsicarla. La povera Lady venne afferrata, legata con una robusta corda e assicurata all’asta laterale del cocchio, proprio tra le due ruote, poi Joffrey e Gregor vennero issati a bordo. Infine Meryn chiuse lo sportello, allontanò Sansa con una spinta e prese posto sul sedile frontale. Spronò il cavallo e il cocchio si mosse all’istante, aumentando di velocità di secondo in secondo. 

«Lady!» gridò la bambina, correndo più in fretta che le riuscì. «Lady, no!» 

Il cane lupo, costretto a correre a passo con la carrozza, ululò tristemente al richiamo della sua padroncina. 

Il cocchio si infilò in una stradina stretta, immersa nella luce dorata del tramonto e Sansa continuò a corrergli appresso. Era davvero dura stare dietro ad un cavallo e la fanciulla sapeva già che presto non ce l’avrebbe più fatta a sostenere quel ritmo forsennato. Ma doveva mettercela tutta, aveva visto odio negli occhi di Joffrey ed era certa che non avrebbe mai risparmiato la sua cara amica a quattro zampe. 

Ad un tratto il suo piede urtò contro qualcosa, forse un sasso o un rametto rimasto coperto dalla neve, inciampò e cadde in avanti. Si ripulì in fretta il viso dalla neve con la manica del mantello e si rialzò, ma ormai il cocchio si era fatto troppo lontano perché potesse sperare di raggiungerlo, soprattutto stanca com’era. 

“Mi dispiace, Lady. Non ce l’ho fatta. Ti prego, cerca di scappare, non lasciare che ti facciano del male...” pensò, guardando il cocchio farsi sempre più piccolo all’orizzonte. 

Respirò profondamente e sfiorò con un dito le labbra gonfie e doloranti. Ormai non c’era nulla che potesse fare, si disse, e a casa dovevano essere preoccupati per lei, quindi non le restava che tornare lì. Ma fu proprio mentre si voltava per prendere la strada del ritorno che ebbe un’idea. 

Il sentiero che il cocchio stava seguendo si collegava alla strada principale e ci sarebbe voluto un bel po’ prima che raggiungesse Torrhen’s Square. Sansa sapeva dell’esistenza di una scorciatoia: sarebbe arrivata a destinazione prima di Joffrey se avesse tagliato per la Foresta del lupo e, forse, questo le avrebbe dato un piccolo vantaggio, o almeno così sperava.

La Foresta del lupo sorgeva poco lontano, separata dal vicino Winterfell dall’Albero-diga. Appariva immensa, profonda, oscura. Al pensiero di entrarvi, un brivido freddo scosse Sansa e nella sua mente si fece strada il desiderio di scappare via, dritta a casa. Ma, se lo avesse fatto, cosa ne sarebbe stato di Lady? 

“Tanto non potresti fare niente, è spacciata” disse una vocina malevola nella sua testa con lo stesso timbro di Joffrey. “Vattene a casa e dimenticala”

Sansa scosse la testa con forza. 

“E cosa vorresti fare, allora? Pensi davvero di entrare nella foresta? Guardati, stai tremando!” ridacchiò la vocina, infierendo. “Arrenditi, ormai per Lady è finita. Non sei una brava padrona, sei solo una stupida bambina codarda. Se ti vedesse ora, Arya non smetterebbe più di farsi beffe di te!” 

«No!» gridò improvvisamente e un’ondata di coraggio le invase il petto come un fiotto d’acqua calda. «Salverò Lady. Non sarò più una fifona e Arya non mi prenderà in giro, non questa volta!»

Si strinse nel mantello e si incamminò rapidamente in direzione della Foresta del lupo. Quando giunse al limitare della boscaglia anche l’ultimo raggio di sole stava ormai scomparendo per cedere il posto a stelle lontane. 

«Sto arrivando, Lady» sussurrò Sansa nel vento, prima di prendere un bel respiro e lanciarsi in mezzo agli alberi. 

Un istante dopo, le tenebre la inghiottirono.

 

 

 

 

 

 

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L’angolo di Amy

Ciao gente,

incredibile ma vero, questa mia Sansa qui è perfino coraggiosa! Anche se non so quanto durerà, la foresta è insidiosa e lei è solo una bambina... Ma non vi dico altro se non che ringrazio tantissimo chi ha letto e recensito il primo capitolo, spero che anche questo sia di vostro gradimento e, promesso, Sandor arriverà molto presto, seppur diverso dal solito... ;) 

Infine ho una domanda per voi: il mio Joffrey è odioso almeno la metà dell’originale? Spero di sì. 

Un saluto, 

Amy       


  
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