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Autore: virgysweetdirection    07/07/2014    2 recensioni
Spero vogliate unirvi a me in questa storia che vi racconterò...
Amanda ed Andrew sono due ragazzi adolescenti in cerca dell'amore ma, spesso accade che le persone non vengano ricambiate.
La nostra protagonista cercherà di coronare il suo amore in questa storia che sembra tanto la solita storia ma che in realtà, può lasciare stupiti.
Divertitevi
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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I’m in Love

Capitolo 1

Amanda

Dubita che le stelle siano fuoco,
dubita che il sole si muova,
dubita che la verità sia mentitrice,
ma non dubitare mai del mio amore.

William Shakespeare
, Amleto
 
Era una giornata come le altre. Il sole regnava nella camera di Amanda che si rigirava nelle coperte ormai da ore, cercando invano di tornare a dormire. Fu proprio in quel momento che la porta della sua camera venne aperta da sua madre, la quale aveva il manico di un aspirapolvere stretto nella mano destra. Amanda chiuse gli occhi facendo finta di dormire per non doversi alzare mentre, nelle orecchie le ronzava il rumore dell’utensile.

-Dovresti smetterla di andare a dormire tardi, guarda che ore sono, Amanda! È mezzogiorno!

Amanda voleva bene a sua madre, forse troppo, anche se lei continuava a sostenere che la figlia provasse un totale menefreghismo nei confronti della sua famiglia. Nel suo letto - Amanda - sbuffò piano, sentendo le solite lamentele mattutine della madre.

-Mi sembra di parlare con un muro. Non capirai mai!

La madre si allontanò con l’aspirapolvere fastidioso in un’altra stanza - cosi proprio mentre tornava a rilassarsi - entrò suo fratello. Il fratello di Amanda aveva cinque anni meno di lei e se lei ne aveva 16, il fratello ne aveva 11. Il piccolo si diresse velocemente sul letto della ragazza, tuffandocisi letteralmente sopra. La ragazza emise un mugolio mentre il fratello - Alexander - rideva.

-So che sei sveglia!

Urlò nell’orecchio della sorella, che si innervosì e si portò le coperte alla testa in un gesto fulmineo. Alexander, prese le coperte e le portò via alla sorella che come un cane infuriato si alzò e si diresse spedita verso il fratello, che decise di rifugiarsi dalla madre.

-Ah ti sei svegliata. Smettetela voi due, già a litigare di prima mattina.

Amanda si strofinò gli occhi coperti dalla solita patina fastidiosa di chi si sveglia al mattino, poi si sistemò il pigiama estivo il quale, era leggermente sbrindellato. Non si preoccupò di infilarsi le pantofole e scese al piano di sotto dove si diresse al bagno per controllarsi, come ogni mattina. Una volta accertato il fatto che il suo viso fosse lo stesso del giorno precedente, la ragazza si diresse in cucina dove si sedette al proprio posto per fare colazione, con il suo latte e i suoi cereali.

Mentre mangiava entrò suo padre, che già a mezzogiorno era stressato quando un animale da soma.

-Ciao papà.

-Buongiorno.

Suo padre uscì in giardino con il suo solito passo affrettato, per andare a controllare qualcosa che sicuramente non funzionava e lo rendeva nervoso.
La ragazza lo guardò per qualche altro secondo, prima di tornare ai suoi cereali quasi finiti. La cucina era stata pitturata recentemente di un giallo canarino che la rendeva calda e accogliente. Era in legno e marmo, abbastanza moderna e poteva vantare una serie di vetrate che d’inverno la mandavano in bestia, per via degli spifferi freddi. Aveva poi una porta-finestra che dava sul giardino e d’estate, era costantemente aperta. Il padre era uscito proprio da quella per continuare il lavoretto che aveva cominciato.
Abitavano in una casa a due piani che ospitava anche una sala hobby nel sotterraneo dove prima c’era il garage. Ultimamente, anche l’ingresso e una parete della sala da pranzo erano state verniciate di un colore tra il rosso e l’arancione che alla luce si riempiva di glitter grazie ad un gioco di luce. Insomma, era accogliente come casa.

La ragazza aveva finito di gustare la sua colazione e alzandosi, dovette sgomberare il tavolo della cucina, dove c’era la più varia scelta di merendine e dolciumi. Loro, la colazione la facevano sempre cosi e la gente si sorprendeva di quante cose mangiassero a colazione. La madre diceva che era il pasto più importante della giornata perciò, c’erano molte cose sul tavolo.
Mise la sua tazza nel lavandino e fece per salire di nuovo le scale mentre il padre le diceva dietro, di andarsi a lavare.

-Vado a fare il letto.

O almeno si sperava che lo facesse, dato che perdeva tempo seduta al bordo del letto controllando la miriade di messaggi che le arrivavano dai suoi amici. La madre doveva svegliarla dalla trance dato che, spesso si dimenticava che aveva ancora da fare il letto. Cosi -come abbiamo detto- Amanda iniziò a controllare il telefono ridacchiando e perdendosi nel suo mondo.

-Potresti fare il letto invece di guardare il telefono ora? Lo fai dopo no?

Ed ecco sua madre. Era una cosa piuttosto esilarante vivere in quella casa, con quella famiglia. La ragazza decise quindi di fare il letto, lasciando stare il telefono per qualche minuto. Amanda aveva quel modo frettoloso di fare il letto che ogni volta lo rendeva una cuccia di cane e innescava il solito lamento della madre che se la prendeva sempre -essendo una maniaca del pulito e dell’ordine- ma alla ragazza non importava molto. In fondo, era la sua camera. Finito di “sistemare” il suo letto ornato da dolci peluches -Amanda- tornò a guardare il cellulare cercando di rispondere a tutti.

-Amanda ti vuoi lavare? Sono le 13!

La ragazza fece finta di non sentire e fece passare una buona mezz’ora prima di alzarsi dal letto per andarsi a sistemare. La sua stanza era un piccolo rifugio rettangolare che oltre al letto e all’armadio, ospitava la sua adorata scrivania con tutti i suoi libri, pupazzi, cd, il suo computer, matite, penne e chi più ne ha più ne metta. Alla ragazza piaceva la musica e per questo aveva una chitarra all’angolo della stanza, che suonava quando qualcosa non andava.

Aveva pochi amici. Ma non perché non volesse ma perché la gente non le piaceva. Erano tutti molto -troppo- diversi da lei. Tutti molto fanatici, soprattutto i ragazzi che sembravano dei maniaci in via di sviluppo. Quei pochi che aveva, erano gli unici che sembravano come lei. Quelli che avevano un loro mondo, quelli che sognavano qualcosa di irraggiungibile, quelli che la facevano ridere e che le facevano dimenticare tutto.
Altri invece, abitavano lontano da lei ma forse erano i migliori proprio per questo. Si fidava degli amici a distanza, come invece, non si fidavano i suoi genitori. Per loro era una cosa lontana e pericolosa ma si preoccupavano inutilmente. La ragazza sapeva come doveva comportarsi senza che loro la riempissero di ramanzine dicendole che non ascoltava mai e discorsi del genere, anche se la cosa sembrava non raggiungere le orecchie dei suoi. Non avrebbero mai capito, perciò lei continuava a fare quello che faceva.

Vivere negli Stati Uniti era un’impresa. La California era esattamente il posto che voleva abitare. Amava quello stato e le piaceva la vicinanza col mare e tutta quella vitalità dagli aspetti frizzanti che le davano una motivazione in più per alzarsi al mattino.

Per quanto riguardava la questione “Amori” era stata con un ragazzo ma non l’aveva attirata più di tanto, quindi l’aveva lasciato dicendo che si era stufata di lui. Sperava arrivasse presto la persona in grado di farla cadere dalle nuvole e far smuovere un pochino quell’organo che comandava la vita sentimentale e le faceva provare una serie di reazioni chimiche talmente potenti da abbattere tutto.
Ci impiegò un’oretta per lavarsi, perché era fissata con la sua immagine riflessa nello specchio. Era sempre stata quel tipo di persona che non amava il suo aspetto ma era parecchio migliorata rispetto a prima, quando era una bambinetta con l’apparecchio e le sopracciglia folte. Amava tutto di sé e non le piaceva farsi complessi mentali, piaceva ai ragazzi e lo sapeva anche se non le interessava particolarmente.

I suoi capelli sembravano un nido di rondini per quanto erano annodati ma piano, piano, li rese lisci come spaghetti. Erano neri e aveva quel particolare azzurro ghiaccio negli occhi che le piaceva tanto. Non pensate che la ragazza in questione sia la più bella del mondo ma, pensate che sia una di quelle ragazze che si confondono nella folla di gente che, non vuole essere notata da nessuno. Non amava studiare ma era sempre stata abbastanza brava da stare attenta e prendere appunti durante le lezioni, perciò era stata promossa senza alcun debito.

Inoltre le piaceva il disegno e le piaceva scrivere. Scriveva le più svariate cose che le passavano per la testa anche se non avevano spesso senso. Era snella con tutte le curve a posto, nonostante la cellulite e le smagliature che non le piacevano affatto anche se non faceva niente per cercare di migliorare la situazione. Non era il tipo da creme su creme come la madre, lei pensava fossero troppo femminili ed era proprio questo che la rendeva la persona con meno femminilità della famiglia. Se non fosse per il trucco, gli altri avrebbero potuto ben dire che fosse un maschio.
Dopo essersi lavata -finalmente- rimase in pigiama e tornò in camera sua dove riprese il telefono in mano. Non sentì neanche la proposta di scendere a pranzo con i suoi e si sdraiò comodamente sul letto. Ormai era una routine. Alzarsi, telefono, lavarsi, telefono, mangiare, telefono e via dicendo.
Non viveva senza quello o forse sapeva viverci ma non le andava di fare un cosi enorme sforzo per eliminare il telefono dalla sua vita.

Fu proprio in quel momento che il telefono innescò qualcosa che scopriremo insieme nel corso di quest’avventura.

Nuovo messaggio da: ‘Patata’

‘Vieni in vacanza all’isola quest’anno?’

‘C’è Andrew con i suoi amici fighi!!’

Amanda guardò il telefono, chiedendosi chi fosse questo Andrew cosi non esitò a rispondere alla sua amica.

‘Chi è Andrew?’

‘Se è un fenomeno da baraccone non voglio neanche vederlo’

L’isola era il posto dove Amanda si recava ogni anno. La chiamavano cosi i suoi amici e la chiamava cosi anche lei. Sapeva solo che era un’isoletta delle Hawaii che era tutto quello che poteva desiderare.
Ogni anno c’era gente nuova -tranne lei e il suo gruppo di amici- tra cui ‘Patata’, il cui vero nome era Denise. Erano amiche da molto tempo, si erano conosciute proprio sull’isoletta e non si erano più lasciate. Poteva considerarsi la sua migliore amica e lei ne andava fiera.

Nuovo messaggio da: ‘Patata’

‘Come??? Non sai chi è? Beh, allora ci penso io quando arrivi tesoro!’

Amanda sospirò prima di accendere il suo computer per mettersi a scribacchiare qualcosina.


****

Ringrazio chi ha recensito il prologo e prometto di aggiornare presto.

Grazie a chiunque lascerà una recensione.

A presto.

Virgy

  
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