#12 - fame
Le notti si sono fatte più lunghe e solitarie, risate di vetro ed enigmi che non hanno mai soluzione - come te.
Il cielo tace, una bolla nerastra e gonfia di nuvole, in cui neanche le stelle osano mostrarsi.
Bruce si inginocchia sulla gargolla, spazzando con lo sguardo l'intera città, un mostro tentacolare che pare irriderlo con la sua distorta bellezza.
"Posso sentire il tuo cervello pensare."
Una sirena infrange il silenzio, ma dura solo pochi istanti, poi si spegne con la malinconia di una fiamma morente.
"Dove sei stata?"
"In giro."
Ruota su se stesso il pipistrello e la trova intenta a porgergli un vassoio con due caffè e qualche ciambella.
"Non è una risposta sufficiente."
Selina scrolla le spalle e si siede al suo fianco, dondolando i piedi oltre il cornicione.
"Credevo che aver infranto la tua regola numero uno fosse più che sufficiente per rendermi un ospite non più gradito."
Bruce si porta il bicchiere alle labbra senza assaggiarlo.
"Non c'è giustizia in quello che hai fatto. Hai sparato a Maschera Nera. Abbiamo dovuto grattare il suo cervello dalla parete della stanza."
"Lo so."
Il caffè è amaro e gli brucia il palato.
"Ma metterti in prigione non riporterebbe i piatti della bilancia sul pari, né lo farebbe allontanarti. Non per me, almeno."
Selina gli regala un sorriso triste, uno di quelli in cui puoi cogliere una gratitudine stropicciata e un sollievo inaspettato.
"Ciambella? C'è anche quella al cioccolato."
E Bruce capisce che l'amore è la più alta forma d'egoismo.