Videogiochi > Aion
Segui la storia  |       
Autore: Selhen    08/07/2014    4 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mattina estiva di sole cocente a Katalam Nord quel giorno, ed io, come al mio solito, indugiavo all'uscita della fortezza dopo aver evocato la mia cagnolina Daf, indecisa se precipitarmi alla guarnigione più vicina, la 71, per far fuori un paio di fastidiosi intermediari elisiani presenti nelle sue vicinanze.
Ogni giorno scorrazzare per Katalam nord era una lotta alla sopravvivenza, nella speranza che un qualunque elisiano non ti cogliesse alle spalle e ti uccidesse senza che tu potessi neanche rendertene conto.
Sia loro che noi eravamo stati addestrati per questo: uccidere lo straniero: senza pietà, senza ripensamenti... non era importante come, il fine giustificava i mezzi, anche vigliacchi, anche se si era in tre contro un povero soldato di basso rango; e in questo gli elisiani erano più che bravi. 
Attraversai il verde corridoio che mi separava dall'esterno della fortezza e passando per la fitta vegetazione mi scrutai attentamente intorno sguainando i revolver. Tutto sembrava tranquillo.
Mossi ancora qualche passo e mi appoggiai cauta al grande tronco dell'occhio asmodiano che proteggeva dagli attacchi nemici la nostra fortezza. Mi divertiva, quando ne avevo l'occasione, farmi inseguire da qualche ignaro elisiano fin sotto l'occhio che con un preciso raggio letale lo fulminava lasciandolo per terra stecchito.
Mentre pensavo a guardarmi intorno e iniziavo a muovere leggera qualche passo verso il mio obbiettivo, un movimento sospetto mi allarmò. Avevo udito del fracasso provenire dalla guarnigione. Evidentemente qualche elisiano aveva tentato di fare incursione. Accelerai il passo seguita dal mio cucciolo di wuff, Daf, che mi diede la conferma di una presenza nemica cominciando ad agitarsi al mio fianco.
Alla grande! Era un'utopia pensare che si potesse compiere una dannata missione in santa pace!
Decisi che avrei rallentato e con il favore della folta vegetazione mi sarei appostata a dare una controllatina sul posto, prima di entrare in azione. 
Dovevo ancora aspettare Saephira. Quella mattina l'avevo invitata a guadagnarsi qualche medaglia della battaglia insieme a me per guidarla, con l'occasione, alla sua prima esplorazione dell'inospitale Katalam Nord, visto che era ancora una piccola barda alle prime armi.
Mi raggomitolai dietro il cespuglio più vicino e con un sussurro evocai il potere della vista acuta che all'ascensione mi era stato conferito. Subito davanti ai miei occhi comparve una sagoma che di soppiatto stava abbandonando la guarnigione tra lo smarrimento delle guardie asmodiane presenti.
Non resistetti. Avevo l'occasione di cogliere un elisiano alle spalle esattamente come facevano loro con noi. Caricai l'arma e a passo felpato raggiunsi il tizio che mi dava le spalle, puntandogli una pistola contro la schiena.
“Fermo dove sei elisiano!” dissi con tono autoritario facendo scattare anche l'altra sicura. Il cacciatore, che appunto portava un arco tra le mani, si fermò statuario di fronte a me senza alcuna possibilità di raccogliere una freccia dalla faretra alle sue spalle.
“Voltati, voglio vederti in faccia mentre ti sparo!”.
Il cacciatore si voltò con un movimento cauto e sul suo volto, ormai più che familiare, si delineò la parvenza di un ghigno divertito.
“Ciao Selhen” disse allegro sollevando un sopracciglio.
Rimasi impietrita e un po' spiazzata da chi mi trovai davanti. “Velkam... ancora tu!” sbuffai annoiata. “Che ci facevi alla 71?”. 
“Ero venuto a fare una grigliata insieme ai tuoi compari asmodiani presenti, ma a quanto pare non hanno gradito la mia compagnia.”.
Lo guardai infastidita dal sarcasmo ostentato. Ce l'avevo ancora con lui per quello che aveva detto a Sarpan davanti a Shadow.
“Bene” dissi freddamente abbassando le pistole. “E adesso che dovrei fare con te?”. 
Velkam abbozzò un ghigno e prima che potessi solo dire un'altra parola, capovolse la situazione, estraendo fulmineo una freccia e tendendola sull'arco proprio davanti al mio petto.
Le mie labbra si schiusero per lo stupore. Boccheggiai senza dire una parola. Adesso sì, che si stava mettendo male per me. I miei occhi vagarono smarriti alla ricerca di un appiglio per sfuggire al suo tiro, ma anche se avessi voluto portarlo all'occhio asmodiano, ero troppo distante perché non se ne rendesse subito conto. 
Scrutai il viso di Velkam. Dagli occhi verdi non traspariva nessuna ostilità, eppure stava tendendo con assoluta precisione la freccia verso di me. 
Ad un certo punto i miei sensi allerta captarono dell'energia diffondersi nell'aria e lo stesso Velkam scattò sull'attenti voltandosi improvvisamente nella direzione di una sfera di luce che rapida si dirigeva verso di lui pronta a colpirlo. Una freccia saettò dal suo arco frantumando in mille scintille la palla d'energia. Mi chiesi quale asmodiano avesse osato attaccarlo ed ebbi la risposta quando guardai oltre le sue spalle. Un gruppo di tre asmodiani si avvicinava a noi. Riconobbi all'istante la mia amica Saephira scortata da altri due Daeva che, facendo mente locale, capii essere quelli che avevo incontrato con lei al Beach Party della sera prima. 
Il fattucchiere dai capelli rossi, Asther, si preparava ad attaccare Velkam. I suoi occhi erano rossi e luminosi, il suo sguardo minaccioso e intransigente. Fui colta istintivamente da un attacco di panico. Chissà perché, anche se Velkam mi aveva delusa, era nato tra noi un tacito accordo di simpatia che ci portava a risparmiarci l'un l'altra ogni volta che, per caso, ci incontravamo in territorio conteso. 
La luce ignea di una freccia di fiamma balenò inquietante tra le dita del fattucchiere e si scagliò improvvisa alla volta di Velkam, che per evitarla dovette scattare da una parte rispondendo istintivamente con un attacco fulmineo. Un dardo si conficcò, con mira precisa, alla caviglia di Asther. 
L'asmodiano ululò dal dolore accasciandosi a terra. Si strinse le mani attorno alla gamba e con un atto di coraggio cavò via la freccia dalla ferita. 
Saephira urlò atterrita portandosi entrambe le mani sulla bocca spalancata dallo stupore e dalla paura, giusto nel momento in cui Velkam era pronto ad incoccare una nuova freccia nella direzione dell'altro fratello. Ma questa volta l'incantatore dai capelli argentei, Brahm, fu più svelto. Con un cenno del mento comandò allo spirito del vento che gli stava accanto di lanciarsi su Velkam. 
La bestia obbedì. 
Una folata di vento più forte scosse i miei capelli e la creatura di Brahm ricomparve più vicina, scagliandosi con aggressività verso la mano dell'elisiano che reggeva l'arco. Velkam urlò per il dolore infertogli dai denti affilati dello spirito del vento e lasciò cadere l'arco sull'acciottolato della strada, che venne spinto via dalla coda della bestia all'istante.
Disarmato e inerme l'elisiano si premette una mano sul fianco, là dove la freccia di Asther lo aveva ustionato. Con un debole rantolo oscillò sui piedi e i suoi grandi occhi verdi si puntarono sul fattucchiere che intanto si era rialzato e si preparava ad un nuovo attacco mirato. 
Deglutii senza sapere cosa dire o come comportarmi, mentre Saephira osservava sconvolta la scena. Di nuovo dalle mani di Asther saettarono delle rapidissime lame di vento che investirono Velkam aprendogli dei grossi tagli sulle braccia. 
Notai Brahm avvicinarsi con sguardo fiero e soddisfatto ad un Velkam ridotto ormai inoffensivo.
“E così becchiamo qui tutto solo il generale preferito dal grande Cornelius. Com'è piccolo il mondo.”
Ascoltai le parole dell'incantatore con aria interrogativa. Cornelius? Di chi stavano parlando?
Velkam arricciò il labbro disgustato quando guardò l'incantatore che lo sovrastava con uno sguardo arcigno. Un'espressione terribilmente ostile, che quasi mi mise paura, imbruttì il suo volto.
“Vieni Asther, abbiamo la possibilità di finirlo... La vendetta è dolce!”.
Con la gamba ancora dolorante Asther si trascinò verso il fratello ma inciampò poco dopo ruzzolando rovinosamente a terra. 
A quella scena Velkam rise sonoramente. “Ti conviene fare in fretta, pivello, o se ti perdi in chiacchiere potresti non riabbracciare tuo fratello domani”.
Un'espressione di comprensione balenò sul viso di Brahm e anch'io capii a cosa Velkam si stava riferendo in quel momento. La freccia che si era conficcata nella caviglia di Asther era avvelenata e pian piano il veleno si stava diffondendo letale nel corpo del fattucchiere fino a intaccare fatalmente i suoi organi vitali. 
Gli occhi argentei di Brahm si posarono sul fratello che respirava a fatica e l'ira repressa si riversò in tutta la sua furia dalle mani dell'incantatore, che in uno sforzo sovrumano, aveva richiamato a sè una quantità di energia tale, che avrebbe potuto frantumare il corpo di Velkam in pezzi se solo l'avesse colpito. 
Guardai terrorizzata Saeph nella speranza che qualcosa avesse potuto far cambiare idea a Brahm e fu proprio una preghiera appena accennata di Saephira a far desistere l'asmodiano. La mia amica si era avvicinata incerta al ragazzo e aveva posato sul suo avambraccio scoperto e adornato di tatuaggi la sua mano delicata, cercando il suo sguardo. A quel tocco la grande concentrazione di energia presente nelle mani dell'incantatore svanì e i suoi occhi, prima accesi dalla furia asmodiana, tornarono freddi e pacati.
Fu istintivo per me tirare un respiro di sollievo quando Brahm preoccupato voltò le spalle a Velkam e si chinò a dare soccorso al fratello moribondo. 
“Saeph, ci serve un guaritore dell'anima prima che sia troppo tardi”, aveva farfugliato.
Vidi l'incantatore asmodiano evocare uno spirito della terra che con le possenti braccia sollevò il corpo inerme del fratello e tuffarsi insieme alla mia amica Saephira oltre un portale da lui stesso evocato, dopo avermi rivolto un freddo cenno di saluto.
Rimasi per qualche secondo immobile, prima di voltarmi verso Velkam, ancora abbandonato contro il tronco di un arbusto. Sospirai stizzita e lo afferrai per la giubba di cuoio incitandolo a tirarsi su.
“Non ti meriteresti niente da me! Eppure sono ancora qui a portarti in salvo”, sbottai acida trascinandolo con me zoppicante fino ad una folta macchia di arbusti dove sarebbe stato più difficile per pattuglie elisiane o asmodiane trovarci. 
Lo aiutai ad appoggiarsi ad una roccia che fuoriusciva dal terreno e iniziai a rovistare nella mia bisaccia alla ricerca di alcune bende per medicargli le ferite. Presi il suo polso tra le mani e guardai il suo avambraccio dove si aprivano dei profondi tagli che ripulii con dell'acqua. Velkam mugugnò dolorante mentre mi fissava.
“Zitto eroe! Dovresti ringraziare di essere ancora vivo dopo quel che è successo oggi!”, dissi sgarbata continuando a cercare nella borsa il barattolino in cui tenevo le erbe medicinali.
“Mmh, effettivamente devo dire che oggi non è proprio il mio giorno fortunato. Prima la guarnigione, poi i tuoi compari asmodiani. Non me ne va bene una!” abbozzò il solito sorriso sarcastico sollevando il suo sguardo sul mio. 
Fui costretta ad abbassare gli occhi e presi a spalmare l'impacco sulle ferite, andando poi a curare la bruciatura che si apriva sul suo fianco con una lozione. Notai il petto di Velkam alzarsi e abbassarsi scosso da una leggera risata.
“Chi l'avrebbe mai detto? Un'asmodiana che mi fa da infermierina...”.
Serrai i denti infastidita e per tutta risposta premetti sulla ferita con più forza, strappandogli un urlo di dolore.
“Okay okay, scherzavo!” si affrettò a continuare quando vide che facevo sul serio. “Ce l'hai ancora con me, asmodiana?”.
Lo fulminai con lo sguardo severa: “Tu che dici? Non avevi intenzione di fare con me qualunque cosa volessi?”, rimasi rigida in attesa della sua risposta dopo aver terminato di fasciargli le ferite con le mie bende.
Velkam scosse il capo col solito sorriso sarcastico. “Volevo solo provocare il tuo amichetto, avanti... non credi che se avessi voluto ucciderti prima lo avrei fatto? E poi... adesso ti devo la vita anch'io; siamo pari”.
Il suo tono si era fatto serio e la sua voce si era leggermente incrinata all'ultima frase. Dal canto mio percepii il mio cuore fare un tuffo nel momento in cui lessi, chiara nei suoi occhi, la sincerità di quelle parole. Non aggiunsi altro. Non mi aspettavo quelle strane scuse, nè mi aspettavo che Velkam si rivolgesse a me con questo tono. 
Mi indirizzò un sorriso che nulla aveva a che fare con quelli sarcastici di poco prima. “Grazie” mormorò infine.
Sorrisi di rimando. “L'hai detto anche tu, elisiano. Una vita per una vita. Ho pagato il mio debito”. Raccolsi tutta la mia roba, reinfilandola frettolosamente nella borsa e alzandomi in piedi, porgendogli poi la mia mano artigliata perché la afferrasse per sollevarsi. 
Vidi gli occhi di Velkam percorrere le mie dita e mi chiesi, a quell'indugio, che pensieri gli passassero per la testa. Il nostro aspetto spettrale poteva davvero fare così senso ad un elisiano? L'elisiano allungò il braccio meno ferito nella mia direzione e strinse saldamente la mia presa mettendosi in piedi. Barcollò, ma si sostenne ancora prolungando per qualche secondo quella stretta. La sua cicatrice alla luce del sole rilucette sinistra. Allungai una mano per sfiorarla con un dito e con mio grande stupore Velkam me lo lasciò fare. La ritrassi poco dopo e mi venne in mente che, anche quel giorno, avrei potuto fargli una domanda. 
“Posso chiederti una cosa?”, gli dissi un po' incerta. Non poteva dire no... me lo doveva.
Velkam sospirò paziente. “Solo una, sai come la penso. Quindi scegli bene la tua domanda”.
Scossi il capo con un mezzo sorriso. “Chi è il Cornelius di cui parlava Brahm?”.
Velkam rise. “Cornelius è una leggenda a Sanctum. Come fai a non conoscerlo?”. Corrugò la fronte alzando un sopracciglio.
Mi imbronciai. “Sì, ma... che leggenda? Chi è precisamente? Perché Brahm ce l'aveva così tanto con lui?”.
Velkam ridacchiò sottolineando con uno sguardo furbo quanto si stesse prendendo gioco di me. “Per oggi ti avevo concesso una sola domanda, l'hai sprecata”. Allargò le braccia facendo spallucce col solito sorrisetto sghembo.
Lo guardai male. “Che un veloscooter ti investa quando arrivi a Sanctum, borioso elisiano!”.
Velkam scoppiò a ridere di gusto a quell'imprecazione e mi sorprese con un fulmineo bacio sullo zigomo prima di raccogliere il suo arco abbandonato sul manto erboso. “Ci rivediamo asmodiana, e fino a quel momento spera che nessun veloscooter mi investa o non ci sarà più nessun borioso elisiano a tirarti fuori dai guai”.
“So badare a me stessa, grazie...”dissi con aria austera, anche se non ero molto convinta di quell'affermazione. “Non sarà mica che muori dalla voglia di rivedermi, piuttosto?”, azzardai prendendolo in contropiede.
“Io starei attento che non accada il contrario”, concluse lui con un sorrisetto furbo evocando un portale. “E adesso... se non ti dispiace torno ad Elian, ho bisogno di darmi una bella ripulita se voglio far conquiste al Beach Party di stasera”, terminò con un sorrisetto irritante.
Roteai gli occhi “Sì certo, vai pure, anche se prima penserei a quella bella ustione”, conclusi indicandola con un gesto del viso, mentre cercavo di mantenere un'aria piuttosto sicura.
Gli voltai le spalle accingendomi ad uscire dalla macchia di vegetazione e lo lasciai da solo davanti al suo portale senza che, forse, avesse voglia di replicare altro.
Quando fui sparita dalla sua vista mi sfiorai la guancia, là dove le sue labbra morbide si erano posate. Riflettei su quel gesto così insolito. 
Non lo avrei mai creduto possibile, nemmeno nei miei sogni più reconditi: Velkam che un tempo mi aveva derisa, quel giorno mi baciava affettuosamente sulla guancia come se fosse il gesto più naturale del mondo. 
Mi accorsi solo in quel momento della pericolosità di quell'affascinante giovane elisiano. Quell'avventura ci aveva avvicinati tanto, e aveva ragione Shad, stavo finendo in una situazione scomoda dalla quale mi sarebbe stato difficile venirne fuori indenne.



[Perdonate l'attesa ma non ho potuto fare altrimenti. Scrivere e trovare del tempo per caricare questo capitolo è stata davvero dura! Per non parlare poi del pc da procurarmi per poterlo fare...
Ecco a voi il pezzo del capitolo u.u
http://www.youtube.com/watch?v=VIxdQDQ9IAw

Non so quanti errori possano esserci ma nn ho potuto rileggerlo troppe volte quindi, spero bene ç_ç
Un bacione a tutti i miei seguaci e mi raccomando, recensite sempre. Ho deciso! A venti recensioni tiro fuori uno speciale u.u 
Quanto a Razielletta95 che mi segue sempre, vedrò di riservare una sorpresa anche per lei.
Speriamo di leggerci presto, cari lettori. Fino a quell'ora: Azphelumbra! <3] 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Aion / Vai alla pagina dell'autore: Selhen