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Autore: Bluelectra    08/07/2014    6 recensioni
E se il Destino avesse assegnato a Dudley Dursley una figlia speciale? E se il Destino, che spesso sembra imprigionare dentro una morsa, si rivelasse la miglior arma per spiccare il volo?
Dal Capitolo 5:
"Ci è stata rivolta una domanda di ammissione alla famiglia da parte di Albus Severus Potter, in quanto cugina di secondo grado dei qui presenti Potter," Angie si chiese come diamine ragionassero quei Grifondoro... Ammessa alla loro famiglia?! Lei ce l'aveva già una famiglia! Ed era pure affezionata a loro.
"Quindi per entrare a far parte della famiglia devi sottoporti ad una... Prova. Ognuno di noi ha il diritto di farti una domanda, a cui devi rispondere sinceramente, escluse me e Rox che possiamo farne due."
"Perché?" chiese candidamente Angie.
"Perché siamo i capo-famiglia e comandiamo noi." disse sbrigativa Roxanne.
"Accetti?" chiese Victoire sempre con lo stesso tono grave e un cipiglio serissimo.
"Ma figurati! Non vedi che se la sta facendo sotto!" disse con tono irriverente James Potter che sedeva sul poggiolo di una finestra con accanto Dominique.
Angie guardò Potter e fissandolo dritto negli occhi rispose con un sorriso:
"Accetto."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Cap.19 Dolceacre.

“Angie esci da lì.” Elena, voce squillante e un po’ angustiata.
Non aveva voglia di parlare con nessuno quindi non rispose.
“Angelique esci da lì, o faccio saltare la porta.” Martha, strano sentire un tono tanto minaccioso e deciso.
 Voleva solo restare da sola, quindi non rispose.
“Angie, per farove.” Scop, voce dolce, una richiesta implicita… Lasciami entrare, lasciami stare vicino a te.
“No.” quel mono sillabo sfuggì dalle sue labbra, ma fu lapidario e secco.
“Bene... Allora distruggo questo spogliatoio!” ribatté Martha agguerrita. Angie non si mosse di un millimetro, tanto sapeva che non avrebbe funzionato.
Infatti pochi istanti dopo sentì Martha scandire con chiarezza “Bombarda” ma l’incantesimo non raggiunse mai la porta, rimbalzò contro uno scudo invisibile e andò a infrangersi contro qualcosa che fece un gran fracasso mentre esplodeva.
“Maledetta hai incantato la porta, eh?!” strepitò Martha battendo furiosa un pugno sul legno.
Angie poteva figurarsela perfettamente mentre con le guance arrossate per la rabbia e gli occhi marroni pieni di fuoco le lanciava occhiate assassine attraverso la porta.
Avrebbe voluto dire che in realtà aveva messo gli incantesimi su tutto il perimetro dello spogliatoio, quelli che le aveva insegnato Roxanne.
Rox…
Un espressione amara le si dipinse sulle volto e si strinse più forte le ginocchia al petto.
Non aveva nemmeno tolto la divisa da quiddich, sudata e infangata.
 Si era detta, in un momento di estrema drammaticità, che avrebbe indossato solo quella da ora in poi, come sempiterno vessillo del suo fallimento.
Un fallimento che puzzava un po’ troppo però, ammise a sé stessa odorando il tessuto verde e argento.
“Che succede?” una voce femminile nuova si era aggiunta al coro di proteste che proveniva da fuori. Nuova ma non sconosciuta, pensò la bionda drizzando il capo e mettendosi in ascolto.
“Quella babbea si è trincerata nello spogliatoio e ha messo incantesimi dovunque!” esclamò Albus
“L’avevo immaginato…” disse la voce nuova. Angie tese maggiormente le orecchie convinta di conoscere quel timbro, ma non riusciva a ripescare nella sua testa annebbiata dalla rabbia e dalla delusione a chi appartenesse.
“Indietro nanerottoli, adesso facciamo un po’ di magie!” aggiunse con una nota di allegria.
Fu questione di pochi istanti, i suoi incantesimi si disgregarono sotto i colpi della nuova arrivata. I muri e le finestre dello spogliatoio vibrarono percettibilmente, poi tutto si chetò e la porta si spalancò incorniciando la figura formosa di Roxanne Weasley.
Se Angie ne avesse avuto la capacità si sarebbe messa a ringhiare, ma si limitò a guardare in cagnesco la proprietaria di quella voce che prima non aveva riconosciuto.
Rox non badò all’accoglienza canina che la ragazza le aveva riservato e si limitò a chiudere la porta voltandosi. Poi con grandissima sorpresa di Angie iniziò a borbottare gli stessi incantesimi che aveva appena annullato e sigillò nuovamente lo spogliatoio.
“Ehi! Non vale così!” si lamentò indignato Albus dall’esterno.
“Vi conviene andare a festeggiare nei sotterranei, nanerottoli. Qui ne avremo per un bel po’.”  gridò di rimando Roxanne prima di avvicinarsi alla panca dove sedeva la bionda.
Le si mise di fronte accavallando le gambe e incrociando le braccia al petto con fare professionale.
“Voglio restare da sola.” sbottò Angie guardandola ancora con espressione ostile.
Il sopracciglio scuro di Roxanne saettò verso l’alto mentre rispondeva:
“Questo mi sembrava abbastanza chiaro.”
Stettero qualche istante in silenzio ascoltando le lamentele dei cinque che aspettava fuori, poi Angie, rosa dalla curiosità, chiese con tono fintamente non curante:
“Come hai fatto…”
“A rompere i tuoi incantesimi?!” completò Roxanne con un sorriso sornione sulle labbra carnose. “Cara Angie, pensavi davvero che ti avessi insegnato tutto? Come diamine occuperemmo il tempo nei prossimi due anni, eh?!”
Angie sbatté un paio di volte le palpebre sorpresa da quella risposta tanto amichevole, nonostante l’accoglienza fredda e sgarbata che le aveva riservato. Così fece anche lei un mezzo sorriso, mentre nella sua testa vorticavano le immagini della partita appena conclusa.
 

“Potter passa a Weasley. Wesley ruba la pluffa a Weasley. Ora Potter batte un bolide su Potter. Ma Potter schiva e la pluffa è rubata ancora da Wealsey. Mentre Weasley spedice un bolide su Wealsey che perde la pluffa… eee… la recupera Wealsey… No non ce la posso fare, professor Paciock! Questa cosa è delirante” la voce di Philip Jordan esausta e provata dalla cronaca rimbombò nelle orecchie di Angelique.
Effettivamente era un vero a proprio delirio. La partita Grifondoro-Serpeverde, quella che avrebbe concluso il campionato e deciso a chi sarebbe andata la Coppa, aveva assunto ritmi tanto frenetici da rendere quasi impossibile seguire il gioco.
C’era moltissima tensione tra le due squadre, ma diversa da quella ostile e fredda che si era verificata coi Corvonero. Era una competizione più intima, fondata sui legami famigliari, forse la si sarebbe potuta definire anche più sana ma sicuramente era molto radicata
Nei Grifondoro come aveva effettivamente anticipato Albus giocava metà della sua famiglia. Victoire era il capitano e uno dei Battitori, Potter era un Cacciatore, Fred un altro e infine Roxanne era Cercatrice. Mentre nei Serpeverde si trovavano Dominique, Albus ed Angie.
La partita vedeva in ottimo vantaggio di Serpeverde, ma erano stati messi a dura prova dall’ardore e dall’energia con cui i Grifondoro giocavano. E le competizioni famigliari si sa sono le più agguerrite, con tanto di frecciatine sardoniche che non vengono risparmiate a nessuno.
Aveva sentito Jessy stuzzicare Al, per fargli perdere la concentrazione; Dominique prendersi gioco allegramente di Fred ad ogni tiro andato a segno.; Victoire spedire a tutta velocità i bolidi contro la sorella ed esultare quando questa era in difficoltà; Albus prendere la mira contro Rox e cercare di disarcionarla.
Tutto questo all’inizio le aveva causato la terribile sensazione che si sarebbero uccisi vicendevolmente col gioco o picchiati sull’erba del campo da quiddich entro pochi minuti, rovinando l’unione invidiabile che li aveva sempre contraddistinti. Tuttavia aveva notato come su ognuno dei cugini Weasley-Potter ci fosse stampato un sorriso determinato e pieno di energia.
Stavano giocando a modo loro.
Pieni di parolacce, insulti, insinuazioni pungenti, anche qualche scorrettezza, ma restavano comunque una famiglia e non si sarebbero divisi per una partita di quiddich.
La ragazza continuò a cercare con esasperazione il boccino d’oro per tutto il campo, ma non ebbe alcun segnale per due intere ore.
Poi all’improvviso lo vide scintillare vicino alle tribune di Grifondoro e non capì più nulla, ormai stremata dalla ricerca. Partì a tutta velocità zigzagando tra i giocatori impegnati sul campo, col vento che le fischiava nei timpani e la vista semi offuscata dalla forza del vento.
 A pochi metri di distanza allungò il braccio tendendosi verso la pallina che incredibilmente era ancora lì…
Ma una figura scura in piena picchiata dall’alto le tagliò la strada costringendola ad una brusca frenata che quasi la fece cadere dalla scopa.
Con una vertigine di orrore guardo davanti a sé.
Non c’era più alcun boccino, così abbassò lo sguardo e lo vide sotto di lei.
Stretto tra le dita della mano destra di Roxanne vibrava e si dimenava una piccola sfera dorata, mentre sul viso della Grifondoro si allargava un sorriso vittorioso.
“GRIFONDORO VINCE! VINCE DI 20 PUNTI, VINCE SIGNORI!!!” l’esultanza di Jordan fu come una stiletta al cuore per Angie.
Aveva fallito. Aveva commesso l’errore più sciocco che potesse fare accecata dalla voglia di vincere a tutti i costi. E aveva perso.
“Un momento signori… Grifondo vince, ma la Coppa del Quiddich viene assegnata a… SERPEVERDE!” aggiunse il cronista con tono un po’ meno entusiasta.
Dagli spalti verde e argento si levò un boato di urla e applausi.
Ma per Angelique non c’era nulla da festeggiare. Quella non era una vera vittoria.
Quello era solo un evento che le lasciava l’amaro in bocca.
 

“Quindi ti decidi a parlare?” chiese Roxanne moderatamente seccata mentre un piede batteva per terra. Dall’esterno della stanza non provenivano più le voci dei Serpeverde indignati.
Angie corrugò la fronte e chiese stupita:
Io devo parlare? Non sono io quella che si è intrufolata qui!”
“E non sono io quella che si è barricata in uno spogliatoio che odora di calzini sudati, invece di andare a festeggiare una vittoria con i propri compagni di Casa!” replicò velocemente Rox scrutando la ragazza con un misto di divertimento e rimprovero.
“Io non ho nulla da festeggiare!” sbottò Angie lasciando andare le gambe dalla presa ferrea con cui le stava tenendo al petto, in modo da lasciarle penzolare un pochino nel vuoto restando seduta.
“E perché?” incalzò Roxanne.
A queste parole Angelique scoppiò come palloncino vicino ad un cactus e gridò nel silenzio della stanza:
“Perché abbiamo perso per colpa mia, mannaggia! Ecco perché! Perché ho rovinato tutto e nessuno mi vorrà più in squadra! Perché mi piace tantissimo giocare a quiddich e invece ora cercheranno un Cercatore più bravo! Ma soprattutto perché… Va bene sì, perché odio perdere!”
Roxanne la guardò serissima per alcuni istanti, poi lentamente un sorriso si estese sulla sua bocca e le scoppiò a ridere in faccia con un grande trasporto e fragore. Con parecchia difficoltà si ricompose e le dispose sempre sorridendo:
“Ma Angie! Tutti odiamo perdere…”
“Non quanto lo odio io, te lo garantisco.” ribatté torva la bionda.
“Bene, ammettiamo che sia così…” ammise con tono accondiscendente e un gesto del capo come a concederle quella obbiezione, “Però avete vinto lo stesso il Campionato!”
Angie aggrottò le sopracciglia con fare poco collaborativo.
“Intendo dire” proseguì dolcemente Roxanne “che quella Coppa, e guarda che mi costa davvero ammetterlo, quindi non farmelo ripetere, non vi è stata assegnata a caso. Vi siete meritati di vincerla, guadagnandovi i punti che vi hanno portato qui e probabilmente vi sareste meritati anche di vincere la partita di oggi. Ma… come dicono i babbani chi troppo vuole nulla stringe.”
Angie si accigliò qualche istante pensando alle parole dall’amica e quando incontrò nuovamente gli occhi di Roxanne, tanto azzurri da assumere una strana sfumatura indaco, ammise con tono burbero e un po’ infantile:
“Va bene… Ma io ancora non riesco ad essere felice.”
“Questo perché sei una ragazzina impertinente, testarda, caparbia e piena di superbia.”
Angie boccheggiò un paio di volte colpita da quelle parole dette con tanta leggerezza. Era questo quello che la sua mentore pensava di lei?!
“E non guardarmi con quella faccia da pesce lesso! Pensi che io sia diversa? O che ti voglia diversa da come sei?” sbuffò Roxanne alzandosi in piedi e stiracchiandosi subito dopo.
Angie sorrise istintivamente ma poi la nuvola di pensieri negativi tornò ad adombrare il suo volto. Effettivamente si sentiva molto meglio dopo quello che le aveva detto Rox, eppure c’era tutta quella rabbia e quell’aggressività che le erano rimaste incastrate dentro e non ne volevano sapere di andarsene!
“Ehm… Rox?!” quando quella si voltò verso di lei continuò “Tu… Che fai quando… Quando perdi?”
La mora si passò una mano tra i ricci minuscoli e perfettamente definiti ravvivandoli e si perse ad osservare il panorama fuori dal parco.
“Beh, dipende… Quando sono così arrabbiata a volte mi metto a urlare finché non mi va via la voce.”
No, si disse Angie, questo non era il suo stile.
“Oppure mi sfogo su Cris… Litigo con lui anche per i calzini che ha indosso. Sai, poi facciamo la pace e…” si interruppe osservando la reazione neutra della più piccola e aggiunse: “No, non lo sai invece.”
Angie scrollò le spalle, a volte Rox diventava davvero criptica…
“Altre volte…” ma si interruppe da sola spalancando gli occhi. Poi si girò verso la più piccola e con tono perentorio ordinò:
“Vieni con me!”

Le cucine.
Un luogo di cui lei non aveva mai nemmeno sentito parlare, non avendo grandi contatti coi Tassorosso, la cui sala comune era proprio lì dietro.
Le cucine.
Un luogo pieno di piccoli esserini scheletrici che si inchinavano profusamente e non aspettavano altro che di ricevere delle richieste da soddisfare.
Le cucine.
Un luogo pieno di profumi deliziosi ed invitanti, vapori e sfrigolii piacevoli provenienti da enormi pentoloni.
Le cucine.
Ecco dove l’aveva portata quel tornado di Roxanne.
Avevano fatto il solletico ad un pera ed ecco che davanti a loro si era dischiuso il paradiso.
Poi Roxanne aveva chiamato una certa Goldy a gran voce e una piccola elfa domestica, con un folto caschetto di boccoli biondi e un naso a punta tanto sporgente da ricordarle Pinocchio, era comparsa subito. Era il capo delle cucine ed era un’elfa libera.
Goldy aveva dato loro una postazione da cucina come quelle che utilizzavano gli altri elfi e si era congedata con grandi inchini e profusione di complimenti.
E Roxanne aveva iniziato a cucinare.
“Passami la farina.” un barattolo le venne teso
“Questo è zucchero a velo, Dursley. Portami da farina, scudiero dei miei stivali!”
Rox in cucina era esattamente come nella vita di tutti i giorni: dispotica, amorevole, poco incline alla pazienza e al dialogo, attenta ai dettagli, piena di entusiasmo e ironica.
“E con quel tipetto moscio platinato?” chiese di punto in bianco mentre Angie la osservava sciogliere i rari grumi createsi nell’impasto per le crepes.
“Moscio?!” si indignò subito la ragazza incrociando le braccia al petto “Scorpius non è affatto moscio!!!” esclamò con tanta forza da sfiorare le urla.
“Uh-uh… Allora va bene!” Roxanne se la rise da sola per alcuni istanti.
“Io… Ehm… Noi…” provò a dire Angi ma Rox si voltò di scatto verso la ragazza e la minacciò serissima col cucchiaio di legno pieno di impasto.
“Non vi sarete già palpati nelle zone dove non batte il sole?! Dico io, siete troppo giovani!”
Le sfumature di rosso che passarono sul volto di Angie culminarono in un intenso color pulce, mentre scuoteva la testa incredula.
“Ma-ma-ma che dici Rox!” pigolò alla fine riuscendo ad emettere un suono distinguibile dopo una serie di farfugli.
“Ah… Allora è tutto in regola! Beh…che volevi dirmi, scudiero?” ribattè la più grande mettendosi di nuovo a mescolare metodicamente il suo impasto.
Angie impiegò ancora qualche secondo a recuperare la propria voce normale.
“Beh… Noi… Ci siamo baciati.” ammise con una nuova ondata di rossore sulle gote.
Roxanne smise di mescolare il liquido giallo paglierino e fissò confusa la bionda.
“Scusa ma che avete fatto tutto questo tempo?!” chiese infine palesando tutti i propri dubbi.
“Ehm… Ci tenevamo per mano e… Ehm… ci siamo dati ogni tanto un bacio sulla guancia… Non ridere di me Rox!” protestò alla fine quando si rese conto che l’amica stava cercando di trattenersi con tutte le proprie forze, mordendosi il labbro superiore, ma senza un grande risultato.
“Scusami! Scusami davvero… Hai ragione! Sono una stronza insensibile! Scusami Angie!” e senza riuscire a trattenere un sorriso alzò i palmi in segno di resa, poi con tono sinceramente curioso chiese:“Allora com’è stato?”
Angie ci pensò un attimo, torturò per qualche secondo il labbro inferiore prendendo tra pollice e indice la pelle e tirandola leggermente, poi lasciando perdere le pellicine aprì un paio di volte la bocca dubbiosa ma non emise alcun suono.
“Lo definirei imbarazzante… O impacciato?! Sì Rox, impacciato!” disse in fine con un tono di analisi scientifica.
 “Allora almeno in quello sei come tutte le altre ragazze!”
 
“Mmm… Roxanne Wealsey queste crepes sono fantastiche!” bofonchiò tra un boccone e l’altro Angie.
Ne aveva appena preparata una con la Nutella.
“No, io sono fantastica.” disse tranquillamente l’altra. Angie ridacchiò dall’alto del ripiano accanto al lavello.
Roxanne depose una crepes nel proprio piatto, vi stese sopra un cucchiaio di zucchero e poi prese uno spicchio di limone che aveva preparato in precedenza e lo strinse tra le dita lasciando gocciolare il succo sui granelli di zucchero.
“Questa, Angie, è una Crepes Suzette semplificata e più rapida… Beh non è che assomigli molto alle vere, però è buona! Assaggia scudieroi!” disse porgendo all’altra un boccone della crepes appena arrotolata.
Angie storse leggermente il naso dubbiosa. Sua nonna, quando l’andavano a trovare d’estate, preparava spesso le Crepes Suzette per merenda e sinceramente quella non è che avesse un gran a che fare col piatto originale. Tuttavia per non deludere Roxanne, che le stava tendendo con tanto entusiasmo una sua creazione, si decise ad assaggiare.
Le sue papille furono invase per prima cosa dal sapore acre del succo di limone, ma subito dopo, quando i granelli di zucchero iniziarono a scricchiolare sotto i suoi molari,  la dolcezza mitigò quel gusto forte, lasciandole un alone che non avrebbe saputo descrivere. Era come se le sue ghiandole salivari fosse impazzite e richiedessero immediatamente ancora il contrasto tra il limone e lo zucchero, tra la pasta morbida delle crepes e la consistenza dei granelli bianchi, con una sovrapproduzione di saliva.
Roxanne la guardò compiaciuta e disse:
“A volte l’asprezza esalta il dolce stucchevole dello zucchero. E questo sapore così… Agrodolce, non ti fa venir voglia di prenderne ancora?!”
Angie sollevò lo sguardo su di lei e capì che le parole della  giovane Weasley non si riferivano alle Crepes Suzette.
L’asprezza di una sconfitta aveva sempre un lato che la potesse mitigare, bisognava imparare a coglierlo e apprezzarlo, ma non solo, dava la spinta a fare di più e mettersi in gioco
Angie finalmente sorrise con allegria e annuì. Tutta quella rabbia e quella frustrazione che l’avevano colta dopo la partita erano spariti, grazie a Roxanne, alla sua non-pazienza, alla sua capacità di comprendere le sue azioni e di leggere aldilà delle parole.
 
 
 
Angelique salutò la Grifondoro appena uscite dalle cucine in cui avevano passato quasi due ore parlando e ridendo. Col suo tipico passo marziale si diresse verso i sotterranei, decisa a partecipare ai festeggiamenti, perché aveva ragione Roxanne su tutta la linea, si erano meritati quella coppa e lei aveva fatto del suo meglio, non era importante se l’anno prossimo avrebbero scelto un nuovo Cercatore.
Appena il varco nel muro si aprì un ondata di urla, risate e musica la investì in pieno. Con somma difficoltà si fece largo nella folla festante per arrivare nel punto in cui le avevano detto si trovava la sua squadra.
Facendosi largo tra le persone riunite in cerchio attorno ai suoi compagni li riuscì a vedere restando ai confini di quella festa. Erano tutti e sei riuniti attorno alla Coppa del Quiddich e William Torrent stavano facendo bere a Richard del Whisky Incendiario da un bicchiere di plastica.
Quando Richard mise giù il bicchiere parve vacillare un attimo e strabuzzò gli occhi in modo comico.
“Ma quanto brucia?!” urlò il ragazzo passandosi una mano attorno alla gola, mentre William e Lizzy si sbellicavano dalle risate.
“ANGELIQUE!” urlò poco dopo Sophia individuandola tra la folla.
La bionda ebbe per un istante l’irresistibile tentazione di sparire un’altra volta in mezzo agli altri Serpeverde per non dover leggere la delusione e l’amarezza su volto del suo Capitano. Ma quando vide che le correva in contro con un largo sorriso sul volto dai tratti elfici e la agguantava per un polso trascinandola dalla squadra, si tranquillizzò un po’.
Anche se l’avessero cacciata, per lo meno non erano arrabbiati con lei.
“Finalmente! Non riuscivamo a trovarti!” urlò Lizzy Reed con le guance un po’ arrossate e il braccio attorno alla vita di William.
“Angie!” Albus la chiamò ed ebbe appena il tempo di registrare che fosse proprio lui, prima che venisse stritolata in un abbraccio.
“Non l’hai ancora presa in mano, vero?” chiese Will indicando con un cenno della testa il trofeo dorato posato su un tavolino al centro della Sala Comune.
Angie scosse la testa e si schiarì la voce, non era facile cercare di sovrastare quel caos, ma ci provò lo stesso:
“Io… Sono tanto felice per voi…”
“VOI?” la interruppe Dominique con gli occhi spalancati.
“Sì… Beh, immagino che dopo oggi non mi vorrete più… Insomma ho giocato da schifo e vi meritate un Cercatore migliore. Io…”
“Questa è completamente matta!” urlò Lizzy e in un batter d’occhio schiaffò il trofeo tra le braccia di Angie.
“Ma che…?” provò a protestare la bionda ma si sentì mancare la terra sotto i piedi. Letteralmente.
William l’aveva sollevata da terra e l’aveva fatta sedere su una sua spalla.
Attorno a lei esplose un boato di urla e applausi, mentre Will ruotava su sé stesso per mostrare a tutta la Sala Comune Angie col trofeo.
Quando dopo qualche istante la mise per terra Angie scosse la testa e disse:
“Non capisco… Pensavo…”
“Come tutte le volte che pensi giungi alla conclusione sbagliata!” disse Albus guardandola con un sorriso affettuoso.
“Tu. Sei. Il. Nostro. Cercatore. Punto.” disse perentoria Sophia piantandole gli occhi di ghiaccio addosso e un indice contro il petto. Quel gesto di minaccia sembrava piacerle particolarmente.
“Ma…”
“Punto.” sibilò ancora la Osborne e liberò la giovane dal peso della Coppa per sostituirlo con quello di una Burrobirra.
Mentre un sorso di quel liquido squisito le inondava la gola, guardò i suoi compagni di squadra la osservavano tutti con la medesima espressione: sorridente, benevola e complice.
Angie sorrise finalmente liberata dai pesi che l’avevano afflitta.
Quella vittoria tanto amara all’inizio sembrava farsi più dolce man mano che il tempo passava.
Dopo qualche minuto lei e Albus si allontanarono per cercare gli altri del primo anno. Angie li avvistò accanto al tavolo adibito al cibo, intenti a ripete una scenetta che ormai conoscevano a memoria: Elena stava caricando il suo piattino di carta in modo preoccupante, mentre Martha le ripeteva che non era salubre ingozzarsi in quel modo a tutti i pasti, Berty balbettava giustificazioni per Elena e Scorpius osservava la Zabini con uno sguardo altero.
Stava per raggiungerli quando sentì una mano chiudersi attorno al suo avambraccio destro e reagendo puramente per istinto si divincolò con uno strattone. Quando si voltò a fronteggiare quello che la sua mente aveva registrato come “aggressore” si trovò davanti un ragazzo poco più alto di lei, con i capelli marroni mossi e un paio di grandi occhi marroni che la osservavano.
Il ragazzo alzò i palmi delle mani come dichiarazione di non belligeranza ma Angie non smise di osservarlo duramente. Anche se non aveva mai parlato con lui, lo conosceva bene, lo aveva osservato con astio in quella prima settimana di scuola in cui Scorpius aveva fatto parte del suo gruppo.
Janus Mcmillan le sorrise e le disse con tono amichevole:
“Ehi, vengo in pace!”
Angie strinse le labbra e ritrasse la testa e il collo in un moto di diffidenza. Dopo l’incidente avvenuto a Febbraio non aveva più avuto il minimo contatto con il gruppo di Purosangue, indefessi sostenitori della superiorità dei loro globuli rossi.
“Ciao sono Janus. Non mi sono mai presentato, ma mi sono comportato da stronzo!” le disse tendendole la mano con un sorriso smagliante.
Angie aggrottò la fronte e fece guizzare i suoi occhi verdi quelli identici di Albus per vedere se aveva un’allucinazione dovuta a sostanze stupefacenti annesse alla Burrobirra, ma anche lui stava guardano Mcmillan.
Angie lo scrutò con diffidenza ancora qualche secondo mentre il sorriso del ragazzo non vacillava. Alla fine si decise e allungò la sua destra per stringere la mano del ragazzo.
“Angelique.” disse con tono discretamente freddo.
“Bene Angelique, voglio farti i miei complimenti per averci fatto vincere il Campionato, cosa che non era mai avvenuta da quando io sono qui ad Howarts, beh… In realtà sono solo al terzo anno, però è comunque una cosa di cui andare fieri! E poi volevo farti le mie scuse.” Janus aveva parlato tutto d’un fiato fin a quel momento, in cui si interruppe per inspirare e immergersi di nuovo nel suo monologo: “Ti chiederai perché? Beh perché come ti ho detto poco fa mi sono comportato da stronzo. E da ottuso. E da cretino. E te lo dico ora perché mio padre, Enie Mcmillan, ha combattuto nella Battaglia di Hogwarts accanto a suo padre.” e fece un cenno ad Albus che lo stava osservano stupito. “E quando ha saputo che cosa ti era accaduto e che io frequentavo Anatole, mi ha fatto un discorso che mi ha chiarito un paio di punti fondamentali. Certo hanno contribuito anche le due sberle che mi ha rifilato, ma non è necessario prenderle in considerazione vero?! Ok… Beh sappi che mi dispiace davvero per aver pensato e detto delle brutte cose su di te, solo per il fatto che non hai una famiglia Purosangue. Spero che tu possa perdonarmi per aver ceduto al carisma di un ragazzo più grande che predicava le cose sbagliate.”
Alla fine del lungo e ininterrotto monologo Angie lo stava osservando sbattendo frequentemente le palpebre e aveva la bocca dischiusa per lo stupore.
“Allora accetti le mie scuse Angelique?” incalzò ancora il ragazzo sorridendole speranzoso.
“Angie, tutto bene?!” il sussurro all’orecchio di Scorpius la fece leggermente sobbalzare. Angie si voltò a guardare il nuovo arrivato e notò che anche gli altri si erano disposti dietro di lei con espressione tesa.
“Sì… sì Scorp.” mormorò prendendogli la mano, poi si voltò nuovamente verso Janus che non aveva smesso di sorridere e gli disse: “Va bene, Janus. Scuse accettate.”
“Oh sono davvero sollevato! Ehi Scorpius!” il sopracitato rispose con una sorta di grugnito e un cenno della mano, ma l’irresistibile ottimismo di Janus non si fece scalfire e gli disse facendogli un occhiolino “Avevi ragione su tutta la linea, piccolo Malfoy!”
Il volto teso di Sorpius di rilassò a quelle parole e sorrise a Janus con un lato della bocca, in un modo che Angie non gli aveva mai visto fare e che giudicò irresistibile.
“Sono felice che tu te ne sia reso conto.” gli rispose infine mentre l’altro annuiva soddisfatto.
“Bene… Vi saluto, credo che Jenny sia abbastanza stufa di fissare il suo bicchiere in attesa del mio ritorno, non vorrei che le venissero strane fisse tipo la Cooman!” e con un ultimo saluto della mano si voltò e raggiunse una ragazza con un caschetto biondo molto chiaro.
Nonostante la grande confusione attorno a loro i giovani Serpeverde rimasero fermi e zitti alcuni secondi persi ciascuno nelle proprie riflessioni.
“Non so se voi vogliate contemplare ancora per molto l’infinito, ma io torno a mangiare perché ho una gran fame!” disse risoluta Elena e si diresse verso il suo piatto ricolmo abbandonato sul tavolo delle vivande.
Tutti la seguirono più o meno ripresi da quello strano incontro, ma Angie e Scorpius si tennero appena in disparte mentre lui le versava un po’ di Burrobirra in un bicchiere.
“Perché non mi hai fatto entrare prima?” le chiese leggermente incupito mentre lei sorseggiava il liquido ambrato. Angie guardò vagamente confusa Scorpius, infatti gli avvenimenti di quella mattina le sembravano talmente lontani che non li collegò immediatamente a ciò che le era appena stato detto.
Giusto, lei si era rinchiusa in uno spogliatoio all’aroma di sudore e calzino usato per sfuggire agli sguardi dei suoi amici e del suo ragazzo… Il suo ragazzo, che cosa assurda da pensare!
“Perché volevo restare da sola. A me non piace che qualcuno mi veda… Ehm…” gli rispose dopo alcuni secondi ma si bloccò incapace di far uscire quella parola dalle proprie labbra.
“Debole? Piena di rabbia e di delusione? Al colmo del tuo brutto carattere?” incalzò lui inarcando un sopracciglio.
“Più o meno.” bofonchiò Angelique posando il bicchiere sul tavolo. Una mano di Scorpius saettò verso di lei e le prese la destra stringendola forte.
“Sei davvero sciocca ogni tanto Angie.” le disse sorridendo e scuotendo la testa.
Angie lo guardò finalmente negli occhi e abbozzò un sorriso di scuse. Le piaceva troppo Scorpius quando sorrideva per fare oltre la sostenuta.
Un tentativo goffo di trattenere una risata li distrasse e li fece voltare verso gli altri.
Martha rideva silenziosamente dietro la mano che si teneva premuta sulla bocca; Albus era paonazzo e sembrava che la Burrobirra gli fosse andata di traverso; Berty, anche lui sorridente, stava dando alcune pacche sulla schiena del giovane Potter per evitarne la prematura dipartita; ed Elena…
Beh Elena si stava esibendo in uno dei suoi momenti d’oro. In quell’istante stava dando le spalle a tutti e si stava abbracciano da sola, così che le sue mani si muovessero sulla schiena sottile su e giù. Inoltre faceva oscillare la testa a destra e a sinistra, accompagnandosi con alcuni commenti.
“Oh Angie! Sei bellissima!” disse con un tono baritonale e poi subito dopo con un tono stridulo: “Oh Scorpius sei fantastico!”
Angie strinse le labbra e ridusse gli occhi a due fessure, mentre tutti i presenti si riducevano ad un silenzio tombale.
Elena non sentendo più le risate si voltò verso gli altri ancora con le labbra spinte all’infuori e un espressione interrogativa, che sparì non appena vide Angie.
“Oh-oh” disse la mora prima di scattare e correre in mezzo alla folla.
“Quando ti prendo…” urlò Angelique, lasciando sottointesa una minaccia ben peggiore di quelle che potessero essere espresse a parole, e si gettò nell’inseguimento della Zabini.
“Non so se riuscirò a tenere duro per altri sei anni…” mormorò Martha sconsolata qualche secondo dopo e Berty le diede una pacchetta amichevole sulla spalla.
Albus sentì un terribile tafferuglio e poi ricomparvero alla loro vista le due ragazze, Elena rideva come una pazza mentre Angie agitava un pugno per aria e si teneva il piede sinistro con l’altra mano, il tutto slatellando per continuare ad inseguire l’amica. Elena si fermò e si piegò sulle ginocchia mentre il suo ululato risuonava nella Sala Comune.
“Sei… Io ti… Argh! Che male!” urlò Angie appoggiandosi allo schienale di un divanetto per tenersi meglio il piede.
“Che cos’è successo?” chiese Scorpius mentre si avvicinava ad Angie.
“è…è… inciampata! Ahahahah! Clamorasamente!” rispose Elena tra una risata e l’altra.
Angie guardò truce la mora ancora per qualche istante e poi si mise a ridere anche lei, intervallando le risate a delle imprecazioni per il dolore al piede.
“Sai quando ti agiti diventi maldestra!” le disse Albus sorridendo.
“Già… è come se avessi un elefante latente che si scatena appena tu provi delle emozioni forti!” gli diede man forte Scorpius.
“Un elefante latente?!” chiese Angie con espressione incredula Ci mancava anche quello!
“Sì… ma non ho detto che tu sia un elefante… Nel senso… Cioè se ti piacciono gli elefanti si può prendere in considerazione, ma io non ti assocerei ad un elefante… A parte quando ti agiti… Perché è latente non permanente… Volevo solo…”
“Malfoy si sente il rumore delle tue unghie che scivolano sugli specchi!” lo interruppe Martha suscitando l’ilarità di tutti compresa Angie.
E mentre le risate le scuotevano il petto e osservava Scorpius sorriderle un po’ in imbarazzo per i paragoni poco calzanti, si convinse che Roxanne aveva davvero ragione.
Bisognava saper apprezzare il gusto agrodolce della vita.
 
 
Il mattino in ci si accorse della verità James arrivò presto in Sala Grande, al contrario della sua normale tendenza a dormire fino all’ultimo momento possibile. Si sedette al tavolo di Grifondoro, aspettando Derek che era andato a spedire una lettera al padre, e continuò la lettura di “Ventimila leghe sotto i mari” dove l’aveva interrotta la sera prima, mentre sorseggiava il succo di zucca dal suo calice.
Quando parecchi minuti dopo vide con la coda dell’occhio una testa di capelli biondi e mossi avvicinarsi a lui, fece scivolare il libro che stava leggendo dentro la sua tracolla che teneva in mezzo ai piedi. Riuscì a compiere il gesto in tempo perché quando Derek gli si sedette di fronte non vedesse nulla.
Mentre aspettavano Alice e Fred per fare colazione tutti insieme, parlarono parecchio e a un certo punto sfiorarono l’argomento famiglie, ma Derek abilmente dirottò la conversazione su altri fronti.
James sapeva che la famiglia Schatten non era per nulla come la sua, molto più legata alle antiche tradizioni del mondo magico, molto più formale e chiusa, e che il padre era a volte esageratamente severo con lui, ma non aveva mai capito tutta la reticenza dell’amico a parlarne.
Fu mentre Derek iniziava a commentare l’ultima partita in cui avevano giocato i Cannoni di Chudley, la sua squadra preferita, che gli occhi ambrati di James si posarono per caso sulle due teste bionde che sedevano l’una accanto all’altra al tavolo di Serpeverde.
Gli altri componenti del solito gruppo si erano alzati e si stavano allontanando, ma Malfoy e Gigì erano rimasti seduti e avevano le dita delle mani intrecciate in bella vista sul tavolo della colazione.
Malfoy disse qualcosa che fece ridere Gigì. Era così bella quando rideva in quel modo…
Parve pensarlo anche Scorpius Malfoy perché si diede un’occhiata furtiva attorno e le scoccò un piccolo bacio sulle labbra mentre lei ancora sorrideva.
Angelique sorrise ancor di più e arrossì leggermente, mentre il cuore di James sprofondava nell’amarezza e nello sconforto con un tonfo sordo.
Non seppe per quanto rimase ad osservare i due ragazzi con sgomento e delusione, ma ricordò sempre come i rumori attorno a lui diventarono attutiti, come i colori che ornavano la Sala Grande fossero sembrati sbiaditi e insignificanti, come il succo di zucca avesse preso un sapore acquoso mentre osservava il sorriso luminoso di Agelique rivolgersi ad un altro.
Quando si riscosse vide che Fred, Alice e Derek lo stavano osservando perplessi, ma non si curò di dar loro spiegazioni che comunque non avrebbero compreso.
Nonostante il dolore di quel preciso istante James promise a sé stesso che avrebbe fatto di tutto, da quel giorno in poi perché Angelique cambiasse idea, perché quel bacio rubato a colazione non fosse più di Malfoy ma suo.
Si promise che non avrebbe lasciato all’amarezza di invadergli il cuore, ma avrebbe sempre preservato un po’ di speranza, per quelle labbra sollevate verso l’alto e per quegli occhi verdi dolci, che prima o poi, si disse, lo avrebbero guardato così.
 
Di nuovo Eros che scioglie le membra mi agita,
Dolceacre irresistibile fiera.
Saffo.


Nota Personale:
Salve adorabili lettrici e lettori di questa storia. Non vi aspettavate un aggiornamento tanto veloce, eh? Nemmeno io in realtà.
Sappiate che mi sono sentita una brutta persona a scrivere la parte su James, perché, sì, anche io lo adoro e non mi piace farlo soffrire, però c'è un disegno superiore a cui devo attenermi!
Che dire siamo arrivati ormai al penultimo capitolo e pensare che avete lasciato 75 recensioni ad una tizia che non aveva mai scritto per nessun'altro all'infuori di sé stessa mi riempe di orgoglio. Non avevo mai portato a termine una storia tanto lunga in tutti gli anni in cui ho scritto e sono riuscita a farlo con questa sappiate miei cari che è stato grazie al sostegno e all'incoraggiamento continuo che ho ricevuto da tutti voi.
Grazie infinite quindi. Un grazie particolare alle giovani donzelle che hanno recensito lo scorso capitolo:
mki90, adlimat, la mia unica e sempre costante Sono_un_unicorno, Cinthia988 la più grande sostenitrice di Angie e Scorp e Ayumi Edogawa che si è affezionata a questa storia come non avrei mai immaginato! Siete fatastiche e non so più cme ringraziarvi.
Baci a tutti.
Bluelectra

 
  
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