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Autore: DalamarF16    08/07/2014    9 recensioni
Sono passate poche settimane dagli eventi di New York, e Clint deve fare i conti con la sua coscienza, con le azioni commesse sotto il controllo di Loki. Accanto a lui, a cercare di aiutarlo, ci sarà Natasha, ma una nuova recluta darà una svolta alla vita di Occhio di Falco...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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PERSONAL SPACE: Eccomi qui, con un altro capitolo. So che sono ripetitiva, ma di nuovo grazie mille a Ginge e Alexis, che come sempre hanno commentato! Grazie ancora anche a chi questa storia la sta solo leggendo, spero che prima o poi vincerete la timidezza e mi diciate cosa ne pensate!
Ah, un'altra cosa. Ho iniziato lo spin off di questa fanfiction, dove approfondisco in una vera e propria storia a sè stante, l'inizio dell'amicizia tra Clint e Natasha. Il primo capitolo è già online, con il nome "Sento che questo sarà l'inizio di una lunga amicizia", se vi interessa, sapete dove andarlo a pescare XD
Niente, mi sono dilungata anche troppo...buona lettura!

CAPITOLO 7: La verità

Clint prima di entrare nell'hangar si fermò nei bagni.
Diede appena un'occhiata allo specchio, ma gli bastò. Dio, ecco perchè Fury gli aveva proposto di prendersi il resto della giornata libero.
Era tutto sudato, i capelli corti bagnati e gli occhi iniettati di sangue. No, decisamente non aveva un bell'aspetto.
Mandò un sms a Natasha.
Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, che era in missione. Ma aveva un assoluto bisogno di parlare con lei, anche solo di farsi mandare al diavolo. Utilizzò la loro linea sicura, certo che quel telefono sarebbe in ogni caso rimasto nella camera del lussuoso albergo dove si trovava.
Solo quando prese in mano il cellulare vide la foto che lei gli aveva mandato. Wow e sta-wow. Natasha era davvero superba in quel vestito, il contrasto con i suoi capelli lasciava senza fiato, decisamente. Se quello sceicco non cedeva...bè o era cieco o era gay.
Si sciacquò il viso e poi uscì dal bagno, pronto per la lezione del pomeriggio. Rimandò l'invio dell'sms. La foto era stata mandata pochi minuti prima, quindi era decisamente nel pieno della missione.
“Perchè non sono uno sceicco grasso e puzzolente?” le inviò come risposta prima di mettere via il telefono a raggiungere l'hangar.

I ragazzi lo aspettavano ordinati, e si misero sull'attenti quando lui entrò.
-Riposo- ordinò in tono quieto, mentre li faceva sedere a terra attorno a lui.
Iniziò a spiegare, sentendo lo sguardo di Tommy su di lui. Non lo sfuggiva, sforzandosi di fare lezione come se niente fosse, ignorando il ragazzino se non per questioni puramente didattiche. Non gli sembrava il caso di affrontare un discorso così delicato, o anche solo accennare qualcosa di fronte ad altre persone, e soprattutto, ancora non non sapeva cosa dirgli.
Era sua la colpa di quello che era successo?
Sì.
No. Era sotto il controllo di Loki. Dio solo sapeva quanto aveva lottato, cercando di opporsi a quel potere, inutilmente.
Era vero. Non. Era. Colpa. Sua. Fine della storia.
Doveva convincersene.

Tommy lo avvicinò alla fine della lezione, rimanendo l'ultimo a consegnare la pistola mentre i suoi compagni avevano già lasciato l'hangar.
-Te la cavi bene-
-Grazie, signore-
Entrambi rimasero in silenzio per un attimo... alla fine Clint prese fiato.
-Tuo padre non meritava di morire-
-Perchè le hanno ordinato di farlo allora, signore?-
-Vorrei poterti dare una risposta, Tommy. Purtroppo non la ho-
Perchè Loki è un sadico bastardo.
Il ragazzo annuì. Non gli chiese, fortunatamente, perchè non avesse disobbedito agli ordini. Era nell'accademia dello SHIELD da abbastanza tempo da sapere la risposta senza doversela sentire dire a voce alta.
Gli ordini sono ordini.
-Tommy. Mi dispiace davvero. Se avessi avuto altra scelta, non avrei mai obbedito...-
-...Ma gli ordini sono ordini...lo so-
Il tono tranquillo gli fece più male di un pugno.
In un attimo decise che gliel'avrebbe detto, gli avrebbe detto la verità a costo di farsi cacciare dall'organizzazione. Ma non oggi. Doveva riflettere bene e consultarsi con Natasha, prima, se non altro per sentire il parere di qualcuno che non aveva il cervello annebbiato dai sensi di colpa.

-Prendi tempo, quando torno ne parliamo-
Gli aveva detto così, tre giorni prima. Ed era stato l'ultimo contatto che aveva avuto con Natasha. Certo, non era la prima volta che spariva per giorni, specialmente durante una missione, ma non era nemmeno da lei non mandare nemmeno un sms.
Tra loro funzionava così, da sempre, o almeno, da quando lei era arrivata allo SHIELD.

L'aveva avvertita che non sarebbe stato facile, che l'avrebbero in un primo momento arrestata e interrogata, e successivamente, forse, ammessa nello SHIELD.
Lei aveva annuito e aveva accettato la cosa, d'altra parte non aveva niente da perdere. Non più.
L'aveva accompagnata nell'ufficio di Coulson, che, di norma, era quello più umano tra i loro superiori, nonché colui che l'aveva convinto a smettere la vita da microcriminale per ambire, per dirla con le parole di Phil, a un bene superiore. Quale fosse il bene superiore, era ancora un mistero.
Non era però preparato a vedersela strappare via in un istante, ammanettata e trascinata in una stanza per gli interrogatori.
-Coulson, la prego...-
-E' una terrorista. Un'assassina, Barton. C'era un motivo se la volevamo morta- lo interruppe durò -E adesso scopriamo che siete ottimi amici, magari anche complici da chissà quanto tempo-
-Infatti. È in arresto.- Fury era entrato di soppiatto, il suono dei suoi passi nascosto dalla voce del suo supervisore.
Clint accettò in silenzio le manette; sapeva che al momento parlare, cercare di discolparsi, non sarebbe servito a niente, se non, forse, a complicare la sua situazione.
Per una volta tenne a freno il suo istinto ribelle, quell'indole che l'aveva cacciato in più guai di quanti potesse ricordare, incluso quello, e si lasciò trascinare nella stanza degli interrogatori, dove lo fecero sedere su una scomoda sedia.
Non dovette aspettare molto, Maria Hill entrò nel giro di pochi minuti.
Clint alzò lo sguardo su di lei, e immediatamente capì che doveva stare molto, molto attento a quello che diceva, e che probabilmente avrebbe dovuto parlare a cuore aperto.
Facile con una che sembra voglia incenerirti con lo sguardo, no?
-Da quanto tempo lavori con lei?-
-Non lavoro con lei-
-Ah no?-
-No-
-Spiegati-
-L'ho incontrata per caso, alla Grand Central Station. Mi ha...- si poteva definire bacio? -...baciato-
-Ah quindi una pericolosa terrorista ti avrebbe visto in stazione, avrebbe apprezzato il tuo bel visino e baciato? Non diciamo stronzate, Barton-
Clint sospirò, e alla fine decise, a malincuore, con immensa fatica per uno che faceva fatica a dire perfino quale fosse il suo colore preferito, di raccontare tutto.
Iniziò da Milano, da quando l'aveva avvertita del pericolo. Non tralasciò niente, come si era sentito, cosa aveva visto in lei, come le avesse ricordato lui stesso qualche anno prima.
Come avesse pensato che forse, così giovane, meritava una seconda chance come Coulson l'aveva data a lui anni prima.
Poi raccontò di New York, di quello che lei le aveva detto, di come, sì, gli aveva infilato la lingua in bocca, di come l'aveva portata da casa sua.
Cercò di farle capire quanto Natalia gli fosse sembrata sperduta e spaventata, di come era riuscito a leggere dietro lo sguardo freddo della ragazza.
-Ah davvero?- la Hill era molto scettica a riguardo.
Clint prese un bel respiro e chiuse gli occhi, e li tenne chiusi mentre sussurrava:
-Non è facile da spiegare, signora- cominciò, la voce incerta -Ma quando lo vedi, riconosci un altro orfano. Non ho visto oltre il ghiaccio. Ho visto il ghiaccio. Era la stessa maschera che indossavo io. Sii spietato, o muori. È la legge della strada, la prima regola di chi non vive una vita normale. Non so cosa abbiano fatto a quella ragazzina, ma so cosa hanno fatto a me. Avevo una buona mira, mi permetteva di vincere le figurine più rare lanciando le monete, ma crede davvero che un bambino scelga da solo di iniziare a lanciare coltelli?-
Non aprì gli occhi, ma sentiva lo sguardo della Hill su di sé. Non voleva vedere. Sapeva a questo punto la gente cosa provava: pena, dispiacere. Non voleva fare pena a nessuno, non gli aveva mai fatto piacere che la gente lo guardasse in quel modo. Deglutì, aprì le labbra quando sentì il freddo di un bicchiere che vi si appoggiava sopra e bevve un sorso.
-Non volevo diventare Occhio di Falco. Non volevo lanciare coltelli, né tirare con l'arco. Mi ci obbligarono: minacciavano la mia incolumità, mi riempivano di botte. Minacciavano mio fratello. E alla fine cedevo. Sopravvivi o muori. E tutto doveva venire nascosto: il dolore per le botte, la tristezza, la voglia di una casa vera. Il...- Clinti si interruppe per un secondo, incapace di mantenere salda la voce. Strinse le mani a pugno, conficcandosi le unghie nella carne e recuperando il controllo di sé. Proseguì- il dolore al cuore che mi prendeva ogni volta che vedevo un ragazzino della mia età venire al circo, felice con mamma e papà. Lo sguardo di Natalia, l'avevo anche io quando Coulson mi ha trovato-
Finalmente riaprì gli occhi, guardò in faccia la donna che ora lo ascoltava in silenzio. Fu lieto di non vedere altro che attenzione nello sguardo della donna.
-Vuole sapere perchè non l'ho uccisa? Perchè ho voluto portarla qui? Perchè lei è me. E non dirò altro, perchè non ho altro da dire-
Dopo poche ore era stato rilasciato, senza, per il momento, nessuna indagine in corso su di lui. A quanto sembrava Natalia l'aveva scagionato.

Non gli fu però possibile vederla per altre due settimane, quando finalmente qualcuno aveva preso la decisione di ammetterla nello SHIELD, ovviamente sotto la diretta responsabilità di chi ce l'aveva portata.
-Stai bene?-
Sapeva che non era abitudine dell'organizzazione far del male alle persone, ma voleva esserne certo. Lei annuì.
Lavorare con Natalia, anzi Natasha, perchè era così che si chiamava ora, non era stato facile, ma tra loro era nata subito una complicità strana, e quando per la prima volta gli fu assegnata una missione in solitaria, che l'avrebbe costretto a separarsi da lei, non aveva esitato a infilarsi in un negozio di cellulari e comprare una coppia di telefoni puliti.
Gliel'aveva fatto scivolare in tasca mentre le dava le ultime istruzioni prima di partire. Non uccidere nessuno e non fare danni.

Da allora era il loro canale di emergenza, la loro rete di sicurezza. Chi era in missione almeno una volta al giorno si faceva sentire. Non era raro che saltasse qualche giorno, ma  non era proprio da Natasha non farsi viva. Specialmente non durante una missione di routine come quella. Specialmente non quando sa in che stato mi trovo, completò tra sé.

Nel frattempo, aveva comunque preso una decisione.
Tommy meritava la verità.
O meglio, lui non meritava di prendersi la colpa per Loki. Si diceva, tra sé, quando si sentiva in vena di dare retta a Natasha, o meglio, a quello che gli avrebbe detto se si fosse degnata di farsi viva.
Quindi, al termine dell'ennesima lezione, chiese al ragazzino di aiutarlo a riportare le pistole in armeria.
Da tempo erano passati alle armi vere, almeno per esercitarsi al poligono. Tommy sparava davvero bene, aveva una mira decisamente buona, che migliorava di lezione in lezione con l'esercizio.
Restituite le Berette, Clint lo invitò a pranzo.
Niente di lussuoso. Un self-service, che aveva di tutto e di più, ma soprattutto aveva quello che serviva a lui: folla.
Dopo pranzo, decise che non poteva più rimandare. Durante il primo si era detto che il locale non era ancora abbastanza pieno, al secondo aveva deciso che Tommy meritasse di mangiare in santa pace...al dolce aveva finto un'urgenza in bagno.
Ma ora non poteva più scappare.
Erano usciti dal ristorante e si erano seduti su una panchina a Central Park.
-Tommy... ricordi quello che ti ho detto su tuo padre?-
Il ragazzino, stupito, annuì.
-Ora ti dirò la verità. Ti sembrerà assurda, penserai che sono un codardo che vuole solo pararsi il culo, che tanto è tutto riservato quindi non potrai verificarlo. Ma ti giuro, sul mio arco, che è tutto vero, fino all'ultima parola. Ma prima devi promettere che non ne farai parola con anima viva o morta. Quello che ti dirò, resta tra noi due. Se qualcosa trapela, io sono fuori dallo SHIELD con l'accusa di tradimento, e tu verrai spedito da qualche parte dove non potrai intralciare le operazioni. Mi hai capito?-
Il ragazzino non rispose subito. Rimase fermo, a guardarlo, un po' stranito, forse, dall'urgenza con cui aveva parlato, a voce bassissima, chinato verso di lui.
-Mi hai capito?- ripetè.
Tommy annuì solennemente
-Sì...sì, signore-
E così Clint gli raccontò tutto: di come Loki l'avesse posseduto, spinto a tradire lo SHIELD e a procurargli quello che gli serviva. E arrivò alla fatale notte di Stoccarda. Parlò come un fiume in piena, senza avere il coraggio di fermarsi, senza staccare gli occhi da quelli di Tommy. Se si fosse fermato, probabilmente non avrebbe più avuto la forza di continuare.
Alla fine del racconto, semplicemente tacque.
Si sentiva svuotato. No, svuotato non era la parola giusta. Libero? Ma non scherziamo. Più leggero? Naaa. Non bastava raccontare quello che era successo.
Sollevato? In parte, forse.
Raccontare la verità a Tommy, dargli la certezza che l'ordine della sua morte non era venuto dallo SHIELD ma da un nemico, gli aveva in parte dato sollievo. Lui stesso avrebbe pagato perchè qualcuno gli avesse detto, da piccolo, che suo padre si ubriacava per una motivazione in più che non fosse la paga bassa al lavoro o la preoccupazione che gli davano i suoi figli.
Non osava nemmeno immaginare cosa potesse pensare Tommy da quando aveva raccolto quell'impennaggio della sua freccia che l'aveva ucciso. Occhio di Falco era famoso anche prima allo SHIELD, un assassino perfetto, un soldato fedele. Ora per lo meno sapeva che non aveva tradito, che il fuoco che lo aveva ammazzato non era amico.
Guardò per la prima volta il ragazzino, che l'aveva ascoltato in silenzio, senza mai interromperlo, assorbendo le informazioni con la stessa attenzione con cui lo ascoltava in quell'hangar.
Non lo forzò a parlare, approfittò per bere un po' d'acqua dopo il lungo monologo.
-Quindi... non...sei stato tu...- Tommy aveva la voce incerta ed era passato a dargli del tu in maniera quasi inconscia -...Cioè...non è stato lei...signore-
-Io l'ho colpito-
-Ma...papà...non era un traditore...-
-No, Tommy, è morto facendo il proprio dovere. Nessuno dello SHIELD ha mai dato l'ordine di ucciderlo-
Probabilmente era tutto quello che bastava al ragazzino, perchè in un istante perse tutta la sua calma, gli occhi gli si inumidirono e ben presto iniziò a piangere.
Clint non sapeva che fare. Lo strinse, un po' goffamente,a sé, lasciandogli il tempo di sfogarsi. Notò che molte gente iniziava a guardarli, perciò lo fece alzare.
-Vieni Tommy, spostiamoci da qua-

PERSONAL SPACE: Eccomi qui! Dunque, per ora abbiamo il silenzio stampa di Natasha, ma in compenso, ho voluto dare molto più spazio alla nostra recluta, Tommy, e contiuare un po' il flashback.
Spero vi sia piaciuta...come sempre sapete come farmelo sapere! Alla prossima!
Dalamar_f16
   
 
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