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Autore: lucabovo78    08/07/2014    1 recensioni
« La magia è dentro di noi, fa parte della nostra natura. Dobbiamo solo trovare il modo giusto per usarla. »
Se la magia fosse una cosa naturale come respirare, tutti sarebbero in grado di usarla. Invece, questo "privilegio" è affidato a pochi individui, dotati di grande potere e chiamati Stregoni.
Questa è la storia di un giovane stregone e del prezzo che dovrà pagare per questo potere.
« Non è bene sottovalutare le trame del destino, potrebbe rivoltarsi contro di noi. »
Copyright © 2013 Luca Bovo, tutti i diritti riservati
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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33. L’anima del cavaliere

 

Nicodhem alzò improvvisamente la spada verso l’alto e il fumo nero che lo avvolgeva si divise in lingue sottili che si diressero veloci, turbinando nell’aria, in un angolo buio del salone. Lind rimase immobile, mentre Sephyr osservava preoccupata la scena. Boid impugnò la lancia facendo un passo in avanti.

   «Stai all’erta, ragazzo!»

Dall’angolo buio incominciarono a provenire rumori di ferraglia, mentre delle figure indistinte sembravano alzarsi da terra.

   “E adesso, che succede?” pensò Lind stringendo più forte la spada, mentre una decina di corpi traballanti cominciarono ad avvicinarsi, entrando nel cono di luce generato dal rogo del trono. Altri non morti, cavalieri vestiti con abiti militari decorati con le insegne della città, indossavano cotte di maglia, elmi e impugnavano spade e lance finemente decorate. Tutti presentavano ferite simili a quelle di Nicodhem, profondi squarci provocati da artigli. Si disposero alle spalle del comandante, in perfetta fila e si arrestarono, posando i loro sguardi vuoti sul ragazzo. Nicodhem abbassò la spada, puntandola nella sua direzione in segno di sfida. Il ragazzo notò che la grande forza che aveva percepito su di lui poco prima si era trasferita ai nuovi cadaveri.

   «Undici contro uno? Non mi sembra molto equo…ma se siete pietosi come i vostri amici non mi fate paura.»

   I due cavalieri ai lati della fila scattarono verso di lui impugnando le spade, la velocità con cui si muovevano smentì subito l’ipotesi appena formulata. Questa volta però, non si fece cogliere alla sprovvista e decise in una frazione di secondo su quale dei due concentrarsi per primo. Quello a destra si era mosso leggermente in anticipo sull’altro, per cui mosse un passo verso di lui abbassandosi per schivare l’affondo. Fendente circolare dal basso verso l’alto, la spada disegnava scie luminose nell’aria buia. Il non morto fu scagliato indietro dalla potenza del colpo, avvampando con fiamme azzurre. L’altro gli era già addosso. Affondo frontale. La lama attraversò la cotta di maglia come fosse burro all’altezza dello sterno, il corpo del cavaliere fu scosso da uno spasmo. Non appena estrasse la spada, anche questo fu ridotto in cenere dalle fiamme. Senza attendere un secondo, puntò il palmo della sinistra su uno dei cavalieri rimasti nella fila. Istantaneamente questo si trasformò in una palla di fuoco, coinvolgendo quello al suo fianco. I restanti si allontanarono dai due compagni in fiamme per non essere coinvolti. Nicodhem cambiò di nuovo espressione, ora sembrava arrabbiato. Il ragazzo, con ancora la mano sinistra puntata nella loro direzione, gli lanciò un’occhiata spavalda. I sei cavalieri rimasti si mossero contemporaneamente all’attacco. Lind impugnò nuovamente la spada a due mani e la lama fu avvolta dalla nebbia azzurra, aveva deciso di terminare in un colpo solo la faccenda. Fendente obliquo dall’alto in basso. La lama di luce investì i cavalieri facendoli a pezzi e accendendoli come legna secca sul fuoco. Nicodhem si riparò con la spada e incredibilmente riuscì a spezzare l’energia del colpo rimanendo illeso, anche se fu scagliato indietro di qualche metro.

   «Mmmh…mi sa che con te sarà più complicato…»

Il non morto gli lanciò un’occhiata di fuoco, per quanto gli permettessero i suoi occhi vuoti, e si lanciò verso di lui. Lind si preparò a parare il colpo. Un momento prima di affondare, Nicodhem scartò di lato, uscendo dalla zona illuminata e sparendo alla vista.

   «E’ inutile che ti nascondi, so dove sei!»

Lind percepiva distintamente la presenza del nemico che si stava portando alla sua sinistra, inoltre si accorse di vedere chiaramente nel buio, forse era una delle capacità che il simbiote gli stava donando, decise quindi di anticipare l’attacco e si lanciò a sua volta nell’ombra. Sephyr e Boid persero di vista entrambi. La ragazza aveva imbracciato nuovamente l’arco, ma dovette abbassarlo. Nonostante la sua vista quasi da elfo, non riusciva a capire dove fossero. Poi si accorse che si erano spostati nel fondo della sala e il rumore delle lame che si scontravano provocava delle scintille, rivelando la posizione dei due contendenti.

   «Maledizione! Come fanno a muoversi così velocemente?»

Disse irritata tentando di prendere la mira, appena scorgeva un bagliore, quello successivo era distante di alcuni metri.

   «Lascia perdere, faccio fatica anche io a seguirli. Mi pare che Lind sia in vantaggio, abbi fiducia in lui.»

   Anche Boid sembrava sorpreso delle capacità dei due guerrieri.

Un rumore sordo anticipò la comparsa di Lind, nuovamente alla luce. Nicodhem era riuscito a colpirlo con l’elsa della spada sul volto e il colpo lo aveva fatto volare gambe all’aria.

   «Per fortuna che si trovava in vantaggio…»

Sephyr tese la corda dell’arco, era sicura che anche l’altro si sarebbe fatto vedere. Infatti, Nicodhem comparve dall’ombra camminando lentamente verso il ragazzo, che nel frattempo si stava rialzando massaggiandosi la mandibola e imprecando. Non appena lo vide chiaramente, scoccò la freccia. Il dardo trapassò la fronte del non morto in mezzo agli occhi e il contraccolpo gli fece piegare all’indietro il collo in maniera innaturale. Rimase per un secondo con il viso rivolto quasi dietro alle spalle, ma in piedi. Lind, intanto, si era rialzato. Nicodhem riportò la testa lentamente in posizione, la freccia aveva attraversato la testa e si era fermata dopo essere uscita di qualche centimetro dalla nuca. Spostò lo sguardo sulla ragazza e si scagliò verso di lei.

   «Ma porc…»

Lind riuscì ad anticiparlo dandogli una spallata che lo fece rotolare pesantemente a terra, dopodiché si rivolse bruscamente alla ragazza.

   «Stai lontana! Le tue frecce non servono a niente! Faccio già fatica a tenergli testa, se devo anche pensare a proteggere te non ne usciamo più, stupida! »

   «Come mi hai chiamata? Io volevo solo aiutarti, brutto imbecille!»

Boid la prese per un braccio e la trascinò indietro di qualche metro. Nicodhem si rialzò puntellandosi con la spada, nella caduta la freccia si era spezzata e ora usciva solo la punta dalla nuca. Il ragazzo aveva già riportato lo sguardo su di lui.

   «Va bene, allora proviamo qualcosa di diverso, questo dovrebbe ricordarti qualcosa, sempre che tu abbia ancora qualche ricordo in quella testa in decomposizione!»

   Infilò la spada nel fodero dietro alla schiena, allargò braccia e gambe raddrizzando la schiena. Dopo aver inspirato profondamente, le sue mani cominciarono a brillare di una luce fredda e a emanare un vapore denso, come fa un pezzo di ghiaccio in un ambiente caldo. Sephyr riconobbe la posa ed ebbe un sussulto. Nicodhem non sembrava sorpreso e si scagliò verso l’avversario, incurante del pericolo, brandendo la spada per un affondo frontale ed emettendo una sorta di ringhio roco. Il ragazzo puntò il palmo sinistro e la gamba destra del comandante si trasformò in ghiaccio spandendo scintille trasparenti nell’aria e bloccandogli immediatamente i movimenti, inchiodandolo al pavimento. Palmo destro. L’unico braccio e la spada divennero un tutt’uno surgelato. L’espressione ora era d’incredulità. Boid sorrise, soddisfatto. Forse, il suo lavoro sarebbe stato più facile del previsto, il ragazzo aveva delle capacità inaspettate. Lind sfilò lentamente la spada dal fodero e si avvicinò all’avversario, oramai del tutto inoffensivo, mentre questi cercava inutilmente di liberarsi con movimenti bruschi. Giuntogli di fronte, assestò un calcio alla gamba congelata che si spezzò all’altezza del ginocchio facendolo cadere pesantemente al suolo. Nella caduta, il braccio si frantumò in mille pezzi sbattendo contro il pavimento. Sephyr rimase colpita dalla crudeltà del gesto.

   «Perché l’hai fatto? Non poteva più difendersi! »

Il ragazzo si girò verso di lei, le pupille da gatto erano luminose e il sorriso che aveva stampato sulla faccia era di cupa soddisfazione. Rivide la creatura spietata nella quale si era trasformato poco prima, il Rakhoon.

   «Lind… »

Il fiato le si spezzò in gola e si girò di colpo, preoccupata, verso Boid.

   «Cosa succede? Non avevi detto che era riuscito a controllarlo?!»

Lo stregone le rispose senza smettere di sorridere.

   «Stai tranquilla, è già tornato in sé, ma forse è meglio se gli dai una mano adesso.»

   Sephyr riportò lo sguardo su Lind, che ora si stava tenendo la fronte con la mano sinistra e sembrava sofferente. La ragazza capì al volo le parole dello stregone, si avvicinò e lo prese per mano. Immediatamente il volto del ragazzo tornò normale.  

   «Grazie…Accidenti se è difficile tenere a bada questa cosa…basta un secondo per perdere il controllo…deve essere successo quando ho usato le energie per l’incantesimo di ghiaccio..»

    La ragazza gli sorrise dolcemente e lo abbracciò, appoggiandogli la guancia sul petto.

   «Sei stato bravo…»

Lui le cinse le spalle con un braccio e rivolse lo sguardo a terra.

   «Mi dispiace, anche se è un mostro, non volevo ridurlo così…è stato un degno avversario.»

Il corpo mutilato si muoveva senza logica, gli occhi vuoti fissavano il soffitto e la bocca si apriva e chiudeva emettendo grugniti. Boid si avvicinò e alzò la lancia puntandogli la lama sulla fronte, la lama cominciò a brillare avvolta dalla nebbia azzurra.

   «E’ ora di porre fine all’esistenza di costui.»

«FERMO!»

   Si girarono tutti e tre contemporaneamente nella direzione della voce. Si erano dimenticati del ferito, che ora si era alzato in piedi a fatica e si stava avvicinando tenendosi lo stomaco con le mani. Era tremendamente pallido.

   «E’ meglio se te ne stai tranquillo, ragazzo. Hai una gran brutta ferita, ma se avrai pazienza, ci prenderemo cura di te.»

   Boid aveva parlato con tono neutro, come se non fosse del tutto convinto di quello che stava dicendo.

   «Non serve che reciti con me, stregone, lo so che ho i minuti contati, sono un Dieber, so riconoscere una ferita mortale. Abbassa la tua arma, per favore, non posso permettere che il Comandante Nicodhem perisca in modo tanto disonorevole.»

   «Questa non è più la persona che conoscevi.»

«So che è sotto il controllo di quel demone, ma l’ho servito per anni insieme a mio padre e non lo lascerò morire in questo modo».

   Lind si rivolse a Boid.

«Di cosa sta parlando? Chi è questo demone in grado di controllare i morti? Tu sai cosa sta succedendo, spiegalo anche a noi!»

   Poi, senza aspettare risposta, si rivolse al ferito.

«E tu chi sei? Ci stavi seguendo, giusto?»

   Il ragazzo lo guardò negli occhi.

«Mi dispiace, Lind. Il mio nome è Lucius. Sì, vi stavo seguendo per essere sicuro che arrivaste qui sani e salvi, il mio signore era convinto che solo tu avresti potuto fermarlo, ma non abbiamo fatto in tempo…»

   Finì la frase abbassando lo sguardo, dimostrando di sentirsi responsabile per quel fallimento. Sephyr, improvvisamente, si staccò da Lind e senza dire nulla si avvicinò, sotto lo sguardo stupito degli altri, a Nicodhem, che nel frattempo aveva smesso di agitarsi. Solo qualche lieve fremito scuoteva quel che restava del prode cavaliere di un tempo. Il ragazzo allungò un braccio per fermarla, ma Boid gli fece cenno di no, dall’espressione sembrava attendersi qualcosa. La ragazza sembrava in trance, s’inginocchiò, mise i palmi sulla fronte gelida del quasi cadavere e chiuse gli occhi. Le mani incominciarono a brillare di una luce candida e il corpo di Nicodhem fu colto da spasmi. Dopo qualche secondo, si accasciò a terra. Lind si precipitò a soccorrerla.

   «Sephyr! Ma cosa… »

Riprese immediatamente conoscenza, ma era confusa. La aiutò a rialzarsi sorreggendola.

   «Cos’è successo? Quello sembrava uno degli incantesimi di Shayra, ma quando hai imparato?»

«Non lo so…ho solo sentito che dovevo farlo, ma non chiedermi come ci sono riuscita.»

   Una voce flebile proveniente da terra attirò la loro attenzione. Nicodhem li stava guardando, ma i suoi occhi non erano più vuoti, e un malinconico sorriso gli illuminava il volto.

   «Mi ricordo di te, sei cresciuta…»

  
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