Sesto Capitolo
La
fioraia africana
Dopo quell’ intrusione nel suo computer da parte dell’ aker Angela
era sprofondata in una grande preoccupazione che l’attanagliava.
Francesca se ne era accorta,
l’amica era diventata un po’ isterica aveva strani scatti ed era sempre
all’erta come se qualcuno dovesse da un momento all’ altro saltarle addosso; aveva
provocato a parlarle ma lei sviava sempre il discorso su qualcos’altro oppure
diceva che non era niente, ma non la convinceva.
-Mi vuoi dire che hai? – le aveva
chiesto in nel momento in cui erano state mandate fuori dalla classe per fare
delle fotocopie.
-Non so di cosa
tu stia parlando ..-
-Non fare la
finta tonta con me! Si vede lontano un miglio che c’è qualcosa che non và… stai
andando male nelle materie e questo non è assolutamente da te, ed in oltre sei
sempre arrabbiata ed isterica, da un po’ di tempo ti vedo guardarti in
giro come se ti aspettassi che un leone
ti salti addosso! Ora ,spiegami come puoi dire di non avere niente?!-
Angela fissò l’amica, le avrebbe
creduto? Probabilmente no inoltre se avesse coinvolto anche lei in questa
storia sarebbe stata sicuramente in pericolo , decise dunque di dirle una
bugia.
-Va bene è solo
che… sono ancora sconvolta per quello che è successo la sera del mio
compleanno-
Per
un attimo ebbe il sentore di non averla convinta.
-Nei sei proprio
sicura?-
La
ragazza occhialuta si costrinse ad un sorriso tirato.
-Ma certo!-
disse provando a metterci tutto l’entusiasmo che poteva.
-Va bene-
Dopo aver finito di fotocopiare
tornarono in classe ma Francesca non era ancora convinta.
Quel pomeriggio era più tosto
caldo e c’era un afa terribile, l’odore dello smog unito a quella temperatura
dava una sensazione orribile a chiunque lo respirasse.
Era la fine di Maggio e presto
sarebbe arrivato Giugno con il suo sole e con le vacanze, già le vacanze!
Peccato che per Angela non sarebbe stato così, i suoi genitori dovevano
lavorare quindi se ne sarebbero dovuti stare per tutta l’estate in città, una
tortura peggiore che rimanere per ore rinchiusa col preside per una bella
lavata di capo.
Ma i pensieri della ragazza erano
preoccupati per tutt’ altre cose, e neppure i compiti da fare riuscivano a
distoglierla da ciò che l’affliggeva.
Quindi se ne stava seduta sul
balcone a pensierosa quando
improvvisamente sentì qualcosa di ghiacciato sulla nuca. Sorpresa si girò di scatto
e vide sua madre con un bicchiere di acqua fresca in mano che le sorrideva.
-Ehi! Stai facendo i compiti,
brava, vuoi un bicchiere d’acqua?-
Angela
lo prese in mano e ne bevve un sorso.
-Grazie.- disse.
-Di niente
tesoro, senti mi faresti un favore?Puoi andare dalla fioraia, a prendermi un
po’ di gerani? Sai ormai quelli che avevamo ormai sono irrecuperabili,purtroppo
sono stata molto impegnata e mi sono
dimenticata di bagnarle.-
La ragazza ci pensò su poi si
disse che una passeggiata poteva solo farli bene.
-D’accordo,Ah!
Mamma senti posso parlarti un momento di una cosa?-
-Certo tesoro di
che si tratta?-
Angela era indecisa se
chiederglielo o meno, ma poi si buttò.
-Si tratta del
ciondolo…-
La donna si guardò in giro per
vedere se il marito era in circolazione.
-Che vuoi
sapere?-
-Ecco, quall’era
la storia che ha fatto infuriare così tanto Papà?-
La donna si sedette vicino alla
figlia, avevano un bellissimo tavolo che in estate mettevano sempre per
mangiare all’ aperto o per prendere il sole, se lo potevano permettere visto
che il loro balcone era abbastanza ampio, alla ringhiera solitamente c’erano
sempre piante di gerani che abbellivano il tutto.
-Beh! Io non la
conosco molto perchè non lo mai sentita di persona, ma da quanto mi raccontava
tuo padre quando eravamo fidanzati sembrava narrasse l’avventura di grandi
guerrieri possessori della pietra che combattevano una guerra contro i
vampiri.-
Angela inghiotti la saliva ed
incitò la madre ad andare avanti.
- Per quanto mi ricordo, sembra che tua
nonna sostenesse che la pietra che porti al collo fosse una di quelle che
portavano i protagonisti della storia.-
-Ah.- riuscì a dire soltanto la ragazza.
-Grazie mamma, ora sarà meglio che vad…-
Si bloccò appena notò che il
bicchiere che aveva tra le dita era un po’ troppo freddo, lo guardò e rimase
completamente sbalordita nel constatare che effettivamente l’acqua si era
completamente trasformata in ghiaccio, per fortuna sua madre si era alzata e la
stava ringraziando ancora della cortesia o non avrebbe mai potuto spiegarle la
cosa.
-Tesoro? Va
tutto bene hai un aria strana.- Chiese la madre
-Cosa!? Ah!
No!non preoccuparti va tutto a meraviglia!- rispose nascondendo il bicchiere
dietro la schiena.
-Ne sei sicura?-
-C-certo!-
-Ok, allora
conto su dite! –
Detto questo se ne andò in casa.
Angela tornò a fissare il
bicchiere con il ghiaccio, lo fissò così intensamente che si fuse
improvvisamente trasformandosi in acqua, la quale cominciò a fluttuare per aria
come se non ci fosse gravità, poi improvvisamente cadde per terra non dando più
segno di vita.
I ciondoli donano poteri
straordinari pari solo a quelli degli dei.
A quanto pareva era vero.
Aveva ormai capito da tanto tempo
che poteva controllare l’acqua, effettivamente ricordando quello che era
successo la serata del compleanno e i sogni che faceva non poteva essere altro
e quello che era appena successo le lo
confermava, peccato però che non riuscisse a controlla re i propri poteri al
meglio.
Ma era inutile bruciare le tappe,
attraverso i sogni aveva scoperto molte cose ed acquisito una certa familiarità
con tutto ciò che riguardava l’antica Grecia , cosa di cui stava cominciando ad essere molto
fiera. Mentre pensava a ciò Angela era sulla strada per il negozio di fiori, arrivatavi notò subito
che però qualcosa non andava l’insegna era cambiata, era scritta a caratteri
grandi ed in corsivo con un colore viola ed ai lati, c’erano due rose rosse che
incorniciavano il tutto ma lei si ricordava che l’insegna era totalmente
diversa.
Entrò dentro ed il suono del
campanello fece notare la sua presenza alla donna che si trovava al bancone,
subito questa le chiese:
-Posso aiutarti?-
Era una donna sulla trentina i
capelli neri e corti con qualche ciocca colorata di arancio ed gli occhi grandi
e bruni ,un corpo asciutto e slanciato,
indossava una camicia a maniche corte bianca e dei pantaloni a pinocchietto
marroni, sembrava gentile.
-Si grazie,
avrei bisogno di gerani.-
-Allora devi
andare nella serra, fatti aiutare da mia figlia… Iris!-
-Arrivo mamma!-
La ragazza dagli occhi azzurri si
guardò in torno, l’ambiente era molto rilassante e per tutta la camera si sentiva odore di
terriccio: il negozio era a due piani, uno in cui si vendevano i fiori per buche
l’altro probabilmente serviva come magazzino, ci si accedeva grazie ad una
graziosa scala a chiocciola da cui apparve una ragazza pressa poco della stessa
età di Angela, scura di pelle come una pantera, si chiese come potesse essere
la figlia della donna al bancone ma non per il colore della pelle ma perché se
veramente aveva la sua stessa età come le sembrava non poteva essere figlia
della signora che sembrava averne solo trenta, ma magari l’aveva adottata,
infondo però non erano affari che la riguardavano.
Le due persone la stavano
guardando e solo allora la ragazza si rese conto di avere una faccia
probabilmente molto stupida, arrossi.
-Ah!ah!ah! hai visto mamma è
successo ancora!-
-Eh! Già, ti
starai chiedendo come faccio ad aver una figlia così grande, ragazza, come ti
chiami?-
-Ehm, sono
Angela piacere … e io non volevo …-
-Oh! Non ti
preoccupare ci siamo trasferiti qui da poco dopo tutto, molti del posto
entrando qui si sono comportati come te- disse con un grande sorriso la ragazza
nera.
I suoi denti erano bianchi come
l’avorio e facevano risaltare il volto scuro
ed ovale, le labbra erano carrnose e come la maggior parte della gente
di colore gli occhi erano scuri ma erano più tosto piccoli.
Alle parole della ragazza Angela
si illuminò.
-Effettivamente mi sembrava che
fosse cambiato qualcosa qui!-
-Siamo arrivate
da una settimana,abbiamo preso questo negozio e l’appartamento che vi è sopra e
ci siamo trasferite da Palermo … e a proposito io sono Margherita, piacere. –
disse la signora dall’ insolito look.
-Piacere mio.-
rispose la ragazza.
-Io mi chiamo
Iris, piacere di conoscerti quanti anni hai?-
Più tosto diretta la ragazza.
-Diciassette.-
-Hai la mia
stessa età! Magari diventiamo amiche!-
-Tesoro, porta
Angela nella serra sta cercando dei gerani.-
-Ok, vieni ti
faccio vedere il posto più bello del mondo!-
Iris aprì la porta che portava al
retro del negozio e dopo un piccolo corridoio passarono attraverso una porta da
cui proveniva un calore ancora più maggiore di quello di fuori.
-Che caldo!-
-Beh! È una
serra di che ti stupisci! Ma guarda com’è bella!-
In effetti nell’ ampio spazio erano coltivate piante di
ogni genere e colore che emanavano un
profumo meraviglioso ed una vista davvero spettacolare: c’erano captus, gigli,
rose di tutti i colori,piante da salotto o decorative insomma sembrava un
piccolo paradiso terrestre.
-Ehi! È
veramente bellissimo qui! Ma come fate a curare tutte queste piante?-
-Lo faccio io,
ovviamente mi aiuta anche mia madre!-
-Ma non è
faticoso?-
-Si, ma io amo
le piante, mi piace vederle crescere ogni giorno curandole per poi ammirare il
meraviglioso risultato finale, e poi sono affascinanti, lo sapevi che molte
specie vegetali possono essere usate come medicinali forse anche più efficaci
di quelli sintetici? In oltre possono essere usate anche come veleni o antidoti
per veleni!-
Parlava come un treno, ed aveva
una strana luce negli occhi mentre parlava di tutto ciò che rappresentava il
mondo vegetale e animale, e fu così che Angela in breve comincio a scoprire molte cose su Iris: amava alla
follia i vegetali, era una campionessa di frisbe ed adorava giocarci, scoprì
anche che Margherita era la sua madre adottiva e che l’aveva presa con se all’
età di dodici anni sottraendola da un futuro orribile, visto che era nata in
Nigeria.
Il tempo passava in fretta e la
ragazza dagli occhi azzurri si era completamente dimenticata della sua
commissione tanto era presa dal parlare dell’amica, poi però qualcosa prese la
sua attenzione.
C’era una strana statuetta su uno
dei bancali dietro ad Iris raffigurante una donna su un trono l’aveva già vista
da qualche parte nei suoi sogni, ma certo! Era Demetra dea del raccolto e del
frumento ma cosa ci faceva li?
-Che cos’è quella statuetta?-
-Cosa?- chiese
girandosi la ragazza africana.
-Ah! Quella è una statuetta che abbiamo trovato in
soffitta, carina vero?-
-Posso vederla?-
-Certo, prendila
pure!-
E così fece la rigirò tra le mani
e mentre lo faceva venne invasa da una strana sensazione poi sentì il ciondolo
al petto pulsare e tutto in torno a lei
cambiò, come in un sogno si ritrovò in una scena completamente diversa non era più nella serra di Iris ma in una
strada che attraversava i campi di grano e
in qui contadini lavoravano con aratri e falce.
Si guardò intorno verso
l’orizzonte si poteva intravedere un convoglio di soldati marciare verso la sua
direzione e quando furono ormai vicini
si sposto per paura di essere calpestata e livide da più vicino; erano a
migliaia, fieri marciavano con regolarità e con addosso l’equipaggiamento
adatto per una lunga battaglia, uno spettacolo più tosto impressionante.
Tra la folla di guerrieri uno in
particolare attirò la sua attenzione, quando gli passò accanto potè vederlo meglio e subito ebbe la
sensazione di averlo già visto da qualche parte, quei occhi scuri e penetranti
quei capelli rossi, era il ragazzo che aveva visto la mattina prima che gli fosse stato dato il pendente!
Trasalì qualcuno le aveva toccato
una spalla.
-Mia padrona.-
Girò la testa e vide una donna di
colore con un vestito greco addosso, ma fu solo per un attimo perché subito
l’immagine fu sostituita da quella di Iris.
-Stai bene? Eri
strana! Sembravi in trance, sicura di non volere qualcosa?-
-Grazie, ma
forse è meglio che vada! Grazie Iris mi ha fatto piacere conoscerti!-
-Anche a me!
Torna a trovarmi, ehi! Aspetta un momento non stai dimenticando qualcos …-
Ma la bruna era già sparita
dietro alla porta. Iris sbuffò poi prese un elastico e si legò i capelli crespi
e neri pensando che avrebbe rivi sto presto quella ragazza.