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Autore: BlackPoison    08/07/2014    2 recensioni
Lily Luna Potter. Capelli rossi, troppe lentiggini e sognatrice.
Scorpius Hyperion Malfoy. Biondo, glaciale e decisamente concreto.
Nemici per la pelle ad Hogwarts una volta usciti da lì si sono persi di vista senza sentire minimamente la mancanza l'uno dell'altra.
Solo che il destino, a volte, gioca davvero brutti scherzi..
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Riassunto del capitolo precedente: Lucilla e Lucas stanno cercando indizi che possano scagionare Lucas ed al momento risiedono in una stanza alla Stamberga Strillante. La situazione tra Lily e Scorpius si fa tesa e fra loro si erge una specie di muro che pare insormontabile. Jackson Zabini ha dimenticato le chiavi dell'appartamento che condivide con Malfoy e, per recuperarle, si reca agli uffici dove lavora quest'ultimo. Qui incontra Lily ma lei finge di non vederlo.


Capitolo 7


Head over Heels


Se c'era una cosa che tutti invidiavano a Rose Marie Weasley-ovviamente dopo la sua intelligenza-era quella sua capacità straordinaria di rimettere insieme i cocci degli altri con una calma ed una compostezza da farla sembrare molto più che umana.

Certo, come tutti aveva anche lei qualche attimo di panico, ma in un modo completamente diverso rispetto a quelli che avrebbe potuto avere chicchessia.

La verità, però, era che Rose era brava a tenere sotto controllo le emozioni, tutto qui.

Era brava a celare il nervosismo, il malumore e tutte quelle cattive sensazioni che normalmente rovinano le giornate alle persone. Insomma, non è che lei non provasse certe cose, semplicemente permetteva che la gente lo pensasse e si nascondeva dietro quegli occhiali spessi e quei sorrisi gentili senza mai battere ciglio.

Senza mai perdere il controllo.

«Credi-credi torneranno?» Lily, i capelli vermigli raccolti in una treccia scompigliata che le ricadeva sulla spalla destra, aprì gli occhi nocciola sulla carta da parati verde pisello della camera da letto della cugina e non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che la sopracitata ragazza se ne stava nella sua stessa stanza a sfogliare il giornale del mattino, come faceva ogni giorno.

Rose non rispose immediatamente, si alzò dalla sedia su cui era seduta e porse a Lily una grossa tazza di caffè ormai tiepido.

«Non lo so» la Weasley si morse il labbro inferiore inforcando meglio gli occhiali e prendendo a fissare un punto immaginario di fronte a sé «Immagino che se ne siano andati per una ragione, immagino abbiano un obiettivo» si voltò cauta verso Lily che, nel frattempo, aveva preso a sorseggiare il liquido caldo con un'espressione a metà tra lo sconforto e la rassegnazione dipinta sui lineamenti diafani del viso.

«Io credo che torneranno quando avranno raggiunto lo scopo per cui se ne sono andati. Lucilla-Lucilla avrà sicuramente un piano! Non è così avventata, non più almeno» la Weasley sorrise alla cugina sperando di farle tornare un pizzico di buon'umore nel rievocare i tempi passati.

Lily, per tutta risposta, piegò appena l'angolo della bocca verso l'alto, giusto per non scoraggiare i tentativi di Rose. «Più che avventata Lucilla era un vero e proprio uragano. Un danno ambulante. Un bolide vagante dotato di gambe e bocca!» Rose scoppiò a ridere alle parole di Lily e l'ilarità, alla fine, coinvolse entrambe.

«E' stato quando Lucas se n'è andato che ha messo la testa a posto..» aggiunse Lily, a mezza voce, più a sé che alla stessa Rose, alzandosi per poggiare la tazza sul comodino.

Dopodiché uscì dalla stanza per farsi la doccia e Rose rimase da sola, con la schiena appoggiata alla testata del letto, a pensare che era vero: Lily aveva ragione.

Lucilla era sempre stata una scapestrata ed un pessimo elemento, una studentessa da punizione fissa- poi Lucas se n'era andato ed i suoi voti erano diventati eccellenti, la sua indole più pacata e la sua condotta invidiabile a chiunque. Sospirò appena mentre si tirava su anche lei pronta ad accingersi a rassettare il letto.

Sospirò perchè Lucilla, un po', le mancava.

Sospirò perchè un po' era preoccupata.

Sospirò perchè era arrabbiata, arrabbiatissima, ed odiava Lucas per una lunga serie di ragioni di cui nessuno era a conoscenza, neppure Lily, alla quale raccontava praticamente ogni cosa da che aveva solo cinque anni.


Inforcò, ancora una volta, gli occhiali troppo larghi cominciando a tirare su lenzuola e piumone. Il volto impassibile, l'espressione di sempre.

***

«POTTER!»

L'urlo-perchè sì, era stato proprio un urlo-che aveva invocato il suo nome non appena ebbe superato la spessa porta a vetri girevoli d'ingresso agli uffici la fece letteralmente trasalire.

Jackson Zabini la raggiunse in due falcate per poi picchiarle gioiosamente una mano contro la spalla. Così, come fossero vecchi amici.

Lily, per tutta risposta, sbarrò ulteriormente gli occhi scuri senza proferire parola.

«Sai» continuò quello, grattandosi la testa «non ho ben capito per quale ragione ieri tu ti sia comportata—beh, ecco- in quel modo strano, sì! Tuttavia, sono proprio contento di incontrare una vecchia compagna di scuola dopo tanto tempo!» Le rifilò uno strano sorriso sghembo mentre la rossa ancora non accennava a dire 'a'.

Cosa diavolo avrebbe potuto dirgli, in fondo?

Zabini si guardò intorno cercando di decidere rapidamente se alzare i tacchi o continuare quel teatrino raccapricciante-fortunatamente Lily Potter aprì bocca, finalmente!

«Ciao» sillabò, cauta.

Jackson sorrise a trentadue denti. «Oh, ma allora non sei muta!--sì d'accordo, pessima battuta»

Lily non disse nulla limitandosi ad annuire appena, un po' intimorita.

«Mi chiedevo se non ti andasse un caffè.. magari nella pausa, o dopo il lavoro-insomma, quando puoi» di fronte allo sguardo interrogativo di Lily si affrettò ad aggiungere «Non ci siamo mai conosciuti come si deve, io e te, ad Hogwarts. Ormai siamo cresciuti, per Merlino-giusto? E la vita, in questa città, è mortalmente noiosa-insomma, che male c'è?»

Lily lo guardò in tralice per poi scostarsi la mano del moro dalla spalla-a cui si era praticamente incollata-e prendere a camminare verso il proprio ufficio a passi lunghi e ben distesi. Tuttavia, Zabini, di taciti 'no' nella vita non ne aveva mai ricevuti perchè la rincorse costringendola a fermarsi. «Oh dai, Potter, devi solo dire sì!» Lily lasciò svettare un sopracciglio rosso verso l'alto nell'osservare il ragazzo.

L'uomo, sì. L'uomo.

In fondo non si vedevano da anni, poteva essere cambiato radicalmente nel corso di quel tempo.

Alla fin fine anche lei era cambiata.

E poi-poi-aveva un bisogno disperato di distrarsi in quel periodo..

Lucilla.

Lucas.

Scosse appena il capo per scacciare i soliti pensieri che riaffioravano.

«Dopo il lavoro» aveva risposto senza rendersene conto e senza voltarsi. «Alle cinque e mezza,c'è un bar appena oltre la strada»

Zabini sorrise soddisfatto.

Lily superò la porta del corridoio e raggiunse la propria postazione di lavoro. Sorrise, quando Tristana le diede il buongiorno come ogni mattino. Sorrise ma non rispose perchè fu in quel momento che realizzò che, per quanto ci si potesse sforzare, il peso che aveva sullo stomaco non se ne sarebbe andato facilmente, non se se ne fosse stata con le mani in mano.


***


Che Rose era intelligente, sua madre, lo aveva capito quando all'età di quattro anni, nel ripulire la soffitta le era ricapitato per le mani un gioco babbano a forma di cubo, un cubo di Rubik, per la precisione, ed avendolo trovato completamente inutile lo aveva lasciato a Rosie perchè ci giocasse. Lei lo aveva risolto. Perfettamente: tutte e sei le facce erano di un diverso colore.

Hermione ne era stata talmente orgogliosa che aveva conservato quell'oggetto per anni e quando la figlia era partita per Hogwarts glielo aveva ceduto raccomandandole di usarlo come porta-fortuna e come memo di quanto fosse speciale. Da quel momento in poi, lei, lo aveva avuto sempre con sè. Quando si trovava a dover riflettere o ragionare o studiare si faceva kilometri e kilometri di passi rigirandosi quel vecchio cubo di plastica tra le mani fino a che non giungeva al risultato voluto e, normalmente, lei giungeva sempre al risultato voluto.

«Pensa come la Bennet, pensa come la Bennet» da un'ora a quella parte aveva preso a piovere ed il lento ticchettare della pioggia contro i vetri delle finestre le stava letteralmente dando il tormento: non riusciva a pensare.

Poggiò il cubo di Rubik sul tavolo di legno del suo salottino prendendosi la testa tra le mani, sforzandosi di concentrarsi.

«La Gringott» sillabò lentamente, ricordando l'articolo riguardo il delitto di cui Lucas era accusato. Gli avevano dedicato appena un trafiletto, un trafiletto e mezzo, sulla Gazzetta del Profeta. Come se non dovesse attirare l'attenzione, come se urlare la notizia avesse potuto incrinare qualcosa impedendo agli Auror di poter risolvere il caso. Scosse la testa nel momento in cui le passò di mente il momento in cui aveva letto il nome di Lucilla. 'Lucilla Arya Bennet, Auror scomparsa, probabilmente complice del fuggiasco'

«Se io dovessi cominciare da lì..» Rose affondò le unghie mangiucchiate nei palmi poi un'idea la colpì come un fulmine.

Non doveva pensare come Lucilla, come aveva potuto essere tanto stupida?

Erano Lucilla e Lucas.

Lucilla con Lucas non era la Lucilla Auror, meditativa e dal sangue di ghiaccio, ma la vecchia Lucilla e la vecchia Lucilla commetteva degli errori.

Commetteva un sacco di errori.

Rose Marie Weasley sorrise vergognandosi immediatamente di essere stata contenta della propria deduzione ma ciò non le impedì di raccogliere svelta la propria borsa ed uscire di casa talmente di corsa da scordarsi di chiudere la porta a chiave.


***


Quando Lily prese posto nel piccolo ma accogliente pub babbano si rese conto solo un paio di minuti dopo-durante i quali aveva già sfogliato ben tre volte l'intero menù-che quello era lo stesso tavolino sotto il quale si era nascosta quando ci aveva incrociato Malfoy. Sorrise involontariamente ripensando a quel momento, vuoi per il ricordo della pessima figura vuoi per la situazione in sè, e scosse la testa ritornando lentamente seria. Di Jackson Zabini neppure l'ombra.

Ed erano le cinque e quaranta.

Magari se n'era dimenticato.

Magari il suo era stato solo uno stupido scherzo architettato con quel cretino del suo-UGH-capo.

Lily dilatò appena le narici al pensiero ma non si scompose troppo decidendo che sarebbe stato decisamente immaturo fare una cosa del genere ed, in tal caso, neppure se la meritava una sua reazione. Ordinò un martini con oliva e fu proprio mentre la cameriera, una ragazza un po' troppo tarchiata per sfilare tranquillamente tra un tavolo e l'altro, glielo poggiava di malagrazia innanzi che il ragazzo di colore fece il suo ingresso, accaldato e di corsa, all'interno del locale. La rossa alzò appena gli occhi ripromettendosi di non insultarlo e non fare scenate, si sarebbe comportata da adulta..

O almeno avrebbe fatto un tentativo.

Uno piccolo.

«Salazar, Potter, mi dispiace da morire per il ritardo ma è stato davvero un pomeriggio da dimenticare, questo!» prese posto di fronte a Lily senza degnarla di uno sguardo fino a che non ebbe ordinato anche lui, un drink uguale a quello della rossa, dopodichè, passandosi una mano tra i capelli corti, cercò lo sguardo di lei che gli scoccò di rimando un'occhiata piuttosto apatica.

«Scusa» ripetè più dolcemente. «Un cane mi ha strappato i pantaloni e sono dovuto andare a casa a cambiarmi. Il problema è che ieri sera Malfoy era schizzato, abbiamo litigato, e per dispetto mi ha chiuso tutto in cassaforte quindi sono dovuto uscire a comprarmene un paio nuovi e.. Salazar, i negozi babbani non fanno proprio per me!»

La rossa ascoltò il discorso parola per parola lasciando svettare leggermente un sopracciglio vermiglio verso l'alto prima di scoppiare a ridere. «Giornata intensa, insomma!» Zabini sorrise, felice di aver smorzato di un pelo la tensione dovuta al suo ritardo. «Intensa direi che è un eufemismo!» abbozzò una smorfia mentre afferrava il proprio bicchiere e se lo portava alla bocca. «Pensavo dovessimo bere un caffè!» azzardò ridendo, realizzando solo in quel momento ciò che aveva tra le mani. Lily si strinse nelle spalle simulando un'espressione leggermente colpevole «avevo bisogno di qualcosa di un po' più forte, oggi» «giornata pesante anche la tua, Potter?» Lily a quel punto sospirò. Avrebbe tanto voluto chiacchierare, buttare fuori tutto, svuotarsi come un fiume in piena di tutto ciò che aveva dentro e che non aveva confidato ad altri che a Rose. Guardò Zabini da sopra il bordo del calice di Martini riflettendo su quanto praticamente non lo conoscesse. Amico di Malfoy da una vita, se l'era ritrovato davanti milioni di volte durante la scuola. Lo aveva visto ridere di lei, di loro, una volta li aveva per sino separati durante una lite alla babbana nel corridoio del quarto piano! Eppure-eppure non ci aveva mai davvero parlato.

Eppure non aveva idea di chi fosse.

Appoggiando il bicchiere ancora mezzo pieno sul tavolino si riscoprì a ritrovarlo quasi accettabile con quell'espressione amichevole e lo scadente Martini di un pub davanti al naso.

«Pessima settimana!» la rossa aricciò il naso «quindi vivi con Malfoy» cambiò alla svelta argomento. Zabini alzò gli occhi al cielo. «Che Salazar me la scampi, sì! Ma penso che mi ricovereranno al reparto psichiatrio del San Mungo anche troppo presto, se le cose continuano così» Lily scoppiò a ridere di gusto a quel punto ed il moro, piacevolmente sorpreso della cosa, rincarò la dose «è come una specie di donnicciola matta ed isterica, puoi dir giuro! Pensa che ieri si è incavolato a morte con me perchè ho ordinato indiano-avendo scoperto di recente quei servizi babbani che ti portano da mangiare a casa-e, a suo dire, gli avrei riempito la casa di quell'odoraccio orientale» Lily praticamente lacrimava e Jackson la seguì a ruota soddisfatto di sé.

«Già me lo immagino: Merlino, le mie tende importate dagli Stati Uniti ora odorano di Pollo al Curry!» lo simmiottò, simulando un fare a metà tra l'aristocratico e l'indignato.

«Jackson! Porco Godric, non avrai intenzione di lavarti le mani da tutto quell'unto nel mio bagno, per poi asciugartele sui miei asciugamani bianchi, vero? VERO?» continuò Zabini, gesticolando animatamente-tanto animatamente che per poco non urtò la cameriera che proprio in quel momento stava portando un menù al tavolo alle loro spalle.

«Felice di migliorarvi la serata»

Lily si stava ancora asciugando gli occhi col dorso della mano quando una voce anche troppo nota la raggiunse alle spalle. Zabini si morse il labbro inferiore con un'espressione da 'ti giuro che non l'avevo visto' dipinta sul viso, prima di affrettarsi ad alzarsi per battere amichevolmente una mano sulla spalla di Malfoy. «Amico! Anche tu qui!» «Già» rispose il biondo, glaciale. Lily si prese la testa fra le mani ma il moro, più abituato agli atteggiamenti alla Malfoy, non si lasciò intimidire. «Su, dai, Scorpius,unisciti a noi!»

In quel momento il sangue di Lily si gelò letteralmente nelle vene. «Oh, ehm-io dovrei and--» arrancò, ma Jackson non le permise nemmeno di finire la frase poiché rubò scaltro una sedia da un tavolino vuoto ed invitò Scorpius ad accomodarsi per poi rimettersi a sedere anche lui.

«Non vorrei disturbare» sputò il biondo, acido. «Ma non disturbi affatto! Vero, Lily?» Jackson sorrise alla ragazza che per tutta risposta sollevò gli occhi al cielo. «No, Malfoy, unisciti a noi, te ne prego!» rivolse a Scorpius un sorriso finto che più finto non si può indicandogli la sedia libera con la mano. «Se insisti così tanto!» rispose il biondo con lo stesso sarcasmo che aveva usato la rossa nei suoi confronti.

«Non ricordavo voi due foste amici» continuò melenso «devo sicuramente essermi perso qualcosa» rivolse a Zabini uno sguardo a metà tra l'interrogativo ed il piccato che fece letteralmente trasalire il ragazzo di colore. Jackson finì l'intero contenuto del proprio bicchiere nel giro di un secondo, prima di rispondere. «Oh, dai, Scorps! Lasciamocele alle spalle quelle sciocchezze da Hogwarts. Siamo adulti, siamo persone dotate di senno..» sollevò il braccio facendo cenno alla cameriera di portare altri due bicchieri dello stesso drink. «Devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa da te, Zabini! Non ti conoscevo proprio» lo aiutò Lily che in cambio ricevette un sorriso gentile dal moro. Scorpius non aveva cambiato la propria espressione di un millimetro, limitandosi ad osservarli con gli occhi grigi fattosi di un colore insolitamente plumbeo. «Quindi ora uscite insieme?» chiese, astioso, mentre agguantava il proprio calice direttamente dal vassoio della cameriera.

Lily scoppiò in una risata e Zabini sorrise beffardo. «Non rovinarmi la piazza, amico. Ci sto lavorando!» fece l'occhiolino a Lily, la quale prese a ridere ancora più forte. Scorpius arricciò le labbra in un'espressione che Lily avrebbe definito 'disgustata', dopodichè cadde nel silenzio. Un silenzio così poco da Malfoy che fece domandare alla rossa se il ragazzo stesse bene, se era possibile gli fosse accaduto qualcosa e si sentì, stranamente, preoccupata. Poi, uscendo dal bar, ben più di un'ora dopo, pensò che la cosa sarebbe stata decisamente surreale. Folle. Impossibile.

Sicuramente erano tutti gli eventi che le stavano capitando a farla sentire tanto emotiva.

Sicuramente era così.


***


«Non avrai intenzione di fare voto di silenzio per sempre, vero? Giuro che non dicevo sul serio quando ti ho dato della voce di gallina!» Jackson, a quell'affermazione goliardica, ricevette in cambio uno sguardo carico d'odio da parte dell'amico che comunque non accennò a voler aprire bocca.

Stavano camminando sulla strada verso casa da appena un paio di minuti e già la tensione poteva benissimo essere tagliata con un coltello. «Scorps, non ti sarai offeso per la storia degli asciugamani, vero? Lo sai che si fa così con le ragazze, le si fa ridere, poi..» scoccò al biondo un'occhiata eloquente ma quello non diede affatto cenno di essere divertito dalla cosa, al contrario. «Sai, Zabini, a volte sei talmente fastidioso che ti affatturerei sul posto, senza nemmeno curarmi di non essere visto» si inchiodò sul marciapiede, il volto diafano irrigidito e le labbra sottili ridotte ad un'unica linea sottile.

«Non vedo perchè tu te la debba prendere tanto» il moro si strinse nelle spalle. «A meno che tu non sia geloso!» azzardò, il viso attraversato da puro scherno. Tuttavia, Scorpius, non sembrò prenderla poi tanto sul ridere perchè si voltò nuovamente verso di lui, la bacchetta che urlava letteralmente di essere usata per cruciarlo seduta stante. «Dovresti smetterla di dire cazzate, Zabini. Dovresti davvero smetterla» disse con una tale cattiveria nella voce che Jackson pensò davvero fosse arrivata la sua ora, e per mano del suo amico storico.

Ma mentre riprendeva a camminare, Scorpius, sentì una specie di fitta alla bocca dello stomaco ripensando alle parole dell'amico.

Lui non poteva essere geloso della Potter.

Era assolutamente impossibile.

Scosse la testa, Jackson che finalmente aveva smesso di parlare, un silenzio serale quasi pesante da sopportare.

No, era assolutamente impossibile.


***


Quando Lily salutò Scorpius e Jackson-in realtà solo il secondo dal momento che al primo non rivolse che un cenno nervoso-si rese conto di essere leggermente brilla. Non ubriaca, ovviamente, soltanto un po' su di giri.

Per un attimo era riuscita a dimenticare tutta la brutta situazione che stava diventando la sua vita, per un attimo era riuscita a distrarsi e le era riuscito talmente bene che quasi sentiva la mancanza di Jackson (e di Scorpius). Quando citofonò a casa di Rose, troppo pigra, come suo solito, per scavare nella borsa alla ricerca delle chiavi, non si sorprese troppo della mancata risposta. Forse era stata trattenuta al giornale, oppure era uscita a fare una passeggiata.

La rossa si strinse nelle spalle suonando alla vicina che, fortunatamente, le aprì.

Se il fatto che non avesse risposto al citofono non l'aveva allarmata non si può dire lo stesso di ciò che notò esattamente trenta secondi dopo: la porta di casa.

La porta di casa era aperta.

Lily abbassò cauta la maniglia con il cuore letteralmente in gola.

Rose non lasciava mai la porta aperta!

Si prese la testa tra le mani tentando di calmare il respiro fattosi improvvisamente frettoloso. «Rose?» chiamò titubante.

Poi, senza neppure riflettere veramente su ciò che stava per fare, uscì di nuovo sbattendosi la porta di legno leggero alle spalle.

Non le è successo niente.

Nessuno l'ha rapita.

È solo una precauzione.

La troveranno.

Andrà tutto bene.

Lily sfrecciava sui marciapiedi londinesi con un passo talmente svelto che per poco i piedi non le prendevano fuoco. L'ansia di quei giorni si era fatta improvvisamente ardente, lacrime le rigavano il volto diafano arrossato dal freddo. Era spaventata, era spaventata a morte.

Quasi non si rese conto del momento in cui accedeva al ministero attraverso lo scarico, così come non realizzò davvero neppure l'attimo in cui spalancava la porta dell'ufficio del Salvatore del mondo magico senza neppure bussare.

«Pap--» esordì. Ma la scena che si trovò innanzi la colpì come uno stupeficium ricevuto direttamente nello stomaco.

Rose era lì, Rose era viva-realizzò con estremo sollievo. C'erano anche Lucas e Lucilla, di fronte alla grossa scrivania di Harry Potter. Una serie di Auror a circondarli. I polsi di Lucas e Lucilla avvolti da manette incantate.

Lily sbarrò gli occhi prendendo a guardarsi intorno come se da un momento all'altro potesse giungerle dal cielo la spiegazione a ciò che stava vedendo.

«Lily, tesoro. Credo tu debba uscire di qui» Harry le parlò nervosamente mentre si alzava dalla propria sedia per avvicinarsi alla figlia che non accennava a volersi schiodare di un millimetro dalla posizione in cui era. Lily scosse la testa sottraendosi alla mano che il padre le stava appoggiando contro la spalla. «Che cosa è successo?» chiese, facendo un cenno con la testa nella direzione di Lucilla.

«Me lo chiedo anche io!» sputò lei, Lucilla, stringendo gli occhi chiari nella direzione di Rose Weasley che abbassò lo sguardo prendendo a fissarsi le scarpe. Harry fece un lungo, stanco sospiro prima di voltarsi verso la bionda, il volto attraversato da un'espressione indecifrabile. «Bennet, pensavo avessimo già chiarito riguardo il fatto che è assolutamente necessario che lei faccia silenzio, per non aggravare la sua posizione» l'ex bambino che è sopravvissuto riprese la propria posizione dietro alla scrivania prima di sfregarsi le mani. Lucilla lo guardava con un misto di ansia ed astio, il volto dai lineamenti sottili irrigidito in una posa talmente forzata da farla sembrare un'altra persona. «Lucilla, ti prego» aggiunse Harry con più dolcezza.

Lucilla Bennet lasciò andare l'aria che aveva trattenuto spostando lo sguardo su Lucas il quale, Lily notò solo all'ora, fissava senza tregua un punto immaginario alla propria sinistra.

«Weasley, dovrebbe seguirmi per compilare alcune pergamene» Willemina Robinson aveva fatto il proprio ingresso alle spalle di Lily senza che lei se ne rendesse nemmeno conto, aveva sicuramente bussato ma, ovviamente, la rossa non aveva sentito.

Rose uscì in tutta fretta superando la cugina senza sollevare gli occhi neppure per sbaglio

Un ronzio. Ecco cosa sentiva.

Un ronzio.

Era come se il suo cervello tentasse disperatamente di rimettere insieme i pezzi scomposti di un puzzle impossibile, un puzzle di cui si era persa moltissime tessere per strada, ed un fastidioso rumore di sottofondo le impedisse di pensare per tentare di capire da sola che cosa mancasse nei numerosi spazi lasciati vuoti.

«Se non avete altro da aggiungere..» Harry Potter fece un cenno con la mano ad un Auror corpulento che se n'era stato per tutto il tempo all'angolo della stanza e quello, come se non aspettasse altro, andò a togliere le manette di Lucilla. Fu a quel punto che Lucas si voltò verso la bionda, una tristezza profonda sembrava ferirlo talmente all'interno da non riuscire a traboccare in alcun modo. «No! NO!» Lucilla prese a dimenarsi nel momento in cui un altro Auror-uno coi capelli castani e gli occhi gentili-l'afferrò alle spalle impedendole di muoversi. «NO, non è stato lui! NON E' STATO LUI!» lacrime di rabbia e di dolore cominciarono a scorrerle sul viso mentre, piccola com'era, non demordeva nel dimenarsi tra le braccia forti del ragazzo che la tratteneva.

L'Auror corpulento trascinò Lucas fuori dalla stanza.

Lucilla cadde in ginocchio prendendosi il viso tra le mani.

Lily non riuscì a muoversi neppure in quel momento.

Se prima non poteva ancora dirsi così ormai adesso non c'era più alcun dubbio: il suo mondo era andato definitivamente sottosopra.



Ciao, io sono quella che scrive!


Ciao, ciao, ciao, ciao.

Ancora ciao.

Lo so, sono imperdonabile-ho letteralmente abbandonato Feel Like Falling per un periodo di tempo imbarazzante ma, a farmi da scusante, ho una lunga serie di ragioni sia universitarie che private. Quindi, spero che possiate continuare a seguirmi senza detestarmi-non troppo almeno.

Vi saluto con la promessa che aggiornerò almeno una volta a settimana-massimo dieci giorni.


Vi bacio tutti dalla testa ai piedi.


Anto.

  
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