Isola
Shairam: verso il palazzo reale…
Dopo l’inaspettato,
quanto ambiguo, incontro con il principe Zein, i pirati della
Liberty, invitati dal principe a visitare il palazzo, si stavano
dirigendo verso di esso, percorrendo un alberato viale, costeggiato
da mille alberi dalle folte e verdeggianti chiome, le quali
splendevano sotto il caldo sole, ombreggiando il passaggio dei
pirati, i quali un po’ titubanti, si apprestavano a visitare
il
palazzo reale.
Zein, a capo del gruppo, mostrava con passione ogni
angolo di quella terra che amava tanto; mostrando così la
sua ampia
conoscenza di botanica, architettura e storia.
-Questo e
l’arco di Eraldo!- disse Zein, indicando il possente arco in
pietra
bianca scolpita, che gli si ergeva davanti.
-Eraldo? Ma che
diavolo di nome è?- sbottò Diana aggrottando la
fronte perplessa.
–Sul serio esiste qualcuno che si chiama così?-
chiese
sistemandosi la lunga coda di cavallo.
-Eraldo era un prode
eroe che sconfisse, milioni di anni fa, il temibile drago nero. Esso
aveva, con il suo fuoco magico, incenerito gran parte
dell’isola,
uccidendo così milioni di abitanti…-
iniziò il suo racconto il
principe.
-Si, si come no! Adesso dovremmo anche credere che
esistono i draghi che sputano fuoco magico…- disse scettica
la
mora.
-In un certo senso sì…- disse Edward
ghignando.
-Mah! Anche se fosse io non credo che sto tipo che
si chiama Era qualcosa abbia sfidato un drago, sono tutte cavolate!-
continuò Diana, restia a credere a quel tipo di leggende.
-Quanto
sei polemica Diana, lascia parlare Zein!- la riprese Lilian
interessata alla storia.
-Grazie dolce Lilian…- disse Zein
cogliendo un fiore da terra ed offrendolo in dono alla ragazza.- Come
dicevo, Eraldo però, forte e coraggioso, decise di
affrontare il
drago e di salvare la giovane principessa che era stata rapita dal
drago. Con pochi e precisi colpi il grande Eraldo sconfisse il drago
per sempre, salvando l’isola e la principessa, alla quale
chiese la
mano proprio sotto questo arco.- disse Zein guardando Lilian
intensamente negli occhi.
-Eraldo fu colpito come un fulmine a
ciel sereno dalla bellezza della principessa, non poteva vivere senza
di lei, così rischiò la vita per salvarla e,
quando lei accettò di
sposarlo fece incidere su questo vecchio arco la loro
storia…-
spiegò Zein prendendo Lilian per mano e mostrandole le
incisioni sul
grande arco. Sulla pietra infatti era rappresentato, con la tecnica
del basso rilievo, un cavaliere che combatteva con un grosso drago e,
sul lato opposto, lo stesso cavaliere in ginocchio davanti ad una
donna, il tutto contornato da elaborati ghirigori che rendevano
quell’opera unica ed inimitabile. La storia di un amore
ricordato
nel tempo.
-Wow! È una storia così romantica!-
proferì Lily
sognando ad occhi aperti la scena raccontatale. Immaginava la
bellissima principessa vestita con un lungo abito bianco e il prode
cavaliere inginocchiato nella sua luccicante armatura, davanti a lei,
mentre le confessava tutto il suo amore. Come le sarebbe piaciuto
essere al posto della principessa. Trovare qualcuno talmente
innamorato di lei da considerare la sua vita inutile se non fosse
stata trascorsa accanto a lei.
-Sì mia dolce salvatrice, è
una storia bellissima. Io credo nel colpo di fulmine sai…-
disse
Zein guardando intensamente la ragazza – succede
all’improvviso,
quando meno te lo aspetti. Esso ti colpisce, ti senti frastornato e
quello che ti trovi davanti ti sembra un sogno, ma non lo è,
perché
in realtà è solo la tua anima gemella che
finalmente ti ha trovato
e che mai lascerai andare…- disse sognante Zein, mentre
Lilian
continuava ad ammirare l’arco stando poco attenta alle
attenzioni
del giovane principe.
Qualche passo più indietro, Shin,
ascoltava attento ogni parola del principe. Ora ne era più
che
certo, quel damerino si era preso una bella cotta per la sua
compagna, e questo non gli andava per niente giù. Con
quell’ultima
frase sul colpo di fulmine, Zein aveva descritto precisamente la
sensazione che Shin aveva provato nella locanda di Tom a Stargazer,
quando per la prima volta aveva incontrato, o meglio percepito con il
suo dolce profumo, Lilian. Ne era rimasto ammaliato, stordito, ma a
differenza del principe non era stato in grado di farlo comprendere
al giovane medico, che pian piano si era allontanata da
lui.
-Vogliamo procedere?- disse Zein prendendo la mano di
Lily e baciandole il dorso delicatamente, inchinandosi lievemente al
suo cospetto.
Lily presa alla sprovvista arrossì, per niente
abituata a tutte quelle lusinghe, ma allo stesso tempo ci stava
prendendo gusto.
I pirati ed il principe continuarono a
camminare, finché non arrivarono in prossimità di
un grande ponte,
il quale divideva il villaggio dalla casata reale. Infatti
dall’altra
parte del ponte, in tutta la sua bellezza, si ergeva un immenso
palazzo.
I pirati rimasero a bocca aperta ammirando l’edificio.
Esso era composto da quattro torri che si innalzavano di una decina
di metri, fabbricate con il forte ed indistruttibile granito grigio
perla. Esse si innalzavano ai lati della grossa casata, la cui
facciata era abbellita dall’enorme portone in legno scuro
intarsiato nell’oro più puro che splendeva sotto i
raggi solari,
che lo illuminavano come se risplendesse di luce
propria.
-Que…questa è casa tua?- balbettò
Lilian
incredula.
-Sì mia dea, questa è la mia umile dimora!- disse
sorridente il biondino.
-Chiamala umile, sembra la casa di un
drago celeste!- borbottò la vedetta.
I pirati, scortati dal
principe iniziarono l’avanzata verso il palazzo,
oltrepassando il
lungo ponte in legno massiccio, il quale collegava il palazzo,
costruito su un’ampia collina circondata interamente da un
profondo
fossato.
Yuki osservava affascinata ogni singolo particolare di
quel luogo che, ai suoi occhi, sembrava magico. Aveva letto molti
libri sul medioevo e visto molte figure che rappresentavano i
castelli medievali e, quello che si trovava dinanzi a lei in quel
momento, sembrava un vero e proprio castello medievale. Le alte
torri, il fossato che proteggeva il castello da possibili attacchi
esterni, innalzando il ponte che, da quel che aveva capito doveva
essere il classico ponte levatoio.
La giovane navigatrice,
ammaliata dall’aspetto esteriore del palazzo si chiedeva se
l’interno di esso fosse altrettanto bello e stupefacente, ma
presto, si disse, lo avrebbe scoperto.
Arrivati davanti
l’immenso portone, due mastodontiche guardie si inchinarono
al
cospetto di Zein, aprendo, con forza, il massiccio portone.
Varcato
il portone, i pirati si trovarono dentro un’immensa sala. Le
pareti
di essa erano ornate da mille eleganti ghirigori dorati,
così come
le possenti colonne quadrate che sostenevano il piano di sopra,
collegato da due immense scale di legno pregiato, disposte a destra
ed a sinistra della sala.
Tutti i presenti ammiravano estasiati la
residenza del ragazzo, sicuri di non aver mai visto una reggia tanto
ornata nei minimi dettagli.
-Figliuolo sei tornato
finalmente!!- disse Razom, scendendo, con forti tonfi, data la sua
enorme stazza, dalla scala.
-Padre, vieni voglio presentarti i
miei nuovi amici e, soprattutto, la mia salvatrice, Lilian Rose
Cowashy- disse Zein prendendo la mano di Lilian, invitandola ad
avanzare verso il re.
Lily, un po’ imbarazzata, si inchinò
goffamente davanti al grosso Re che la squadrò curioso da
capo a
piedi.
-Ma che stupenda fanciulla!!!- esordì il re –Ma in
che senso è la tua salvatrice, figliuolo?- disse leggermente
confuso
il sovrano, lisciandosi, come d’abitudine, il brizzolato
pizzetto.
-Mi ha salvato da un carro che stava per investirmi!
Senza il suo prodigioso, quanto eroico gesto, sarei morto padre,
capite? Lei è quella giusta! Lo sapevo che l’avrei
trovata!- disse
Zein esortando il padre a capire cosa intendeva.
-Oh!- esclamò
il re, intensificando lo sguardo sulla figura della donna
–Sì, si
molto bella, graziosa e di buone maniere! Ottima scelta figliuolo!-
si complimentò.
-Scusate, ehm... di che scelta state
parlando?- chiese Lilian, confusa.
-Niente, niente mia dolce
Lilian…- si affrettò a dire Zein, mentre il padre
continuava a
guardare Lily ed annuire soddisfatto.
-Cosa sono tutti questi
schiamazzi? Non si può nemmeno riposare in pace in questo
palazzo!-
disse Amalia, la regina, scendendo con grazia dalla sontuosa
scala.
-Mamma ho invitato a palazzo i miei nuovi amici. Sono
dei commerciati approdati oggi sulla nostra isola. Lei è
Lilian, mi
ha salvato la vita e quindi ho deciso di invitarla, insieme ai suoi
compagni, nel nostro palazzo…- disse Zein, mentre la madre,
scendendo l’ultimo gradino, puntò il suo sguardo
oltre il figlio,
su Ryuu, il quale, con sguardo annoiato, osservava vigile ogni
anfratto del palazzo.
Con eleganza, Amalia oltrepassò tutti i
presenti, dirigendosi verso il giovane pirata.
I suoi occhi
azzurri erano rimasti affascinati dal bell’aspetto del nuovo
arrivato. Sotto la t-shirt nera, si potevano intravedere gli
addominali perfetti di Ryuu, che incantarono la regina.
-E tu
come ti chiami?- chiese Amalia, parandosi di fronte al taciturno
ragazzo.
Ryuu, osservò la donna dinanzi a lui. La regina
aveva dei lunghi capelli biondi, che cadevano leggiadri fino al fondo
schiena. La pelle, color del latte, era illuminata da due splendenti
occhi azzurri come il cielo, mentre il corpo, fasciato in uno stretto
e scollato vestito di seta bianca, mostrava tutte le abbondanti forme
della donna, poco nascoste.
Il ragazzo, osservata
l’interlocutrice, storse il naso in segno di disinteresse.
Non gli
piacevano le donne che si mettevano in mostra, cercando di attirare
l’attenzione di più uomini possibili, no, non era
proprio il suo
tipo di donna ideale.
-Cosa c’è, non hai la lingua?- disse
la regina, posando un suo dito contro il petto del ragazzo,
scendendo, sensuale, sempre più giù.
-Si chiama Ryuu,
signora regina!- disse improvvisamente Yuki, affiancando Ryuu, e
fulminando la regina.
-Ryuu…- ripeté la donna –che bel
nome! Sarà un piacere averti come ospite…- disse
sottolineando, in
modo malizioso, l’ultima parola, ricevendo come risposta un
grugnito poco interessato dal ragazzo ed un’ulteriore
fulminata da
parte della navigatrice.
-Vi ringraziamo per la vostra
ospitalità! Io sono Solan, il capitano della nave dei
commercianti!-
disse la rossa presentandosi ai due sovrani.
-Sì, si…-
disse sventolando una mano in aria la regina, poco interessata;
mentre attenta osservava uno ad uno i ragazzi della sala, puntando i
suoi occhi cristallini sulle figure maschili.
-Questa regina
mi sembra una gatta in calore…- sussurrò Diana,
e, sentendola,
Lily le pestò un piede per farla tacere.
-Direi, figliuolo,
che forse i tuoi nuovi amici preferirebbero riposarsi un
po’…-
disse il re.
-Hai ragione padre! Lucinda, vieni!- disse Zein
chiamando a gran voce, la dama di corte.
La dama, una ragazza
di vent’anni, entrò nella sala, inchinandosi al
cospetto dei
reali, aspettando che le venissero impartiti gli ordini.
-Lucinda,
mostra le stanze hai nostri nuovi ospiti- si signorino Zein, disse la
ragazza, inchinandosi servile.
Lilian notò il leggero rossore
sulle guance della ragazza, sembrava in forte imbarazzo quando
guardava Zein, forse lei aveva una cotta per il principe, che
purtroppo sembrava non accorgersi per niente della dama.
I
pirati seguirono la dama, che ad uno ad uno mostrò le stanze
ed una
volta sistemati tutti, si dileguò tra i corridoi di corte.
Ogni
stanza era immensa, ornata nei minimi dettagli, e provvista di un
bagno personale con tutti i comfort possibili, un ampio letto a
baldacchino e svariati mobili per ogni necessità, anche la
più
futile. Ai pirati sembrava un sogno avere tutte quelle
comodità a
disposizione. Amavano la loro nave, ma alcune cose, come un bagno
personale, un comodo letto, erano solo un sogno su una nave costruita
per avere lo stretto necessario, senza appesantirla troppo con troppi
mobili o altro che avrebbero facilitato l’affondamento in
caso di
forti tempeste.
Qualche ora dopo, i nuovi ospiti furono
invitati a presentarsi nella sala delle feste, dove i sovrani avevano
organizzato un sontuoso banchetto in loro onore.
Affamati e
curiosi gli ospiti si fecero scortare dalla servitù,
attraversando i
lunghi corridoi, fino ad arrivare davanti un grosso portone, che al
loro arrivo si aprì lentamente dall’interno.
La sala che li
accolse era molto luminosa, le pareti erano di un rosa antico con
qualche spruzzata di oro e si intonavano perfettamente alle lunghe
tende che scendevano soavi davanti le finestre. Al centro della
stanza un lungo tavolo rettangolare accoglieva gli invitati con i
più
pregiati piatti tipici di Shairam.
-Eccovi!- esultò il re
–accomodatevi pure, tutto questo e per voi miei cari ospiti!-
Con
calma i pirati si accomodarono alle sedie, mentre Lily fu scortata da
Zein alla sedia a fianco alla sua.
-Mia salvatrice spero che
non ti dispiaccia regalarmi un po’ del tuo tempo stasera-
-Ma
no, figurati, però non mi chiamare salvatrice, chiamami
Lily- disse
la mora sorridendo dolce, mandando così in fumo il cervello
del
principe che iniziò ad evaporare facendosi mille film
mentali.
La
cena iniziò, accompagnata dal suono soave di violini e arpe
che
rendevano serena e piacevole la serata, mentre una schiera di
camerieri, attenti, continuavano a portare mille piatti differenti
con pesce, verdure e carni cucinate in mille modi, per la gioia dei
pirati e soprattutto del panciuto re.
-Sono veramente contento
di aver fatto la vostra conoscenza, ma mi dica cara Solan, quali
merci commerciate?- chiese il re alla rossa al suo fianco.
-Merce
di ogni tipo. Da stoffe, spezie, qualsiasi cosa ci venga affidato,
ovviamente di alta qualità- disse la rossa, recitando
perfettamente
la parte del commerciante.
-Però vedo che siete anche ben
armati!- disse la regina, non togliendo mai lo sguardo da Ryuu, il
quale non si separava mai dalla sua fedele falce.
-Ogni sano
di mente che viaggia per mare porta con se delle armi, difesa
personale- disse freddo Ryuu, accarezzando il manico della falce a
tre lame.
-Oh si…e questo ti rende molto più
affascinante…-disse con tono malizioso la regina,
sporgendosi sul
tavolo, mettendo volontariamente il prosperoso e mal celato seno,
esibendosi per il pirata che aveva di fronte.
Ryuu non fu
toccato minimamente da quella scena e continuò, come niente
fosse a
bere e mangiare, mentre a qualche posto di distanza, Yuki, infilzava
ripetutamente il pesce nel suo piatto, immaginando la faccia della
regina al suo posto.
Quella donna ci stava provando spudoratamente
con Ryuu da quando avevano messo piede a palazzo e, quel
rincoglionito del marito non si era accorto di niente, mentre Ryuu,
con il suo solito distacco non si curava minimamente di respingere
tali avance, cosa che faceva ancora più innervosire la
navigatrice.
Nel bel mezzo della cena, Solan iniziò a
percepire una strana presenza. Si sentiva osservata, nuovamente come
era successo quella stessa mattina nel caos del porto di Shairam.
Avvertiva un’agghiacciante occhiata alle sue spalle, ma
voltandosi
non trovava nessuno dietro di se. Iniziò, senza allarmare
nessuno,
ad ispezionare la sala, ma era difficile trovare la fonte di quello
sguardo, visto la folla di camerieri e musicisti che si trovavano
nella sala.
Ad un certo punto sentì il fiato venirle meno. Il suo
corpo si era come congelato sul posto estraniando ogni suono che la
circondava.
Improvvisamente sembrava essere stata rinchiusa in una
bolla. I suoni attorno a lei le giungevano ovattati, lontani; persino
la voce roca e potente del re, il quale rideva e scherzava delle
uscite poco fini di Diana intenta a bisticciare con Lily a causa
dell’ultimo trancio di pesce spada arrostito che era rimasto
sul
tavolo.
Le immagini intorno alla rossa iniziarono a scorrere a
rallentatore, mentre lei cercava in tutti i modi di capire cosa le
stesse succedendo.
Improvvisamente la vide. Vide la stessa
vecchietta incontrata nel porto. Essa si trovava in mezzo alla folla
di camerieri che entravano ed uscivano dalla sala con piatti pieni e
vuoti. La vecchia donna era proprio lì, che la fissava con
quei suoi
occhi vitrei ed agghiaccianti.
Solan puntò i suoi occhi ambrati
sulla donna, ora in quella stanza c’erano solo loro due,
tutto
intorno il silenzio.
-Solan…- la chiamò la vecchietta. Il
suo era un sussurro, ma venne percepito dalla rossa chiaramente, come
se l’anziana si trovasse al suo fianco.
-Chi sei?- chiese il
capitano. Non riusciva a sentire la sua stessa voce, e le sue labbra
non si erano mosse di un millimetro, quindi probabilmente la
vecchietta non aveva udito la sua domanda, che forse aveva formulato
mentalmente, ma con estrema sorpresa della rossa, essa rispose.
-Non
importa chi sono… importa solo ciò che ti ho
detto…- disse la
donna.
Solan si ritrovò quelle parole nella mente. Esse
rimbombavano feroci nella sua testa causandole un leggero dolore alle
tempie. Non capiva che diavolo stava succedendo, ed era stanca di
rimanere in balia di quello strano maleficio, così chiuse
gli occhi
ed iniziò a respirare profondamente. In pochi secondi i
suoni
ritornarono. Le risa del re, il battibeccare delle sue compagne di
viaggio, le avances sussurrate della regina e i ringhi di
disapprovazione di Yuki; ogni cosa era tornata normale. Si accorse
che quelli che per lei erano sembrati istanti lunghissimi, in
realtà
corrispondevano ad un battito di ciglia. Si Guardò intorno
la rossa,
cercando la vecchietta e vedendola uscire dalla sala. Con calma, la
rossa si alzò dalla sedia, scusandosi con il re, trovando la
scusa
che doveva prendere qualcosa in camera sua.
-Tutto bene?- le
chiese Edward studiando ogni movimento della rossa.
-Sì,
tranquillo. Devo accertarmi di una cosa e torno subito- disse
tranquillamente la donna prima di lasciare il tavolo.
L’avrebbe
trovata. Avrebbe trovato quella donna e questa volta con le buone o
con le cattive si sarebbe fatta dire ogni cosa. Cosa voleva da lei?
Come conosceva il suo nome? E, soprattutto, che significato aveva la
frase che le aveva sussurrato al porto?
Nel
frattempo sull’isola dei giganti…
-Finn! Finn!- urlò Luna
notando la macchia di sangue che, pian piano, impregnava sempre
più
la maglietta dell’amico.
Finn si era buttato, senza pensarci
troppo, sul proiettile proteggendo la sua amata Luna.
La
biondina, la quale era stata solo sfiorata dal proiettile, sentiva un
leggero bruciore al fianco, ma non le importava visto che la vita di
Finn era in pericolo.
Con cura, l’archeologa cercò di
appoggiare il ragazzo a terra senza farlo sforzare
troppo.
-Tranquilla è solo un graffio- disse Finn cercando di
rassicurare l’amica, notando l’espressione
preoccupata della
biondina.
-Non dovevi gettarti contro il proiettile, perché
lo hai fatto?- chiese Luna, mentre sollevava la maglietta del ragazzo
cercando di capire la gravità della ferità.
Finn non
rispose, abbassò lo sguardo pensando alle parole pronunciate
dalla
madre quella stesse mattina. Secondo Linak lui e Luna erano destinati
a stare insieme e quando lui aveva rivisto la biondina dopo tutti
quegli anni aveva capito di averla sempre amata, ma il destino era
tutt’altra storia, e soprattutto il coraggio di confessare
ciò che
provava alla sua migliore amica era la cosa più dura.
-Ieeeeee
cos’è successo al mio caro Finn??- urlò
Sasume la nonnina
gigante.
-E' stato colpito da un proiettile!- disse Luna,
sbarrando gli occhi appena vide la ferita del ragazzo.
-Ieeeeee
chi ha osato ferire Finn-chan Ieeeee!!- disse la vecchietta
esaminando con cura ogni angolo del villaggio, individuando poi il
suo bersaglio: un marine che scappava con un fucile in
mano.
Repentina la vecchietta imbracciò il forcone che aveva
li vicino e lo lanciò con potenza e precisione verso il
marine.
Il
forcone saettò veloce conficcandosi con assoluta precisione
nella
schiena del marine, il quale cadde a terra morente.
Luna, con
occhi fuori dalle orbite, si complimentò con la vecchia
Sasume,
rimanendo stupita dalla sua forza è precisione.
-Ieeeeee io
da giovane ero una valorosa guerriera gigante! Ho combattuto per anni
sotto le armi di questi stolti che ora ci temono così tanto
da
volerci tutti morti! Ieeee ma non ce la faranno Ieeeee noi siamo
più
forti!!- disse più determinata che mai Sasume.
Un colpo di
tosse riportò l’attenzione di Luna su Finn, il
quale aveva
iniziato a sbiancare e tremare lievemente.
-Dobbiamo subito
portarlo alla valle, lì qualcuno lo curerà!-
disse l’archeologa,
mentre Amlach, dopo aver formato un enorme buco nero ed averci
attirato i marine rimasti, si avvicinò al resto del gruppo.
-Ne
stanno arrivando altri- disse Amlach fissando, con il suo occhio
attento, la foresta da dove erano giunti –Luna porta Finn e
la
vecchia, alla valle, qui ci penso io!- ordinò il
capitano.
SDENG
Un sonoro cazzotto colpì la testa
scura di Amlach che, con sguardo truce, fulminò la vecchia
Sasume la
quale aveva ancora il pugno alzato.
-Ieeeee…Vecchia a chi?
Senti un po’ ragazzino, sarò anche più
grande di te, ma non ti
permetto di chiamarmi vecchia! Io non dimostro poi tutti questi anni
Ieeeee!!- disse Sasume. Seppur in avanzata età la vecchietta
si
sentiva ancora giovane, sia dentro che fuori, non badando agli anni
che passavano, complice anche la sua innata grinta che le aveva
sempre permesso di farsi rispettare da tutti.
Amlach osservò
la donna, alta e possente, con la pelle rugosa e gli occhi chiari che
brillavano però di una strana luce. Quegli occhi
simboleggiavano la
forza interiore della donna che, nonostante aveva appena subito un
pesante lutto perdendo il marito tanto amato, avevano ancora voglia
di vivere e soprattutto di proteggere quell’isola e i suoi
abitanti
che amava tanto. Amlach, colpito dallo spirito della vecchietta
ghignò e disse –Va bene vecchia!- sfidando
così la furia della
donna che però capì il tono scherzoso del
capitano e sorrise
fingendosi arrabbiata.
Luna e Sasume aiutarono Finn a
reggersi in piedi sorreggendolo ed iniziando a camminare verso la
valle.
-E meglio che non andiate nella foresta o vi
scontrerete con i marine! Vecchia non c’è un'altra
via per la
valle di Ramis?- chiese Wolf
-Sì, c’è un vecchio viale, un
po’ più lungo e tortuoso, ma sicuro, andiamo!-
disse la vecchietta
indicando a Luna la direzione, mentre Finn pian piano perdeva
conoscenza.
Nel villaggio, semi distrutto, rimase solo
Wolf con i sensi completamente all’erta, vigile ad ogni
rumore
proveniente dalla foresta.
Due delle tre spade erano già pronte
ad essere usate, mentre la terza giaceva tranquilla ancora nel suo
fodero, pronta ad essere usata solo in caso di bisogno.
Passi
frettolosi, schiamazzi e urla di graduati, si udivano sempre
più;
così come un felino pronto a catturare la sua preda, Amlach
iniziò
a correre verso la foresta, dove i primi cadaveri caddero sul terreno
umido e freddo.
Il lupo iniziò la sua caccia.
Nel
frattempo, all’uscita est della valle di Ramis, Ashuros e Mya
seguivano attenti la gigante Rika.
Mya era sempre stata molto
restia a fidarsi delle persone. Nella sua vita si era fidata molto
spesso delle persone sbagliate, rimanendone ferita e facendo si che
il suo carattere, già molto riservato, si chiudesse ancor di
più
impedendole di fidarsi subito delle persone che aveva intorno, anche
se si mostravano buone d’animo.
In quel momento, mentre
camminava attraverso un lungo e buio corridoio scavato nella pietra,
Mya non sapeva se poteva fidarsi di Rika, la gigante che li stava
conducendo verso l’uscita della valle. Era avvenuto tutto
molto
velocemente; erano approdati su Sinif e si erano ritrovati
catapultati in una valle quasi mitologica con in atto una guerra
contro lo sterminio dei giganti. Non capiva perché la marina
conseguisse questi obiettivi così crudeli. Sapeva di cosa
era
capace, lo aveva provato sulla sua stessa pelle, eppure non avrebbe
mai capito cosa spingesse milioni di uomini ad ubbidire a tali
ordini, lo trovava ripugnante.
Con lo sguardo, Mya, osservò la
figura mastodontica davanti a lei. Rika era una gigante molto bella.
I suoi lunghi capelli neri mossi le ricadevano selvaggi ed indomabili
lungo la schiena, incorniciando il viso ovale illuminato da due
occhioni castani. Rika non aveva aperto bocca da quando avevano
lasciato gli altri gruppi e, quel silenzio iniziava un po’ a
pesarle.
La mora voltò il capo alla sua destra, cercando, o
almeno sperando, che il suo compagno di ciurma prendesse
l’iniziativa, ma le speranze erano molto poche.
Ashuros
camminava concentrato ed in perfetto silenzio. Ogni passo del giovane
era seguito da un suono metallico, dato dalle numerose catene che
indossava. Il ciuffo argenteo del ragazzo, ricadeva lungo,
nascondendogli l’occhio sinistro. Mya osservò
senza farsi notare,
il compagno. Si sentiva un po’ a disagio in sua compagnia,
visto
che era passato circa un mese dalla sua entrata in ciurma e non aveva
mai parlato con il ragazzo.
Appena salita sulla Blackmoon si era
chiesta come potesse fidarsi di quelle persone appena conosciute e,
soprattutto, come loro potessero fidarsi di lei, ma presto
capì che
quella grande, quanto strana famiglia, l’aveva scelta ed
accettata
dal primo momento che aveva messo piede sulla nave. Inaspettatamente
era riuscita ad aprirsi subito, instaurando immediatamente un bel
rapporto, soprattutto con le ragazze. L’unico con cui non si
era
mai sentita in sintonia, o almeno non aveva mai avuto un motivo con
cui iniziare un discorso, era proprio Ashuros. Il ragazzo non era
affatto un chiacchierone e giocherellone, in certi sensi, come Stun;
piuttosto Ash era molto simile al loro capitano, sempre sulle sue ed
in disparte. Lo aveva osservato molte volte, soprattutto in
quell’ultimo periodo, quando Ash aveva fatto di tutto per
cercare
informazione sulla guerra su Sinif per la compagna Luna. Era un bravo
ragazzo, se lo sentiva, ma restava il fatto che non riusciva,
nonostante fossero compagni, a fidarsi completamente di lui.
-Ecco
l’uscita!- esordì Rika, spezzando quel pesante
silenzio e i
pensieri di Mya, la quale tornò a concentrasi
sull’obiettivo
iniziale: salvare i giganti.
I pirati e Rika, uscirono dalla
grotta attraverso un piccolo passaggio che richiusero accuratamente
con un enorme masso, per poi avviarsi verso il villaggio più
vicino.
-Il villaggio che stiamo per visitare si chiama
Kranic. Non è molto grande, ma è abitato
principalmente da bambini-
disse Rika con voce lieve.
Mya notò Ashuros sussultare
lievemente alla parola “bambini”, ma non
osò chiedergli il
motivo.
-Come mai è abitato principalmente da bambini?-
chiese Mya a Rika.
-Perché a Kranic è stato fondato, molti
anni fa, un orfanotrofio dove vengono accettati tutti i bambini
giganti e non, che sono stati abbandonati dai genitori o che li hanno
persi per tragici incidenti.- le spiegò la donna continuando
a
camminare per la lunga valle sprovvista di ogni tipo di
vegetazione.
Solo in quel momento Mya notò l’assenza di
vegetazione in quel luogo. Da quel che aveva potuto capire di Sinif,
essa era un’isola immersa nel verde, con vallate, alberi e
fiori,
non si spiegava quel posto privo anche della più semplice
erbetta
tappezzante; intorno a loro, il giallo dell’erba secca e il
rosso
della terra cotta dal sole padroneggiavano, rendendo tutto il
paesaggio un deserto desolato e privo di vita.
-Rika perché
in questa zona non c’è vegetazione?- chiese sempre
più curiosa la
mora.
-Vedo che sei molto attenta Mya- sorrise la gigante
voltandosi verso la ragazza –Di solito Sinif è
interamente coperta
di verde, in ogni luogo, ma da quando è iniziato questo
insensato
attacco da parte della marina, alcune zone hanno perso la loro linfa
vitale. Sono improvvisamente inaridite, come se qualcosa o qualcuno
si stesse nutrendo dell’energia della natura! Tutto
ciò ci
spaventa a morte, se solo questa “cosa” colpisse
Ramis noi
saremmo spacciati…- disse affranta la gigante.
-Non
preoccuparti, vedrai che questo non succederà, noi lo
impediremo!-
disse Mya cercando di sollevare l’umore di Rika. Poteva
percepire
l’angoscia che attanagliava la donna, la preoccupazione per
il suo
popolo e per la sua isola erano così forti, e Mya non poteva
far
altro che mettercela tutta per impedire il peggio.
-Attente!-
urlò Ashuros fiondandosi accanto alle ragazze.
In pochi
secondi delle catene nere uscirono dalle sue mani, dirigendosi veloci
dietro le grosse pietre che vi si paravano nella desolata
vallata.
Mya vide lo sguardo concentrato del compagno e,
repentina, imbracciò le sue fidate pistole, pronte a far
fuori ogni
nemico che si parava davanti.
Alcuni soldati furono catturati
e sollevati in aria dalle potenti ed indistruttibili catene di
Ashuros, mentre altri iniziarono a sparare contro Rika e Mya.
Pronta
e letale, Mya iniziò a sparare contro i marine i quali si
erano
nascosti dietro le pietre per fargli un’imboscata. Senza
sbagliare
un solo colpo, Mya atterrò una decina di marine, mentre
Rika,
accanto a lei, utilizzava la lancia che portava legata dietro la
schiena, per abbatterne altri.
Il combattimento durò a lungo.
Rika, grazie alla sua stazza e alla sua agilità era favorita
nel
corpo a corpo, riuscendo così ad abbattere molti soldati,
mentre
altri spaventati se la davano a gambe levate.
Mya saettava il suo
sguardo in ogni direzione, colpendo senza scampo ogni marine, anche
il più lontano, proteggendo gli amici impegnati nel corpo a
corpo.
Dopo una buona mezz’ora i pirati ebbero la meglio.
Ashuros con le sue catene aveva stritolato diversi avversari,
lasciando i loro corpi, privi di vita, sul terreno o lanciandoli
sulle aguzze pietre da dove erano venuti.
-Siete fortissimi
ragazzi!- esultò Rika –Con voi la speranza di
salvare Sinif si fa
sempre più forte!- disse sorridendo felice, mentre riponeva
la lunga
lancia insanguinata, dietro la schiena.
-venite andiamo, il
villaggio e proprio laggiù!- disse Rika indicando un punto
all’orizzonte, dove, lontano, si potevano intravedere due o
tre
casette ed una grossa, quanto alquanto sgangherata, struttura.
In
pochi minuti i tre arrivarono nel villaggio di Kranic. Esso era molto
piccolo, come aveva detto Rika, e molto degradato. Al centro si
ergeva un grosso edificio, deteriorato sia dal tempo che dalla guerra
e, tutto intorno, la desolazione più assoluta.
-Ma non c’è
nessuno!- disse Mya, notando le vie deserte.
-Invece qualcuno
c’è…ma sono nascosti…- disse
Ashuros guardandosi
intorno.
Improvvisamente la porta dell’orfanotrofio si aprì
e ne uscì una bambina che iniziò a correre verso
i tre nuovi
arrivati.
-Hana vieni qui!!- urlò un uomo sulla sessantina,
attaccato alla porta dell’orfanotrofio.
La bambina,
guardandosi indietro, continuò a correre finché
non finì per
sbattere contro Ashuros.
La piccola cadde a terra e, solo allora
si accorse dei nuovi arrivati. La faccia della piccola
sbiancò di
colpo, ritrovandosi di fronte lo sguardo freddo del ragazzo i cui
occhi grigi la squadravano da capo a piedi.
Mya osservò il
compagno ed avanzò di un passo per tranquillizzare la
bambina,
quando, con sua enorme sorpresa, Ashuros si abbassò
all’altezza
della bimba e, sorridendo dolce, le porse la mano per alzarsi.
Mya
rimase stupita da quel gesto che non si aspettava minimamente.
L’espressione sempre fredda e distaccata del compagno, si era
tramutata in uno sguardo dolce ed amorevole, come quello di un
fratello maggiore che aiuta la sua sorellina a rialzarsi dopo una
caduta.
Hana accettò sorridendo la mano di Ashuros, capendo
che non doveva avere nessuna paura di quel ragazzo dagli occhi e
capelli grigi.
-Grazie!! Io sono Hana e tu?- chiese la
piccola, spolverandosi il piccolo vestitino rosa sgualcito.
-Io
mi chiamo Ashuros, ma puoi chiamarmi anche Ash!- rispose il ragazzo
continuando a sorridere alla bambina.
Mya rimase quasi
incantata nel vedere quella scena, ma dovette riprendersi subito
visto l’imminente pericolo che li stava per colpire.
Un vento
freddo e glaciale sollevò la polvere della strada, mentre un
urlo
agghiacciante si estendeva per tutto il villaggio, rompendo vetri per
la potenza del forte suono, ed assordendo i pirati che immediatamente
si pararono, invano, le orecchie, mentre una donna dai lunghi capelli
bianchi scendeva dal cielo.
Nell’immensa
vallata di Ramis nel frattempo, Luna e la vecchia Sasume giunsero
nella grotta trascinando un Finn quasi morente.
-Resisti Finn
siamo arrivati!- disse Luna con gli occhi umidi. Sentiva una strana e
forte stretta al cuore ogni volta che volgeva lo sguardo sul suo
amico, il quale ormai non riusciva più a tenere le gambe
dritte e a
respirare regolarmente. La maglietta del ragazzo era zuppa di sangue
e, sia Luna che Sasume, non vedevano l’ora di affidare il
ragazzo
ad un medico, visto che entrambe avevano intuito la gravità
della
ferita.
Appena le due donne giunsero nella valle,
oltrepassando il lungo corridoio di pietra, notarono subito una gran
folla.
Giganti e non, erano disposti in ogni zona della valle e,
molti di loro, riportavano qualche ferita più o meno grave.
-Luna!-
la chiamò Asako correndole incontro.
-Asi! Presto Finn a
bisogno di un medico!- disse l’archeologa disperata.
La
bionda navigatrice aiutò la compagna e la vecchietta a
sistemare
Finn su una brandina provvisoria e poi corse a chiamare July, la
quale era impegnata a curare le varie ferite dei poveri isolani
colpiti dalla guerra.
Dopo pochi secondi, che a Luna
sembrarono interminabili, July arrivò seguita da due
giganti, Roki e
Trunk.
-Ragazzi prendete la barella di Finn e portatela
laggiù, così posso fasciare la ferita-
ordinò il medico.
-Rika
era con voi?- chiese Roki a Luna che negò con il capo.
-No,
lei è nel gruppo di Ashuros e Mya- rispose la biondina,
notando che
alcuni gruppi erano già rientrati dalla missione, forse per
quel
motivo la valle era affollata in quel modo; sicuramente July ed
Asako, aiutate da Roki e Trunk avevano portato i giganti feriti nella
grotta per mantenerli al sicuro.
-Capisco…- disse Roki
abbassando il capo scuro. Lui era il fratello gemello di Rika. I due
erano sempre stati molto legati e ognuno si preoccupava sempre
dell’altro, e in quel momento, Roki, era estremamente
preoccupato
per la sorella. Sentiva una strana sensazione, come se Rika fosse in
pericolo, ma non poteva fare niente per aiutarlo e questo lo stava
facendo impazzire.
-Tranquillo i miei amici sono ottimi
combattenti, Rika è al sicuro con loro!- disse Asako
cercando di
consolare il giovane gigante.
Finn fu riposto all’interno di
una piccola caverna che fungeva da infermeria.
July, con
delicatezza, tolse la maglia al ragazzo per verificare lo stato della
ferita.
-E' molto grave?- chiese Luna, mentre si tormentava le
mani.
-Uhm…no…- disse July mentre con un batuffolo di
cotone imbevuto puliva la ferita. –il proiettile è
facilmente
estraibile, dovrebbe rimettersi presto, però ha bisogno di
riposo
assoluto almeno per qualche giorno- si pronunciò il
medico.
-No…io…devo…salvare…Sinif…-
tossì il
ragazzo, mentre pian piano riprendeva i sensi.
-Tranquillo, ci
penseremo noi a salvare Sinif, ora l’importante e che tu
guarisca…-
disse amorevolmente Luna, accarezzando i folti capelli scuri
dell’amico.
Finn sorrise perdendosi nel blu degli occhi di
Luna e, piano, ritornò nel mondo dei sogni, affidandosi alle
dolci
carezze della sua Luna e alle cure di July.
Qualche
ora dopo, un’altra orda di giganti feriti invase la valle,
capitanata dal gruppo composto da Stun, Sara, il gigante scorbutico
Torres e Stink. Quest’ultimo era portato a spalla da Stun e
Torres,
anche loro con qualche ferita superficiale.
-Cos’è
successo?- disse Asako correndo incontro a Sara.
-Siamo stati
attaccati mentre portavamo i giganti qui nella valle. Stink
è ferito
ad una gamba, ho cercato di bendarla come meglio potevo- disse con il
fiatone Sara.
-Ottimo lavoro! Vieni portatelo da questa parte
così July potrà controllare la ferita.-
-Gli altri sono già
tornati?- chiese la castana.
-Solo il gruppo di Wolf, anche se
lui è rimasto nel villaggio a combattere- disse Asako
indicando un
lettino dove far sdraiare Stink.
-Come mai non è tornato
anche il capitano?- chiese Sara
-Finn e Luna sono stati feriti
e quindi Amlach per permettere a loro di tornare qui senza incappare
nei marine, è restato lì- li informò
la navigatrice.
Stun
appena sentì le parole “Luna ferita” non
ragionò più. Il suo
corpo si pietrificò all’istante, sentendosi come
un grosso macigno
ed impedendogli di muoversi o semplicemente di parlare. Il panico lo
aveva assalito, il sol pensiero che la sua Luna fosse stata ferita lo
mandava in bestia. Perché lui non era lì con lei
ha proteggerla?
Perché quello stupido idiota di Finn non aveva evitato che
lei si
ferisse? Ma soprattutto, dov’era ora Luna? Mille domande gli
affollavano la mente, e la voglia incontrollata di vedere la sua
testolina bionda era sempre più forte. Quella stessa mattina
si era
comportato malissimo con lei, respingendola, solo perché era
geloso
marcio di Finn. Sì, lo aveva capito bene che il suo
comportamento da
scorbutico era solo la conseguenza di una forte gelosia. Durante
quelle ore di separazione, mentre aveva combattuto contro una schiera
di marine, non c’era stato un attimo in cui non aveva pensato
a
lei. Il suo dolce sorriso, le battute e gli scherzi, le sue labbra,
il suo corpo, tutto le era mancato di Luna; e ora sapere che era
ferita e, forse anche gravemente, lo spaventava a morte.
-Dov’è
Luna?- riuscì finalmente a chiedere, Stun, con tono
apatico.
-Laggiù, in quella grotta… e con…-
Asako non
riuscì a finire la frase che Stun si era già
allontanato verso la
grotta indicatagli.
Nella penombra della
grotta, Finn si svegliò, dopo qualche ora di profondo sonno.
Il
giovane ragazzo si guardò intorno per capire dove si
trovasse
esattamente.
Intorno a lui solo roccia e buio con una piccola
luce che giungeva dal suo fianco destro, la quale illuminava
debolmente la stanza rocciosa.
Con fatica, Finn, riuscì a girarsi
mettendosi seduto sul lettino.
-Che stai facendo? Devi restare
sdraiato!- gli disse Luna con tono fintamente minaccioso, mentre un
sorriso di sollievo spuntò sul suo bel viso.
Finn sorrise di
rimando, osservando la giovane biondina accanto a lui, illuminata
dalla flebile luce di una candela, appoggiata su uno spartano
comodino fatto con un ceppo di quercia.
-Cos’hai da
sorridere?- gli chiese Luna, piegando la testa da un lato,
incuriosita dallo sguardo profondo dell’amico.
-Sorrido
perché non riesco ancora a credere che tu sia veramente qui!
Mi sei
mancata così tanto Luna…- disse Finn, prendendo
la mano destra
della ragazza tra le sue ed iniziandole ad accarezzare delicatamente
il palmo.
Luna sentì una serie di brividi di piacere lungo la
schiena, e non capiva il perché. Era confusa come non mai,
stare
vicina a Finn la confondeva, visto che non sapeva cosa provava
realmente per lui. Le sue guance si colorarono leggermente di rosso,
mentre Finn, ostinato, continuava a guardarla intensamente negli
occhi. Luna non riuscendo più a reggere quello sguardo,
abbassò il
viso, cercando un modo per stemperare quella tensione.
-Non
dovevi metterti tra me e il proiettile, hai rischiato grosso! E poi
non lo sai, ma io ho la pellaccia dura!- disse la biondina ridendo,
sollevando nuovamente il viso e, ritrovando gli occhi di Finn sempre
su di lei.
-Non avrei mai permesso che quel marine ti colpisse
Luna. Tu sei importante per me, lo sei sempre stata…-
iniziò Finn,
convinto che quello fosse finalmente il momento giusto per confessare
ciò che provava per la biondina.
-Si, bhe anche tu sei
importante per me… siamo amici da sempre ahahaha- disse Luna
ridendo, cercando di buttare la situazione sul ridere, non voleva
sentirsi dire ciò che Finn stava per dire, le cose si
sarebbero
complicate ancor di più, eppure una piccola parte di lei
sperava che
Finn continuasse a parlare, e così fece.
-Luna è inutile che
ci giriamo intorno, sono stanco di nascondere ciò che provo
per te…-
disse portando il palmo della sua mano sulla guancia destra della
ragazza, la quale si immobilizzò sul posto, avvampando.
-In
questi anni ti ho pensato ogni istante. Ogni giorno mi mancavi sempre
di più e, quando ti ho rivista questa mattina, ho giurato a
me
stesso che ti avrei confessato ogni mio sentimento, perché
io ti amo
Luna!- concluse Finn avvicinandosi pericolosamente alle labbra della
ragazza, la quale aveva spalancato gli occhi dopo quella
confessione.
Con delicatezza Finn circondò il volto della
ragazza con le sue mani e lo avvicinò al suo. Luna non ci
stava
capendo più niente, la sua testa era affollata da mille
pensieri e
domande. Stava facendo la cosa giusta permettendo a Finn di baciarla?
Se da una parte voleva baciare Finn, dall’altra qualcosa
dentro di
lei le diceva che era sbagliato, che non era la cosa giusta da fare,
che tutto sarebbe cambiato e che molti avrebbero sofferto.
Mentre
Luna si poneva tutte quelle domande, le labbra di Finn si poggiarono
sulle sue, delicatamente.
Quasi involontariamente l’archeologa
rispose al bacio, lasciandosi trasportare dall’amore che il
ragazzo
provava per lei, ma che lei non sapeva se lo ricambiasse o
meno.
Dalla piccola entrata della grotta, Stun,
impietrito, assisteva alla scena.
Il dolore lo avvolse, insieme ad
una rabbia e delusione accecante.
La sua Luna stava baciando Finn,
il suo migliore amico, ciò voleva dire che lei lo amava. In
fondo
Luna e Finn erano amici da sempre, avevano condiviso
l’infanzia e
soprattutto entrambi erano figli di giganti e umani. Erano perfetti
insieme, e come aveva detto qualche ora prima la madre di Finn, erano
destinati a stare insieme.
Qualcosa al centro del suo petto blu si
ruppe, inondando il costato di un dolore lancinante, che
difficilmente lo avrebbe mai abbandonato.
Non aveva senso restare
lì, ormai aveva perso ciò che amava di
più, l’unica persona che
lo vedeva, o almeno così credeva, con altri occhi.
L’unica persona
che non lo aveva mai fatto sentire un mostro; ma quella stessa
persona aveva scelto di stare con Finn, un ragazzo normale, non un
mostro come lui.
Voltò le spalle a quella scena, Stun,
incamminandosi verso l’uscita di Ramis, mentre i primi e
potenti
tuoni annunciavano l’imminente temporale che si stava per
abbattere
su Sinif.
ANGOLO
AUTRICE:
Ieeeeeeee ragazzi/e!!!
Non sono la nonna Sasume,
ma la vostra “cara” autrice!
Allora questo capitolino, mica
tanto ino visto la lunghezza O.O, mi convince per metà. Non
so se
possa piacervi tutto questa fase di sentimenti in ribellione, gelosie
e cose varie, forse sto esagerando un po’, allontanandomi dal
vero
obiettivo, non so ditemi voi così mi regolo! Comunque sul
cap non
aggiungo altro, preferisco leggere le vostre recensioni e soprattutto
le vostre reazioni a ciò che ho scritto! ;)
Detto ciò ho un
piccolo annuncio da fare…
ATTENZIONE: AVVISO
IMPORTATE!!!
SAPENDO QUANTO VI PIACCIANO LE STORIE AD OC,
VOLEVO COMUNICARVI CHE, LA MIA AMICA MIYUKI90, PUBBLICHERA’ A
BREVE
UNA STORIA OC. SE SIETE INTERESSATI I POSTI DISPONIBILI SONO 6 (TRE
MASCHI E TRE FEMMINE), CHIUNQUE VOGLIA PARTECIPARE ME LO FACCIA
SAPERE E SARO’ FELICE DI DARVI TUTTE LE INFO CHE DESIDERATE!
GRAZIE
PER LA VOSTRA ATTENZIONE!
Bacioni Kiko90