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Autore: OscarLady    08/07/2014    5 recensioni
Questa è la storia di Vanessa: una ragazza assolutamente normale.
Attenzione: i personaggi principali vengono introdoti nel secondo capitolo, il prologo descrive fatti antecedenti alla storia con altri personaggi come protagonisti.
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“Sorry, sorry…. I’m so sorry” esclamò il ragazzo che si stava avvicinando a lei velocemente.
“Ecco ci mancava pure il turista”
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“Scusa hai ragione, ma sono troppo preoccupato: se si dovesse sapere che sono in vacanza qui la mia pace sarebbe rovinata”
“Perché dici così? Scusa, al massimo dovrai sopportare qualche paparazzo, perché questo dovrebbe rovinarti la vacanza?”
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Vincenzo era un vincitore, lo era sempre stato, e non avrebbe mostrato nessuna debolezza, neppure di fronte a una sconfitta.
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Eleonora si alzò a sua volta, gettando il cono nel cestino lì affianco e agitando la coda di cavallo in maniera aggraziata “Va bene. Ma il mio sogno rimane comunque quello di aprire un’agenzia matrimoniale” escalmò teatralmente.
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Spostò lo sguardo sul mare sbuffando “Mi hai delusa lo sai?”
Marco sembrò cogliere i pensieri della ragazza perché sorrise permettendosi di riavvicinarsi un po’ a lei “Lo so, ma ti voglio bene, questo tu lo sai?”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SO TELL ME NOTHING'S GONNA CHANGE AND YOU WON'T EVER WALK AWAY



Il risveglio la mattina dopo fu abbastanza problematico per Vanessa: nel momento stesso in cui aprì gli occhi le tornarono in mente i ricordi della sera precedente, del falò sulla spiaggia e di Vincenzo che si avvicinava per sussurrarle nell’orecchio.
Dopo pochi secondi realizzò che l’intera estate era stata fino a quel momento all’insegna di novità ed emozioni sempre continue. Erano state poche le mattine in cui si era svegliata senza quella strana sensazione che le proiettava il pensiero verso qualcosa che era successo di recente.
Certamente non stava andando come aveva programmato all’inizio dell’estate quando, intenta a preparare le valigie nella sua stanza a Roma, l’unica sua preoccupazione era stata quanti libri portare e domandarsi se ce l’avrebbe fatta a preparare almeno due esami. Luglio era agli sgoccioli, il giorno successivo suo padre avrebbe raggiunto il resto della famiglia nel paese di mare e Vanessa aveva letto si e no tre dei sei libri che aveva portato con se. Non sarebbe riuscita a preparare proprio un bel niente se avesse continuato in quel modo.
Poi però, mentre stendeva le braccia nel letto per stirare i muscoli, pensò che non tutto il male veniva per nuocere e che il distrarsi dallo studio ultimamente non era stata una cattiva idea, o perlomeno, le aveva dato la possibilità di passare più tempo possibile con Louis.
La ragazza non sapeva se quell’incontro sarebbe stato una cosa passeggera e proprio in quel momento si rese conto che le sarebbe dispiaciuto, una volta tornata in città, chiudere i rapporti con il ragazzo. 
Chissà perché, non aveva ancora realizzato che prima o poi l’estate sarebbe finita e il ragazzo sarebbe tornato nel suo paese. Adesso l’Inghilterra le sembrava più lontana che mai.
La consapevolezza di tutto ciò la colpì come una doccia gelata.  Si era sentita così a suo agio con Louis da proiettare la loro amicizia nel futuro, immaginando che avrebbero continuato a sentirsi anche durante l’inverno e che l’estate successiva avrebbe trovato il ragazzo ad attenderla nella villetta in fondo alla strada, pronto per un altro mese da passare insieme. 
“Che stupida che sono stata!” pensò mentre si tirava a sedere sul letto affranta. 
Non aveva fatto i conti con la lontananza che li divideva: Louis viveva in un altro stato! Probabilmente, dopo la sua partenza non si sarebbero più visti e, con il passare del tempo, avrebbero anche smesso di sentirsi.  Inoltre non poteva considerare il ragazzo come una persona ‘normale’: dai racconti che le aveva fatto della sua vita si capiva benissimo il tipo di esistenza che conduceva normalmente, perennemente impegnato e in gir per il mondo. 
Come aveva potuto pensare che, una volta lontani, il loro rapporto sarebbe durato? Durante l’inverno non le capitava mai di sentirsi neppure con Eleonora, che conosceva da molto più tempo, figuriamoci se questo sarebbe potuto succedere con un ragazzo conosciuto da poco, che viveva all’estero e per di più che viveva facendo la popstar. 
Vanessa sentì l’ansia cominciare a salirle dentro e afferrò il cellulare dal comodino; cominciò a sfogliare tutti i messaggi che le aveva inviato il ragazzo per controllare che fossero ancora lì: molto probabilmente fra qualche mese sarebbero stati l’unica prova che testimoniasse ciò che era avvenuto tra di loro.
Perché questo pensiero le faceva così male? Innanzitutto il solo fatto di aver conosciuto qualcuno era una novità per lei. Inoltre l’aver stretto in così poco tempo un rapporto così stretto le faceva capire che  Louis era veramente una persona speciale e la prospettiva di dover cancellare tutto quello che avevano condiviso non era delle più rosee.
Forse, però, si stava facendo mille problemi mentali inutilmente; come sempre d’altronde. Anche il ragazzo le aveva assicurato più volte che la loro era un’amicizia speciale e questo le faceva pensare di avere qualche speranza. Anche se poi doveva mettere in conto il fatto che Louis, una volta tornato alla sua vita, avrebbe avuto numerose altre distrazioni, numerosi impegni e soprattutto numerosi altri amici, sicuramente più importanti di lei. Inoltre ciò che la faceva dubitare più di tutto era la sua inevitabile incapacità di saper mantenere solido un rapporto. Solo Livia era un’eccezione. Non c’erano state molte altre amicizie durature nella sua vita: semplicemente  non riusciva a legare con le persone. Molto probabilmente, quando le sarebbe venuta voglia di scrivere a Louis, si sarebbe trattenuta pensando di disturbarlo e a poco a poco avrebbero smesso di scriversi.
Si maledisse per questo suo modo di essere e si alzò dal letto sospirando. Cominciò a sentire un groppo alla gola e, temendo di scoppiare a piangere, cose in bagno a sciacquarsi il viso con l’acqua gelata.
Chiuse meccanicamente fuori dalla sua testa tutto ciò che avrebbe potuto alterare il suo normale stato di equilibrio mentale e decise di andare in spiaggia a prendere un po’ di sole e cercare di studiare qualcosa. Erano le sette e mezza quindi avrebbe avuto almeno due ore di pace: l’ideale per rilassarsi e allontanare i problemi dalla mente.

“A quanto pare il concetto di pace sembra non essere più contemplato all’interno della mia vita” sbuffò Vanessa alzando gli occhi al cielo mentre un Marco decisamente vispo si gettava a sedere sul lettino affianco a lei con un “Buongiorno dolcezza!” un po’ troppo affettuoso.
“Ti prego, devo studiare” cercò di ignorarlo lei, ma il ragazzo fu più rapido e le sfilò il libro dalle mani, nonostante le proteste.
“Ah no, secchioncella mia! Oggi niente studio, oggi staremo un po’insieme” ridacchiò lui alzandosi in piedi e tenendo il libro in alto sopra la testa in modo che Vanessa non potesse raggiungerlo.
“Marco!” sbottò la ragazza alzandosi a sua volta “Già sono abbastanza distratta di mio in questi giorni, non posso permettermi di perdere altro tempo se voglio dare gli esami a settembre…”.
“Si, si, ok” la interruppe il ragazzo con il suo solito sorrisetto stampato in volto “Non ti chiedo molto: fai una passeggiata con me. In un’ora saremo di ritorno”.
Vanessa scrutò attentamente il ragazzo che le stava di fronte “C’è sotto qualcosa?”.
“Vorrei solo passare del tempo con una mia amica, cosa c’è di male?” rispose Marco “E… ok, avrei anche bisogno di parlarti di una certa cosa” aggiunse notando lo sguardo indagatore della ragazza.
Vanessa rimase qualche istante immobile, poi sospirò e si chinò ad afferrare una della sue maglie larghe che si sbrigò ad indossare. 
“Va bene” concesse finalmente “Ma non farmi perdere più di un’ora”.
“Perfetto” esultò Marco con un gran sorriso e si incamminò verso la riva seguito a ruota dalla ragazza.
I due cominciarono a camminare lungo la spiaggia, con l’acqua delle onde che lambiva loro i piedi. Il sole cominciava ad alzarsi nel cielo, ma era ancora presto perché potesse scottare la pelle.
“Allora cosa devi dirmi?” chiese Vanessa all’improvviso, forse con troppa irruenza perché Marco ridacchiò e “Rilassati, non è un interrogatorio” scherzò abbracciandole le spalle.
A quel contatto inaspettato il corpo della ragazza reagì d’impulso: smise di camminare e si scansò velocemente da un lato scrollandosi di dosso il braccio dell’amico.
Marco si immobilizzò a sua volta con gli occhi sbarrati alla reazione improvvisa di Vanessa.
“Scusami” balbettò subito questa abbassando lo sguardo “Scusami… io… non so cosa mi sia preso” aggiunse portando le mani sulle braccia e stringendole al petto.
“No” rispose Marco abbassando lo sguardo a sua volta “Sono io che devo chiederti scusa. Non posso pretendere di venire così da te e abbracciarti dopo che… beh dopo quello che è successo. Anzi credo che le mie scuse non saranno mai abbastanza per…”.
“Ok basta” lo interruppe Vanessa sciogliendo le braccia e avvicinandosi a lui “Non scusarti ancora, è acqua passata. Mi dispiace di aver reagito così, ma io ti ho perdonato ok? Ho reagito male scusa, non era mia intenzione” aggiunse posando una mano sulla spalla del ragazzo.
“Ok” rispose lui. Sembrava molto imbarazzato.
“Coraggio! Non ti mangio mica” esclamò Vanessa con sicurezza. E si allungò verso di lui, un po’titubante, per abbracciarlo.
La ragazza poggiò la fronte sul petto di Marco e sentì l’amico rispondere all’abbraccio con timore, stringendola a se piano, come per paura di una reazione esagerata.
Probabilmente quello era il contatto più stretto che avevano mai avuto da quando si erano conosciuti, pensò la ragazza in una frazione di secondo, prima che Marco aprisse le braccia e lei si allontanasse da lui. Era strano come due persone potessero conoscersi da una vita, senza aver mai condiviso un momento di intimità.
“Grazie” disse il ragazzo distogliendo lo sguardo.
“Cosa volevi dirmi?” chiese Vanessa.
Marco sospirò e si sedette sulla sabbia, raggiunto subito dalla ragazza.
“Io…” cominciò lui insicuro “Sto pensando molto in questi giorni”.
“No!” esclamò Vanessa portandosi una mano davanti alla bocca per scherzo.
“E dai!” ridacchiò il ragazzo colpendola con la spalla “Sono serio”.
“Ok, vai avanti” si ricompose lei tornando a concentrarsi.
Marco sembrò incantarsi per qualche secondo a fissare la distesa azzurra davanti a loro brillare sotto la luce del sole.
"Mi stavo chiedendo..." cominciò poi titubante "Che tipo di persona sono io? Insomma" aggiunse subito allo sguardo interrogativo di Vanessa "Mi sembra di non cambiare mai, di essere rimasto quello che ero cinque anni fa. E non riesco a capire se è una cosa positiva. Mi sembra di restare fermo nel tempo mentre... Le altre persone cambiano".
"Ad esempio?" chiese Vanessa incuriosita.
"Vincenzo" rispose Marco facendo saltare la ragazza al solo nome "Lui mi sembra cambiato. E forse è normale perché stiamo crescendo. Quello che mi chiedo è: sono cambiato pure io? Insomma io posso essere come lui?".
"Come lui in che senso?" Vanessa stava provando a capire che direzione volesse prendere Marco con quel discorso.
"Nel senso che si vede quando tiene a una persona. Lui si comporta bene con lei, mentre io… io non sono per niente bravo in queste cose. Anzi rischio di rendere infelici proprio le persone a cui tengo di più".
Uno strano pensiero cominciò a insediarsi nella mente della ragazza "A chi ti stai riferendo?" chiese quasi timorosa di sapere la risposta.
"A te ok?" esclamò Marco alzando il tono della voce. Il cuore di Vanessa perse un battito. "Non lo capisci? Sto parlando di te? Non sapevo come dirtelo ma… ecco…" il ragazzo sembrava quasi imbarazzato mentre cercava di dire ciò che aveva in mente "Mi sembra che si stia, in un certo senso, interessando a te”.
In quel momento tutto fu più chiaro nella testa di Vanessa. Gli ci vollero pochi secondi per realizzare cosa stava pensando l'amico e reagire prontamente. "Anche tu con questa storia! Hai parlato con Eleonora?" sbottò. Le sembrava che tutti e due gli amici si fossero messi d'accordo per incasinarle ancora di più la mente.
"Cosa c’entra Ele?" chiese Marco voltandosi sorpreso verso di lei. Si vedeva che era sincero, quindi Eleonora non c'entrava niente in quella storia.
"Nulla nulla. Ma cosa vi passa per la testa?" chiese Vanessa abbassando lo sguardo e scuotendo il capo a destra e sinistra.
"Senti" esordì il ragazzo "Io ti dico le cose come stanno. Ripensando a quello che è successo... non mi sembra di essere una bella persona. Insomma io sono convinto di volerti bene, eppure guarda cosa è successo. Potrei continuare così per sempre: ferire le persone che tengono a me senza accorgermene".
"Parli sempre di me o di qualcun altro in particolare?" chiese Vanessa cercando di decifrare cosa potesse esserci dietro quella frase.
"Lascia stare me per un momento" rispose il ragazzo "Sto parlando di qualcuno altro ok? In realtà è proprio questo ciò che volevo dirti: forse è solo una mia impressione, ma… Vincenzo non avrebbe mai fatto ciò che ho fatto io. E tu non gli sei indifferente, ne sono più che sicuro".
Vanessa sbuffò alzando gli occhi al cielo. Come era possibile che tutto l'universo stesse cercando di incasinarle ancora di più le idee confuse che erano nate in lei quell'estate?
"Vincenzo non si è mai interessato a me per tutti questi anni" disse con tono scocciato "Sono sempre stata invisibile per lui".
"Questo è vero" replicò Marco "Ma invece guarda la persona che si è interessata a te cosa ha finito per farti. Credevo di essere il più importante per te di tutto il nostro gruppo, una specie di consolatore o non so cosa, l’unico di cui tu potessi fidarti. E invece… beh forse lui ti ha sempre considerata più di quanto non facessi io" concluse alzando le spalle e tornando a guardare verso il mare.
Vanessa fece un respiro profondo "Marco. Io preferirei non parlare di queste cose..."
"Certo, come vuoi tu" la interruppe lui "Volevo solo dirti che ho notato questo suo atteggiamento, tutto qui" le sorrise.
La ragazza rispose al sorriso "Beh... Grazie, ma non sono interessata. Nel senso che non ho proprio voglia di pensare a Vincenzo" si corresse.
I due ragazzi rimasero per qualche minuto in silenzio senza sapere cosa dire.
"E comunque" riprese Vanessa "Devi smetterla di farti problemi per quello che è successo tra di noi. Ormai è passato e non voglio che rovini la nostra amicizia".
Marco si voltò nuovamente verso di lei con un sorriso di sollievo stampato in volto. Era evidente che si era pentito per quello che aveva fatto quindi non sarebbe stato giusto rinfacciarglielo ancora.
"Beh ti lascio al tuo studio adesso. Mi raccomando: non impazzire su quei libri" la salutò il ragazzo alzandosi in piedi.
Dopo che Marco se ne fu andato, Vanessa si incamminò per tornare all'ombrellone cercando, inutilmente, di non pensare al dialogo appena sostenuto. Sinceramente non sapeva come considerare la questione: aveva notato anche lei un cambiamento in Vincenzo, non era possibile negarlo.
Eppure da lì a pensare che questo fosse dovuto ad un qualche suo interessamento ne correva di acqua sotto i ponti.
Non solo questa spiegazione era improponibile, ma era anche così assurda che nessun essere vivente avrebbe mai potuto crederle.
Vanessa scosse la testa: di sicuro quell'estate si stava trasformando in una somma di eventi incredibili e impensabili. 
Aveva notato però una cosa durante il dialogo: aveva detto a Marco 'ormai è passato e non voglio che rovini la nostra amicizia' e si era sentita sincera nel pronunciare quelle parole.
Cosa significava questo? Forse, nonostante avesse passato gli ultimi anni a cercare di chiudere i rapporti con quella gente, teneva veramente a Marco e alla sua amicizia.

L’unica cosa che voleva fare Vanessa, però, mentre pedalava la bicicletta velocemente per le stradine solitarie era dimenticare quella conversazione. Cercò di concentrarsi sui movimenti rapidi delle sue gambe per far si che le parole dell’amico non le mettessero in testa strane idee.
Il messaggio di Louis con il quale la invitava a pranzo, era arrivato provvidenziale e, non appena la madre e i fratelli avevano messo piede in spiaggia, Vanessa li aveva salutati, aveva lanciato tutti i libri nella borsa ed era corsa via di fretta da quel posto.
Ancora una volta si trovava a dover negare con tutta sé stessa che le ipotesi degli amici potessero avere un riscontro nella realtà e, come era già successo con Eleonora, provò a nascondere in un angolo della mente i pensieri che erano nati in lei.

“Allora!” esclamò Louis entrando in cucina “Cosa vuoi che ti prepari lo chef?”.
Vanessa lo seguì attraverso la porta, ridacchiando sotto i baffi “Sono bastate poche settimane in Italia per trasformarti da una frana totale a uno chef?”.
Louis le fece una linguaccia “Non mi prendere in giro signorina, potrei mettere del veleno nel tuo pranzo. Ho deciso di fare la pasta” esclamò poi altezzoso con il mento alzato “Solo che…” aggiunse dopo un istante “Beh, forse avrò bisogno del tuo aiuto”.
Vanessa scoppiò a ridere e si avvicinò ai fornelli, prese una pentola da uno sportello lì vicino ed esclamò “Fatti da parte e lascia lavorare la maestra, piccolo apprendista inesperto”.
“Grazie” le sorrise il ragazzo a trentadue denti “Io posso preparare della verdura nel frattempo. Ho comprato le carote: le posso tagliare a fettine e condire con…”.
“Non mi piacciono le carote” lo bloccò subito Vanessa “Scusa, ma sono una delle poche cose che proprio non riesco a mangiare” aggiunse un po’ mortificata. Louis si pietrificò, la mano ancora sulla maniglia del frigorifero. “Wow” esclamò solamente, restando fermo a guardarla con gli occhi sbarrati.
“C-cosa ho fatto?” chiese la ragazza impaurita, pietrificandosi anche lei e, dato che Louis non rispondeva, ma continuava a guardarla con un’espressione ebete stampata in volto, aggiunse “Mi stai mettendo paura. Cosa è successo?”.
“Ci credi che non avevo mai sentito questa frase in vita mia?” rispose lui alla fine, dimostrando di non essersi tramutato in pietra all’improvviso.
“Quale frase?”.
“Non mi piacciono le carote”.
“O-o-ok” rispose Vanessa cominciando a dubitare seriamente della sanità mentale dell’amico.
“Veramente!” Louis si riscosse dallo stato di trance “Nessuna ragazza mi ha mai detto che non le piacciono le carote” e, detto questo, cominciò a spiegarle una lunga storia dalla quale era nato il fatto delle carote, mentre la aiutava a cucinare e preparare la tavola.
“Indossava veramente un costume a forma di carota?” chiese Vanessa incredula mentre riempiva due piatti con la pasta appena scolata “Ma esistono?”.
“Se non esistevano prima, l’avranno sicuramente inventati loro” Louis scosse la testa sprofondando su una sedia “Credo che questa storia delle carote non mi abbandonerà mai… dovrò portarne il peso fino alla tomba”.
“Si certo, e sulla tua lapide scriveranno ‘Louis Tomlinson, amico devoto, carote-dipendente’” ridacchiò Vanessa prima di iniziare a mangiare.
“Non scherzare su questa cosa. Credi a me: non esiste una sola directioner che ti dirà che non le piacciono le carote… ti amo!” urlò poi dopo aver assaggiato un boccone di pasta “Ma come fai a farla così buona?”.
Vanessa sollevò le spalle soddisfatta.
“Insomma: io ci ho provato, ma non riesco mai a capire quando è il momento per tirarla fuori dalla pentola. L’acqua deve essere completamente evaporata o deve esserne rimasta un po’ sul fondo?”.
“Tu non… starai dicendo sul serio? Oh no, Lou!” esclamò disperata la ragazza sbattendo la testa sul tavolo.

“Come è andata la tua serata?” chiese Louis mentre i due ragazzi si buttavano di peso sul divano, non appena ebbero finito di mangiare e riordinare la cucina. Subito i ricordi della sera in spiaggia e del falò colpirono violenti la mente di Vanessa, che aveva fatto di tutto per rimuoverli.
“Bene. Un po’noiosa come al solito” rispose a malavoglia.
Louis sembrò aver interpretato male il suo tono di voce, perché chiese subito dopo: “È successo qualcosa con Vincenzo?”.
“Cosa?” esclamò Vanessa alla domanda inaspettata “No, lui è… beh è come al solito. Non è molto socievole, non ci siamo parlati per tutta la serata” aggiunse rendendosi conto subito dopo di aver detto una bugia.
Era come se avesse sentito il bisogno di mentire a Louis; come se quello che era successo tra lei e Vincenzo dovesse restare un fatto personale, da custodire nel cuore. Maledizione, come era arrivata a pensare una cosa del genere? La ragazza si schiaffeggiò mentalmente mentre cercava di sorridere all’amico seduto affianco a lei.
“Beh secondo me è uno stupido” rispose Louis dopo averci pensato un po’ su. Il ragazzo allungò un braccio e attirò Vanessa a se, facendola accoccolare sulla sua spalla “In tutti questi anni non ha saputo cogliere l’occasione di stare con una ragazza fantastica come te”.
Vanessa si sentì accaldata mente si raggomitolava sul divano e si stringeva ancora di più al ragazzo posandogli un braccio intorno alla vita “Beh grazie! Per fortuna che tu ci sai fare!” lo prese in giro per cercare di sentirsi più a suo agio.
“Non essere sfacciata con me, tesoro! Mi chiamano mister charme… scusa un attimo” esclamò all’improvviso al suono del suo telefono.
“Certo, fa pure” rispose la ragazza mentre quello si alzava dal divano, con suo disappunto, e rispondeva al telefono dirigendosi verso il corridoio.
Vanessa si impossessò del telecomando, mentre Louis spariva dalla sua vista e accese la televisione, cominciando a cercare qualche programma decente. Dopo qualche minuto di zapping compulsivo, però, senza aver trovato nulla di interessante, non poté fare a meno di sentire la voce di Louis che proveniva dal corridoio.
Vanessa non era mai stata una persona impicciona, eppure, a volte, la curiosità riusciva a prendere il sopravvento su di lei.
Abbassò il volume della TV convincendosi che non ci sarebbe stato nulla di male a sentire con chi stesse parlando Louis.
In un primo momento, sebbene cercasse di concentrarsi sulla voce proveniente dal corridoio, non riuscì a capire granché della conversazione, non aiutata certo dal fatto che il ragazzo stava parlando velocemente e in un inglese molto stretto. Dopo essersi concentrata ancora di più, cominciò a distinguere qualche parola qua e là.
“Ti ho detto che sto bene” la voce di Louis cominciò ad arrivare più distinta alle sue orecchie, segnale che il ragazzo si era avvicinato al salotto “Non è…” aggiunse poi abbassando il tono cosi che Vanessa non poté sentire il resto della frase.
Louis mormorò qualche altra parola prima che i versi provenienti dal corridoio acquistassero un senso “Harry dai…” esclamò un po’ più ad alta voce, abbastanza per far capire a Vanessa chi fosse la persona al telefono con lui.
Dopo qualche secondo di silenzio Louis riprese a parlare “No, lo sai che voglio stare da solo. Goditi il mese di pausa, fatti un viaggio”. Ancora silenzio.
Quindi Louis era al telefono con Harry e, da quel che riusciva a capire Vanessa, gli stava chiedendo di lasciarlo in pace. Perché? Come mai aveva deciso di partire per l’Italia senza nessun amico e adesso non voleva la compagnia di nessuno?
“No, non mi annoio” il ragazzo riprese a parlare da dietro la porta “Non è male qui, si conosce gente… uhm simpatica” Vanessa si sporse in avanti per sentire meglio.
Dopo qualche istante di silenzio sentì Louis alzare il tono di voce “Cosa? Ehm no! Harry per favore!” lo sentì esclamare come se fosse sconvolto “Non c’è di mezzo nessuna ragazza” balbettò Louis. Vanessa sollevò le sopracciglia e cercò di concentrarsi ancora di più sulla conversazione. Se Louis affermava così voleva dire che non aveva raccontato all’amico di averla conosciuta, ma non riusciva ad immaginare il motivo di quel silenzio dato che Louis le aveva sempre descritto Harry come la persona alla quale diceva tutto della sua vita.
“Harry fai silenzio insomma!” proseguì Louis dal corridoio “Cosa…? Come faccio a sapere se è brava a letto! Cioè, volevo dire… no! Non c’è nessuna ragazza” dalla voce si capiva che stava balbettando ed era molto imbarazzato. Vanessa soffocò una risata.
“Harry per favore” il tono di voce del ragazzo era cambiato, come se fosse esausto da quella telefonata “Sei un bambino! No, non ridere, guarda che lo so che sei geloso!” la risata cristallina di Louis echeggiò attraverso le pareti, poi il ragazzo proseguì abbassando il tono della voce come se si fosse accorto di averlo alzato troppo “Sono serio Harry: fai un viaggio e riposati anche tu. Ci sentiamo”. 
La telefonata doveva essere terminata perché Vanessa sentì Louis dirigersi verso la porta del salotto e borbottare fra sé e sé “Che razza di cretino!”.
La ragazza si affrettò a sistemarsi comoda sul divano e concentrò lo sguardo sulla televisione per dare l’impressione di non aver sentito nulla, mentre dentro di sé ancora rideva per quei frammenti di telefonata che era riuscita ad ascoltare.
“Scusami tanto” le disse Louis entrando nella stanza e lanciando il telefono su una poltrona “Era Harry e non potevo non rispondere: non lo sentivo da una settimana. Trovato niente di interessante?” chiese tornando seduto sul divano vicino a lei.
“Uhm, no” rispose Vanessa arricciando le labbra per non ridere mentre si appoggiava nuovamente  sulla spalla del ragazzo che tornò ad avvolgerla con il braccio “Vuoi molto bene ai tuoi amici vero?” chiese poi spegnendo la televisione .
“Beh sì, loro non sono solo i miei amici. Capisci che quando vivi a stretto contatto con qualcuno ventiquattro ore su ventiquattro diventi più di un semplice amico: loro sono tutto per me”.
E mentre Louis si lanciava nella descrizione dettagliata di ogni singola caratteristica dei suoi compagni, Vanessa notò che il ragazzo era molto più  accaldato di prima e il battito del cuore era accelerato. Era stata la conversazione con Harry a farlo agitare? Perché?
La ragazza ripensò alle parole che aveva appena sentito: Louis si era rifiutato di raccontare all’amico di averla conosciuta. Voleva significare che non era importante per lui? Vanessa si sentì ferita solo al pensiero che tutto ciò che avevano condiviso fosse irrilevante per l’amico.
Pensandoci bene però, questo non spiegava la strana agitazione del ragazzo. Forse non ne aveva parlato ad Harry perché voleva restasse una cosa personale. Forse l’averla conosciuta era qualcosa di molto importante per lui e non voleva condividerla con nessuno.
Nemmeno con il suo migliore amico?
Beh neppure lei aveva raccontato tutta la storia a Livia, anche se nel suo caso era costretta a mantenere il silenzio sull’identità del ragazzo.
Vanessa scosse la testa cercando di ascoltare quello che l’amico stava dicendo su Zayn e sul fatto che non arrivava mai puntuale a nessun appuntamento.
Il problema era che più andava avanti quella storia, più si sentiva legata a Louis e non riusciva a stargli lontano per più di mezza giornata, ma nello stesso tempo i suoi dubbi aumentavano a velocità esponenziale e il timore che tutto ciò che stava vivendo venisse cancellato la faceva stare male.

"Sara, ti piacciono le carote?"
"Certo! Che domande: le adoro.... Perchè stai ridendo? Vanessa? Perchè stai ridendo?!"




SPAZIO AUTRICE

Ok! Io non dovrei assolutamente stare qui a pubblicare questo capitolo! In questo momento dovrei stare china sul libro di microeconomia a studiare per il prossimo esame, ma non ce la facevo più a stare lontana dalla mia storia.
Essendo, inoltre più di un mese che non aggiornavo, mi sono sentita anche in colpa nei confronti di chi sta leggendo la storia... E... Beh eccomi qui.

Lo so che in questo periodo siamo tutte più impegnate, chi con gli esami, chi con le meritate vacanze. Però devo ammettere che ci sono rimasta un po' male nel vedere che lo scorso capitolo ha ricevuto una sola recensione..... Un sola.  
Perchè? T___T
Naturalmente non voglio costringere nessuno a lasciarne una, se non vuole. Però.... Pensavo.... Siete in 30 a seguire la storia e.... Una sola recensione?
Di solito non mi lamento però ho come l'impressione che la storia non stia piacendo e la gente la tiene nelle seguite solo per vedere ormai come va a finire. È davvero così tremenda? A volte mi faccio venire dubbi addirittura sullo smettere di scriverla e dedicarmi ad altro.

Lasciamo state questo sfogo time e passiamo ad altro!
Non commento il capitolo anche perchè so che è venuto fuori una schifezza (ma comprendetemi: è stato scritto nei pochi minuti liberi che ho avuto questo mese).
Fatemi giusto sapere cosa ne pensate di Marco, sono curiosa!

Volevo solo dirvi che il prossimo capitolo (il 20) sarà l'ultimo della prima parte della storia e succederà..... Eeeeeh succederà qualcosa.
Dopodiché credo che prenderò una pausa e mi godrò l'estate. Andrò avanti con la scrittura, ma riprenderò a pubblicare i capitoli a settembre (a meno di improvvise pazzie).

Detto ciò, vi lascio! Voglio bene a ognuna di voi! Tanti tanti baci e al prossimo capitolo :*

   
 
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