Stupida. Ecco come si sentiva.
Solo una stupida.
Da quando la guerra era finita non faceva altro che pensarci.
Era davvero così frivola?
Per lei solo quello era importante?
Faticava ancora ad accettarlo.
Eppure nel corso degli anni era notevolmente maturata, si era sforzata di tirare fuori il meglio si sé e ci era anche riuscita.
Aveva dimostrato a tutti di essere forte, di avere una volontà forte.
La battaglia condotta contro Hidan e Kakuzu ne era la prova più lampante.
Nemmeno durante quel duro conflitto si era tirata indietro, dando tutto.
Anche nell'affrontare la perdita del proprio padre.
Niente era riuscito a distoglierla, ma quel sogno...
Possibile che la sua massima aspirazione fosse quella di essere contesa tra due ragazzi?
Non era possibile.
Eppure...
Si alzò dal letto e scostò le tende della sua camera, osservando il cielo lievemente coperto.
Quell'azzurro era parzialmente nascosto, come il ceruleo chiarore del suoi occhi.
Nemmeno i famigliari suoni proveniente dal piano sottostante riuscivano a scuoterla da quei pensieri.
Suoni che da sempre la rilassavano.
I pensieri si rincorrevano nella sua testa e dovette ammettere che non era molto cambiata da quando era bambina.
Sempre gli stessi sogni e desideri.
Sorrise amaramente.
Nonostante quello che aveva sempre detto, Shikamaru era cambiato.
Anche Choji, nonostante tutto, lo era.
Ne avevano parlato e aveva scoperto che solo lei era rimasta indietro.
Loro erano migliori, lo erano sempre stati.
Ricordava ancora quando glielo aveva detto.
Come ricordava la “sgridata” giunta.
“Smettila di dire queste cose, sai anche tu che non è vero.” la risposta di Choji, che per una volta aveva abbandonato il solito tono dolce.
Anzi la sua voce era risultata quasi dura.
“Ognuno ha i propri desideri, sogni, ma per quanto possano risultare frivoli, sono importanti. Non necessariamente rispecchiano l'animo della persona che li fa.” la risposta di Shikamaru, serio come non mai.
Le volevano bene, lo sapeva.
Come sapeva che avevano ragione.
Ma era lei che faticava ad accettarlo.
Involontariamente il suo sguardo fu attirato sulla strada sottostante.
Sgranò gli occhi.
Sotto di lei un uomo e una donna discutevano. O meglio, lei discuteva mentre lui sembrava quasi annoiato.
Poco lontano da loro un'altra figura si stava massaggiando la guancia.
Li riconobbe e quasi le venne da ridere.
Ma poi si bloccò.
Ripensò.
No, aveva sbagliato.
Lei era cambiata, tutti lo erano.
Cresciuti forse troppo in fretta.
Ma in fondo erano sempre gli stessi.
Ognuno col proprio sogno, più o meno serio, da realizzare.
Sentì la voce di suo padre giungere dal piano di sotto.
Doveva andare.
Con il sorriso ritrovato si apprestò a correre di sotto.
Non accorgendosi che le nubi dal cielo erano scomparse.
Come quelle dai suoi occhi.