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Autore: a_marya    09/07/2014    0 recensioni
Alexis ha una missione da compiere, affidatagli dal padre naturale: recuperare i capitoli di una storia scritta dallo stesso, prima che fosse assassinato. Quella storia, infatti, contiene informazioni preziose che qualcun altro, da qualche parte nel mondo, intende usare per smascherare l'Organizzazione, un gruppo di fanatici responsabili di molti omicidi, tra cui quello del padre di Alexis. Ma recuperare quelle pagine è tutt'altro che semplice: con l'Organizzazione sulle sue tracce, Alexis deve fare di tutto per restare nell'ombra, se vuole proteggere se stessa e coloro che le vogliono bene. Ma restare nell'ombra non sarà più possibile, quando l'enigmatico Alex e il brillante Giulio entreranno a far parte della sua vita e allora non le resterà che lottare per difendere se stessa e la memoria dei suoi genitori naturali...
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Poco più di un’ora prima del mio appuntamento quindi, mi infilo la cintura dell’auto CIA super attrezzata e rigorosamente antiproiettili e comincio il mio viaggio.
Per fortuna ho memorizzato attentamente la breve strada fino al lago Nemi. Avrei dovuto immaginarlo che la tana preferita del Cardinale fosse quel lago. Come ha detto lui, quale posto migliore?
Durante il tragitto cerco di respirare a fondo e ripetere velocemente tutti i consigli di Lucas, nonché tenere bene a mente i punti dove piazzare le telecamere, anche se alla fine, per sicurezza, mi sono fatta stampare in scala una mappa con tutte le crocette, come una piccola girl-scout. Mi sento un po’ scema, ma almeno sto più sicura.
Ci metto appena un quarto d’ora per raggiungere la piazzola che Lucas mi ha indicato come parcheggio. Non troppo lontana ma nemmeno troppo vicina. Se dovessi scappare, molto probabilmente mi ammazzeranno prima ancora che il profilo dell’auto appaia al mio orizzonte.
Con un paio di enormi sospiri, mi slaccio la cinta e scendo dall’auto. Ho poco tempo per sistemare per bene le telecamere e voglio sfruttarlo al massimo, così sforzandomi di non pensare affatto, prendo la borsa dal portabagagli e mi avvio lungo il sentiero che Lucas mi ha segnato, strizzando gli occhi per abituarli al buio.
In realtà il mio fantastico tecnico mi ha fornito anche di occhiali per la visione notturna, ma finchè posso preferisco evitare di usare quegli strumenti. Non so perché ma mi sento come se ognuno di questi gingilli emani delle sorta di radiazioni che i miei nemici possono captare. E comunque, se dovessi fuggire non avrei tempo di indossare gli occhiali, quindi meglio essere abituate a vedere anche al buio, prima di andare nella tana del lupo.
Per mia fortuna, una qualche festa dall’altra parte del lago, da dove arrivano milioni di luci e il sussurro di musiche da festa di paese, deve aver intrattenuto gli abitanti del posto e perciò posso muovermi nel deserto più assoluto, ben attenta a sentire qualsiasi rumore, anche se tranne qualche rana e un sibilo di qualche serpente non sento nient’altro.
Anche il montaggio delle telecamere è molto più rapido di quanto mi sarei aspettata. Be’ non a caso sono della CIA, esperta in operazioni rapide e silenziose. Nonostante tutto, sono felice di aver potuto unire i miei sforzi a quelli di Malone. Da sola non sarei mai arrivata a questo punto. Mi dispiace papà.
Non appena piazzata e accesa la prima telecamera, accendo il minuscolo microfono auricolare che Lucas ha appiccicato al mio orecchio. Immediatamente sento un fruscio che segna linea libera, anche se non credo che quella dei microfoni si definisca “linea”:
- La prima dovrebbe funzionare – sussurro appena, senza avvicinare le mani come nelle prove in saletta o urlare più del necessario. Come Lucas mi ha dimostrato, questi aggeggi sono perfetti e captano anche un minuscolo respiro, perciò non serve che sussurrare appena per essere sentiti forte e chiaro. Durante il collaudo, mi sono quasi distrutta un timpano, parlando appena appena più forte.
- Perfetto – mi risponde Lucas dall’altra parte, splendidamente nitido.
Senza accorgermene tiro un enorme sospiro di sollievo. Inconsciamente, avevo temuto di non saper far funzionare la mia unica arma vincente, cioè le telecamere individua-tizi-armati.
Spengo l’auricolare e mi dirigo verso la seconda postazione telecamere, cercando di muovermi più furtivamente possibile. Ancora una volta, il destino è stato buono con me e la vegetazione è decisamente meno folta di quello che sembrava dalle immagini, perciò non faccio molto rumore anche muovendomi piuttosto agilmente.
Comincio a credere che potrei anche sopravvivere, stasera.
Accendo anche la seconda, verifico di nuovo il funzionamento con Lucas, sospiro di nuovo e mi dirigo verso la postazione telecamera numero tre. Solo mentre monto l’ultima telecamera mi rendo conto che fino non ho visto né sentito nessuno nei dintorni. Dove sono tutte le guardi di un Cardinale come Richelieu? Non posso credere che sia davvero venuto da solo e questo silenzio mi inquieta.
Comunque anche la terza telecamera funziona alla perfezione e questa volta non spengo l’auricolare, come mi ha spiegato Lucas. Da questo momento, ho bisogno che la sua voce mi guidi nel buio.
- Alexis, è strano. Non vedo nessun uomo – mi avverte Lucas, con la voce così tesa che immagino le goccioline di sudore imperlargli la fronte.
Maledizione. Non può essere così facile. Dov’è il trucco?
- Nemmeno io – rispondo però al tecnico, con un tono più tranquillo di quanto mi sarei aspettata da me stessa.
- Forse qualcuno lassù crede che sia il nostro compleanno – ironizzo e sento mio padre ridacchiare in sottofondo. È la sua battuta più conosciuta. Lucas invece continua a respirare teso e io spero che mia madre sappia tranquillizzare lui come sa fare con me.
- Procedo – sussurro, così che si concentri di nuovo sulla missione invece che sui suoi dubbi. Come me, meno pensa e meglio agisce. Juno me l’ha ripetuto fino alla nausea: la tua memoria latente è più in gamba di te. Cioè spegni il cervello e lascia fare all’istinto.
Avanzo lentamente, scrutando attentamente le ombre intorno a me ora che gli occhi si sono abituati, ma non vedo niente di minaccioso. Anche se mi sembra di aver visto una volpe. Ci sono le volpi in riva al lago?
Dopo qualche decina di metri comincio ad intravedere il profilo di una casa. Ovviamente da quello che riesco a vedere non c’è niente di umile nei dintorni, eppure non è nemmeno molto sfarzoso come mi sarei aspettata da un megalomane come lui.
- Vedi qualcuno? – domando a Lucas, nervosa fino alla punta dei capelli. Tutta questa calma non mi piace per niente.
- Si vedono solo due figure, una seduta a una ventina di metri davanti a te, sulla destra e l’altra in piedi, credo davanti alla porta.
Cerco di sforzarmi per vedere qualcosa ma intorno alla casa sembra tutto deserto. Probabilmente sono all’interno.
- Potrebbero avere delle tute termiche o roba simile che inganna i nostri sensori?
- No, non esiste una tecnologia simile. Almeno che io sappia.
Quell’aggiunta non mi piace, ma è qualcosa. Se non le conosce la CIA le tecniche per lo spionaggio…
- Allora mi avvicino.
Mi alzo in piedi e cerco di assumere un’aria da Yvonne, quindi faccio un bel respiro e, imprecando contro la mia stupidaggine che mi ha condotta qui da sola, cammino incerta verso il portone. Inutile indugiare ancora.
Nonostante i passi fino all’ingresso siano pochi, mi sembra di camminare per ore in quell’immobilità generale e sento qualche goccia di sudore scendere lungo la schiena ma nessuna arma mi accarezza la pelle né delle voci mi fermano.
Alla fine mi ritrovo incolume davanti alla porta d’ingresso e ingoio rumorosamente a vuoto, prima di farmi coraggio e suonare esitante il campanello. Mi sento sempre più simile a quella mosca invitata per cena dal ragno.
Il campanello suona appena ma io sono così agitata che mi sembra di aver suonato una cornamusa, così ritiro la mano dal campanello come se potesse mordermi, trasalendo.
Pochi istanti dopo, troppo in fretta perché abbia il tempo di estrarre qualche arma, una donna in carne, dai lineamenti sudamericani apre la porta. È evidente che mi stava aspettando appena dietro la porta ma non sembra armata né intenzionata a farmi del male.
- Fai accomodare la nostra ospite, Rosita – dice una voce maschile alla mia destra, facendomi sussultare.
Anche se l’ho già sentita al museo e via web, sembra che dal vivo la sua voce sia diversa, viscida e sibilante, anche se ovviamente dubito che se avesse una voce simile sarebbe diventato quello che è. Anzi ricordo di aver pensato, al museo, che la sua voce era sexy.
Mentre Rosita mi precede lungo un corridoio senza porte, porto la mano alla pistola che ho nascosto dietro la schiena, dove Lucas mi ha fissato la fondina. Molto più comoda che nella cinta, questo è sicuro. Tuttavia, arriviamo in una sala da pranzo deserta, non molto grande ma arredata con cura ed eleganza, dove il Cardinale ci aspetta seduto a capotavola.
- Bene, benvenuta mia cara. Gradisce qualcosa da bere o mangiare? Stavo per ordinare un the.
Mentre parla, Richelieu si alza e mi sorride cordiale, come se non volesse uccidermi in questo preciso momento, ma io resto più stordita dal suo aspetto che dalla sua ridicola cordialità. È la fotocopia esatta del fratello, solo più giovane, una somiglianza così evidente che mi chiedo come ho fatto a non notarla subito. E somiglia anche a qualcun altro, che però non riesco ad identificare…
Sorprendendo me stessa, riesco a rispondere al sorriso viscido del mio avversario in quello che credo essere un modo abbastanza naturale, quindi mi siedo dall’altro capo del tavolo prima che la tensione mi faccia cedere le gambe.
- Sinceramente, odio la cucina francese – replico intanto che mi siedo, senza che la mia voce tremi nemmeno un po’. Quasi mi dispiace che quelle telecamere non possano riprendere la scena, sono un’attrice fenomenale!
Speriamo però che la mia interpretazione riesca fino all’ultimo.
Richelieu ride appena, mentre si risiede e chiede a Rosita un soufflé al limone. Esistono per tutti oppure è un privilegio solo suo il soufflé al limone? Peccato non poterlo assaggiare per paura che sia avvelenato.
- Alla fine è venuta a trovarmi anche senza la scusa del quadro – comincia in tono frivolo lui, appoggiato con eleganza alla sedia, perfettamente padrone di sé. La sua calma imperturbabile è peggio di quella di Terenzio.
- Sarei venuta prima se si fosse presentato come lo psicopatico che ha ucciso mio padre. Quella mattina non l’ho riconosciuta – ironizzo e mi applaudirei da sola. Sembro una perfetta riproduzione di Yvonne.
Lui ride di nuovo.
- Touchè, perdoni la mia mancanza. Il fatto è che non mi piace la fama.
Per un momento mi viene l’insano pensiero di estrarre il coltello e ficcarglielo tra quei due occhi gelidi ma cerco di controllarmi. Devo prima capire perché non ci sono guardie qui intorno e assicurarmi che il progetto del virus non prosegua anche senza il suo creatore.
- Dove sono tutti i suoi… amici? Anche contando Giulio, non credo di averli uccisi tutti – domando poi per tagliare corto, felice della mia inspiegabile maschera da Yvonne. Non potevo chiedere di meglio al momento.
- Ho preferito avere un po’ di privacy se non le dispiace, di questi tempi è così difficile. E non mi sembrava educato farla venire sola in una casa piena di estranei.
Ma che galante. E ora cosa dovrei fare? Credere che davvero è venuto qui da solo?
- Oh, che pensiero carino ma non preoccuparti per. Non mi presento mai a una festa da sola, suscita fastidiosi commenti negli altri invitati.
Spero solo che non mi chieda delle prove o che, nel caso, Lucas sia pronto col suo simulatore. In effetti il silenzio dall’altra parte dell’auricolare mi preoccupa un po’, anche se probabilmente è solo concentrato sull’altra operazione in corso. Speriamo che da quella parte tutto fili liscio.
- Che peccato, se me l’avesse detto, avrei indossato una bomba più potente, così che potessero divertirsi anche loro.
Non so se a farmi rabbrividire è la frase o il gelo nella sua voce mentre la pronuncia. O forse è la vista della scatolina che Richelieu mi mostra sollevando la giacca costosa, attaccata alla sua camicia, appena sopra il cuore.
E una scatolina grande poco più di un pacchetto di liquirizie, quelli con la confezione di metallo, e ha solo due lucine che brillano a interrompere la superficie liscia, una verde fissa e una rossa lampeggiante. La cosa buffa, è che la lucina rossa, che immagino essere quella più pericolosa, batte allo stesso ritmo del mio cuore, scandendo i secondi tra una goccia di sudore freddo e l’altra. Se avessi immaginato di sudare così tanto, avrei messo qualcosa di più leggero.
- Visto che era un incontro galante, ho pensato che se lei dovesse spezzarmi il cuore o uccidermi, la festa potrebbe anche finire. In fondo non è educato deludere il padrone di casa.
Mi sforzo di sorridere anche se sento la mascella contrarsi.
Maledizione! Potrebbe anche essere un bluff ma…
- Le posso assicurare che non sto bluffando, signorina. Oramai, sia io che lei siamo a un punto in cui non abbiamo più niente da perdere, non trova?
Non rispondo niente, anche se mi vengono due o tre commenti caustici sul fatto che io e lui possiamo avere qualcosa in comune. Non mi riesco a spiegare perché un uomo come lui debba decidere di farsi saltare per aria solo per uccidere me quando avrebbe potuto semplicemente farmi sparare a vista, ma la sua espressione è così distesa che sembra assolutamente sincero. E fuori come un balcone, ovviamente.
Potrebbe anche essere davvero una bomba. Il che vuol dire che qualunque cosa succeda non posso ucciderlo, a meno che non scopra che il suo sia solo un imbroglio.
- Se proprio non mi crede posso darle una dimostrazione, ma poi moriremmo entrambi e non sarebbe più divertente secondo me – continua, senza smettere di sorridere amabile.
Ma come fa la Chiesa a non notare i segni della pazzia? Richelieu è anche più folle di Terenzio e si vede!
- Perché crede che io non abbia più niente da perdere? – lo stuzzico, con la voce leggermente meno da Yvonne. Alle pistole sono ormai abituata ma alle bombe…
Per tutta risposta, Richelieu si mette a ridere come se avessi detto la cosa più buffa della storia, come un bambino che chiede perché non si stampano semplicemente più soldi per eliminare la povertà.
- Perché come avrà immaginato, non uscirà viva da questa casa. Ho deciso di riceverla da solo perché i miei uomini erano… occupati, ma tra poco saranno qui e si occuperanno di lei, oppure lei cercherà di uccidermi e moriremo entrambi. Non ha scampo.
Anche se lo immaginavo, sentirlo dire mi fa lo stesso tremare ogni singolo muscolo ma cerco di non darlo a vedere.
- E lei perché non ha più niente da perdere? È un uomo potente e ricchissimo… - gli faccio notare, sperando di scoprire il suo bluff.
- Lei non può saperlo ma tra pochi giorni tutto il mondo conoscerà una nuova era e noi tutti moriremo. Quindi morire ora o tra qualche giorno, che differenza può fare?
Lo shock mi paralizza la lingua per qualche momento e non riesco a replicare nulla.
Nonostante tutto, sono sempre stata sicura che il Cardinale avesse previsto una via di fuga, per se stesso se non altro, dall’inferno che sta per scatenare. Invece sapere che non ha nemmeno pensato di salvarsi mi fa capire che la sua vendetta sarà più letale di quanto abbia mai immaginato, tanto che nemmeno lui potrà sfuggire.
Addio mondo, è stato bello finchè è durato.
Tuttavia, stranamente, la notizia non mi manda in paranoia come mi sarei aspettata. Sembra invece donarmi nuova calma. Improvvisamente, la paura allenta la morsa allo stomaco e la mente sembra snebbiarsi.
Qualsiasi cosa succeda, non uscirò viva da qui quindi posso giocare fino in fondo. E se nel frattempo riesco a fargli dire come intende liberare il virus, magari Lucas potrebbe sentirlo nel microfono e prendere provvedimenti, se le cose dovessero mettersi male anche per Alex…
- La sincerità prima di tutto. Ora mi dice perché siamo qui? Avrei un altro appuntamento – mi sento dire, più padrona di me stessa da quando mi conosco. Avevano ragione quelli che dicevano che la prospettiva della morte ci fa paradossalmente tirare fuori un coraggio insospettabile.
- Se permette, vorrei fare le cose con calma. Tanto non credo che riuscirà ad andare al suo appuntamento – aggiunge con lo stesso calore nella voce di una cripta per vampiri, che mi provoca una serie di brividi tra il sudore della paura.
L’entrata di Rosita che porta il soufflé lo interrompe e per qualche minuto restiamo in silenzio, mentre cerco di pensare a cosa dire per prendere tempo. Forse io morirò comunque, ma se riuscissi a trattenere qui il Cardinale fino a che Alex e gli altri vengano qui…
Poco prima che la domestica scompaia di nuovo il corridoio, però, le chiedo anche io un soufflé. Se sto per morire, almeno voglio assaggiare un soufflé al limone.
- Perché non comincia lei ad esporre le sue ragioni per continuare a mettermi i bastoni tra le ruote? – propone Richelieu, aspettando ad assaggiare il suo dessert, forse per educazione. E chi l’ha detto che i cattivi di una volta non esistono più?
In realtà preferirei che fosse lui il primo a parlare, ma poi ci ripenso e annuisco.
- Ha ucciso i miei genitori, ed è un buon inizio. Poi ha ucciso il mio mentore, la mia migliore amica e decine di innocenti che mi hanno reso la vita impossibile con la loro voglia di vendetta. Inoltre vuole distruggere mezzo mondo e io invece sono una convinta ambientalista, anche se dimentico spesso la raccolta differenziata.
Sorrido mentre parlo, rendendomi conto di quanto sia triste che tutte le mie ragioni siano così poche.
- Ah, dimenticavo. Per colpa sua ora sono incinta e la mia vita sentimentale è un disastro visto che mi sono innamorato del pazzo che lei ha gentilmente mandato a conoscermi quando avrei potuto sposare un meraviglioso e sexy agente della CIA – aggiungo.
Ecco, ora l’elenco sembra molto più completo, quindi mi rilasso sulla sedia soddisfatta. Niente di meglio che togliersi tutte le spine dal cuore. Anche se l’allusione al cuore mi provoca un sussulto, ricordando la scatolina.
- Spiacente per la sua vita privata, non era mia intenzione. E comunque non dovrebbe disprezzare una vita solo perché arriva in modo inatteso, è comunque un dono del Signore.
Sentirlo parlare di vita e di doni divini mi fa venire leggermente la nausea e mi sfioro la pancia. Di certo è il modo del mio bambino per fargli un gestaccio.
Mi spiace, piccolo, che tu abbia scelto il ventre sbagliato e non vedrai mai la luce del sole. Avresti potuto essere un bel tipo.
- Per quanto riguarda gli altri punti… lei ha ucciso mia figlia e questo paga suo padre, mentre tutti i miei uomini pareggiano le vite degli innocenti che lei ritiene sua responsabilità. Infine, il suo mentore l’ha ucciso mia figlia, non io e la sua migliore amica… be’, ammetterà che se l’è cercata.
Sorprendendo anche Richelieu, scoppio a ridere per diversi minuti. Esilarante!
Lui mi guarda perplesso, senza smettere però di sorridere, e aspetta educatamente che io spieghi il motivo della mia ilarità. Di certo deve suonargli strano che io mi diverta in una situazione simile.
Ma come posso non ridere di me stessa?
- Yvonne era sua figlia! Come ho fatto a non capirlo prima?
Come ho fatto a non notare la somiglianza? Hanno la stessa aria odiosa e solo la cucina francese prolungata per anni avrebbe potuto fare quella strage di neuroni che ha portato a Yvonne!
Il cardinale resta per qualche secondo in silenzio, fissandomi forse per capire se dico sul serio o meno, poi sembra rilassarsi.
- Davvero non lo sapevate? Che buffo il destino – commenta Richelieu, sorridendo a sua volta. Di certo non si può dire che fossero legati, padre e figlia, visto quanto lo addolora la sua morte.
- E comunque lei mi ha ucciso due genitori e io una figlia sola e nemmeno una gran perdita, se permette.
Stranamente, una strana espressione passa per un istante sul viso imperturbabile del Cardinale e mi chiedo se non fosse legato a quella strega più di quanto voglia ammettere.
- Potrei dire lo stesso dei suoi genitori, signorina. Due impiccioni falliti – replica quello, ma io sorrido lo stesso.
A giudicare da come la vena sulla tempia del cardinale ha cominciato a pulsare, direi che in realtà il paparino soffre molto più di quanto vuole far vedere e questo non può che essere un vantaggio. Lui ha cresciuto sua figlia mentre io non ho mai conosciuto i miei genitori.
- Dipende dai punti di vista. Di certo i miei non mi hanno mai tradito come ha fatto sua figlia. Sapeva che è stata lei ad aiutarmi a liberare l’agente Beckett? – insinuo, immaginando che lui lo sapesse già ma desiderosa di ricordargli le mancanze della nostra amica di ghiaccio.
Lui si rabbuia per qualche istante e mi lancia un’occhiata che in un’altra occasione mi avrebbe fatto rabbrividire. Ma ormai tutta la mia paura è stata assorbita dal costante pensiero della bomba attaccata alla camicia di Richelieu.
- Quello è stato solo un piccolo intoppo lungo il percorso. E poi sa come si dice, il figliol prodigo è quello che noi genitori amiamo di più. L’importante è che si sia fatta perdonare, facendo saltare quello stupido aereo.
Per un momento la mia mente perde un giro, poi intuisco quello che forse è successo e mi sforzo di nascondere un sorriso soddisfatto. Richelieu non sa che Alex è sopravvissuto all’attentato!
Yvonne non deve aver capito di aver fallito oppure non ha avuto il coraggio di dirlo al padre e così ora il perfido cardinale è convinto che Alex sia davvero morto!
Questo vuol dire anche che evidentemente non deve aver avuto nessun altro dei suoi infiltrato nella mia squadra, altrimenti glielo avrebbero già riferito, e questo non può che essere splendido.
Forse abbiamo davvero qualche speranza di fermare questa follia.
Abbasso la testa come per nascondere l’espressione addolorata per la morte di Alex e intanto ne approfitto per concentrarmi qualche secondo sul microfono che mi collega alla stanza dell’hotel, per capire come vanno le cose. Tuttavia dall’altra parte il silenzio è assoluto, né un alito, né un fruscio e per qualche attimo mi si blocca il respiro in gola. Che sta succedendo? Possibile che li abbiano trovati? Se il problema fosse solo l’altra missione, non dovrei sentire gli ordini di Lucas per gli altri? O qualche commento dei miei genitori? E invece il nulla più assoluto.
Lentamente, maledicendomi per aver ascoltato permettendo a quel silenzio di fiaccare la mia concentrazione, rialzo la testa e guardo il Cardinale, per non insospettirlo.
- Deve essere stato pesante per lei, scoprire di averlo ucciso. Se lei gli avesse dato retta e non lo avesse scacciato…
Il sorriso soddisfatto su quel volto affascinante, distorto dalla crudeltà del suo sguardo, mi fa per un momento perdere la calma e quasi scatto davvero per estrarre una delle mie armi.
Di nuovo però, a fatica, mi ricordo che sono io quella in vantaggio perché in realtà Alex non è morto e anzi, se gioco bene le mie carte, potrebbe arrivare qui in tempo per vendicare personalmente la sua quasi morte. Sempre se almeno loro stanno vincendo. In caso contrario saranno gli uomini di Richelieu ad arrivare e finire il lavoro uccidendomi ma a quel punto non potrò fare più nulla.
Con un sforzo enorme, mi rilasso di nuovo sulla sedia e tento un sorriso forzato. Comincio ad essere stanca di recitare, mi fanno male tutti i muscoli per la tensione e il silenzio nel microfono mi ha ulteriormente allarmata.
- Comunque l’agente Beckett non è l’unica cosa che Yvonne mi ha aiutato a trovare. Lo sapeva che è stata lei a permettermi di collegare Terenzio a voi? – insinuo, con la ferma intenzione di far agitare il cardinale quanto me, così almeno in qualcosa saremo pari.
Lui invece fa un altro mezzo sorriso, inaspettato.
- Non è stato un torto intenzionale, quindi non me la posso prendere con lei. È uno dei rischi che sapevo di correre.
Vedendo la mia espressione perplessa, il cardinale cambia posizione sulla sedia, poggiando entrambi i gomiti sul tavolo e mi fissa intensamente mentre comincia a spiegarmi meglio cosa intendesse con quelle parole.
- Vede, signorina Blendell, la mia è un’organizzazione perfetta, ecco perché è destinata a vincere. Io non solo ho dato la giusta importanza al messaggio di Rofferwaak, ma ho anche migliorato la sicurezza all’interno del gruppo.
Fa una breve pausa, come scegliendo le parole per essere più chiaro e io mi ritrovo ad attendere curiosa il seguito. Credo che sia proprio la voce del Cardinale la sua vera arma. Al di là della follia e della crudeltà, il fascino magnetico della sua voce suadente ti costringe ad ascoltare come un incantesimo e io devo fare un grosso sforzo per restare impassibile.
- Uno dei peggiori mali di Pyrus era che tutti conoscevano tutti. Questo poteva essere utile in alcuni casi, ma di solito era un punto debole, perché bastava trovare un membro per poter scoprire tutti gli altri. Nella mia organizzazione invece, solo io conosco i membri più importanti e ogni mio sottoposto conosce solo una parte dei membri meno importanti e così i loro sottoposti e così via. Chi non conosce non può tradire.
Comincio a capire cosa vuole dire e mi sento una stupida per non averlo capito prima, anche se in realtà capirlo non avrebbe fatto alcuna differenza per me.
Quello che mi sta dicendo è che Yvonne non l’ha tradito rivelandomi il collegamento con il vescovo, semplicemente perché lei non sapeva che il vescovo era uno dei loro e lo stesso vale per Giulio. Ecco perché sembravano così genuini quando dicevano di non conoscersi, era la pura verità!
Anche se ad un certo punto Giulio ha capito, o forse è stato suo zio a capire, e hanno contattato Yvonne per agire insieme, intuendo che poteva essere la loro arma migliore, chissà per quale compito.
Non hanno capito in tempo però che era un’arma a doppio taglio.
- In pratica il suo trucco è diventato il suo tallone di Achille, mio caro cardinale. Un modo davvero stupido di chiudere la questione. Se sua figlia non mi avesse aiutato a scoprire Terenzio, non sarei mai arrivata a… questo punto.
Per un momento sono stata sul punto di dire “a scoprire il suo progetto” ma per fortuna mi sono fermata in tempo. Se Richelieu non sa di Alex, forse non sa nemmeno che Giulio mi ha dato la password per scoprire tutta la verità e questo potrebbe essere un ottimo elemento sorpresa. Ringrazio mentalmente Alex per avermi convinto, con tutte le sue paranoie, a inserire nel video solo documenti minori, presi dagli altri computer.
- Grazie a sua figlia sono riuscita ad arrivare ai vostri computer e presto tutto il mondo saprà della vostra vendetta.
Questa volta invece che limitarsi a sorridere, il cardinale scoppia in una risata profonda, di cui non posso negare il fascino.
- Crede davvero che i suoi amici avranno il tempo di trovare tutte le risposte prima che il mio piano sia concluso? Ho sempre saputo che quel professore da quattro soldi mi avrebbe tradito e ho preso le mie debite misure di sicurezza. Non riuscirete mai a scoprire tutta la verità prima che sia troppo tardi per il vostro prezioso mondo.
Fa una pausa, con l’espressione più crudele e allucinata che io abbia mai visto, poi mi fissa dritta negli occhi.
- Ma questo non è più un suo problema, signorina Blendell. Il suo futuro ha una scadenza molto, molto imminente.
Nonostante ne fossi già consapevole, sentire la sua minaccia mi provoca un ulteriore sussulto ma cerco di controllarmi.
Più parla e più mi convinco che non sappia che grazie a Giulio abbiamo violato le sue ultime difese e scoperto tutto riguardo al progetto. In fondo, quando ha parlato dei suoi uomini non mi ha detto del camion, ha detto solo “occupati”. Magari perché non sa che sappiamo già di quella spedizione e questo vuol dire che non si aspettano l’agguato di Alex e questo vuol dire che, forse, i ragazzi hanno davvero una speranza di riuscire. Mi aggrappo a questa speranza per mantenere un briciolo di calma.
Devo farlo parlare prima che decida di stufarsi e uccidermi semplicemente.
- Be’, in questo caso cosa ne dice di darmi qualche anticipazione? Visto che sappiamo entrambi che non uscirò viva da qui, non crede che sarebbe scortese da parte sua farmi morire con la curiosità addosso?
La sua risposta viene cancellata da Rosita che entra con l’altro soufflé e me lo serve davanti, insieme a un bicchiere di un liquido simile allo spumante. Anche se difficilmente uno come Richelieu beve spumante, è molto più probabile che sia champagne o vino bianco di altissima qualità. Un bel modo di andarsene, tutto sommato.
Finalmente, Richelieu prende il primo boccone di dolce e lo assapora platealmente, mentre io lo fisso sospettosa. Va bene che morirò comunque, ma forse farmi avvelenare così è proprio una morte stupida.
Lui comunque non sembra curarsi di me e si concentra avidamente sul suo cibo e alla fine mi convinco. Cosa può farmi di peggio che uccidermi?
Titubante, stacco un pezzetto col cucchiaino (sicuramente d’argento) che mi è stato servito insieme al dolce e lentamente lo porto alla bocca.
Se non stessi per morire, credo che avrei un orgasmo gustativo. Questo è di sicuro il miglior dessert che io abbia mai assaggiato e da come stanno le cose, direi anche l’ultimo. Ma come il cornetto del Benny’s, è una di quelle cose che ti fanno pensare “potrei morire adesso e morirei felice”. Nel mio caso è solo più letterale.
- Sono felice che sia di suo gradimento la mia terribile cucina francese, signorina Blendell. Un uomo del mio rango ha così poche occasioni di far apprezzare un buon dolce!
Non mi prendo la briga di rispondere e cerco di concentrare invece la mia attenzione sui suoni nel microfono senza che il cardinale se ne accorga, ma ancora una volta il silenzio nell’auricolare è assoluto, come se il collegamento fosse saltato del tutto. Non si sente nemmeno il tipico fruscio di una linea aperta anche se muta.
Lentamente, questa consapevolezza però mi rincuora un po’. Non è solo silenzio, è come se il collegamento fosse saltato! Evidentemente, all’interno della casa deve esserci qualche sistema che interferisce con le trasmissioni radio, ecco perché nessuno si è preso la briga di controllare che avessi qualche microfono addosso!
In realtà potrebbe anche esserci un’altra spiegazione, e cioè che effettivamente li hanno proprio trovati e hanno chiuso il collegamento dall’altra parte. Ma se così fosse, non avrei dovuto sentire qualche strillo di mia madre o qualche imprecazione di Lucas? Non possono aver chiuso il collegamento prima di entrare nella stanza e non posso credere che nessuno di loro abbia emesso un suono vedendo la porta spalancarsi.
Dev’essere la casa, è sicuramente così. Deve essere così.
Se da un lato però la cosa mi rassicura, dall’altro mi provoca un senso assoluto di sconforto. Se la casa impedisce le connessioni radio, vuol dire che qualsiasi cosa io riesca a far rivelare al Cardinale, rimarrà tra me e lui e io non vivrò abbastanza per riferirle agli altri. Quindi non ho modo, anche se dovessi scoprirlo, di far sapere anche agli altri come il Cardinale intende liberare il virus.
Stranamente, questo più dell’idea di morire mi fa bruciare per qualche momento gli occhi. È così ingiusto che finisca tutto così, per colpa di un aggeggio tecnologico!
Tuttavia cerco di riprendermi e darmi un contegno. Intanto, finchè resta in casa, nemmeno Richelieu può comunicare con i suoi e questo potrebbe già essere un piccolo aiuto per Alex e gli altri. E poi magari, potrebbe esserci un altro modo per comunicare quello che riuscirò a scoprire.
Se riesco a far confessare a Richelieu qualche dettaglio utile per sventare il suo progetto, mi basterà scappare fuori dalla casa per qualche minuto, giusto il tempo di parlare nel microfono prima che mi trovi e mi uccida…
  
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