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Autore: mattstarlight    09/07/2014    3 recensioni
Io ero in macchina con mio padre e il mio miglior amico. Il suono della radio riempiva l’atmosfera già imbarazzante. Non so perché parlare mi rimaneva difficile come se ci fosse un blocco dentro di me. Il cuore, al contrario, si faceva sentire e i miei battiti erano abbastanza forti da riecheggiare nella mia testa. Cosa mi stava succedendo?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver mangiato in fretta e furia la colazione, avvertii i miei che avrei incontrato Hongbin. Fortunatamente, vista la loro forte amicizia con i suoi genitori, mi lasciarono andare senza problemi nonostante la sera precedente.
 
Il nostro luogo non era molto distante ed era facilmente raggiungibila da entrambi. Dopo aver costeggiato un paio di edifici tra cui il liceo della città bastava prendere una strada scoscesa che si addentrava in un bosco fitto di latifoglie che in quella stagione erano nel pieno del loro verde. L’aria era fresca e il vento era pressocchè assente.
 
Mi addentravo in quella foresta con le cuffie alle orecchie con la musica al massimo del volume. Stavo sentendo della musica dubstep, mi aiutava a distendere i nervi che dalla sera prima non avevano avuto pace.
Fortunatamente abbandonai brevemente i miei pensieri durante la maggior parte del tragitto visto che ero concentrato nel ricordare la strada.
 
Arrivai alla fine del bosco, si riconosceva perché l’albero estremo che delimitava la selva aveva su di esso incisi i nostri nomi. Mi ricordo come avemmo scritto quei nomi proprio quando Hongbin passava un periodaccio a causa di una crisi dei genitori che si erano temporaneamente lasciati. Ci eravamo promessi che saremmo rimasti sempre insieme nel bene e nel male. Adesso che ci penso avrebbe mantenuto la sua promessa Hongbin?
 
In quel momento mi tornarono alla mente tutti i dubbi sul comportamento di Hongbin la sera precedente e dentro di me cresceva una forte rabbia, che in realtà si rivelo una forte invidia nei suoi confronti.
Con questi pensieri alla testa superai quell’albero e uscii in aperta campagna.
Proprio alla fine del bosco iniziava la discesa della collina che mostrava il paesaggio nel massimo della forma. Nonstante la ripidità c’era un livello pianeggiante ampio due o tre mentri che si estendendeva abbastanza da costituire un sentiro sul belvedere costeggiante la collina.
La campagna era nel pieno della crescita. I campi immobili di grano ancora verde sembravano usciti direttamente da un quadro. In lontanaza si vedeva anche un cuore disegnato con un trattore su di un campo appena raccolto; erano i ragazzi dell’istituto tecnico che ogni anno si divertivano a creare delle forme sempre più complicate, beh quell’anno non si erano sforzati più di tanto.
 
Proprio mentro riportavo lo sguardo verso il sentiero vidi Hongbin al margine del breve tratto pianeggiante con le gambe a penzoloni e gli occhi fissi verso le nuvole in cielo.
Io mi sedetti silenziosamente vicino a lui che a mala pena se ne accorse.
Gli diedi uno spintone con la spalla e gli chiesi: “Cos’hai? è da un bel po’ che ti comporti in modo strano!”.
Emise un sospiro, che mal’interpretai come se fosse stizzito, e inizio: “Senti…quello che voglio dirti… non è facile dirtelo quindi seguimi bene…”.
Non so cosa mi prese in quel momento ma sentii come se dovessi liberarmi di tutta quell’ansia accumulata la sera e la notte appena trascorse.
“Senti tu invece… sono stufo di questo tono… che c’è? Adesso ti sto antipatico? Così dall’oggi al domani? Guarda che si vedeva che volevi provarci con quelle ragazze ieri sera! Tu e i tuoi modi, bastava che me lo dicevi senza tutte quelle smancerie: stasera penso solo a te e così via!” –ripensandoci al giorno d’oggi mi pento ancora di aver pronunciato quelle parole –“ guarda ho capito… bel modo di buttare all’aria 18 anni di amicizia… bah… non so più che dire… me ne vado con te è tempo perso!”.
Mi girai per rialzarmi ma sentii le mani di Hongbin prendermi le spalle con la stessa presa con cui mi aveva afferrato le mani la sera prima. Mi girò verso di lui e mi guardò negli occhi con un’intensità che non avevo mai visto. Quello sguardo durò più di cinque secondi e poi vidi la sua testa muoversi verso la mia.
Le sue labbra toccarono le mie. Erano calde e morbide e mi diedero come un senso di sicurezza che non avevo mai provato. Non provai a spostarmi e lasciai correrre per circa dieci secondi.
 
Fu come se la mia mente si liberasse da ogni pensiero negativo. Ogni turbamento, dubbio che aveva invaso il mio subconscio adesso era perso e l’unica cosa a cui pensavo era il motivo di quel gesto. Perché io? Ma soprattutto perché un maschio?
La mia rabbia si trasformò allora in preoccupazione: non volevo rovinarlo, non potevo permettere che il mio amico vivesse una vita incompleta. In fondo condividevamo gli stessi obbiettivi: avere una moglie, dei figli, diventare ricchi. Quest’ultima ancora mi fa ridere…
 
Allora ripresi controllo delle mie azioni. Mi staccai bruscamente. Non potevo rovinare la nostra amicizia e soprattutto non potevo essere la causa della perdita dei nostri sogni futuri. Questi erano gli unici pensieri che mi affliggevano.
 
“Ma che ti salta in mente? Sei matto? Guarda che lo avevo capito anche prima che partissi di testa che mi volevi allontanare! Senti ti faccio un piaciere me ne vado definitivamente! Non mi cercare perché farò in modo che non mi trovi!” poi mi voltai il più veloce possibile per evitare che mi rispondesse e rientrai in quella selva che non apparriva più lucente come prima. Verificai che non mi seguisse e una volta raggiunta una distanza che evitasse di fargli sentire la mia voce mi fermai e  mi appoggiai ad un albero. Scesi lentamente appoggiandomi fino a sedermi, con le ginocchia all’altezza delle spalle. “E’ la cosa giusta che dovevo fare” ripetevo e ripetevo “ho fatto bene, è la cosa giusta!”. Ma lo era veramente?
   
 
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