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Autore: golightly    09/07/2014    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Petunia Evans avesse scelto di non sposare Vernon Dursley? Cosa sarebbe successo se avesse scelto di percorrere la propria strada invece di vivere nell’ombra del rancore per la sorella Lily? Ed infine: Cosa sarebbe successo se fosse riuscita a trovare il proprio cammino grazie ad un mago dalla risata simile ad un latrato di nostra conoscenza? Questa storia cerca di trovare la risposta a queste domande.
Dalla soria:
Dopo il diploma Petunia avrebbe sposato un uomo che non amava con la speranza di ricevere da una famiglia tutta sua tutta l’approvazione che aveva sempre cercato a casa Evans, ma che non aveva mai trovato. (...) Aveva rinunciato con rassegnazione alla propria felicità, senza sapere che,volente o nolente, essa avrebbe bussato alla sua porta quella stessa mattina sconvolgendo tutto ancora una volta. (...)
Sirius osservò meglio Petunia: non era sicuramente bella, non era il genere di donna verso cui avrebbe diretto la propria attenzione normalmente, ma quando i loro sguardi si incontrarono per un breve istante lui riconobbe se stesso in quegli occhi scuri come la pece e seppe che doveva fare il possibile per svelare il mistero che si celava dietro Petunia Evans.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Petunia Dursley, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo XIII
Il primo giorno (Atto 2^)


Benjy Fenwick era stato un ragazzino timido ed introverso. Amava leggere, sonnecchiare sotto un platano vicino al lago in primavera e nonostante il suo essere insindacabilmente Serpeverde era abbastanza affabile da essere amato da tutti ad Hogwarts.

Benjy Fenwick era patologicamente idealista e si fidava ciecamente di Albus Silente. Dopo la scuola era immediatamente entrato nell’Ordine della Fenice e da quel giorno in avanti aveva fatto tutto il possibile per mettere fine all’incubo che tormentava la comunità magica da troppo tempo. 

Aveva lottato con le unghie e con i denti fino alla fine; anche quella notte nella foresta di Dean in cui ormai braccato si era trovato da solo contro un intero plotone di Mangiamorte. 

Bellatrix Lestrange in persona lo aveva giudicato colpevole di essere un traditore del proprio sangue, dopo di che aveva alzato la bacchetta con esasperante lentezza ed aveva iniziato a mutilare il suo giovane corpo pezzo dopo pezzo fino alle ossa,osservando estasiata la smorfia di dolore che lei stessa aveva dipinto sul suo volto e contemplando il sangue che sgorgava a fiotti dalle arterie tranciate di netto.

Benjy Fenwick ora non era altro che uno scalpo attaccato ad uno scheletro abbandonato in un lago di sangue; Il suo volto, deformato dal dolore, era un messaggio che solo i membri dell’Ordine sarebbero stati in grado di decifrare e che suonava più o meno così:

“Sappiamo chi siete e stiamo venendo a prendervi.”

 

— • —
 

Quella mattina, dopo essere fuggito in tutta fretta dalla camera di Petunia, Sirius si era vestito alla velocità della luce e si era diretto in moto al dipartimento Auror. Dopo tre mesi di addestramento intensivo, oggi avrebbe intrapreso la sua prima missione sul campo ed era intimamente preoccupato all’idea di ciò che avrebbe visto sulla sua prima scena del crimine. 

Più si addentrava nel cuore della foresta, più sentiva crescere in lui una tensione sinistra che si trasformò in un dolore quasi fisico nel momento in cui i suoi occhi si posarono sul corpo mutilato di Ben.

La rigida educazione che gli era stata imposta fin da bambino lo aveva reso abile nell’arte di dissimulare i propri sentimenti: era rimasto pressoché immobile quasi come se fosse del tutto indifferente al macabro spettacolo allestito per lui da sua cugina. Il suo spirito, tuttavia, si stava già agitando febbrilmente nei labirinti del suo subconscio, collegando eventi che apparentemente nulla avevano a che fare gli uni con gli altri ed arrivando ad una conclusione capace di ferirlo persino più della vista del cadavere del suo amico:

Ben, come Marlene Mckinnon e Dearborn Caradoc prima di lui, non aveva mai preso parte attivamente alle operazioni dell’Ordine, non era mai stato identificato dal nemico eppure era stato attaccato ed ucciso brutalmente dai Mangiamorte.

Durante le ultime riunioni avevano cercato in tutti i modi di negare l’evidenza, lui e James avevano quasi litigato perché lui si ostinava caparbiamente ad affermare che “dovevano fidarsi l’uno dell’altro”, che “nessuno di loro avrebbe mai potuto vendere i propri amici a Voldemort” e che “doveva esserci un’altra spiegazione”. Per James Potter diffidare degli amici era il più deplorevole dei disonori, ma nemmeno lui poteva ostinarsi a distogliere lo sguardo dalla verità ormai: tra di loro si nascondeva una spia che li stava servendo a Lord Voldemort su un piatto d’argento, uno dopo l’altro.

 

Il Marchio Nero si ergeva sulla foresta lasciando poco spazio all’immaginazione, i responsabili di quello scempio erano i Mangiamorte in generale ed i Lestrange in particolare (“non sono molti i Mangiamorte capaci di infliggere dolore al prossimo con la stessa dovizia di Bella” rifletté mestamente Sirius). 

Svolsero il loro lavoro in silenzio e tornarono al Ministero nel giro di un’ora, trovare i Lestrange ed assicurali alla giustizia a quel punto era diventata una priorità quasi quanto eliminare Voldemort stesso. 

 

«Ragazzini il capo vuole vedervi nel suo ufficio» disse Alastor Moody rivolgendosi a Sirius e James non appena ebbero varcato la soglia del Quartier Generale. I due annuirono mestamente e senza dire una parola si diressero verso la porta di radica posta all’ingresso dell’ufficio.

Rufus Scrimgeour, il capo del Dipartimento degli Auror, assomigliava ad un vecchio leone, aveva una folta criniera di capelli castani striati di grigio, una certa grazia nel portamento (pur essendo leggermente zoppo) e due penetranti occhi giallastri che li stavano scrutando torvi al di là della scrivania.

«Cosa avete da dire su ciò che avete visto sta mattina?» chiese senza la minima cura per i convenevoli. 

«Sono stati i Lestrange Signore.»

«Come fai ad esserne così sicuro Black?»

«Conosco mia cugina Bellatrix e so per certo che le piace giocare con il cibo prima di divorarlo.»

«Se le cose stanno davvero così il compito tuo e di Potter d’ora in avanti sarà stanare i Lestrange con ogni mezzo, semplicemente non possiamo permettere che soggetti così pericolosi restino a piede libero.» concluse Scrimgeour scivolando nuovamente nel baratro delle sue preoccupazioni e congedandoli silenziosamente.

 

«Da dove cominciamo?» chiese James non appena raggiunsero i piccoli cubicoli a loro assegnati. 

«È il tuo modo per evitare di discutere questo?»

«Cosa vorresti sentirmi dire Sirius? Tu avevi ragione e io torto ok?» disse James evitando ostinatamente di guardarlo negli occhi.

«Non è questo il punto!» rispose Felpato obbligando il suo migliore amico a sostenere il suo sguardo.

«Non possiamo fidarci di coloro che lavorano al Ministero ed a quanto pare non possiamo fidarci di coloro che fanno parte dell’Ordine. Supponendo che riuscire a stanare mia cugina ed il suo schizofrenico consorte senza venire brutalmente assassinati sia possibile quale sarà la nostra prossima mossa?»

James non era riuscito a rispondere a quella domanda e Sirius aveva preferito lasciar cadere il discorso. 

 

A quel punto i ragazzi si erano gettati a capofitto nel lavoro della giornata  senza quasi rivolgersi la parola l’un l’altro; principalmente per cercare di non soffermarsi troppo su quella nuova, sinistra, consapevolezza che si era fatta strada nei loro cuori: 

 

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

 

Da quel momento in avanti ogni errore di valutazione in quella partita a scacchi infernale avrebbe potuto originare una catastrofe, mietendo vittime innocenti e distruggendo per sempre la vita dei sopravvissuti. E nel formulare quel pensiero ironicamente entrambi volsero lo sguardo, inevitabilmente, verso il piccolo appartamento di Covent Garden dimora delle sorelle Evans.

 

– • –

 

«Silente.» disse ad un tratto James mentre cercavano un luogo tranquillo per materializzarsi ai Tre manici di scopa.

«Flamel.»

«Che accidenti c’entra Flamel adesso?»

«Pensavo volessi fare ancora quello stupido giochetto con le cioccorane!» esclamò Sirius nel tentativo di tirare su il morale dell’amico.

«Ci conosciamo da quasi otto anni eppure la tua stupidità non cessa ancora di stupirmi Felpato!» rispose James nascondendo suo malgrado un sorriso malinconico.

«Se riusciremo a stanare i Lestrange senza essere brutalmente assassinati li porteremo da Silente é questa la nostra prossima mossa.» concluse il giovane signor Potter, detto questo si materializzò al limite del villaggio e si diresse verso il pub di Madama Rosmerta seguito a ruota dall’amico.

 

Una volta dentro presero posto al tavolo che avevano occupato innumerevoli volte e raccontarono ad un Peter sempre più nervoso gli avvenimenti della giornata:

«Secondo voi come hanno fatto a scovare Ben?» chiese Codaliscia preoccupato mentre i due Auror si guardavano intorno alla ricerca di Remus.

«Qualcuno all’interno dell’Ordine sta cantando non c’è altra spiegazione.» ringhiò Sirius in risposta.

«Nessuno di noi sarebbe capace di vendere i propri amici a Tu Sai Chi Sirius! Non è così Ramoso?»

«Mi piacerebbe poter essere d’accordo con te Pete! Ma a questo punto ostinarsi a credere che sia così ignorando i fatti sarebbe ingenuo ai limiti della stupidità.» rispose  dolcemente James dando una pacca amichevole sulla schiena dell’amico.

«Aspettatemi un secondo qui! - disse Felpato scrutando la strada al di là del vetro sempre più preoccupato - Io vado a cercare Lunastorta, non è normale che sia così in ritardo prima di una luna piena.»

 

«Non trovi che Sirius sia un po’ strano ultimamente?» chiese Peter non appena il ragazzo li ebbe abbandonati.

«Cosa vuoi insinuare con questo Codaliscia?»

«Nulla è solo che ultimamente è sempre assente, non dice mai a nessuno dove va e con chi soprattutto visto che non passa più molto tempo con noi come una volta… Sono preoccupato per lui tutto qui…»

«A quanto pare passa molto tempo con Petunia ultimamente.» rispose seccamente James non gradendo minimamente la piega che stava prendendo quella conversazione.

«E tu gli credi? Voglio dire a Sirius è sempre piaciuto collezionare belle donne, ti sembra plausibile che di punto in bianco abbia deciso di modificare il suo stile di vita per una così? Non credi che possa essere lui la..»

«Sirus non è la spia Pete!» concluse seccamente Ramoso sbattendo un pugno sul tavolo e fissando furente il giovane Minus.

«Non osare credere che mi piaccia ciò che sto dicendo! Sei stato tu a dire che ignorare i fatti a questo punto sarebbe stupido e per quanto possa disgustarci questa è la realtà dei fatti!»

 

James non rispose, confuso e irritato dai propri pensieri; il suo miglior amico non poteva essere una spia:

Colui che aveva difeso il povero Peter da quel gruppo di Serpeverde il secondo giorno del loro primo anno.
Colui che si era dedicato anima e corpo alla trasfigurazione umana solo per poter aiutare un amico in difficoltà.
Colui che gli aveva suggerito come conquistare la donna della sua vita.
Colui che non aveva mai visto con la stessa donna per più di tre volte prima di allora.
Colui che negli ultimi mesi spariva in continuazione senza uno straccio di spiegazione.
Colui che veniva da una famiglia di estimatori del lato oscuro, il fratello di un mangiamorte.

Petunia era intelligente e la vivacità del suo carattere la rendeva più carina di ciò che poteva sembrare a prima vista. Nonostante continuasse a ripetere che erano solo amici aveva notato un certo interesse da parte di Sirius nei suoi confronti,ma era anche vero che la giovane era completamente diversa da tutte le ex del suo migliore amico.

Avevano stretto un rapporto così forte proprio perché era così diversa dalle altre o Petunia era solo una copertura? Possibile che Felpato stesse fingendo? Possibile che lui fosse..

 

I suoi ragionamenti vennero bruscamente interrotti dall’entrata in scena di Sirius Black in persona. Sembrava particolarmente turbato e stringeva tra le dita un piccolo pezzo di pergamena.

«Anche questo mese Remus non riesce ad esserci. Problemi in famiglia a quanto pare.» dichiarò telegrafico osservando i due ragazzi seduti al tavolo.

«Facciamola finita e torniamo a casa allora!» disse seccamente James.

«Sono d’accordo! Sir ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa in moto? abbiamo apposto un incantesimo sull’intero quartiere per proteggere i babbani che vi risiedono e per questo non è più possibile materializzarsi o smaterializzassi al suo interno.»

«Non c’è problema amico!» disse Sirius scompigliandogli affettuosamente i capelli come era solito fare quando erano più piccoli.

 

– • – 

 

Felpato e Codaliscia, dopo aver abbandonato un James particolarmente infelice  a Hogsmeade, camminavano l’uno di fianco all’altro; il primo distrutto da una delle giornate peggiori di sempre ed il secondo nervoso ai limiti dell’isteria,ma comunque determinato a portare a termine la propria strategia contro coloro che lo avevano difeso alla stregua di un fratello minore per tutti quegli anni. 

Il cielo era terso e le villette  bianche che costeggiavano la strada sembravano le fauci di una bestia pronta a fagocitarli in quella gola di asfalto lucida di brina. 

«Sirius non credi che dovremmo andare a cercare Remus? Questa è la seconda Luna piena consecutiva a cui non si presenta.»

«Non saprei Pete! Lunastorta è sempre stato molto riservato riguardo alla propria famiglia!»

«È proprio questo che non mi torna! Se suo padre sta veramente male non è da Rem stargli così vicino proprio nel momento in cui è più pericoloso.»

«Cosa vorresti insinuare con questo Codaliscia?» chiese Sirius con un tono di voce comunque molto meno categorico di quello che avrebbe voluto utilizzare.

«Non voglio insinuare nulla,ma ammetterai che il suo comportamento da un paio di mesi a questa parte è tutto fuorché normale.»

«Non ho voglia di parlare di questo adesso Pete! Siamo tutti sconvolti per quello che successo a Ben e finiremmo col dire cose che non solo non pensiamo, ma che non dovrebbero passare neppure per l’anticamera del nostro cervello.»

«Come preferisci! Detesto l’idea di mettere in dubbio l’onesta dei miei migliori amici, ma a questo punto rifiutarsi di vedere ciò che abbiamo di fronte agli occhi oltre ad essere stupido potrebbe costarci la vita delle persone che amiamo di più.» Concluse il giovane dagli occhi acquosi prima di scomparire dietro la soglia della casa di sua madre.

 

Sirius era confuso e irritato dai propri pensieri; il suo miglior amico non poteva essere una spia:

Colui con il quale aveva condiviso alcuni degli scherzi più divertenti della sua infanzia.

Colui che così tante volte era riuscito a far da paciere tra James e la sua adorata Lily.

Colui senza il cui aiuto Pete non sarebbe mai arrivato al diploma probabilmente.

Colui che era costantemente in lotta con la bestia che risiedeva in lui e con una società incapace di accettarlo a causa della sua condizione.

Colui che più di una volta aveva rischiato di divorare giovani vittime durante le loro scampagnate notturne.

Remus Lupin, l’amico fidato, l’uomo dei misteri, il lupo mannaro… possibile che fosse lui la spia?

 

Mentre la luna piena iniziava a calare su Covent Garden e Sirius si arrampicava sulle scale antincendio che lo avrebbero portato tra le braccia della sua Petunia, Lord Voldemort e Albus Silente avevano disposto le proprie pedine sulla scacchiera che avrebbe deciso le sorti di quella guerra e avevano iniziato a tirare le fila consapevoli che le loro mosse avrebbero deciso la sorte di molte,troppe persone. 

Così come,agli occhi di un bambino spaventato, l’oscurità della notte sa trasformare il soprammobile più insignificante nella più mostruosa delle fiere, così la guerra può trasformare il più piccolo dei segreti nella più micidiale delle bombe che esplodendo semina solo rabbia, incertezze e morte.

Sono tornata, non presto quanto avrei voluto, ma se non altro siamo ancora in Estate e visti i miei standard direi che è un record!!
Scrivere questo capitolo è stato un inferno un po' perchè non sapevo come descrivere degnamente certi passaggi, un po' perchè Pete "grandissimo figlio di meretrice di bassa lega" Minus dopo mesi di assenza è entrato nuovamente in scena! Avrei voluto inserire una parte un pochettino più leggera che addolcisse il finale sia a me "scrittrice" che a voi lettori, ma alla fine non mi è sembrato giusto. Le vite di questi ragazzi stanno per essere distrutte e per quanto possa potente possa essere l'amore non è capace di curare istantaneamente certe ferite (come per esempio il disgusto che ti attanaglia lo stomaco quando scopri che non ti fidi più di coloro che consideravi come fratelli). Spero di essere riuscita a fotografare i pensieri di due dei nostri tre malandrini preferiti! Se mi faceste sapere cosa ne pensate ne sarei entusiasta ;)
PS: come al solito grazie di cuore a tutti quelli che stanno seguendo le avventure di Sirius e Petunia.
Alla prossima, Golightly :)

  
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