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Autore: Fiamma Erin Gaunt    09/07/2014    4 recensioni
Dimenticatevi dei fatti di Insurgent e Allegiant. Dimenticate tutte le morti, i feelings da fan girl calpestati dalla Roth, dimenticate Jeanine … No, momento, momento. Jeanine ricordatevela! Immaginate di trovarvi sedici anni dopo i fatti di Divergent, con il Dipartimento che è intervenuto cancellando la memoria di tutti circa la tentata strage a opera degli Eruditi, con Quattro e Tris felici e sposati. Fatto? Bene, adesso preparatevi psicologicamente ad assistere agli avvenimenti legati alla nuova generazione.
Gabriel Murter. Bello, arrogante, glaciale, la perfetta copia di suo padre.
Eve Murter. Pallida, delicata, una principessa di ghiaccio con il cuore di un leone.
Kate Prior Eaton. La determinazione e la testardaggine della madre, il coraggio del padre.
Rafael e Rashel Pedrad. Cugini legati da un legame che va oltre il sangue, migliori amici di Kate e Eve.
Cesar Hayes. Gli occhi verdi come quelli di un gatto, l’anima della festa, e il migliore amico di Gabriel.
*
Dal testo:
- Promettimi una cosa, Kate, prima che scendiamo. –
- Cosa? –
- Che non ucciderai nessuno durante la cena. – replicò.
- Lo prometto. – disse solennemente, per poi rovinare tutto aggiungendo: - Va bene se uccido Gabriel subito dopo il dolce? –
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 2

 

 

 

 

 

 

 

 

- Eve, vuoi sbrigarti? –

Gabriel camminava avanti e indietro per il salotto come una pantera in gabbia. Il perché sua sorella dovesse metterci sempre tutto quel tempo a prepararsi era qualcosa che andava oltre la sua comprensione.

- Metterle fretta è inutile, ci metterà comunque una vita. – profetizzò Eric, avvicinandoglisi e porgendogli una tazza di caffè. Lo scrutò dalla testa ai piedi, quasi fosse alla ricerca di qualche segnale di chissà cosa.

- Nervoso? –

Scosse la testa, sorseggiando la bevanda bollente.

- Bene, perché non hai motivo di esserlo. – decretò, asciutto.

- Lo spero. – borbottò tra i denti, troppo piano perché suo padre potesse sentirlo.

Se solo avesse saputo perché era così nervoso forse le sue parole sarebbero state diverse. Sapeva di essere il suo preferito; Eve poteva essere quella coccolata, viziata e iper protetta, ma era da lui che suo padre si aspettava il massimo. Si rivedeva troppo in lui per anche solo prendere in considerazione l’idea che potesse fallire.

- Eric, dimmi che non gli stai mettendo pressione già da adesso. – sospirò Fiamma, scendendo le scale seguita a ruota dalla figlia.

Vedendole vicine non si aveva alcun dubbio su chi avesse ripreso dal lato materno.

- Non gli sto mettendo pressione. –

Inarcò un sopracciglio, beffarda: - Ah, no? –

- Lo sto incoraggiando. –

Fiamma alzò gli occhi al cielo, a metà tra il divertito e l’esasperato. Conosceva abbastanza bene gli “incoraggiamenti” di Eric da sapere che in qualsiasi altro posto sarebbero stati etichettati come “torture psicologiche”.

- Qualsiasi cosa ti abbia detto, Gabriel, dimenticala. –

Il ragazzo abbozzò un sorriso divertito proprio mentre Eric apriva la bocca indignato.

- Donna, mi stai sminuendo. –

- Chiamami un’altra volta donna e farò ben peggio che sminuirti. – minacciò.

Per un attimo gli sembrò di essere tornato ai giorni della sua Iniziazione e dei loro battibecchi continui. Chissà se anche Gabriel avrebbe trovato un’Intrepida in grado di rimetterlo al suo posto. In quanto a Eve … Bè, che non provasse neanche a pensare di trovare un ragazzo; era ancora troppo giovane e gli adolescenti a quell’età erano dei completi idioti. Se lo ricordava bene, perché anche lui lo era stato per un periodo, e decisamente non erano il tipo di persona che andava bene per la sua principessa.

- Bè, noi dobbiamo andare. – ruppe il silenzio Eve, abbracciando la madre per poi buttare le braccia intorno al collo del padre e stampargli un bacio sulla guancia. Sorrise nel vederlo arrossire lievemente.

Gabriel annuì, seguendola fuori di casa e in direzione del treno.

Sul binario trovarono Kate in compagnia dei genitori, che tenevano per mano il fratellino Rob, intenti nelle ultime rassicurazioni. Gli sguardi di Gabriel e della ragazza si incrociarono per un attimo finchè le loro espressioni mutarono in un cipiglio disgustato e si affrettarono a distogliere lo sguardo.

- Non riuscite proprio a sopportarvi, eh? – rise Tris.

- Meglio così. Quel ragazzo è troppo Eric; certe volte mi sembra di rivederlo alla sua età, è inquietante. – ribattè Tobias.

- È un pallone gonfiato, non lo sopporto, e neppure il suo bell’aspetto migliora la situazione. – confermò Kate, sorridendo davanti all’espressione sollevata del padre. Durò poco, però, perché Tobias sbiancò all’istante.

-  Tu pensi che sia di bell’aspetto? –

Si morse la lingua, rimproverandosi mentalmente per essersi lasciata sfuggire quel commento. Okay, era un bel ragazzo, ma c’era proprio bisogno di dirlo davanti a suo padre? Sì, se voleva fargli prendere un infarto prima del tempo.

- Sì, ma te l’ho detto, è talmente insopportabile che non lo guarderei neanche se fosse l’ultimo essere maschile sul globo. –

Tris trattenne l’ennesima risata. Un tempo anche lei aveva pensato lo stesso di Quattro, prima di imparare a conoscerlo e scoprire che quella era tutta una facciata sapientemente costruita.

- Perfetto. Cerca di ricordartelo, okay? – borbottò Tobias.

Kate annuì, indicando con un cenno del capo Rashel e Rafael che arrivavano proprio in quel momento.

- Devo andare. – decretò.

- Certo. Andrà tutto bene. – mormorò Tris, scompigliandole affettuosamente i capelli.

Sospirò, per poi correre verso i suoi amici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uomo addetto allo svolgimento del test attitudinale era un Intrepido che avevano visto spesso in giro per la Fazione. Non era mai stato un Capo, ma godeva di un certo rispetto e anni prima era stato uno degli Istruttori dei suoi genitori. Aveva capelli biondi e occhi di un blu assoluto e, malgrado fosse ormai più vicino alla quarantina che alla trentina, conservava una traccia consistente della bellezza che doveva aver avuto durante gli anni dell’adolescenza.

Scorse l’elenco che aveva tra le mani, sgranando leggermente gli occhi quando si soffermò sul cognome della ragazza che avrebbe dovuto esaminare.

- Eve Murter. –

La ragazza si alzò in piedi, rivolgendo un’ultima occhiata al fratello che era stato chiamato nella porta accanto e incamminandosi verso la porta a testa alta.

C’era qualcosa di Eric in lei, forse la risolutezza nello sguardo, ma tutto il resto era di Fiamma.

- Accomodati lì, Eve. Io sono Bas … - venne interrotto dalla voce della ragazza.

- Lo so, tu e mia madre siete diventati amici durante la sua iniziazione. –

Era interessante il fatto che non avesse minimamente accennato a Eric, come se sapesse perfettamente che tra loro non scorresse esattamente buon sangue. Era certo, però, che non fosse a conoscenza del perché.  

- Bevi questo e rilassati, non è nulla di allarmante. – la rassicurò, sistemandosi dietro al monitor.

Obbedì, vuotandolo d’un sorso e arricciando le labbra per il disgusto. Poi, in appena un battito di ciglia, si ritrovò nel buio più completo.

Strinse gli occhi, mettendo a fuoco, e si ritrovò nella stessa stanza di prima. Questa volta, però era da sola. C’erano due piatti davanti a lei, uno con una fetta di carne e uno con un coltello.

“Scegli.”

D’istinto afferrò l’arma, ricordando le parole di suo padre: “Una buona lama può tirarti fuori dai guai nella maggior parte delle situazioni.”

Nel momento stesso in cui ebbe fatto la sua scelta l’altro piatto sparì e al suo posto comparve un cane ringhiante. Rabbrividì, muovendosi indietro finchè non avvertì lo specchio contro di sé. Aveva sempre avuto una fobia per i cani, da quando era stata morsa da piccola, e il coltello sembrava davvero la scelta migliore che avesse potuto fare.

Quando l’animale scattò verso di lei, pronto a morderla, sferrò un fendente preciso e conficcò il coltello nel torace del cane fino all’impugnatura.

- Alzati. –

La voce di Bas la spinse a riaprire gli occhi.

- È già finito? – chiese, sorpresa.

- Il test si sviluppa a seconda delle decisioni che prendi. Chi uccide con tanta facilità non può trovare il suo posto che negli Intrepidi. –

Inarcò un sopracciglio, piccata. – Stai insinuando che sono un’assassina? –

Bas scosse la testa, alzando le mani in segno di resa: - Ehy, anche io sono tra gli Intrepidi, no? Siamo tutti dei potenziali assassini qui dentro. –

Ci mise un paio di secondi per registrare il senso di quella frase.

- Quindi il test ha confermato che sono un’Intrepida? –

- Bingo, principessa! –

Non avrebbe dovuto lasciare la sua famiglia né i suoi amici. Poteva continuare a vivere la sua vita. Sentì le labbra stirarsi in un sorriso gioioso.

Mi chiamo Eve Murter e sono un’Intrepida.

 

 

 

Una stanza più in là, sotto l’attenta analisi di una ragazza dai ricci biondi e la tenuta degli Abneganti, Gabriel venne fatto accomodare sul lettino.

- Devi bere questo, è il liquido con la simulazione del test. – gli spiegò, sorridendo più del necessario.

Sapeva perfettamente dell’effetto che faceva sulle ragazze, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Afferrò il bicchiere, lo annusò con circospezione e lo bevve lentamente.

Si trovò davanti a due piatti, uno con la carne e uno con un coltello. Prese l’arma all’istante e si guardò intorno con circospezione. Contro chi avrebbe dovuto usarlo?

Quando il cane ringhiante si fece avanti, perse un po’ della sua determinazione. Uccidere un animale, una creatura che non aveva fatto nulla che meritasse la morte? Era escluso.

S’inginocchiò in modo che i suoi occhi e quelli del cane fossero alla stessa altezza e lo fulminò con il suo sguardo più minaccioso. Sapeva che i cani si sottomettevano davanti a qualcuno più forte di loro e non gli restava che far capire all’animale che era lui il maschio dominante. Il cane gli girò intorno un paio di volte, annusandolo, poi si accucciò con un guaito e gli mostrò la gola in segno di sottomissione.

“Cucciolo, bel cucciolotto.”

Una bambina stava richiamando il cane che nel giro di un istante era tornato a ringhiare famelico. Si lanciò contro la piccola a denti scoperti.

Gabriel valutò le possibilità di raggiungerlo prima che l’aggredisse. Non era abbastanza veloce per farcela.

Soppesò il coltello tra le mani. Non era bilanciato e in condizioni normali lanciare con uno di quelli sarebbe stato molto stupido, ma in mancanza di meglio non gli restava che accontentarsi. Socchiuse un occhio, prendendo la mira, e lanciò. Il cupo tonfo della lama che penetrava la carne venne accompagnato dall’uggiolio della bestia, che si accasciò a terra priva di vita.

Riaprì gli occhi, trovando l’Abnegante che lo fissava mordicchiandosi il labbro con aria preoccupata.

- Allora? –

- Intrepido. –

Annuì, soddisfatto. In fin dei conti aveva sempre saputo di essere destinato alla sua Fazione.

- Ed Erudito. – concluse la ragazza.

Il sorriso scomparve dal suo volto.

Due risultati?

- E questo che accidenti dovrebbe significare? – esclamò.

La ragazza scosse i ricci biondi, desolata. – Non ne ho idea. Verrai segnato come Intrepido; sei il figlio di un Capofazione, è ciò che si aspettano tutti. –

- E, Gabriel, non una parola su questa anomalia. – lo pregò.

- Quale anomalia? – replicò, impassibile, mentre gli occhi grigi erano tornati freddi come al solito.

 

 

 

 

 

Kate, immersa nella simulazione, si ritrovò a fronteggiare uno sconosciuto dall’aria minacciosa.

“Allora, lo conosci?”

Prima il cane e la bambina, adesso quello.

“No, non lo conosco.”

L’uomo se li avvicinò maggiormente, mettendole la foto sotto gli occhi.

“Ne sei sicura?”

“Assolutamente.”

La simulazione s’interruppe. Con l’ultima parte era certa di poter escludere i Candidi, così come il resto del test aveva fatto capire chiaramente che non poteva essere una Pacifica. Non che lo avesse mai ritenuto possibile, del resto.

Tori, seduta dietro allo schermo, si portò una mano tra i capelli.

- Kate … il test è inconcludente. –

- Che significa? –

Era possibile che lei non fosse adatta a nessuna Fazione? Il suo destino era quello di diventare un’Esclusa?

- Il test ha dato due risultati: Intrepidi e Abneganti. – spiegò.

- Quindi sta a me scegliere? – chiese, perplessa.

A questo non aveva neanche pensato. Solitamente ci si limitava a scegliere la Fazione indicata dal test, certi che quella fosse la scelta più saggia; l’idea di poter scegliere non gli era mai sembrata un’opzione valida. Non fino a quel momento, per lo meno.

- Sta a te scegliere, ma è importante che nessuno conosca il tuo risultato. Sul computer ho inserito che sei un’Intrepida, ma alla Scelta la decisione sarà solo tua. –

Annuì, lasciandosi condurre verso l’uscita sul retro.

- Riflettici bene, Kate, perché non potrai tornare indietro. –

 

 

 

- Intrepido. –

Cesar sorrise, soddisfatto, ben sapendo che non sarebbe stato solo ad affrontare l’iniziazione. Troppo egoista per gli Abneganti, decisamente non era il tipo pace e amore dei Pacifici, l’intelligenza che possedeva non era proprio sopra la media né tantomeno era provvisto della sincerità disarmante dei Candidi.

La Fazione era in cui era cresciuto era il solo posto per lui, lo aveva sempre saputo, proprio come suo padre aveva lasciato i Candidi per unirsi agli Intrepidi. Ce lo avevano nel sangue, era qualcosa che gli altri vedevano come una scintilla di “spietatezza” ma che lui preferiva definire “determinazione nel perseguire i propri interessi”.

 

 

 

- Candido. –

La parola rimbombava nelle orecchie di Rafael. Avrebbe dovuto lasciare tutto ciò che aveva costituito la sua esistenza per sedici anni?

- Puoi anche non scegliere la Fazione che ti viene indicata. – gli fece notare la donna, scrutandolo con l’aria di chi sapeva perfettamente cosa gli stesse passando per la testa.

Ecco la sincerità disarmante dei Candidi, persino mentre parlavano con qualcuno che avrebbe potuto infoltire le loro schiere d’iniziati.

- Lo so. – mormorò, uscendo dalla stanza.

La domanda che lo tormentava era un’altra: lui voleva ignorare il risultato del test?

 

 

 

 

Rashel uscì dalla stanza sorridendo. Intrepida, proprio come aveva sempre sperato. L’unica cosa che la turbava adesso era il risultato di Rafael.

Ripensando agli occhi castano verdi del cugino avvertì una stretta al cuore. Sarebbe stata in grado di lasciarlo andare se avesse fatto una scelta diversa dalla sua? Teneva abbastanza a lui da volere ciò che sarebbe stato meglio per lui, ma allo stesso tempo era abbastanza egoista da pensare che solo l’averlo vicino le avrebbe impedito di morire dal dolore che le avrebbe causato una separazione.

Lei e Rafael erano cresciuti insieme, quasi come fratelli, ma il sentimento che in quegli anni aveva sentito crescere dentro di sé andava ben oltre il semplice amore fraterno e non voleva rinunciare a lui … a quello che un giorno sarebbe potuto diventare un loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo. Allora, che ne pensate? Sorpresi dai risultati oppure ve lo aspettavate? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Al prossimo, con la Scelta.

Baci baci,

                 Fiamma Erin Gaunt

  
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