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Autore: Nymeria Tyrell    09/07/2014    0 recensioni
"Si erano voluti così tanto. Si erano amati così tanto. Ma nessuno dei due era stato disposto ad ammetterlo, si erano lasciati scivolare il loro amore dalle mani"
"“Chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni” dice un vecchio e sempre vero detto. “Peccato che qui sembra che nessuno voglia vivere a lungo” si è recentemente aggiunto, e mai continuazione di un detto è stato così vero"
Questa è la mia primissima storia, premetto che non scrivo più da così tanto tempo che temo di essermi dimenticata come si fa, chiedo venia.
Se vorrete perdere del tempo per leggerla farete di me un Happy snowman
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lei

 

Era passata una settimana da quel fatidico bacio, e Chiara aveva preso la sua decisione: non lo avrebbe più rivisto, questa decisione le avrebbe fatto male? Da morire. Ogni volta che la sua mente accarezzava il ricordo di questa sua decisione un coltello ghiacciato le si infilzava tra le costole, facendole mancare il respiro. Ma, e questo se lo ripeteva sempre, erano “solo sentimenti” e lei non doveva fare altro che ignorarli, presto sarebbe partita. Con un oceano di distanza e molto più lo avrebbe dimenticato, sarebbe potuta essere felice, veramente felice anche e soprattutto senza di lui. Cosa le aveva dato, alla fine dei conti, amarlo per così tanto tempo? Nulla, molte relazioni scelte appositamente perché sbagliate. E la compagnia, e l'amicizia, e l'affetto. Ma queste erano tutte sciocchezze superabili.

Per darsi coraggio iniziò già a preparare le valigie, doveva concentrarsi, tenere in mente l'obiettivo, testa bassa. Non pensare. Non provare. Non lasciarlo entrare. Non avrebbe visto nulla.

Per essere sicura di non rischiare in vari ed eventuali lavaggi del cervello non ne parlò con nessuno, tenne tutto dentro di sé. Se non ne parlava, d'altronde, poteva anche convincersi che quel bacio non fosse mai esistito, solo un sogno molto vivido, nulla di più.

Ogni tanto piangeva, senza motivo, solo le lacrime iniziavano ad uscire da sole, ma poche, giusto due. Chiara odiava piangere.

 

Lui

 

“Ti amo”. Un sorriso, un sorriso dolcissimo, ma non il suo. “Si.” lei lo guardò con aria contrariata, mentre si alzava dal letto matrimoniale, sorreggendo il lenzuolo cosi che le coprisse il seno, come se lui non lo avesse mai visto, tra le altre. “Sai, non è precisamente la risposta dei sogni” mormorò scostandosi i lunghi capelli. “lei li porta corti, sono più soffici. Non pensare, non qui, non ora. Non è giusto.” Federico le si avvicinò, baciandole la spella liberata dalla lunga chioma corvina. “Scherzavo, lo sai che ti amo”. Ed era vero. Se Chiara non fosse mai esistita, se non l'avesse mai incontrata, se in quella sera d'agosto non si fosse perso guardando la sua pelle diafana e i suoi occhi cerulei sarebbe stato uno dei ragazzi più fortunati ed innamorati al mondo. Peccato che la vita non si svolga con i se e con i ma. Fa tutto lei, molto spesso va così veloce che non si ha nemmeno il tempo per fermarsi a pensare, si viene soltanto travolti. Si sforzava di non pensarla, non era giusto. Era in vacanza con la sua ragazza, le stava mancando di rispetto, e lei non se lo meritava, aveva già fatto abbastanza danni con quel bacio. Non se ne era pentito, quello no, soltanto non capiva. Cosa non aveva capito? Non aveva capito nemmeno quello. Sapeva solo che a breve sarebbero tornati. Sapeva solo che mancava poco alla partenza di Chiara.

 

Mancavano tre mesi una settimana e tre giorni alla sua partenza.

 

“Vieni? Dai Chiara, deve essere figo, è una festa in maschera in un castello medievale poco distante da qui! Eddaaaaiiiiii guido io!”

Chiara sbuffò, l'idea della festa non era male, di per sé, si sarebbe sicuramente divertita solo che in una situazione del genere c'era una percentuale di possibilità di incontrare Federico troppo alta per correre il rischio. E lei doveva difendersi.

“Non so honey, sono stanca” rispose fiaccamente, ma la sua amica non aveva alcuna voglia di mollare e insistette finché non ricevette un suo si. Mentre tornava a casa per prepararsi la radio mando la canzone “A Little Party Never Killed Nobody” questo la fece sorridere, forse aveva ragione lei, forse una piccola festa non avrebbe ucciso nessuno, magari non lo avrebbe nemmeno incontrato.

 

Portava un vestito verde bottiglia, e una maschera argento a forma di gatto. Poteva farcela, prima di entrare, comunque, fece in modo di essere il più alticcia possibile, il famoso “coraggio liquido”.

La serata, in realtà si rivelo per gran parte più piacevole del previsto, fa bene a tutti prendersi del tempo per se stesse, farsi belle e andare a divertirsi, inoltre di Federico non c'era traccia. Almeno fino a metà serata. Quando lui entrò lei era già ormai partita per la tangente dell'alcol, lui la trovò seduta su una poltrona, che sorseggiava l'ennesimo cocktail e chiacchierava amabilmente con degli amici. Quando si guardarono lei sentì la solita morsa allo stomaco, ma fece quello che doveva fare: non mostrò emozioni, non si aprì, semplicemente gli sorrise e gli fece un vago gesto con la mano, prima di rialzarsi e trascinare una sua amica in pista.

Se l'incontro si fosse limitato a quello, sarebbe andato tutto bene. Ovviamente non andò così.

Dopo un po' le ragazze tornarono al tavolo degli amici, Stefano era seduto sulla poltrona occupata prima da Chiara, e stava raccontando qualcosa sulla sua vacanza.

“Certo che si è trovato bene! Ha già praticamente fatto la luna di miele, chi non vorrebbe essere già sposato a ventisei anni? Ah, già, le persone normali.” Esordì cinicamente e stancamente lei. Sapeva che non doveva farlo, sapeva che era meglio stare zitti, solo che l'acool non era stato avvisato di ciò.

“Mi ero dimenticato, chi non fa le cose che fai tu, o non la pensa come te, è soltanto un perfetto imbecille ai tuoi occhi” rispose stizzito lui.

Chiara si limitò a scrollare le spalle e andarsene, lui decise che era giunto il momento di seguirla. Arrivarono vicino alle porte dei bagni, quando lui la prese con decisione per il braccio sinistro, la tirò verso di sé e la baciò, di nuovo. Come se fosse la cosa più normale del mondo, come se la sua ragazza non esistesse. Lei ricambiò il bacio, per un po' prima di realizzare cosa stavano facendo, e si scostò.

“Sei una merda. Dopo tutti questi anni hai il coraggio di trattarmi così? Come se non contassi nulla? Cos'è, adesso mi chiederai di diventare una tua amica di letto fino alla mia partenza? Avevano ragione gli altri. Sei cattivo.”

Tutto questo lo urlò, le uscì d'impeto, non poteva sopportarlo, non poteva e non voleva capire.

“Tu sei l'unica persona al mondo con la quale non sono mai stato cattivo. Non so perché, è così” le rispose lui, lievemente guardando un punto dietro di lei, più che lei stessa.

A quelle parole lei se ne andò, non sapeva cosa dire, né tanto meno cosa fare. Prima di dormire si limitò a mandargli un messaggi “Forse dobbiamo parlare”.

Che cosa stavano facendo? Si stavano rovinando? Si, e il suo compito era evitare che si rovinassero la vita da soli. Gli avrebbe detto molto sinceramente che non avrebbero dovuto vedersi più.

 

Mancavano tre mesi alla sua partenza.

   
 
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