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Autore: ToraStrife    09/07/2014    0 recensioni
[Ghostbusters]
[Ghostbusters][Real Ghostbusters/Filmation's Ghostbusters]
Dedicato alla memoria di Harold Ramis.
Alla morte di Egon Spengler, viene rivelato il team up mai raccontato tra i Real Ghostbusters del film, e quelli omonimi e rivali della Filmation, di quando dovettero unire le forze per affrontare una minaccia che forse cova ancora i suoi piani malvagi, anche a distanza di trent'anni.
Genere: Azione, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ghost & Busters
TUTTO INIZIO' COSI'


Circa un quarto di secolo prima.

Grande Mela, fine anni '80.

- Ti amo, New York!

Era quello che Winston era solito ripetere dalla finestra della camera da letto, ogni mattina.

Era una città piena di misteri, quella, piena di soprannaturale e, soprattutto, piena di lavoro. C'era sempre un'opportunità per tutti, sia per acchiappare, sia per essere acchiappati.

L'entusiasmo del negro non era pienamente condiviso dal collega Venkman, il quale,  seduto svogliatamente al tavolo della colazione, cercava di rigirare all'infinito il cucchiaino nella tazza di caffé ormai tiepido.

Raymond era però quello messo peggio di tutti; i capelli arruffati indicavano la notte agitata che il povero uomo aveva passato.
Lo spettacolo era così grottesco che Peter fermò il girotondo del cucchiaino e lo guardò allibito.

- Ray, non ti aggirare in quello stato per la Centrale, che poi qualcuno si confonde e ti ingabbia in una trappola.

L'accostamento ad un fantasma stuzzicò un po' l'orgoglio di Ray, che volle assolutamente guardare il primo specchio a disposizione.
La conferma lo impressionò.

- Dio mio! - Commentò. - Devo smetterla con le maratone notturne del Dottor Who.

- Dottor W come Dottor Venkman? - Domandò Peter in uno sfoggio di vanità. - E poi io la notte non corro.

- Certamente la tua lingua è più sveglia di te. - Ironizzò Ray nei confronti di Peter.

- A proposito,. - Intervenne Winston. - Dov'è Cervellone?

- Chi, Egon? - Domandò a sua volta Ray. - Quando sono andato a dormire il suo letto era ancora vuoto.

- Oppure già vuoto. - Puntualizzò il dottor Venkman. - Per quell'uomo gli orari sono un tiro di dadi.

- Il Dottor Spengler si è alzato stamattina presto perché sta seguendo un caso.

La voce femminile sopraggiunta sulla scena fece voltare i tre uomini verso la segretaria, con sottobraccio una borsa carica di generi alimentari.

- Signorina Melnitz. - Rimproverò Peter con un pomposo tono nasale. - Non si dovrebbe fare la spesa durante l'orario di lavoro...

Per tutta risposta, Janine sbatté la busta sul tavolo con violenza tale che la tazzina del caffé ormai freddo si rovesciò, e il contenuto sparso costrinse Peter ad indietreggiare con la sedia e ad alzarsi.

- ... Spesa che TU mi hai mandato a fare perché non riuscite neppure a badare alle vostre necessità! - Sibilò tutto d'un fiato l'indispettita rossa.

Ray intervenne nel tentativo di cambiare argomento.

- Janine, hai detto che Egon è in giro a seguire un caso?

- Strano, da parte sua. - Commentò Winston. - Di solito queste cose le affrontiamo sempre in squadra.

- Magari vuole mettersi in proprio e farci le scarpe. - Ironizzò Peter. - Il canto del cigno prima di pugnalare alle spalle. - Fece con tono teatrale.

Janine lo fulminò con un'occhiataccia, e poi spiegò. - Ha detto che era necessario un sopraluogo preliminare. Parlava di qualcosa che voleva verificare.


##############


Era una catapecchia, un rudere. Non si poteva definire diversamente.
Eppure era  un piccolo gioiello di modernità, anche se più che avanguardia, si doveva parlare di fanta-stramberia.
Una casa coloniale nel bel mezzo dei grattacieli di New York era la cosa più anacronistica che si potesse incontrare in città, e vi si poteva imbettare solamente per caso, girando tra i vicoli tutti uguali della metropoli.

Forse era anche quello il motivo delle intermittenti luci al neon e delle frecce illuminate ad attirare l'attenzione della clientela, che in genere preferiva affidarsi al caro e vecchio telefono.

Il grande problema con il telefono, però, era che questo era un'entità autonoma, al parti della maggior parte degli elettrodomestici di quella casa, nonché rappresentate 'a tema' scheletrico.
Non è mai stato spiegato se fossero ingegnose invenzioni sofisticate o addirittura fantasmi che per sbarcare il lunario si erano adattati a fare da domestici.
Ma fosse anche stato quest'ultimo caso, lo schelefono, questo il suo nome, ad ogni chiamata si limitava a digrignare i tasti/denti e a borbottare frasi decisamente anti-pubblicitarie.

Ed era ciò che Jack Kong Jr stava rimproverando in quel momento al dispettoso apparecchio.

Grunt aveva avanzato più volte l'idea di sostituirlo con qualche mezzo di comunicazione moderno, magari facendosene portare uno direttamente da Futura, ma Jack si era sempre rifiutato, adducendo al fatto che fosse, come tutti, 'parte della famiglia'.

E lo schelefono sbeffeggiava a sua volta le proposte del gorilla, le trovava davvero ridicole.

- Figurati se tra vent'anni andranno tutti in giro con gli schellulari in tasca? Si impiglierebbero in un groviglio di cavi telefonici!

Il caso volle che proprio in quel momento uno squillo interrompesse l'animata discussione, colta prontamente dall'apparecchio, che agì in preda all'abitudine.

- Pronto? Qui gli acchiappafantasmi: sfortunatamente sono in casa, ma siete ancora in tempo per riattaccare e sbagliare numero!

- Non questa volta! - Tuonò Jack, che rapido afferrò la cornetta e si presentò educatamente.

La voce dall'altra parte illuminò il viso del capo: era Jessica, l'amica giornalista, e velatamente qualcosa di più, un segreto di Pulcinella ignoto, come al solito, solo ai diretti interessati, a giudicare dallo sbuffo dello schelefono e lo sghignazzare di Grunt.
Jack ignorò le reazioni degli amici, perché il motivo della chiamata era indubbiamente di lavoro.

- Hai detto, una magione in stile giapponese è apparsa nella periferia della città?

- A quanto pare. - Rispose Jessie dall'altra parte del filo. - Lo stile e le decorazioni non lasciano dubbi.

- E tu sei già sul posto. - Commentò il biondo.

- Se no che giornalista sarei? - Scherzò la donna. - Però è per questo che vi ho chiamati. Quella casa ha decisamente qualcosa di inquietante... soprannaturale!

- Sospetti che sia infestata?

- Forse. E' quello che vorrei verificare con il vostro aiuto.

- D'accordo, Jessica. Non ti muovere da lì e non entrare nella casa: non si sa mai.

- Come vuoi. - Sospirò la giornalista. - Anche se l'odore di scoop è decisamente invitante.

Posata la cornetta, Jack si rivolse al gorilla di fiducia. - Grunt, sai dove si trova Eddie?

Grunt spiegò che l'assistente era in garage a dare una controllata alla Fanta-Buggy.

- Chiamalo. - Ordinò Jack. - C'è del lavoro per noi.

Jack si preoccupò di nascondere l'inquietudine che improvvisamente gli era venuta dopo quella telefonata: là dove Jessica ironizzasse sull'odore di una notizia da prima pagine, il naso del giovanotto in giacca e cravatta era stato pizzicato da un aroma inconfondibile: fantasmi.


##############


La reporter uscì dalla cabina telefonica ed osservò ancora una volta l'inquietante abitato: le pareti sottili  e la struttura in legno trasudavano un'aura spettrale, percepibile anche da lei che non aveva alcuna percezione fuori dal comune.
La cosa più pittoresca era il fatto che tale costruzione fosse apparsa praticamente dal nulla, preceduta, almeno secondo alcuni testimoni, da una nebbia fittissima che aveva investito la zona durante la notte.

Era uno spettacolo ambiguo: esotico ed attraente, ma allo stesso tempo repulsivo e minaccioso. Tutti i sensi urlavano alla donna "Vattene!", ma il suo istinto di cronista la trattenevano.
Alla fine aveva cercato un compromesso e telefonato a Jack per un aiuto.
Sicuramente la sua presenza l'avrebbe resa più tranquilla, e avrebbe così anche potuto sfidare qualunque fantasma a farsi avanti.
Si rimangiò subito l'ultima congettura quando si accorse che una entitàincorporea la stava osservando.
Impietrita dalla paura, studiò lo strano essere verdognolo che la squadrava con aria curiosa  e... affamata.

- Ma i fantasmi non mangiano le persone, vero? - Si chiese retoricamente.

Non era certo la prima volta che si era imbattuta in uno spettro, le sue avventure con gli Acchiappafantasmi  le avevano dato più di un'occasione per studiarli. Certo, in genere erano solo  umanoidi boriosi e stupidi, delle macchiette umane che finivano sempre a piangere dal loro padrone grazie all'intervento di Jack, Eddie e Grunt.
Roba quasi da ridere, insomma.
Ma in quel momento di ridere non aveva affatto voglia. Vedere quello sgorbio gocciolante passarsi la lingua e guardarla così intensamente le fece scorrere un brivido lungo la schiena.

Improvvisamente, una voce venne in aiuto di Jessica, chiamando il fantasma con un nome mai sentito. L'ectoplasma volò entusiasta verso un uomo, certamente uno studioso, dati gli occhiali e l'aria intellettuale, un bloc notes in mano e una penna in perenne movimento.
Nonostante lo spettro fosse stato chiamato da lui e questi gli fosse volato vicino, riservandogli la stessa aria affamata che prima assillava lei, l'uomo non lo degnò di uno sguardo, impegnato com'era a studiare la casa maledetta.

Quando la patata verdognola cominciò a pregare per un po' di cibo, egli si limitò ad un commento distratto.

- Dopo, se fai il bravo ti porto alla bancarella degli hot dog.

Allettato dalla promessa, il fantasma cominciò a gironzolare qua e là. per aria.

Lo studioso continuò a prendere appunti sul notes, quando, durante una pausa per aggiustarsi gli occhiali, si accorse della presenza della giornalista.
Vedendola ancora scossa, realizzò che la colpa era della presenza del fantasma, e quindi si affrettò a spiegare.

- Le assicuro che non morde, anche se ha un grande appetito. Ma a meno che lei non sia un panino, è praticamente innocuo.

La spiegazione stuzzicò ancora di più la curiosità di Jessica.

- Un fantasma ammaestrato?

- E' una storia lunga... si chiama Slimer.

- E lei sarebbe.....?

- Mi scuso per non essermi ancora presentato. - Fece lo studioso, con aria imbarazzata. - Sono il professor Egon Spengler, degli acchiappafantasmi.

Jessica alzò un sopracciglio, senza riuscire a capire- Poi realizzò.

- Ah, lei deve far parte dell'altra squadra...

Quella ufficiale, riconosciuta dal sindaco in persona. Ma quella era un'altra storia.

- Molto piacere, mi chiamo Jessica  Wrai, reporter del...

- Non credo sia il momento giusto per un'intervista. - La interruppe Spengler. - Siamo di fronte a un fenomeno davvero insolito..

- Intende quella casa?

- Precisamente. -  Confermò Egon. - Non è una normale casa.

- Questo lo vedevo anche io. - Commentò ironica la reporter.

- Intendo dire che non è una normale casa stregata. - Precisò lo scienziato. - Le vibrazioni provenienti da quella casa sono di una scala sette volte superiore al normale. Almeno su un calcolo teorico. Ed ho paura degli effetti collaterali...

- Cibo! - Protestò Slimer. - Voglio mangiare!

- Dopo Slimer, dopo... - Rispose Spengler con noncuranza.

- Voglio del cibo, e lo voglio adesso. - Controbatté Slimer, questa volta con una voce nettamente diversa da prima.
Il tono era diventato cavernoso e ringhioso, tale che sia Egon che Jessica si voltarono verso il fantasma verde.

La grottesca faccia golosa di prima si era trasformata in una maschera famelica, la bocca si era spalancata in due enormi fauci, i denti erano diventati zanne e la lingua carica di saliva si passava su e giù per l'arcata indicavano intenzioni ben poco pacifiche.

Jessica mutò la sua espressione in terrore, e istintivamente si abbracciò ad Egon, che condivideva non poca preoccupazione.

- Questo è uno di quegli effetti collaterali? - Chiese la reporter.

- Direi proprio di sì. - Confermò lo scienziato.

Slimer, o meglio, quello che era diventato, partì infine all'attacco, o meglio, verso il banchetto.



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