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Autore: itsrorhere    10/07/2014    4 recensioni
“Finalmente, Zayn!” urlò quasi, aprendo la porta, rimase a bocca aperta in seguito, notando che non era chi si aspettava.
 
“Tu, chi saresti?” la persona davanti a lei chiese.
Lei non sapeva chi fosse, ma Jane lo sapeva bene chi aveva davanti, e sapeva anche che stava per succedere un casino.
La bomba innescata da lei stessa e il pakistano  stava per scoppiare.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MaryJane

Secondo.
 
In quel momento stava tremando, non era di certo quello il modo in cui si immaginava di rivelare la verità a Perrie.

“Allora? Chi sei?” insistè.

“Jane, un’amica di Zayn”

"E per quale motivo hai una copia delle chiavi di casa del mio ragazzo?"
Jane si trovava in difficoltà.

"Zayn me ne ha affidato un paio perchè..." si guardava intorno freneticamente, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla, incrociando la finestra potè intravedere il giardino.

"Ci teneva che mi prendessi cura del suo giardino e delle sue piante durante il tour" disse la prima cosa passatale in mente.

"E da quando si interesserebbe alle piante e al giardino?"
Un'altra domanda capace di mandarla in confusione. Mentre la bionda girava per il salotto, la mora la raggiunse.

"Da quando su una rivista ha letto che anche le piante sono esseri viventi e bisogna trattarle con cura, per l'impatto ambientale" cercava di convincere se stessa, oltre che la ragazza davanti a lei.

"Come sono fortunata ad avere un fidanzato come lui, ora si interessa persino dell'ambiente" Ci era cascata.

"Già, sono proprio, oh, sei proprio fortunata"

"Vedo che hai pulito anche la casa" disse dopo aver passato un dito sulla superficie del tavolo, constatandone la pulizia.

"Si, già che c'ero, un favore non si nega mai!" Sorrise.

"Sei stata molto gentile, ora puoi andare, Zayn sarà qui a momenti!"

"Potrei aspettarlo qui con te, per salutarlo" Moriva dalla voglia di vedere Zayn, non voleva lasciare quella casa per niente al mondo.

"Te lo saluto io, non preoccuparti"

"Ma veramente.."

"Ah, ho capito, vuoi aspettare Zayn perchè deve pagarti, tieni, ci penso io"
Dal portafoglio la cantante tirò fuori duecento sterline.

"Tieni, vai"

"Guarda che.." Jane cercò di riprendere parola, fallendo l'intento.

"Giusto, immagino che Zayn ti abbia promesso di più" Le porse altre duecento sterline, la faccia della ragazza non poteva essere fraintesa.

"Grazie" Era sorpresa.

"Zayn la donna delle pulizie se l'è scelta proprio bene, ciao ciao! " la giornalista prese la borsa e si avvicinò alla porta.

"Lascia le chiavi!" le urlò dietro Perrie.

"È meglio se le tengo, magari Zayn parte prima del previsto e non riesce a ridarmele" tentava, voleva tenersi le chiavi.

"Provvederò io"

"Va bene” Aprì la porta.

“Ehi!”

“Si?”

“Lancia le chiavi” la mora si girò, lanciandole le chiavi.

“Ora puoi andare!” Sfoggiò un sorriso sghembo.
L’altra uscì velocemente da quella casa, definitivamente.
Il tragitto verso casa durò una ventina di minuti. Venti minuti tristi e desolati.
Venti minuti trascorsi da sola.
Totalmente sola, senza neanche la musica a farle compagnia, qualsiasi canzone, pensava lei, peggiorerebbe il mio stato d’animo.
Zayn, nel frattempo aveva appena raggiunto la sua villetta a Londra, dopo aver aperto la porta con le proprie chiavi, e averla richiusa, posò la valigia e iniziò a girare per la casa.

“Amore” urlò.
Dalla sua camera uscì Perrie.

“Zayn! Come potevi sapere che ero qui?”
Il moro rimase sorpreso a vedere quella presenza, forse anche un minimo deluso, ma non doveva darlo a vedere, quindi sorrise come se niente fosse.

“Ho sentito il tuo profumo, e poi lo sapevo che saresti venuta qui ad aspettarmi!”

“Mi conosci benissimo”
Perrie lo coinvolse in un lungo, lento e passionale bacio.
Un bacio cominciato da una ragazza che amava, amava tanto da non avere nessun dubbio su Zayn: lei ne era sicura, lui era l’uomo perfetto, l’uomo delle favole, ma forse, aveva scelto male la favola, perché lui aveva un lato oscuro non trascurabile e Jane ne faceva parte.
Ma lei amava incodizionatamente, lo amava perché era sicura che anche lui amasse lei, e lei sentiva quel bisogno assurdo di lui dentro sè. Chiunque avrebbe pensato che essendo lei famosa, di persone attorno ne avesse di più di chiunque altro, che non avesse bisogno di affetto, invece lo necessitava, lo sentiva dalla parte più intima di sé, che la fama non le aveva fatto guadagnare altri affetti.
Quasi le scese una lacrima dalla felicità.
D’altra parte, anche Jane stava per piangere, mentre continuava a convincere se stessa che ci sarebbe riuscita, sarebbe riuscita a non piangere e a vederlo.

“Perrie, perché c’è questo paio di chiavi sulla mensola?” Dopo un breve spuntino il ragazzo prese a disfare la valigia.

“Ah, si, sono della tua colf, gliele ho fatte lasciare qui, potrebbero servire”

“La mia colf?!” chiese ridendo, non aveva una “donna delle pulizie”.

“Si, quella Jane!”

“Ah, Jane.. sì, ora ricordo” Eccome se la ricordava, l’aveva impressa nella mente.

“L’ho pagata io, se no non se ne andava da questa casa!” Rise. Anche Zayn si mise a ridere, ma non sapeva distinguere quella risata dal nervosismo.

“Scusa, mi suona il telefono” disse appena sentì risuonare nell’abitazione ‘All togheter now’ dei Beatles.

“Pronto?”

“Zayn, sono io” riconobbe subito la voce, raggiunse velocemente la sua stanza da letto, chiudendo la porta nella speranza di non essere sentito.

“Ehi”
La ragazza stava per cedere, ma non voleva farlo debolmente, aveva deciso di lasciar trasparire un'altra parte di sé, voleva scaricare la rabbia.

“Quella ragazza mi ha dato della colf, te ne rendi conto? Mi ha pagata! Io sono umiliata Zayn!”

“Non sei umiliata! Non andrà a dire in giro che tu sei la mia domestica, non sa manco come ti chiami di cognome!”

“Ma tu, cara star, cosa ne sai di come si ci sente ad essere umiliati dentro? Mi ha dato quattrocento sterline, più di quanto guadagno a settimana con il mio lavoro! E tutto perché non puoi dirle che la tua ragazza sono io, che la vuoi lasciare e non la ami più!” stava uscendo di testa

“Questo dovrebbe spingerti a lasciare il tuo lavoro e a fare la mia domestica, guadagni meglio!”

“Non uscire dall’argomento”

“Senti, sono qua con lei, se vuoi la chiamo e ti faccio porgere le sue scuse”

“Certo, e cosa le dici, che deve scusarsi con la tua ragazza?”

“Ok, non le dirò niente”

“Amore, vieni che guardiamo un film?” Perrie era entrata nella stanza.

“Arrivo”

“Vai, dai, il tuo amore ti sta chiamando” Jane era ogni secondo più ferita.

“Jane, non puoi prendertela con lei, poverina”

“Con chi sei al telefono?” sperava che se ne fosse andata, invece era ancora lì.

“Con la colf, stavamo decidendo alcune cose.”

“Dovresti dirle che deve darti del ‘lei’, sei il suo capo, non può chiamarti Zayn, al massmo, signor Malik” si mise a ridere come se fosse una cosa ovvia, quello che
nessuno pensava ovvio, era che dall’altra parte, qualcuno stava per piangere.
Nemmeno lui lo sapeva, perché poche, pochissime volte l’aveva vista o sentita piangere. Solo in casi estremi, e questo, pensava, non lo era di certo.

“Zayn, per favore” lo stava implorando, anche di terminare quella chiamata, ma bastava che non sentisse più le loro conversazioni, anche perché era al limite di sé stessa.

“Perrie, vai di là, ti raggiungo subito”

“Ti aspetto” Sorrise prima di andarsene.

“Eccomi Jane.”

“Quand’è che penserai anche a me?” chiese

“Quando potrò” l’aveva detto con tono arrogante e cattivo, talmente tanto che la ragazza era sul punto di buttare giù, quando decise di dire le ultime parole.

“Allora fammi un fischio quando potrai liberarti dalla tua vita da star, per renderti conto che esisto anche io, che io ti amo davvero, a differenza tua, signor Malik”
Terminò la chiamata e scoppiò in lacrime, cercando di liberarsi, di sfogarsi, di lasciarsi alle spalle molte di quelle cose che la tagliavano, si chiuse nella sua camera, dalle pareti bianche, un bianco sporco, un bianco coperto da milioni di foto, di post-it, di scritte, di poster, un muro bianco dove aveva scritto la sua storia, anzi, dove aveva riportato essa, dopo il trasferimento.
E come poteva quel piccolo rustico in un quartiere di periferia non ricordarle Zayn? Era sua proprietà, un piccolo regalo che le aveva fatto per consentirle di averlo più vicino, e di lavorare in un posto più prestigioso.
Decise di farsi una doccia per scrollare un po’ di quei pensieri con l’acqua, si rese conto solo dopo che non solo l’intento era fallito, ma si ritrovava seduta, contro al marmo gelido, a tremare, con l’acqua ancora più fredda che le scorreva lungo il corpo mischiandosi alle lacrime.
Alla fine non aveva usato nemmeno un minimo di shampoo o sapone, non si era lavata per davvero, il solo fatto che nemmeno quello riuscisse a toglierle quei pensieri dalla testa la rendeva frustrata, era impossibile che qualcosa o qualcuno di fosse preso tutte le parti di lei.
 
Infilandosi in un corto pigiama azzurro, ignorando l’orologio che segnava un’imminente ora di pranzo, e decise di dormire. Lui non si sarebbe potuto impossessare anche del suo inconscio, ne era sicura.
 
Dopo alcune ore da veri piccioncini, Zayn riuscì a trovare un diversivo.

“Ho bisogno di farmi una doccia, e poi devo fare una commissione, ci vediamo un altro giorno, va bene?” chiese, con la speranza di ricevere un ‘sì’

“Sì, sì, tanto anche io ho un appuntamento con le ragazze oggi”

“Grazie al cielo” disse forse un po’ troppo ad alta voce.

“Cosa?”

“Mi si era addormentato un piede, e siccome è tornato normale, ho detto quello.”

“Va bene, allora io vado, ciao amore”

“Ciao bellezza” Con un bacio sulle labbra che Zayn trovò il modo di terminare subito si salutarono, e quando il moro era certo che la ragazza si trovava ormai ben lontana da lui, si lavò velocemente, per poi infilarsi una felpa con il cappuccio che gli permetteva di nascondersi adeguatamente.
A bordo della sua auto, che uscì dal garage dopo un mese, sfrecciò verso il suo obbiettivo.
Verso quella persona.
Più tardi, saranno state le cinque del pomeriggio, la mora iniziò a risvegliarsi dal sonnellino, notando che seduto sulla sua scrivania c’era Zayn. Fece un verso straziante e si girò dall’altra parte, ritenendo quella figura, solo una proiezione dei suoi pensieri.
Zayn rise.
E lei si lamentò ancora.
Nel giro di una mezz’ora, si riaddormentò e si risvegliò ancora una volta, rivedendo quella figura, intenta a scorrere il dito sullo schermo illuminato del suo telefono. Con le mani sfregò i suoi occhi per cancellare quella figura. Ma non bastava. Non poteva bastare sfregarsi gli occhi per cancellare una persona che realmente era lì, ma ancora non se ne era accorta.

“Dovrei smetterla di immaginarmi Zayn ovunque, tanto è solo una perdita di tempo e un grandissimo stronzo” disse con la voce impastata, tipica di chi si è appena svegliato.

“Ou!” esclamò lui, sentendosi non solo non considerato, ma anche preso in giro.
La ragazza, istintivamente, tirò verso la scrivania un pupazzo, il primo che aveva trovato sul letto, stava per tirare anche un piccolo cuscino, quando alzando la testa si accorse chi era.

“Zayn” sospirò “Allora sei qui sul serio” terminò la frase.

“Già”

“Che ci fai qua?”

“La vera domanda a cui bisogna rispondere è: perché dormi il pomeriggio?”

“Questa è casa mia, le vere domande a cui bisogna rispondere le scelgo io: cosa ci fai qua?”

“Volevo venirti a trovare”

“Beh, potevi risparmiartelo, e come sei entrato?”

“A proposito di questo, forse è il caso che chiudi le finestre, sei raso terra, è così che sono entrato io”

“Si, va bene” Prese il cuscino che precedentemente stava per tirare e se lo mise sotto la testa, sdraiandosi per riprendere sonno.

“Ascoltami Jane”

“Lasciami dormire!”

"Te lo impedirò" le disse il moro.

"Che cosa?" non ebbe nemmeno il tempo di aprire gli occhi che il moro si lanciò nel suo letto, atterrando esattamente al suo fianco.
Sobbalzò, tirandogli ancora una volta un cuscino.

"Che cazzo fai?" gli urlò.
Lui provò ad afferrarla per i fianchi ed abbracciarla, ma lei si tirò indietro, sdraiandosi a suo posto. "Non puoi tenermi il muso ancora per tanto!"

"Davvero? Se è una sfida la accetto, non vedo l'ora"

"Il muso dovrei tenertelo io ragazzina, hai messo in dubbio che ti amo fin troppe volte"
Le scappò un piccolo sorriso.

"Hai perso la sfida! Ora ti faccio il solletico!"

"No Zay, ti prego!" Iniziò a muovere le mani nei punti deboli della ragazza, per farle il solletico e vederla ridere.

"Basta amore, per favore!" Zayn si fermò nell'esatto momento in cui quelle parole uscirono da quelle labbra.
Si mise sopra il suo corpo, reggendosi con le braccia, poste affianco a quelle di lei.

"Ripetilo" Le guance di lei si arrossarono in fretta vedendo quegli occhi castani fissati nei suoi. Distolse velocemente lo sguardo.

"Ripetilo" le disse con dolcezza.
Lei sapeva cosa voleva sentirsi dire, non gli importavano "basta" o "per favore", lui voleva sentire altro.
Prese un respiro e lo guardò attentamente.
I loro nasi si sfioravano, facendoli sorridere ogni secondo, i loro respiri, talmente vicini facevano in modo che si respirassero a vicenda: e i loro cuori, quelli battevano all'unisono.

"Amore" Lui le sorrise, grato di aver pronunciato quella parola, che tanto voleva sentire da lei, grato come se lui avesse bisogno solo di quello, grato per avergli ridato il respiro.
Lei rispose con un sorriso altrettanto devoto. E in quel momento, lui non volle fare altro che fare unire quelle labbra con le sue, ma lei lo bloccò ancora una volta.
Dal comodino lì vicino prese dei soldi, le famose 400 sterline.

"Riporta i soldi alla tua fidanzata"

"E allora penso che tu debba tenerteli"

"Quella ufficiale intendo, scemo"

"Rimettili lì, e dammi il bentornato che mi merito" Si sorrisero, per poi coronare quel loro amore con un bacio, dapprima casto, diventato poi spinto, passionale, ma sempre dolce.
 
 
* * *
 
Dopo qualche ora, quando ormai era sera, il cantante decise di tornare a casa propria.

"Buonanotte,  piccola" Le accarezzò la guancia, posandoci poi le sue labbra.

"Buonanotte super-star" Con le mani attorno al suo collo e la testa posata sulla spalla.

"Aspetta Zay" Lei si recò velocemente nella camera, prendendo il mazzetto.

"Dai, riportaglieli"

"Tieniteli, glieli restituisco io, considerali un mio regalo"

"Li considero elemosina, a dire il vero"

"No, Jane, sono un modo per farmi perdonare di tutti i casini che ti ho procurato ora, in passato e in futuro"

"Non ti perdono grazie a quattrocento sterline, tienitele, io sopporto tutto perchè ti amo, non per il compenso"
 Le infilò nella tasca della felpa del moro e poi sorrise, dandogli un bacio sulla guancia.

"Ti amo anche io" le disse prima di andarsene.
Ora erano entrambi felici.
 
Angolo autrice.
Salve!
Sono tornata, forse a distanza superiore ad un mese, a dire il vero, ho dovuto recuperare le ultime cose a scuola, e poi mi sono ritrovata senza computer, sono dovuta ricorrere al cellulare.
Io ringrazio infinitamente chi ha inserito la storia tra le varie categorie! Sono numeri piccoli, penserebbe chiunque, ma mi rendono infinitamente felice!
Spero che nuove persone si interessino a questa storia!
Un bacio! Grazie Mille.
 
  
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