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Autore: Writerry    10/07/2014    1 recensioni
C'è che quando una persona ti fa stare bene non devi correre. Devi restare accanto a lei. Chissà se non vuole dividere un po' di quel bene che ti fa. Samira l'aveva capito.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Storico
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Le ante delle porte principali del centro commerciale si aprirono contro la nostra presenza; lasciandoci scoprire quel luogo grande composto da tante catene di negozi, uno infila all'altro, dagli svariati articoli. 
Gli occhi di Al lampeggiarono e si illuminarono come fari in piena notte alla vista di un negozietto, proprio affianco a noi, prese subito la mano, incastrando le dita alle mie, incastrando la sua vita alla mia.
Arrivate dinnanzi un piccolo negozio di abiti da sera entrammo, le pupille mi si dilatarono alla vista degli immensi scaffali presenti nel negozio, osservai ogni punto e mi si tinsero le guance di un rosa pesca non appena vidi dei vestiti che sul mio corpo sarebbero sembrati orrendi e goffi.
Quindi Al prese un tubino nero, che avrebbe dovuto calzarmi fino a metà ginocchio, troppo corto per ciò che ritenevo i miei standard, ma non volevo deluderla, quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrei voluto fare quindi presi la stoffa tra le mani e lo tastai. 
Ci affrettammo a raggiungere i camerini, il quale mi gettai in uno, controllando prima che fosse libero e quindi protesi le mani ai lembi della maglietta sfilandola, calciando i pantaloni da un lato dell'angusto spazio che era il camerino. 
Con varie difficoltà indossai il vestito abbassai poco dopo lo sguardo e notai che c'erano delle scarpe lucide e nere, le indossai, cercando di non cadere data l'altezza del tacco, quindi uscii dal camerino, facendo svolazzare la tenda e quindi mi specchiai nello specchio, notando le mie forme, per liberarmi da quella visione alzai lo sguardo su Al, di fianco a me che mi attaccò subito dopo la mano attorno alla vita. 
Le sue mani attorno alla vita, in tutti i sensi.
"Stai benissimo, piccola." mi sussurrò all'orecchio.

Dopo di ché, ci dirigemmo alla cassa e subito dopo verso la meta, che era la casa di Al.
Dopo poche ore, ci ritrovammo entrambe davanti ad un locale, lei parlava con delle persone, io avevo la testa annebbiata così vedetti la figura di un ragazzo che mi scrutava e mi avvicinai, iniziai a ballare, le mani e le dita calde si inoltravano sulle cosce, subito dopo nell'inguine, poco dopo sentii delle urla; Al.
Corsi verso il bagno, le pupille degli occhi stanchi dilatate, in cerca della ragazza.
Della mia ragazza.
La trovai accasciata a terra, le gambe coperte di graffi, che si stava facendo lei stessa, mi avvicinai subito dopo accucciandomi a lei e la avvolsi fra le mie braccia, sussurrando con voce tormentata; "Smettila, smettila."
"Va via."
"Non andrò via da te."
"Non faccio per te, torna a casa tua, da tua madre, da quel ragazzo."
"Fai per me, sei l'unica che fai per me."
"Vai." Entrambe le voci erano incrinate dalle lacrime che minacciavano di uscire, non appena gli occhi si appannarono e premetti le labbra contro le sue, assaporandole, ancora una volta.
  
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