Ok,
è vero.
Scrivo troppe storie, ma non ci posso fare niente. Io amo scrivere e le
storie...prendono vita da sole, ormai. Questa è una di
quelle a cui ho lavorato
di più per renderla così. L’ispirazione
mi è venuta in macchina, mentre
ascoltavo la bellissima canzone di Renato Zero, Magari,
che da il titolo alla Storia e che ne
è la colonna sonora. Purtroppo, in macchina non ho carta,
penna o computer e ho
dovuto aspettare tre giorni – purtroppo, gli impegni chiamano
– per scriverla e
quando l’ho trasportata dalla mia mente al computer, mi
è uscita completamente
diversa da quella che avevo pensato. Così, ci sono stata
vicina di giorno e di
notte, prima di andare a dormire, mi ripetevo come doveva essere. E,
finalmente, dopo quattro giorni, sono riuscita a renderla come io
l’avevo
pensata.
Spero vi piaccia.
Ah, un’ultima cosa: io sono per le Rose/Scorpius, quindi,
oltre questa, ve ne
subirete molte altre!
Magari...
[Magari
toccasse a me,
prendermi cura dei giorni tuoi,
svegliarti con un caffè
e dirti che non invecchi mai.
Sciogliere
i nodi dentro di te,
le più ostinate malinconie...
Magari]
“Ti
prego...”
Mi volto verso di te con un sopracciglio inarcato, mentre tu fai una
faccia
implorante e posi la tua mano sulla mia. Una scarica elettrica mi
percorre
dalla nuca alla schiena, fino ad arrivare alla mia mano, ma tu non
togli la
tua.
“Uhm? Cosa?” chiedo, mentre mi perdo nella
profondità dei tuoi occhi azzurri e
mi riscuoto solo quando vedo le tue labbra rosse muoversi davanti ai
miei occhi
“Il tuo tema” Implori. I tuoi occhi sono laghi
pericolosi in cui non dovrei
perdermi. “Me lo presti? Ti prego, Scorpius! Non lo copio,
prendo solo
ispirazione!”
Faccio finta di pensarci per un momento, ma non lo faccio per nulla e
guardo il
tuo viso di una bellezza così abbagliante che mi bruciano
gli occhi. Distolgo
lo sguardo da te e fisso a lungo la mia colazione prima di risponderti.
“Uhm...ok” Faccio un sorrisetto e tu mi regali il
più bello dei tuoi sorrisi
radiosi.
“Oh, grazie! Sei il mio migliore amico, Scorpius!”
Mi abbracci entusiasta e
posi un bacio sulla tua tempia, poi ti scosti da me e, sorridendomi
ancora, mi
scompigli affettuosamente i capelli.
Migliore amico. Migliore amico.
Queste parole rimbombano nella mia mente, mentre tu ti allontani con il
mio
tema fra le mani e ti siedi al tavolo dei Corvonero e io continuo a
guardarti a
lungo. Fisso la tua schiena fin troppo esile, coperta dai lunghi
capelli
castani e lisci.
Così bella, così minuta, così fragile.
Rose.
Hai il nome di un fiore. Del più bello dei fiori.
E sei fragile come quel fiore.
Sei ancora un bocciolo, Rose. Un tenerissimo e bellissimo bocciolo di
rosa
bianca. Bella, irraggiungibile e pura, cristallina.
Vorrei vederti sbocciare, Rosie. Vorrei poterti vedere diventare
grande, vedere
i tuoi capelli castani diventare corti, poi crescere nuovamente, per
poi
tornare corti e infine ridiventare lunghi, nel passare degli anni e
delle
stagioni.
Vorrei poter vedere i tuoi tratti diventare più marcati,
diversi da quelli
infantili che hai in questo momento, e la tua pelle ora liscia
incresparsi di
adorabili rughe, segni del tempo che passa.
Ma tutto questo è impossibile, ora. Perché noi
due, Rose Weasley e Scorpius
Malfoy, siamo migliori amici. Ti ho vista quando eri più
piccola di una
scheggia, stretta nel tuo maglione grigio un po’ largo. Ti ho
vista diventare
grande, imparare incantesimi, difenderti da chiunque ti insultasse per
le tue
origini non proprio nobili. Ti ho vista cambiare: da bambina a donna.
Ed ora,
ora che hai diciassette anni, devo lasciar perdere, perché
ora, al mio posto,
ci sarà qualcun altro.
Quel qualcun altro che ora ti sorride dal tavolo di Tassorosso, con
quel
sorriso che tu trovi adorabile.
Oh, Rosie! Non sai quanto odio in questo momento Dimitri!
Perché è lui il tuo ragazzo?
[Magari toccasse a me:
ho esperienza e capacità,
trasformista per vocazione,
per non morire che non si fa.
Puoi fidarti a lasciarmi il cuore,
nessun dolore lo sfiorirà...
Magari!]
Tu
vieni nella mia direzione, sorridendomi allegra. Poggi la
pergamena sul tavolo accanto alla mia tazza di latte e ti siedi sulla
panca
accanto a me. I Serpeverde, miei compagni di casa, non ti hanno mai
accettata,
ma sanno che non possono dire nulla, perché sei mia amica.
L’ho chiarito subito
a tutti, quando hai iniziato a frequentarmi. Guai a chi ti avrebbe solo
sfiorato, avevo detto. Avrebbe assaggiato la collera dei Malfoy.
Mentre ti siedi, sento gli sguardi ostili dei miei compagni, ma li
metto a
tacere con un’occhiataccia.
“Grazie” mormori, prendendomi nuovamente la mano e
sorridendomi radiosa. Il tuo
sorriso illumina tutto quello che mi circonda. “Sei stato
molto gentile,
Scorpius”
“Figurati” mormoro, prendendo la pergamena e
infilandola nel libro di
Trasfigurazione, senza neanche guardarti in faccia. “Sono o
non sono il tuo
migliore amico?”
Tu allarghi il tuo sorriso.
“Sì, lo sei” dici, allegra, incurante
del dolore che si fa strada dentro di me
e che mi distrugge lentamente, senza fretta, rendendo tutto
più doloroso.
“Come va con Dimitri?” chiedo, indicando Krum,
dall’altra parte della sala che
mi fissa con sguardo truce. Non gli sono mai piaciuto. Mi ha sempre
considerato
un rivale quando lui non era il tuo ragazzo e ora sono un intralcio,
che gli
leva quel poco di tempo che può trascorrere con te.
“Bene” dici, guardando con aria sognante il tuo
ragazzo e non sai quanto mi fai
male in questo momento. Ma io non ci posso fare niente, se tu ti sei
innamorata
di lui, di Krum. “E’ gentile. Sai che veniva in
biblioteca ogni giorno per vedermi
studiare?”
Sì, certo. Che cosa romantica.
“Che romantico...” dico, facendo una faccia finta
disgustata. Tu ridi
divertita, mentre il mio cuore si spezza lentamente. Sembri
così felice e...innamorata di
Krum. Mi fa male, vero, ma
anche io mi rendo conto che tu sei davvero felice.
“Lo so che per te è tutto una
stupidaggine” mormori, portandoti indietro una lunga
ciocca di capelli castani e io ti blocco
nel gesto, per prendere quella ciocca tra due dita e osservarla alla
luce del
sole che brilla dal soffitto della Sala Grande. Castani, brillanti, con
un
riflesso di rosso. Meravigliosi i tuoi capelli. “Ma cerca di
essere meno cinico
e di vedere la cosa dal lato di una ragazza. Sarebbe molto romantico se
tu
fossi una ragazza”
Ti ritrai e io lascio scivolare la ciocca tra le mie dita, prima di
vederla
scomparire dalla mia presa.
“Be’, per fortuna non lo sono” borbotto,
storcendo il naso, mentre tu ridi,
divertita. Ma non c’è nulla da ridere.
“Dai, andiamo a lezione”
Mi alzo e tu ti alzi con me, torni al tuo tavolo e prendi la tua borsa,
ma
prima di venirmi incontro, ti fermi al tavolo dei Tassorosso.
Tranquillizzi un po’ il tuo ragazzo, dicendogli che io sono
solo un amico, poi
ti chini su di lui e lo baci.
Ed io non posso guardare, per cui focalizzo la mia attenzione sulle
colonne all’entrata
della Sala Grande.
[Magari
toccasse a me
un po' di quella felicità...
Magari..
Saprò aspettare te
domani e poi domani e poi... domani.
Io come un'ombra ti seguirò,
la tenerezza è un talento mio,
non ti deluderò la giusta distanza io...
Sarò come tu mi vuoi
ho un certo mestiere anch'io...
Mi provi?]
“Non
ti fila neanche di striscio” sentenzia Albus, finendo la sua
colazione e alzandosi dal suo posto. Ecco, il mio migliore amico
è l’unico
essere umano capace di consolare una persona con delle frasi che
dovrebbero
ucciderti.
Albus è mio amico dal primo anno di Hogwarts. E’
stato lui a presentarmi te.
Gli voglio bene come un fratello, anche se il suo pessimismo mi
annienta di
continuo.
“Lo so” mormoro, guardando il suo viso per non
vedere la scena zuccherosa tra
te e il tuo ragazzo.
“Sei il suo migliore amico” continua, infilando il
tema appena completato e il
libro di Trasfigurazione nella borsa, per poi poggiarla malamente sulle
spalle
e sistemarsi la cravatta verde e argento, perfettamente ordinata.
“Lo sai, se
sei il migliore amico di una donna...”
“Lo so” ripeto con più insistenza. Oggi
non ho voglia di sentire i brillanti
ragionamenti di Albus Severus Potter.
“Non ne ho alcun dubbio”
E se ne va, lasciandomi così, con un palmo di naso ad
aspettare te, che non hai
intenzione di allontanarti dal tuo ragazzo.
Ed ecco che il dolore mi assale completamente e io resto quasi senza
fiato.
“Ehi, Scorpius?”
Mi raggiungi in fretta e poggi una mano sulla mia spalla. Una nuova
scarica
elettrica mi percorre nuovamente, ma tu, come al solito, non te ne
accorgi
neanche e, incurante del male che mi stai facendo, mi cammini accanto,
con il
tuo sorriso radioso e i tuoi occhi azzurri.
“Allora? Copiato il mio tema?” ti chiedo, per
evitare di concentrarmi su quello
che sta accadendo dentro di me in questo momento. Tu mi fulmini con i
tuoi
meravigliosi occhi e metti su un’espressione indignata, che
mi stringe il
cuore.
“Io non copio” dici, indispettita, incrociando le
braccia. “Io prendo
ispirazione”
“Se lo dici tu” alzo le spalle con un –
ahimè, finto – sorrisetto ironico e tu
mi dai uno schiaffetto amichevole sul braccio, con
un’espressione offesa. Ma
non lo sei veramente. Questo fa parte di noi. Prenderci in giro
è una costante
del nostro rapporto. Della nostra amicizia.
Sapete cosa c’è di diverso tra
l’amicizia e l’amore? Cinque centimetri. Cinque
centimetri di differenza. In amore non esistono.
Nell’amicizia sono una
costante.
I cinque centimetri di spazio tra il mio braccio e il tuo, Rose. Cinque
centimetri di distanza fra il mio viso e il tuo.
I cinque centimetri che un amico non dovrebbe
mai desiderare diminuire. I cinque centimetri che indicando ad un amico
la
giusta distanza dalla propria migliore amica.
Io, quei cinque centimetri, li odio. Sono quelli che non mi concedono
la
felicità.
[Idraulico,
cameriere,
all'occorrenza mi do da fare.
Non mi spaventa niente,
tranne competere con l'amore.
Ma questa volta dovrò riuscirci:
guardarti in faccia senza arrossire...
Magari]
Sono
seduto sotto all’albero dove io e te, Rosie, ci sediamo di
solito, quello grande e maestoso del giardino di Hogwarts.
Sono solo, questa volta.
Guardo il Sole di maggio picchiare con ben poca dolcezza sulla
superficie perfettamente
calma del Lago Nero e farla brillare come un cristallo improvvisato. Ho
un
libro tra le mani. Tra poco avremo i M.A.G.O, ma io no alcuna voglia di
studiare. Ma non m’importa. Sono lo studente migliore del mio
anno, il
preferito di molti professori. Loro faranno di tutto per promuovermi
con il
massimo dei voti.
E’ buffo come gli esami che dovranno decidere della mia vita
fuori da qui,
vengano messi in secondo piano grazie ad un banale amore non
corrisposto.
Eppure, ogni volta che vedo te o Krum, o entrambi, questa faccenda
diventa
sempre meno banale.
“Tutto bene?”
“Uhm?” mi volto verso di te con un sopracciglio
inarcato e tu sorridi,
sedendoti accanto a me, all’ombra dell’albero.
“Ti ho chiesto se va tutto bene” ripeti, come se
fossi scemo. Posi – ignara –
la tua testa sulla mia spalla e inizi a giocherellare con i fili
d’erba sotto
di te. Altra scarica elettrica, altra ondata di dolore. Ma tu, come al
solito,
non te ne accorgi neanche.
“Uhm...credo di sì” mormoro, arrossendo
furiosamente. I cinque centimetri
tornano a farmi visita mentre giro il viso verso di te e guardo le tue
meravigliose
labbra rosse che distano, appunto, cinque centimetri dalle mie e sono
tese in
un bellissimo sorriso.
“Cosa c’è che non va?” ti
scosti da me e mi guardi con un sopracciglio
inarcato. Un’espressione curiosa ti si dipinge sul volto. Sei
adorabile. “E’
per gli esami?”
Ti guardo a lungo con un sorrisetto amaro, prima di annuire debolmente.
“Sì” mormoro, torturandomi le mani. Tu
posi le tue sulle mie e le stringi
forte, quasi a voler impedire al sangue di passare.
“Sì, anche per gli esami”
“Anche?”
Hai centrato la parola chiave, mia piccola Rose. Forse è
giunto il momento di
dirtelo.
Arrossisco e tu mi sorridi in attesa.
Chiudo gli occhi e prendo un respiro.
[Se
tu mi conoscessi,
certo che tu non mi
negheresti...
due ali
che ho un gran disordine nella mente
e solo tu mi potrai guarire... ]
“Scorpius?”
Sei preoccupata, Rose. Me ne rendo conto nel tono della tua voce.
Sospiro, poi stringo forte le tue mani, in cerca di sostegno.
“Vedi...è da qualche anno che ho questo
annebbiamento del cervello quando sono
con te. E’ come se la mia mente si intorpidisse e io non
riesco più a pensare
delle cose coerenti. Mi vengono in mente i tuoi occhi, i tuoi capelli,
le tue
labbra...ma non riesco a concentrarmi su
nient’altro” mi interrompo ed apro gli
occhi per guardarti.
Hai il viso scuro, i tuoi occhi sono carichi di dispiacere. Lo hai
capito.
Non ne dubitavo. Sei molto – troppo – intuitiva.
“Scorpius...” provi a parlare, ma io scuoto la
testa, con le lacrime agli occhi
e tu resti in silenzio.
“Fammi finire” ti dico con la voce tremante.
“Lo so che non dovrei dirtelo, perché
tu sei la mia migliore amica e , soprattutto, perché stai
con Krum, ma non
riesco a fare finta di nulla, Rosie. Io sono innamorato di te e ti amo.
E mi
dispiace se non ti fa piacere sentirtelo dire, ma non ci posso fare
niente, perché
tu devi saperlo. Devi sapere come
sto
io in questo momento, Rosie. Mi dispiace”
Mi guardi a lungo con i tuoi occhi azzurri che tanto amo. Una leggera
brezza
dondola dolcemente i tuoi capelli castani e li muove attorno al tuo
viso
candido. Le tue labbra rosse sono a cinque centimetri dalle mie.
Basterebbe
poco, Rosie. Basterebbe che io mi sporgessi un po’ in avanti
e le mie labbra
sarebbero unite alle tue nel bacio che sogno da tre anni.
Ma non lo faccio, perché, nonostante ti ami, so restare al
mio posto, quello
deciso dal destino. Quello del migliore amico.
Sospiri, Rosie.
“Mi dispiace, Scorpius” mormori, con la voce
tremante. Anche i tuoi occhi sono
lucidi. Ti alzi. Te ne vai, Rose? Non hai altro da dire? Ti sembro
così
ridicolo?
Sì, vero?
Afferro la manica della tua camicia, mentre tu ti stai per voltare
nella
direzione della scuola. Ti giri verso di me, stupita.
Pronuncio una sola parola.
[Rimani!]
“Rimani”
Mi guardi ancora. Le lacrime iniziano a scendere dai tuoi occhi azzurri
e ti
solcano la guancia rossa d’imbarazzo.
“Scorpius...”
[Io
sono
pronto a fermarmi qui,
se il cielo vuole così.
Prendimi al volo e poi
non farmi cadere più.
Da questa altezza, sai,
non ci si salva
mai...]
“Possiamo
essere ancora amici, Rosie! Ti prego!” Sento la mia voce,
emetto dei suoi, parole una dopo l’altra, ma non so cosa sto
dicendo. Mi sono
alzato anche io e ti tengo le mani. Non mi sporgo neanche per
asciugarti le
lacrime. Perché non posso più. “Fai
come se non ti avessi detto niente, per
favore. Restiamo amici”
Ti supplico, ti imploro.
Mi guardi, poi ti butti fra le mie braccia. Io resto rigido al mio
posto, poi
ti circondo la vita con le braccia e ti accarezzo la schiena. Un gesto
fraterno.
“Potresti davvero accettare di essere mio amico?
Sopporteresti davvero tutto
questo...solo per starmi accanto?”
Mi allontano da te e ti sorrido. E’ un sorriso amaro, triste.
“Farei di tutto per te, Rosie”
mormoro,
sull’orlo delle lacrime. Buffo, eh? Anche i Malfoy sanno
piangere.
“Quindi...siamo amici, no?” il tuo volto
è rosso di imbarazzo, ma le lacrime non
scendono più.
“Ti devo chiedere solo un favore, Rose...”
Mi guardi con aria stupita.
“Non mi...abbracciare più. Mi farebbe ancora
più male”
Sorridi, poi stringi la mia mano con un sopracciglio inarcato. Io
annuisco con
un sorrisetto divertito.
“Sì, puoi” mormoro.
[Mi
ami?
Magari]
Siamo
in Sala Grande. Mangio svogliato la mia cena, sotto gli occhi
curiosi di Albus, che, ovviamente, vedendo i miei occhi rossi, si
è chiesto
cosa cavolo sia successo. Ma non so se parlargliene o meno, anche
perché – per quanto
sia un fratello per me – ha il pessimismo facile ed io non
voglio deprimermi
ancora di più.
“Cosa è successo?” mi chiede, a bassa
voce, per non farsi sentire dagli altri.
“Niente” rispondo in fretta, arrossendo. Lui inarca
un sopracciglio bruno e mi
guarda con gli occhi verdi pieni di scetticismo. “Le ho detto
tutto” ammetto,
infine.
Lui sbarra gli occhioni verdi e per poco non si soffoca con il pollo.
“Ma sei deficiente?” esclama, poi abbassa la voce,
incurante degli sguardi di
disprezzo dei nostri compagni di Casa. “Lei sta con quello!
Come diavolo ti è
venuto in mente di...”
“Perché mi sono scocciato di restare a guardare,
Albus” mormoro, guardandolo
negli occhi. Lui fa un’espressione comprensiva e mi sorride.
“E poi, abbiamo
deciso di rimanere amici”
“Ma non è peggio, Scorpius?” chiede il
mio migliore amico a bruciapelo,
guardandomi preoccupato.
“Sì” mormoro. Non guardo lui, guardo te.
Entri nella Sala Grande con il braccio
di Dimitri attorno alla vita. Lui si china su di te e ti da un bacio
prima di
andare a sedersi al tavolo dei Tassorosso. Tu ti volti verso di me e
fai un
sorriso di scuse. Io alzo le spalle. “Sì,
è peggio” continuo, tornando a
guardare la mia cena. “Ma almeno le rimango accanto”
[Mi
ami?
Magari...]