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Autore: mattstarlight    10/07/2014    3 recensioni
Io ero in macchina con mio padre e il mio miglior amico. Il suono della radio riempiva l’atmosfera già imbarazzante. Non so perché parlare mi rimaneva difficile come se ci fosse un blocco dentro di me. Il cuore, al contrario, si faceva sentire e i miei battiti erano abbastanza forti da riecheggiare nella mia testa. Cosa mi stava succedendo?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni che seguirono furono vuoti e grigi e il tempo non aiutava. Sentivo la presenza di Hongbin scomparire sempre di più dalla mia vita. Chiamava sempre più di rado e lo vedevo sempre meno spesso. Certo, capitavano quelle volte in cui rimaneva ad aspettare le ore davanti alla porta di casa suonando il campanello, ma non portava la cosa alle lunghe: quando vedeva che non aprivo se ne andava.
 
Anche i miei si erano preoccupati. Io cercavo di non far trasparire le mie emozioni ma i genitori di Hongbin erano ancora più allarmati, sembrava che fosse caduto in uno stato di depressione. Una sera la madre si mise pure a piangere lamentandosi di come saltasse spesso troppi pasti e dormiva fino a tardi.
 
A sentire quelle parole, non sapevo che pensare, ma come… non voleva liberarsi di me? A che gioco stava giocando? La mia mente però si rispondeva da sola ancora convinta che avessi fatto un piacere a Hongbin. Ma la mia coscienza si sentiva sporca.
 
Quell’estate a parte qualche incontro casuale non si fece più sentire e i suoi genitori frequentavano ormai tutte le sere casa nostra molte spesso rimanevano a parlare fino a notte tarda… del figlio ovviamente.
Una sera invece di mangiare da solo in camera mia come al solito mi costrinsero a cenare in sala da pranzo insieme a loro.
Non ci volle molto che l’argomento principale della tavola divenisse loro figlio e io mi facevo sempre più piccolo cercando di cambiare la discussione ma non potei fuggire dall’inevitabile domanda: “Hyuk, tu che frequenti Hongbin, sai per caso perché si comporta così? Fino a poco tempo fa era un ragazzo così per bene… ormai non ci da più nemmeno ascolto!”.
 
Con quale coraggio potevo dirle che era colpa mia e che lo avevo fatto solo perché non volevo che perdesse la possibilità di una vita come l’aveva sempre sognata. Come entrambi l’avevamo sognata!
“Boh…non si fa più sentire… è diventavo strano da un po’ di tempo ma non so cosa gli sia successo…si potrebbe essere roto con la ragazza…succede ogni tanto, basta far passare del tempo” mentii spudoratamente ma fu l’unico modo per alleviare la pena della madre e per me di svignarmela in camera mia.
 
La cosa che mi colpì fu come da quella sera i genitori non vennero più a confidarsi a casa nostra e ripresero a chiacchierare per telefono come una volta.
I nostri padri si vedevano a lavoro e il mio portava le notizie a casa. Hongbin a quanto pareva non era più un problema per loro.
 
Con un peso sulla coscienza rimosso anch’io me ne disinteressai, ricominciai a uscire con gli ex compagni di classe che non vedevo da molto tempo e non mancarono le solite cotte per alcune ragazzi. Mi fidanzai anche, lei era bella, solare, trasmetteva gioia e ovviamente come tutte le coppie non mancavano i momenti di intimità… ma… c’era qualcosa che mancava…non sapevo cosa ma sentivo un blocco, una mancanza che mi impedivano a pieno di godere la relazione con lei.
 
Passarono i mesi e arrivò l’autunno. La relazione con Hyuna non aveva funzionato proprio per questo dettaglio ma non me l’ero presa con nessuno, semplicemente continuavo a vivere tranquillamente.
Hongbin era ormai solo il nome del figlio di un collega di mio padre niente più e niente meno. Si, c’erano dei momenti in cui riemergevano i ricordi, d’altronde non si possono cancellare diciotto anni di vita solo per un amico, ma si finiva sempre con una risata e non ci facevo caso. O per lo meno sembrava che non ci facessi caso… ogni volta che si parlava di Hongbin non dormivo bene, sognavo dei ricordi confusi e prendere sonno era un’impresa disumana.
 
Finche non arrivò quel giorno, allora tutto cambiò…
 
Avevo iniziato l’universita ed ero nel piano del primo semestre, mi trovavo bene, non avevo voti eccellenti ma me la cavavo e poi con quello che studiavo il pomeriggio non mi potevo lamentare.
Mi ricordo bene quel giorno, pioveva come no avevo mai visto prima avevano pure allertato per forze dell’ordine in caso di tempesta. Con la fortuna che mi trovavo non pensai neanche di portarmi l’ombrello e l’unico riparo che avevo era la mia borsa di pelle.
 
Mentre tornavo da casa notai una strada familiare ma non riuscivo ad associarla con nulla, c’erano due grandi edifici tra cui uno era una scuola che avevano chiuso proprio quell’autunno per via di inflitrazioni dal tetto che dalla mia distanza si mostrava abbondantemente sfondato.
La pioggia non voleva proprio saperne di smettere anzi era diventata ancora più intensa, dovevo sbrigarmi e riuscire a bagnarmi il meno possibile. Notai la presenza di un bosco dall’altra parte della strada.
Le foglie erano ancora sugli alberi quanto bastava per impedire all’acqua di passare ma il loro bel verde aveva ceduto il posto ad un incotro tra il rosso e l’arancione creado comunque un’atmosfera suggestiva.
Notando come casa mia era esattamente dall’altra parte del bosco non ci pensai due volte ad avventurarmi.
Proprio dopo aver passato i primi due alberi noto un’incisione: “Hongbin, Hyuk”.
E li i miei ricordi tornaro a galla: la scuola, il bosco, la scritta tutto.
Presi due minuti per ricordare ma cerca di sopprimere tutto. Non potevo, ormai era troppo tardi. Continuai e intravidi qualcosa fuori dal bosco, non distinguevo cosa ma sembrava un busto, i colori innaturali spiccavano con il marrone dei tronchi. Capii che fosse una persona e sembrava non avere un’ombrello ma nonostante ciò rimaneva li dov’era. Mi avvicinai silenziosamente ma non fui abbastanza bravo e mi feci riconoscere. Si girò di scatto come a vedere chi fosse. Era Hongbin.
 
   
 
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