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Autore: The_Grace_of_Undomiel    10/07/2014    1 recensioni
Sam è un ragazzo di sedici anni mezzo, che si è appena trasferito in una nuova città.
A causa del suo carattere un po' timido ed insicuro, il giovane non si era mai sentito accettato dai precedenti compagni di classe ed era spesso deriso o emarginato. In conseguenza a ciò, Sam vede nel trasferimento un'opportunità per incominciare una vita migliore della precedente ed è molto ansioso, oltre che timoroso, di iniziare la nuova scuola. Purtroppo però, le cose si mettono subito molto male per il ragazzo, diventando sin dal primo giorno il bersaglio dei più temuti bulli di tutto l'istituto, I Dark, e da quel momento in poi, la vita per lui diventa il suo incubo personale.
Ma col passare del tempo, imparerà che a volte non bisogna soffermarsi solo sulle apparenze e le che le cose, a volte, possono prendere una piega del tutto inaspettata...
Dal testo: "I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro. Camminavano con un sorriso strafottente e sicuro, tranne Kyda che procedeva con lo sguardo basso e il suo solito cappello da baseball calato sugli occhi.
-Daniel, sono vicinissimi...- mormorò a bassissima voce il giovane.
-Lo so, lo so...- rispose a denti stretti l’altro, ma continuando a camminare con la testa alta e con un sorriso tirato stampato in volto.
In giro non c’era anima viva, tutti ormai erano andati a casa per pranzare, perciò, qualunque cosa sarebbe accaduta, nessuno li avrebbe potuti aiutare. Ma in ogni caso, non sarebbero venuti in loro soccorso comunque.
-Che facciamo?- sussurrò, guardandosi nervosamente intorno, alla ricerca di una qualsiasi via di fuga.
-Non facciamo niente, proseguiamo...- replicò semplicemente Daniel.
Il compagno ostentava sicurezza, ma Sam sapeva benissimo che quella era solo una posa. Percepiva benissimo la paura del ragazzo, paura ben fondata, a dirla tutta.
Infine giunsero proprio di fronte ai Dark e Sam,  al cospetto di quegli energumeni così alti e robusti, si sentì piccolo come non mai e, soprattutto, impotente.
Il gruppo li guardò con sguardi pieni di sarcasmo e sorrisi cattivi.
-Bene bene...Il Nuovo e Lipton in un colpo solo!- esordì Travis, ghignando.
-Signori...- disse Daniel, facendo un cenno con il capo –Qual buon vento vi porta qui?-
Kay scoppiò in una risata sguaiata –Ah, Lipton. A quanto vedo non perdi occasione per fare il pagliaccio!-
-Mai quanto te, su questo non c’è dubbio...- ribatté il biondo, pronto.
Sam sussultò impercettibilmente a quelle parole. Li stava...provocando!?
Kay lo guardò esterrefatto  ed esclamò –Brutto bastardo, ma come ti...-
-Fermo, Kay. Aspetta!- tuonò Travis –Lascia parlare me, prima!-
Il ragazzo si fermò poco prima di saltare addosso a Daniel ed emise un grugnito, infastidito.
-Allora, c’è qualcosa che possiamo fare per voi?- domandò il compagno di banco, mentre la voce iniziava un po’ a tremolare. Il balzo di Kay lo aveva spaventato.
-Questo lo giudicheremo noi...- rispose Travis,  ruotando il collo e schioccandoselo. Sam deglutì nervoso.
-Abbiamo notato che in questi ultimi due giorni stai molto in compagnia del Nuovo...- proseguì con una punta d’ironia.
-Si, perché?- chiese Daniel inarcando un sopracciglio –C’è forse qualche problema in proposito?-
Tutti gli sguardi dei Dark erano concentrati sul biondo e parevano essersi completamente dimenticati di Sam, il quale non proferiva una sola parola ed assisteva alla scena, irrequieto.
-Sì, ma di certo non per noi- interloquì Hazel –Ma piuttosto per te, Lipton. Non hai saputo che il tuo amico Wild è sulla nostra lista nera?-
-Certo che lo so e con questo?- ribatté Daniel incrociando le braccia.
I Dark si scambiarono delle rapide occhiate, non capacitandosi della sfrontatezza del ragazzo.
Travis fece un sorriso sbilenco  -Mh, vedo che oggi sei in vena di fare il furbo...Ma ti faremo passare noi la voglia. Devi sapere che chiunque è amico delle nostre vittime lo diventa a sua volta...-
-Molto interessante, lo terrò a mente- rispose Daniel, indietreggiando di qualche passo –Ma non ci avete ancora detto il motivo per cui siete qui-
-Giusta osservazione. Beh, oggi abbiamo solo voglia di divertirci un po’...- spiegò Tony con una scrollatina di spalle.
-Esattamente, per far passare un po’ il tempo...- continuò Oliver ruotando il polso.
Travis inchiodò improvvisamente lo sguardo su Sam, che si gelò sul posto, ed esclamò -A partire dal caro Wild!- 
Si avventò brutalmente contro il ragazzo e Sam, immobile, si diede per spacciato. Ma Daniel fu molto più veloce del Dark e lo fermò dandogli una fortissima spallata. Travis, colto alla provvista, cadde all’indietro a terra e con lui il biondo, che gli finì sopra.
Daniel ebbe appena il tempo di urlare –SCAPPA SAM!- prima che un violento pugno da parte di Travis gli colpisse il viso, scaraventandolo poco più in là.
Sam rimase bloccato al suo posto, sbigottito. Non voleva abbandonare Daniel, non poteva, ma la voce dell’amico lo incitò nuovamente e a quel punto il giovane decise di scappare.
-Maledetto, ma non si allontanerà più di tanto!- urlò Travis –Hazel, Tony, Kyda! Inseguitelo! Io, Kay ed Oliver ci occupiamo di Lipton...-
-È proprio necessario, Travis?- domandò la ragazza, cupa.
-Chiudi quella bocca Kyda e ubbidisci!- sbraitò lui, incollerito. 
Lei non aggiunse altro e fu così che i tre partirono a rotta di collo all’inseguimento di Sam, il quale cercava di allontanarsi il più possibile dalle loro grinfie.  Corse per un bel po’, sentendosi il cuore rimbombare nelle orecchie, e non potendo fare a meno di pensare a Daniel. Lo aveva salvato, aveva impedito che Travis lo colpisse, finendoci di mezzo lui stesso. Che cosa gli stavano facendo in quel momento? Se fosse successo qualcosa di grave al suo amico, non se lo sarebbe mai perdonato. Mai.
Senza fermasi si voltò un attimo indietro per controllare e constatò con orrore che Tony, Kyda ed Hazel gli stavano alle calcagna, ormai lo avevano quasi raggiunto. 
-TU, FERMATI!-  urlò Hazel col fiatone.
Sam accelerò ancora di più, ma Tony, il più veloce dei tre, gli era praticamente addosso. A quel punto il giovane si vide perduto, era sfinito e non sarebbe riuscito a mantenere l’andatura ancora per molto, aveva bisogno di fare una pausa o gli sarebbe scoppiato un polmone da un momento all’altro. Stava per fermarsi e andare incontro al suo destino, quando adocchiò a lato della strada tre grossi bidoni della spazzatura: la sua salvezza.
Senza perder altro tempo, Sam deviò in direzione dei cassonetti e più veloce che mai ne aprì uno, quello più grosso dell’indifferenziata, e vi si fiondò dentro, atterrando malamente su dei sacchi neri. Ancora col fiatone, si sbrigò a bloccare il coperchio da dentro, tenendolo fermo con le mani, in modo tale che i Dark non potessero aprirlo.
In brevissimo tempo, i tre lo raggiunsero. 
-Allora Wild, a che gioco stiamo giocando?- ringhiò Hazel, ansimando.
Sam non rispose e trattenne il respiro, l’odore acre dei rifiuti era insopportabile e gli faceva venire i conati.
Frattanto, i tre iniziarono a forzare il coperchio per cercare di aprirlo, ma il giovane, richiamando a se tutte le sue forze, cercò in ogni modo di impedirglielo.
-Vedo che non hai alcuna intenzione di mollare...- constatò Tony, dopo un po’ di tentativi andati a vuoto –Ma stai pur certo che ti staneremo!- e iniziò a prendere violentemente a calci il bidone.
Andarono avanti così per un po’, ma Sam continuava a resistere, illudendosi del fatto che prima o poi si sarebbero fermati.
Ad un certo punto il colpi cessarono e vi fu un attimo di silenzio. Sam si chiese cosa stesse succedendo e che cosa li avesse indotti a smettere, quando sentì dei passi e subito dopo la voce sgradevole di Travis –Bene bene, caro il mio Nuovo... A quanto pare non ne vuoi sapere di uscire di lì, ma ci penso io a farti cambiare idea...-
Da dentro il bidone, Sam udì un tonfo, come di qualcosa gettato a terra, seguito da un gemito.
-Abbiamo già sistemato per bene il tuo amico Lipton, ma per noi non è nessun problema continuare...- spiegò Travis –A meno che tu, non decida di uscire...-
Sam sgranò gli occhi, paralizzato, esitando appena pochi attimi, ma che furono già troppi per i Dark.
-Molto bene allora...- disse Travis. Si udirono numerosi colpi, accompagnati poi da altrettanti lamenti.
Sam non riusciva a muovere un solo muscolo talmente era terrorizzato, sussultando ad ogni colpo che quei mostri infliggevano a Daniel.  Non poteva permettere che il suo amico subisse tutto ciò, era inaccettabile. Si sarebbe preso qualsiasi botta, purché il compagno di banco fosse lasciato stare.
-PIANTATELA!- cercò di urlare, ma  la sua voce era troppo incrinata per poter somigliare ad un urlo–ORA ESCO FUORI!-
-F..fermo Sam! Resta nascosto!-  mormorò l’amico, proprio mentre l’altro stava per uscire –Io m..me  la cavo, tranquillo, non...non  mi stanno facendo male, c...ci vuole ben altro!-
-Ah, davvero!? Ora vediamo un po’, così impari a mancarmi di rispetto!- urlò Kay, colpendolo più forte. Daniel mugugnò.
Sam  sobbalzò, sconvolto. Doveva assolutamente interrompere quell’orrore o il  ragazzo sarebbe stato fatto a pezzi.  Stava giusto per uscire allo scoperto, quando qualcuno parlò.
-Sono convinta che possa bastare, Travis- disse la voce Kyda.
I Dark si interruppero di colpo e i lamenti di Daniel cessarono.
-Come sarebbe a dire?- esclamò quello. La voce gli tremava per l’ira.
-Lipton è mezzo moribondo a terra e il Nuovo sta affogando tra le bucce di banana. Non credi di esserti divertito abbastanza per oggi?- proseguì la ragazza.
-Cosa!? Io non mi diverto mai abbastanza quando si tratta di queste cose, lo sai che potrei continuare all’infinito- grugnì Travis, che aggiunse alzando ancora di più la voce –Tu piuttosto! Si può sapere che cazzo ti prende oggi?-
-Di che stai parlando?- chiese Kyda, senza modificare di una virgola il proprio tono.
-Ti stai comportando in maniera strana, ecco di che cosa sto parlando!- tuonò il ragazzo –Quando ti ho detto di inseguire quell’idiota di Wild hai esitato, poi non ti ho vista colpire Lipton nemmeno una volta, te ne stavi lì guardare senza partecipare,  ed ora mi stai dicendo si smetterla! CHE SIGNIFICA??-
-Non significa nulla, semplicemente oggi non ho voglia di alzare le mani, tutto qui- rispose lei.
-Kyda ma che stai dicendo?- si intromise Hazel, incredulo.
-Hai sentito benissimo, non c’è bisogno che te lo ripeta- replicò la ragazza, dura.
Ci fu qualche attimo di silenzio. Sam non si perdeva una sola parola e ascoltava tutto, col cuore che minacciava di esplodergli.
All’improvviso sentì una moltitudine di esclamazioni di vario genere e una bestemmia da parte di Travis. Cosa stava succedendo??  Il giovane cercò di guardare da un piccolo spiraglio, ma non riuscì a vedere assolutamente nulla.
-Quel maledetto! Sta scappando!- udì strepitare Oliver.
-PRENDETELO! RIPORTATEMI LIPTON!- sgolò Travis, colpendo con rabbia il cassonetto in cui si trovava Sam.
Sul volto di quest’ultimo apparve un sorriso, in quanto aveva capito ciò che doveva essere successo: Daniel aveva approfittato del momento di distrazione dei Dark per fuggire!
-Non possiamo è già troppo lontano, sai che quando ci si mette corre velocissimo- ribatté Hazel.
-Esatto e poi siamo troppo stanchi, l’inseguimento del Nuovo ci ha sfiancato. Non riusciremo mai a raggiungerlo- si giustificò Tony.
Travis non disse nulla e sfogò la sua rabbia e la sua frustrazione direttamente su Kyda.
-TU! È tutta colpa tua! Con le tue baggianate ci hai distratto e Lipton ci è sfuggito da sotto il naso!- urlò.
-Ti sbagli, io non c’entro nulla- rispose lei, gelida –Sei tu che mi hai assillato di domande e se vogliamo essere precisi Lipton è sfuggito a te non a me-
Travis fece per controbattere qualcosa, ma lei lo precedette –Ad ogni modo, mi sono rotta. Non ho più voglia di restare qui, è tardi e l’ora di pranzo è passata da un pezzo. Ci vediamo ragazzi- e detto questo se ne andò.
Sam sentì Travis sbraitare qualcosa e un  suo pugno fece sballottare il cassonetto.
-Forse Kyda ha ragione...- provò ad intervenire Tony –Ci è venuto tardi. E poi abbiamo già conciato Lipton per le feste e avremo molte altre occasioni per fare lo stesso con il Nuovo-
-Giusto! Possiamo pestarlo quando ci pare!- rincarò Oliver.
Travis non rispose nulla, poi disse rivolgendosi direttamente a Sam –Hai sentito, Nuovo? Per oggi te la sei sfangata, ma non sarai così fortunato la prossima volta! Appena avremo l’occasione, ti sbricioleremo. Rammenta: nessuno sfugge ai Dark!-
Sam deglutì rumorosamente e rimase in silenzio. Dopo qualche minuto sentì dei passi che si allontanavano, poi il silenzio più totale e capì che i Dark se n’erano andati. Indugiò ancora per un po’, poi si decise ad uscire dal suo nascondiglio;  si guardò attorno circospetto e constatò che in giro non c’era anima viva.
Si lasciò scivolare lungo il cassonetto e crollò a terra, mentre la sua mente gli faceva rivivere tutto quello che era accaduto. La giornata era incominciata male ed era finita nel peggiore dei modi.
 Si riscosse da quel turbinio di pensieri e si rimise in piedi. Doveva tornare subito a casa, era la cosa migliore da fare, così si incamminò verso Via Arrow e nel tragitto prese in mano il suo cellulare rosso. Desiderava subito telefonare a Daniel e chiedergli sue notizie, era preoccupatissimo, ma non ne aveva il coraggio: il compagno di banco era finito ne guai solo per causa sua e probabilmente ora non voleva parlargli, ritenendolo responsabile dell’accaduto. Tuttavia il ragazzo voleva sapere assolutamente le sue condizioni, perciò decise infine di ripiegare mandandogli un messaggio. Scrisse il testo, mentre si malediceva per la propria codardia:
Daniel dove sei? Come ti senti?
Dopo pochi istanti il telefono vibrò, segno che era arrivata la risposta:
Ehy Sam! È la prima volta che mi scrivi un SMS! :) Comunque sono a casa mia e tu?
Il giovane, nel leggere il messaggio, rimase alquanto perplesso.
Io sono quasi arrivato in Via Arrow...Ma tu come stai!?
Questa volta la risposta ci mise molto più tempo per arrivare e Sam iniziò a preoccuparsi, quando il cellulare si illuminò:
Posso solo dire che me la sono cavata, Sam. Non mi hanno fatto granché, era tutta scena, te lo posso assicurare ;) sono solo un po’ ammaccato. Ho un po’ di lividi, un taglio sul labbro ed uno un po’ più brutto sulla fronte...Tu invece?? Cosa ti hanno fatto?
Sam era sempre più perplesso. Dopo tutto quello che Daniel aveva subito si preoccupava ancora per lui?
Io sto bene, non mi hanno fatto nulla, sono rimasto dentro il cassonetto e dopo un po’ se ne sono andati... Comunque Daniel, io non ho parole per ringraziarti di quello che hai fatto
La risposta fu immediata:
Non devi ringraziarmi, non ho fatto assolutamente nulla! Però Sam, non credo che domani verrò a scuola...
Nel leggere, il giovane sospirò e gli rispose:
Si, certo, capisco...Non preoccuparti, ti giustificherò io ai prof...
Infine giunse l’ultimo messaggio da parte del compagno di banco:
Okay, fantastico. Ora è meglio che vada, ci si vede! (:
Sam gli rispose con un saluto, poi ricacciò il cellulare in tasca. Nonostante le parole di Daniel, non si sentiva affatto tranquillo. Temeva che in realtà l’amico stesse peggio di quanto non volesse dimostrare e che l’amicizia nata si fosse ormai fratturata.
In balia di questi brutti pensieri, arrivò infine a casa. Si rese conto che indossava ancora gli indumenti da calcio di Mark e che i Dark possedevano ancora i suoi vestiti. Proprio non sapeva come avrebbe fatto a giustificarsi con sua madre, già aveva subito molto domande per quanto riguardava la macchia di china sui jeans e aveva dovuto inventarsi una scusa. Ma questa volta come avrebbe fatto? Non voleva raccontare la verità a sua madre, di recente aveva sofferto troppo, e non voleva caricarla di altre preoccupazioni.
Scrollò le spalle, si sarebbe inventato qualcosa, adesso la cosa che urgeva fare era una bella doccia per levarsi di dosso quell’insopportabile odore di rifiuti.

Come previsto, il giorno dopo Daniel non venne a scuola. Sam passò la mattinata scolastica da solo, cercando di rendersi invisibile agli occhi di tutti, in particolare a quelli dei Dark. Quando era arrivato in classe, quelli si erano limitati a guardarlo storto e Travis gli aveva indirizzato un’occhiata assassina, ma per il resto non erano venuti a tormentarlo nemmeno un volta.
Il giovane subì passivamente le prime tre ore di lezione, poi nell’intervallo scambiò qualche parola con Mark, dopo l’incidente della doccia avevano iniziato a parlare di più, scoprendo così che era un tipo simpatico. L’altra metà dell’intervallo la passò a girovagare da solo in mezzo ai corridoi, osservando con curiosità ciò che succedeva intorno a lui: gente che rideva, gente che litigava, gente che mangiava o che non faceva niente come lui. Per un attimo vide Hetty guardare, nascosta dietro a dei libri, verso la sua direzione, o nei dintorni alla ricerca di qualcuno, per scomparire rapidamente in mezzo alla folla.
Sam si grattò la nuca, confuso. Quella ragazza era davvero molto strana.
Alla fine della scuola, Sam si accodò ad un gruppo di ragazzi e ragazze per tornare a casa, ma in ogni caso dei Dark non vi fu nemmeno l’ombra. Li aveva visti uscire dal portone tutti in massa e dirigersi verso una direzione comune, senza degnarlo di uno sguardo. Nessuno di loro indossava più i vestiti di Sam, a parte Kyda che teneva in bella vista l’orologio verde.
Non appena Sam se n’era accorto aveva tremato per la rabbia, ma non poteva fare niente se non stare a guardare. Quell’orologio era uno dei suoi oggetti più preziosi, suo padre glielo aveva donato per il compleanno dei quattordici anni e da allora lo aveva portato sempre, anche dopo il tradimento. Nonostante tutto, voleva ancora bene a suo padre.
Sua madre non si era ancora accorta che sia i vestiti che l’orologio erano scomparsi, perciò Sam aveva potuto prendere tempo e rimandare ogni spiegazione.

Il giorno successivo, con grande gioia di Sam, Daniel rientrò a scuola. Il biondo lo salutò sfoderando uno dei suoi sorrisi più luminosi, poi si sedette al suo posto.
-Ciao! Allora, è successo qualcosa di interessante durante la mia assenza?- chiese allegro.
Sam lo osservò bene prima di rispondere, in quanto, dal giorno dell’aggressione da parte dei Dark, non l’aveva più visto. Notò che aveva un evidente taglio sul labbro inferiore ed altri sparsi sul volto; sul sopracciglio sinistro aveva dei punti.
-No, non è successo nulla di particolare...- disse infine Sam, cauto, poi aggiunse –Tu invece? Come stai?-
L’altro scoppiò in una risata limpida –E dai, basta chiedermelo! Ti ho già detto che sto bene! Osserva: ho solo un po’ di tagli qua e là, niente di più! E poi guarda- si sollevò il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte, mostrando una cicatrice –Questa credo che mi rimarrà per sempre, sarà il mio segno distintivo!- poi aggiunse -Dopo che abbiamo finito di messaggiare sono subito corso dal dottore che abita vicino a casa mia e gli ho detto che ero volato di faccia per terra e così lui mi ha sistemato- indicò i punti sul sopracciglio.
-Ah, perciò non gli hai detto la verità...- commentò Sam.
Daniel lo guardò per pochi istanti, poi il suo viso sorridente si incupì leggermente –No, non glielo detto. Conosce mia madre e di sicuro le avrebbe raccontato tutto. Sì, se te lo stai chiedendo neanche mia madre è al corrente. Lei non sa nulla dei Dark e di tutto il resto. Le ho raccontato la stessa balla che ho detto al dottore e le ho fatto un po’ di occhi dolci per farmi stare a casa -
Sam annuì appena –Lo stesso vale per me, alla mia non ho ancora raccontato niente e credo che non lo farò mai. Per lei la mia vita scolastica va a meraviglia...- fece un sorriso amaro, poi la sua espressione divenne triste e non aggiunse più nulla.
-Ehy, che ti prende?- chiese subito il biondo, essendosi accorto dell’improvviso cambiamento del giovane.
Sam non rispose subito, poi mormorò –Ecco, stavo solo pensando che...Se non vuoi più essere mio amico d’ora in avanti e prendere le mie distanze ti capisco. In fondo, se finito nei casini solo a causa mia...-
Daniel sgranò gli occhi, perplesso, poi scoppiò di nuovo a ridere. Sam, dal canto suo, si voltò a guardarlo esterrefatto.
-Ma dai!- riuscì a formulare il compagno, tra una risata e l’altra –Non dirai sul serio spero! Credi forse che voglia troncare l’amicizia che ho con te solo per quella cavolata? Ah, mi fai sganasciare!- e continuò a ridere, quasi fino alle lacrime.
Sam, colto alla sprovvista, provò a dire qualcosa, ma Daniel lo interruppe –Non dire niente, non serve. Comunque, ti posso assicurare che rispetto a prima non è cambiato nulla, fidati!-
L’altro lo guardò ancora un attimo, poi annuì, sorridendo. Più il tempo passava e più quel ragazzo continua a sorprenderlo.
-Ad ogni modo- esclamò il biondo cambiando discorso e considerando l’altro chiuso definitivamente –Mentre ero a casa mi è successa una cosa alquanto curiosa!-
Sam lo incitò a continuare, essendo particolarmente interessato. Cosa mai poteva essere successo a quello squinternato? Questa non se la voleva perdere.
-Allora, me ne stavo spaparanzato sul divano, quando all’improvviso squilla il telefono di casa. Io mi sono fiondato a rispondere, ma, cosa strana, quando alzo la cornetta non si sente niente, o per meglio dire, c’erano dei rumori in sottofondo, ma nessuno parlava! Ho detto per un bel po’ di volte pronto, quando alla fine mi hanno sbattuto il telefono in faccia!-
Sam inarcò un sopracciglio –Ah e cosa c’è di così esaltante in tutto ciò?-
Daniel assunse un’espressione altezzosa e rispose sicuro –Semplice, perché sono convinto che sia stata Chanel è fare quella telefonata!-
Per un pelo Sam non volò dalla sedia –Cosa?? Scusa, come fai ed esserne certo? E soprattutto perché avrebbe dovuto?-
-Perché è pazza di me, mi sembra logico! A proposito, ha fatto qualche considerazione quando si è accorta che non ero venuto a scuola?- domandò con gli occhi sognanti.
L’altro ci rifletté su. Sì, si ricordava bene quello che Chanel aveva detto. Parlando con la sua amica Jennifer aveva bofonchiato una sorta di “Oh, meno male che non c’è quello sfigato di Lipton a farmi la corte oggi! Speriamo che gli sia venuta la febbre e che se ne stia a casa una settimana!
-Mh, non ha detto niente...- lo informò, guardando altrove.
Di risposta, Daniel si voltò a guardare Chanel con un’espressione da pesce lesso.

Così, i giorni cominciarono a passare, alcuni più veloci, altri più lenti. Le giornate erano pressoché tutte uguali per Sam:  andava a scuola, subiva depresso le lezioni (tranne quella di Arte, dove tra l’altro aveva preso 10 e lode per il ritratto di Holly), passava la maggior parte del suo tempo con Daniel e da qualche tempo anche con Mark,  sopportava o almeno tentava di sopravvivere ai sempre più frequenti  tiri mancini dei Dark (i quali di recente si limitavano a brutti scherzi o mortificazioni psicologiche, in primis Kyda con l’orologio verde), faceva la strada di ritorno accodandosi ad altri compagni per evitare agguati, telefonava costantemente a Luke per aggiornarlo delle novità, litigava con Amber e mentiva a sua madre.
Fino a quando un giorno, esattamente tre settimane e mezzo da quando Sam aveva iniziato la nuova scuola, successe qualcosa di particolare.
Era una giornata molto piovosa, grigia ed umida, quando, durante un’ora della Symons, entrò in aula un ragazzo tutto trafelato. Aveva i capelli castano scuri leggermente mossi e gli occhi grigi, portava una semplice felpa cobalto e un paio di jeans chiari.
-Ebbene, Fears?- gracchiò la prof  indirizzandogli un’occhiata velenosa –Ti pare questo il modo di entrare? Non usa più bussare?-
-Mi scusi, professoressa- rispose il giovane, un po’ in imbarazzo. Era il rappresentante della classe a fianco e Sam aveva poche informazioni sul suo conto, sapeva solo che si chiamava Robert e che era un tipo estremamente brillante.
-Pazienza, per questa volta passi. Comunque, spero che tu ci abbia interrotto per un motivo più che valido- disse la Symons, grattandosi il naso.
-Sì, sono venuto ad informarvi del fatto che il professor Conway ci vuole urgentemente tutti in aula magna. Ha detto che vuole parlarci di un progetto...- spiegò Robert.
-Giusto, ora rammento...- commentò l’insegnante, ricordandosi all’improvviso di qualcosa –L’inizio del progetto è oggi...-
-Di che pvogetto pavla?- domandò Mark incuriosito.
-Lo saprai a tempo debito!- lo liquidò la prof, poi disse rivolgendosi a Robert –Forza Fears, facci strada! E per favore prendimi a braccetto, la mia gamba non è più quella di una volta-
Il giovane, tra l’imbarazzato e l’impacciato, acconsentì e affiancò la prof e i due si avviarono, precedendo la classe.
-Chissà che cosa ha elaborato la mente del prof Conway questa volta!- esclamò spensierato Daniel, chiudendosi alle spalle la porta verdina dell’aula.
-Non è ho la più pallida idea...- rispose Sam. Come al solito erano rimasti gli ultimi e una moltitudine di studenti delle varie classi stava dirigendosi verso l’aula magna, affollando il corridoio che vi conduceva.
Si accodarono al resto degli alluni, mentre Daniel continuava a blaterare tutto concitato sul misterioso progetto, senza guardare un minimo dove metteva i piedi ,ne chi ci fosse di fronte a lui, fino a quando il biondo non inciampò ignobilmente nei piedi di qualcuno che lo precedeva. Il ragazzo riuscì a mantenere l’equilibrio, al contrario della ragazza in cui era incespicato, la quale volò per terra. Il quadernetto di appunti giallo che teneva sottobraccio scivolò lungo il corridoio e suoi occhiali blu le caddero lì vicino.
Daniel, terribilmente mortificato, si affrettò a raccogliere il block notes e gli occhiali, dopodiché li porse alla giovane, rivolgendole un sorriso sincero e un po’ imbarazzato.
-Scusami, sono proprio un imbranato, non guardo mai dove metto i piedi, ehehe! Tieni, questi sono tuoi...-
La ragazza alzò lo sguardo e così Sam e Daniel scoprirono che si trattava di Hetty.  Lei piantò due occhi color jeans scolorito in quelli del biondo, che continuava a sorriderle impacciato, poi rapida spostò lo sguardo, afferrò i suoi effetti, bofonchiò qualcosa di indefinito e scomparve tra la massa.
Daniel sospirò –Inutile, proprio non mi sopporta, basta solo vedere come mi ha trattato...-
-Beh, in questo caso non aveva tutti i torti. Le sei inciampato addosso!- constatò Sam con una scrollatina di spalle.

Infine giunsero in prossimità dell’aula magna. Cosa mai poteva aver escogitato quel pazzoide del prof? Sam aveva quasi timore di scoprirlo. 
 
  
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