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Autore: Northern Isa    10/07/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 14

Quel pomeriggio, Roderick, Lamia e i gemelli Uchelgais erano usciti nel parco per provare alcuni incantesimi che avevano recentemente appreso da Lord Slytherin. Avrebbero voluto coinvolgere anche Baldric e Brayden, dato che quest’ultimo era quello che aveva un maggiore bisogno di esercitarsi. Il primo però era stato convocato dal Lord in persona; Roderick sapeva che di lì a poco avrebbe lasciato il castello, perciò sicuramente doveva fare le sue raccomandazioni al Caposcuola. Brayden invece, come aveva prognosticato all’inizio dell’anno, era già nei guai con le Antiche Rune, perciò era rimasto in biblioteca, a seppellirsi sotto una valanga di tomi.
Roderick, Lamia e i gemelli avevano duellato per un’ora buona, dopodiché si era sollevato un vento pungente e impetuoso che li aveva costretti a smettere.
«Io rientro al castello» comunicò Ruben, stringendo il collo di pelliccia del mantello sotto il suo mento sfuggente. Alef si dichiarò della stessa intenzione, ma Roderick disse che lui e Lamia sarebbero rimasti fuori un altro po’.
«Ma sei matto?» protestò la ragazza, quando i due Uchelgais erano ormai scomparsi alla vista. «Fa freddo, anche io voglio tornare al coperto.»
«D’accordo» acconsentì il giovane, sorridendo. «Ma non al castello.»
Vinse le sue proteste intrecciando le dita con quelle di lei, dopodiché la condusse verso i giardini di Lady Hufflepuff. Come ogni inverno, per proteggere le piante magiche dal vento e dal gelo, la strega li aveva circondati con delle protezioni trasparenti che sotto i raggi solari sembravano cristallo.  Il sole stava tramontando sul parco di Hogwarts, perciò non doveva perdere tempo se voleva mostrare alla ragazza quello che aveva in mente.
Superò, senza degnarlo di uno sguardo, il giardino nel quale quell’anno studiavano Erbologia e si fermò invece davanti a quello contenente le piante oggetto di attenzioni dei ragazzi di primo.
«Perché mi hai portata qui? Cosa c’è di tanto speciale?» protestò Lamia.
Se non l’avesse conosciuta così bene, probabilmente Roderick sarebbe stato smontato dalle sue parole. Invece aveva un’idea ben precisa in mente, e sapeva che, nonostante la sua riottosità iniziale, la sua promessa sposa l’avrebbe apprezzata. Con una mano sollevò un lembo della protezione incantata che circondava le aiuole, poi, sempre stringendo le sue dita, condusse la strega all’interno. La sensazione di piacevole calore che li avvolse fu immediata e stridente con il vento gelido che soffiava fuori. Sotto quella specie di cupola trasparente, sembrava che il cielo sovrastante fosse più terso. I raggi del sole morente aranciavano i contorni delle piante e dei fiori cresciuti intorno a loro, le cui corolle sprigionavano un profumo intenso.
«Ricordi le margherite danzanti che ti erano piaciute durante il primo anno?» disse Roderick, distraendo Lamia dal momento di contemplazione in cui era caduta. Lei annuì e il ragazzo la condusse davanti ad alcuni cespugli di fiorellini bianchi con il cuore dorato che si muovevano leggermente, come sospinti dalla brezza, anche se non soffiava nemmeno un alito di vento. Quando si fermarono davanti a loro, le margherite produssero dei flebili versi simili a mugolii.
«Si sono riprese!» esclamò Lamia con un ampio sorriso.
Le piante si erano ammalate e Lady Hufflepuff aveva sostenuto che probabilmente non avrebbe potuto far altro che estirparle. Invece eccole adesso, più rigogliose di prima. Roderick l’aveva scoperto ascoltando l’insegnante di Erbologia comunicarlo ad alcuni studenti del primo anno, e subito aveva pensato che la cosa avrebbe potuto far piacere a Lamia. Inoltre era alla ricerca di un’occasione per stare un po’ da solo con lei, e i giardini di Lady Hufflepuff gli erano sembrati un bel posto.
Lamia stava ancora contemplando le margherite, quando Roderick aggirò silenziosamente la sua figura e le posò le mani sulle spalle. Scostò leggermente il tessuto del suo mantello e posò le sue labbra sulla pelle del collo di lei.
I due ragazzi rientrarono al castello in tempo per la cena, ma, quando incontrarono Baldric, lo scoprirono di pessimo umore.
«Roderick, si può sapere dove diavolo eri finito?» iniziò a inveire il barone appena li incontrò in Sala Grande, guadagnandosi le occhiate stranite di un gruppetto di allieve di Lady Ravenclaw del primo anno.
L’amico, aggrottò le sopracciglia, infastidito prima dal fatto che Baldric aveva usato il suo nome per esteso – cosa che faceva raramente –, poi dal tono di rimprovero che aveva usato.
«Eravamo ai giardini di Lady Hufflepuff… Non capisco perché ti scaldi così tanto.»
Il barone sollevò il labbro superiore in modo da scoprire i suoi denti.
«Non capisci? Lord Slytherin non è al castello, la responsabilità di voi studenti è sulle mie spalle.»
Roderick sgranò gli occhi, per poi risentirsi. Si voltò verso i gruppi di studenti, già seduti intorno ai quattro tavoli, allargò le braccia ed esclamò, badando di farsi sentire da tutti.
«Udite, udite! Inchiniamoci tutti davanti a quel grand’uomo del barone Redslaught!»
Tacque quando sentì qualcosa urtare contro il suo braccio. Scoprì che era stata Lamia a colpirlo; la ragazza si stava nervosamente infilando una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed evitava di incrociare il suo sguardo tenendo gli occhi bassi.
«Smettila, Rod» sussurrò, a disagio. Lanciò uno sguardo al tavolo dei maestri, che per fortuna era ancora vuoto.
«Già, smettila» ordinò Baldric, con il volto contratto. «Altrimenti sarò costretto a fare un rapporto a Lord Slytherin sul tuo comportamento.»
Roderick rise. La considerazione che il Capocasa nutriva per lui non era un mistero per nessuno, e lui voleva ricordarlo a Baldric dimostrandosi spavaldo. In cuor suo però non lo era affatto: proprio perché aveva una buona reputazione presso il suo futuro suocero, non voleva rischiare di rovinarla. Per questo, nonostante continuasse a osservare l’amico quasi a volerlo sfidare a continuare su quella linea, non ribatté nulla. Dal canto suo, Baldric gli stava inviando un’occhiata truce. In quel momento, Lord Gryffindor e Lady Ravenclaw fecero il loro ingresso in Sala Grande, perciò i due ragazzi distolsero lo sguardo e si avviarono in buon ordine verso il loro tavolo. Si stavano sedendo, quando Baldric colpì il legno con un pugno violento e repentino, facendo sobbalzare diversi studenti intorno a lui.
Gli allievi di Lord Slytherin consumarono la cena in silenzio, alcuni muovevano le posate con tanta accortezza che sembravano aver paura di provocare un altro scatto d’ira nel loro Caposcuola.
Terminato di cenare, gli studenti raggiunsero la loro Sala Comune nei sotterranei. Baldric non si intrattenne come al solito con gli alti intorno al camino, ma si infilò nel dormitorio senza una parola.
«Ha veramente esagerato» sussurrò Roderick all’orecchio di Lamia, in commento al comportamento dell’amico. «Siamo rientrati che non era neanche ora di cena! Che ritardo poteva mai essere?»
«Tu hai esagerato, Rod.» Sorpreso, il ragazzo sollevò le sopracciglia. «Non dovevi canzonarlo pubblicamente in quel modo.»
«Ma hai sentito cosa mi ha detto appena mi ha visto? Non è la mia balia» soffiò il mago.
Sulle prime, sembrò che la ragazza non avesse intenzione di rispondere. Poi puntò le mani sui fianchi e disse:
«Sai perché gli hai risposto in quel modo? Non perché ti ha dato fastidio il modo in cui Baldric si è rivolto a te, ma perché è dall’inizio dell’anno che sei invidioso marcio perché mio padre ha nominato Caposcuola lui anziché te. E ora scusami, sono molto stanca, vado a letto.»
La strega si dileguò prima che Roderick potesse ribattere, sparendo subito dopo dietro la soglia scura della porta.
Circondato da compagni intenti a scherzare e a giocare a Scacchi Magici, il ragazzo si accasciò su uno dei divani in pelle nera, tenendosi la testa tra le mani.
Lamia aveva tenuto il muso a Baldric per quasi un anno perché era diventato Prefetto al posto suo, non era nella posizione di criticarlo. Anche se aveva ragione, disse a se stesso con astio, era convinto di meritare quell’incarico più di Baldric. A volte, quando formulava quel pensiero, si sentiva in colpa perché aveva l’impressione di tradire l’amico. Ad ogni modo non ce l’aveva con lui, ma con Lord Slytherin, che era stato ingiusto nei suoi confronti. Non c’era nulla che potesse fare con lui, ma non era così impotente nei riguardi di Baldric. L’indomani, concluse alzandosi e dirigendosi verso il dormitorio, si sarebbe scusato per il suo comportamento, nella speranza che tutto sarebbe tornato come prima.
Il risveglio nel dormitorio maschile degli allievi di Lord Slytherin non fu il più caloroso possibile. Brayden era avvilito per i brutti voti che Lady Hufflepuff gli aveva assegnato, Ruben si era raffreddato durante l’allenamento nel parco e non la smetteva di lamentarsi del suo naso gocciolante, Alef era insolitamente taciturno. Roderick e Baldric, dal canto loro, erano ancora in freddo dalla discussione della sera prima.
I loro compagni lasciarono il dormitorio appena furono pronti, il barone sarebbe stato il primo a uscire se Roderick non l’avesse trattenuto.
«Che vuoi?» gli domandò rudemente quando furono rimasti soli.
Il giovane Ravenclaw contrasse i muscoli della mascella, irritato, ma si sforzò di mantenere un tono neutro nel rispondergli.
«Chiederti scusa per ieri.»
Baldric incrociò le braccia sul petto e sbuffò.
«Per essere arrivato in ritardo o per avermi parlato come un fottuto idiota?»
Roderick non era esattamente la persona abituata a domandare scusa, e il Caposcuola non lo stava di certo aiutando. Però quel testone era il suo migliore amico, detestava l’idea di mandare alle ortiche un’amicizia di anni. Perciò si morse la lingua e rispose:
«Per entrambe le cose.»
Baldric continuò a scrutarlo in cagnesco per qualche istante, poi distese l’espressione e sciolse le braccia.
«D’accordo. Mettiamoci una pietra sopra.» Roderick fu sorpreso per come il diverbio si fosse concluso rapidamente e senza morti e feriti. «Ma se ci riprovi, ti ammazzo» concluse il barone mentre uscivano dalla Sala Comune.
Ah, ecco. Stava sorridendo, la questione era definitivamente risolta.
O lo sarebbe stata, se non fosse stato per Lord Slytherin. Roderick non era più arrabbiato con Baldric, né quest’ultimo lo era con lui, però il ragazzo non riusciva a togliersi dalla testa la delusione per non essere stato scelto come Caposcuola. Quella nomina avrebbe significato molto per lui. Lord Slytherin aveva promesso di scortarlo lungo la strada verso la grandezza, gli aveva mentito? O era successo qualcosa che aveva diminuito l’affetto che nutriva per lui?
Roderick aveva continuato a porsi quei quesiti nei giorni successivi, finché, al termine di una lezione di Incantesimi, proprio Lord Slytherin gli aveva fatto segno di rimanere. I suoi amici avevano dato una mano a riordinare i materiali utilizzati per la lezione, dopodiché, su indicazione di Roderick, erano usciti nel corridoio, assicurandogli di tenere un posto per lui alla successiva lezione di Pozioni.
Roderick era rimasto in piedi accanto alla cattedra del Capocasa, paziente e silenzioso, ma questi non l’aveva degnato di uno sguardo per i minuti successivi, impegnato com’era a scrivere su una pergamena quelle che avevano tutto l’aspetto di valutazioni provvisorie sulle prove degli studenti. Quando finalmente sollevò lo sguardo dalla carta, sembrò accorgersi solo in quel momento che l’allievo era ancora lì.
«Volevate parlarmi, mio signore?» domandò educatamente questi.
«Sì» rispose il Lord, posando la penna sul piano del tavolo e concentrando l’attenzione sul ragazzo. «Non abbiamo ancora avuto occasione di parlarci a quattr’occhi. Ti sarai aspettato di diventare Caposcuola, immagino.»
Come al solito, Lord Slytherin evitava giri di parole. Roderick rifletté su cosa rispondere: non voleva apparire presuntuoso, ma non poteva neanche negare qualcosa che il Capocasa aveva intuito da sé. Alla fine annuì brevemente.
«La mia decisione ti avrà deluso, e me ne dispiaccio. Ma fidati di me, Roderick, quando ti dico che ho in mente qualcosa per te di gran lunga più importante di un ruolo scolastico.»
Il ragazzo taceva, senza sapere cosa rispondere. Era curioso di sapere a cosa si riferisse Lord Slytherin, ma non voleva sollecitarlo a parlare per non risultare sgarbato. Nonostante il mistero, le parole del mago avevano acceso qualcosa all’interno del suo petto che sembrava farlo respirare meglio.
«È ancora presto» continuò il Fondatore. «Aspettati delle indicazioni da me quando sarà il momento.»
Quella sera, Roderick si infilò a letto con un gran senso di leggerezza addosso. Aveva avuto paura che Lord Slytherin avesse iniziato a preferire Baldric a lui, ma ora sapeva che non era vero. Inoltre l’idea che questi avesse una sorta di missione in serbo per lui lo riempiva di sovreccitata attesa. Per questa ragione riuscì ad assopirsi molto tardi. Quando si sentì scuotere e dovette aprire gli occhi, gli sembrò che si fosse addormentato solo pochi minuti prima.
«Muoviti, Rod» gli disse Baldric, allontanandosi dal letto a baldacchino che conteneva l’amico, per riprendere a vestirsi. Anche Brayden, Alef e Ruben stavano finendo di prepararsi al lume di un mozzicone di candela, l’unico bagliore che illuminava il dormitorio. Solo quando tutti e quattro giunsero in Sala Comune, per ritrovarsi con i loro compagni del settimo anno, raccolti intorno a Lord Slytherin, Roderick si rese conto che probabilmente non era mattina.
«Vi ho fatti svegliare a quest’ora di notte» confermò il Fondatore, scrutando i volti assonnati dei suoi allievi uno per uno, «perché ho in mente delle esercitazioni molto particolari per voi, delle quali i miei illustri colleghi non sono a conoscenza.»
I ragazzi iniziarono a guardarsi l’un l’altro, alcuni con espressioni confuse, altri avevano già cominciato a bisbigliare in tono eccitato, quando il Capocasa li fece tacere con un gesto della mano.
«Naturalmente non dovrete mai parlare del luogo in cui vi condurrò, né delle attività che svolgeremo. Confido in voi, ma, per maggiore sicurezza, ricorreremo a un Voto Infrangibile.»
Lamia sollevò lo sguardo sul suo promesso sposo nella speranza di ricevere una rassicurazione, ma poi obbedì, come tutti gli altri, quando Lord Slytherin ordinò loro di posare le mani sulla sua.
L’unico a rimanere un po’ in disparte fu un ragazzo corpulento che Roderick riconobbe come Fabian Farley. L’ex Caposcuola aveva la bacchetta in pugno e aspettava pazientemente che tutti si sistemassero: avrebbe assistito all’incantesimo in qualità di Sugello.
Quando tutte le mani furono sulla sua, Lord Slytherin parlò.
«Miei fedeli allievi, volete voi apprendere i miei segreti, per mantenerli tali?»
«Lo vogliamo» risposero gli studenti, ancora un po’ incerti e agitati.
Una fiamma brillante e sottile sgorgò dalla punta della bacchetta di Farley, per andare ad avvolgere il groviglio di mani.
«E volete voi scoprire l’ubicazione della Camera dei Segreti, per non rivelarla mai a nessuno?»
«Lo vogliamo!» ripeterono, questa volta con un tono più saldo.
Un secondo filamento incandescente andò a unirsi agli altri.
«Bene» disse il Capocasa con tono casuale. «Ricordo a tutti che lo scioglimento del Voto Infrangibile comporta la morte. Ora, se volete seguirmi…»
Senza una parola, gli studenti del settimo anno si incolonnarono dietro il loro Capocasa e lasciarono i sotterranei. Roderick aveva girovagato più volte per il castello deserto e illuminato solo da poche torce e dalla luce delle stelle che filtrava dalle finestre, ma mai come quella volta aveva avuto l’impressione di fare qualcosa di proibito.
Lord Slytherin li condusse attraverso due rampe di scale e diversi corridoi, senza imbattersi né in Pix, né in nessun altro. Quando raggiunse una porta di legno, lucida come tutte le altre, si fermò, sollevò la bacchetta e questa ruotò silenziosamente sui cardini. Roderick entrò, insieme ai suoi compagni, in una sala piuttosto piccola, che li conteneva a malapena tutti. Non c’erano torce appese alle pareti, perciò i ragazzi dovettero accedere le punte delle bacchette con l’incantesimo Lumos per poter osservare meglio il luogo. Ad un’occhiata poco più approfondita, Roderick si accorse che, accatastati contro una parete, c’erano alcuni resti di mobilia vecchia e rotta. Cosa c’era di speciale in quella stanza, che per essere scoperto abbisognava di un Voto Infrangibile? Probabilmente anche gli altri studenti si stavano ponendo la stessa domanda, perché avevano iniziato a bisbigliare. Lord Slytherin li mise a tacere con un secco gesto della mano, per poi ordinare loro di accalcarsi lungo le pareti. Quando obbedirono, i ragazzi si resero conto che al centro del pavimento, quasi invisibile tra le pietre che lo componevano, c’era una botola. Un altro colpo di bacchetta da parte del Fondatore e un sussurro in Serpentese, e questa si aprì, svelando una gola nera che odorava di umidità. Lord Slytherin guidò i suoi allievi nella discesa nell’oscurità, attraverso alcuni corridoi che sembravano interrarsi sempre di più. Più volte il Capocasa dovette alzare la bacchetta, probabilmente per spezzare incantesimi a protezione del suo segreto che solo lui riusciva ad identificare, finché non si trovarono in un ambiente enorme, dominato da alcune pesanti colonne di pietra, intorno alle quali si attorcigliavano serpenti dello stesso materiale.
«Benvenuti nella Camera dei Segreti» esordì la voce cavernosa di Lord Slytherin.



NdA: 
mini momento di intimità tra Lamia e Roddy. L’ho voluto inserire perché finora ho scritto che si erano dati solo un bacino. Siamo nel medioevo e siamo a scuola, perciò non succede niente di che – ho descritto volutamente un bacio sul collo perché mi sembra delicato – però Roddy è un maschietto, e sappiamo come sono fatti i maschietti.
La lite tra Baldric e Roderick mi sembra una cosa normale tra amici. Mi è servita inoltre per evidenziare il temperamento del Barone Sanguinario e la gelosia di Roderick.
Ho pensato che non bastasse fare il mignolin giurello con gli studenti affinché questi non rivelassero l’esistenza della Camera dei Segreti, sebbene gli Slytherin mi sembrano fedeli tra di loro. Quindi gli ho fatto fare un simpatico Voto Infrangibile, che mi sembra un metodo ragionevole con cui mantenere il segreto. Più tardi la notizia circolò il tanto che bastava per tramutarsi in leggenda, ma potrebbe essere perché Salazar non era più a scuola e non tartassava più gli studenti col Voto Infrangibile.
Sempre su Pottermore c’è scritto che originariamente l’ingresso della Camera dei Segreti era altrove, ed era costituito da una botola e da una serie di gallerie magiche. “Ci sono prove evidenti che la Camera venne aperta più di una volta nel periodo compreso tra la morte di Serpeverde e l'ingresso a scuola di Tom Riddle nel ventesimo secolo. Non appena creata, l'accesso alla Camera avveniva attraverso una botola segreta e una serie di gallerie magiche. Tuttavia, quando nel diciottesimo secolo il sistema di tubazioni di Hogwarts divenne più elaborato (questo è un raro caso di maghi che copiano i Babbani, perché sino ad allora andavano al bagno ovunque si trovassero, facendo scomparire ogni traccia dei loro bisogni), l'entrata alla Camera fu messa in pericolo e quindi venne spostata in un bagno. La presenza a quel tempo nella scuola di uno studente di nome Corvinus Gaunt - discendente diretto di Serpeverde e predecessore di Tom Riddle - spiega come la semplice botola fosse segretamente protetta, in modo che coloro che sapevano come fare potessero continuare ad accedere alla Camera anche dopo che un nuovo impianto idraulico era stato posizionato sopra di essa.”


 
   
 
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