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Autore: Rurue    11/07/2014    1 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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No matter what we breed
We still are made of greed
This is my kingdom come
This is my kingdom come
When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
                   - Demons; Imagine Dragons -
                                               
                                                              
                                                             Capitolo Sedicesimo
Mancava poco tempo a Capodanno e, quindi, al compleanno di Tom.

Purtroppo io non avrei potuto parteciparvi, perchè sarei partita prima. Non avevo alcuna voglia di partire e tornare a lavoro e, per quanto a Hogwarts non ci fosse molto da fare, funzionava molto bene come “Giardino Zen”. Almeno finchè non fossero tornati tutti gli studenti, allora si che sarebbe stato caotico.

 

A smorzare un po' il disappunto per il ritorno alla vita normale, c'era l'eccitazione di andare a vivere da Rox. Poteva sembrare sciocco essere così contenta per una cosa del genere – o almeno questa era l'opinione di Tom – ma era una nuova esperienza per me ed il passo più vicino all'indipendenza che avessi mai fatto.

Non che fossi poi molto “dipendente” dai miei genitori, si trattava più che altro di un'indipendenza psicologica.

 

In proposito ai miei genitori, Tom mi aveva svelato di essere rimasto piuttosto confuso dal comportamento di mia madre riguardo l'aggressione che avevo subito dalla Dorsey.

Dal suo comportamento era sembrato che fosse davvero preoccupata per quello che sarebbe potuto succedermi in seguito e quindi aveva tanto insistito perchè la ragazza venisse espulsa.

 

Avevo dovuto spiegargli che la sua non era reale preoccupazione, ma quello che persone come Dippett o Silente si sarebbero aspettate da una madre per una figlia, quindi aveva fatto la parte della madre apprensiva. Tra l'altro, se realmente la Dorsey fosse rimasta e avesse tentato di nuovo di farmi del male, la cosa si sarebbe sicuramente venuta a sapere e Josephine non voleva assolutamente scandali nella sua famiglia.

 

Sbuffai sconsolata, lasciandomi cadere su una delle morbide poltrone della mia camera. Fissai con astio la valigia spalancata a pochi metri dai miei piedi che sembrava essere scoppiata: il suo contenuto era per gran parte riversato sulla moquette o gettato sul letto, il resto era ancora nella valigia, ma completamente disfatto.

 

Passai una mano sulla fronte, tirando indietro i capelli ancora umidi per il bagno che avevo fatto poco prima. Socchiusi gli occhi, appoggiando la nuca allo schienale imbottito e mi lasciai sfuggire un pesante sospiro.

 

Vidi Eponine saltare sull'altra poltrona e guardarmi con aria incuriosita. Miagolò.

 

<< Ti odio, 'Ponine. >> dissi, come se con quel miagolio mi avesse detto che avrei dovuto vestirmi. Il gatto scrollò la testa e sbadigliò, accoccolandosi su se stessa.

 

Riportai lo sguardo nel vuoto.

 

Nel silenzio più totale i lievi rintocchi dell'orologio a dondolo della stanza mi rimbombarono nella testa. Voltai lo sguardo verso l'oggetto e non riuscii a soffocare un'imprecazione: le otto e mezza.

Come se mi avessero letto nel pensiero, qualcuno bussò alla porta.

 

Mi alzai, stringendomi nella vestaglia, e mi diressi verso l'origine del rumore. Aprii uno spiraglio di pochi centimetri per controllare chi fosse. In realtà già lo sapevo, però dovevo controllare. Richiusi la porta.

 

<< Non entrerai. >> decisi, appoggiando la schiena alla porta.

 

<< Non fare la ragazzina, Em! Fammi entrare! >>

 

<< No >>

 

<< Giuro che schianto la porta. >> continuò la voce bussando con violenza << A..ke..mi!! >> urlò.

 

Alla fine mi arresi, perchè sapevo che rischiavo di fargliela sfondare sul serio con uno schiantesimo, così mi spostai e lasciai entrare Druella controvoglia.

 

<< Taci. >> le intimai prima che potesse aprire bocca e commentare il casino della mia stanza. Infatti la vidi guardarsi attorno con aria inorridita, ma fece come le avevo chiesto.

 

<< Non ti sei ancora preparata! >> mi accusò.

 

<< Sei in anticipo >> tentai inutilmente di giustificarmi.

 

La ragazza, infatti, mi lanciò un'occhiata scettica. Sbuffai << Non rompere, Ella. Io neanche ci volevo venire a questa stupida festa di Natale. >> Incrociai le braccia al petto, osservandola nel suo lungo vestito azzurro. Era accollato davanti ma scollato sulla schiena, le maniche larghe e lunghe scendevano fino alle ginocchia.

Le stava davvero bene e, fosse stato più scuro, le avrebbe reso una seria aria da strega.

 

Beh, almeno è azzeccato..

 

<< Non ho idea di cosa mettermi, tra l'altro non è che sia propriamente fornita di abiti eleganti.. >>

Lei scrollò le spalle << Non sei mica obbligata a vestirti elegante, sai? >>

 

Alzai un sopracciglio, con palese scetticismo. Lei capì il sottointeso e sospirò << D'accordo, saranno tutti eleganti, ma non ci credo che tu non abbia nulla di adatto. Che poi se me lo avessi detto prima ti avrei prestato qualcosa io! >>

 

<< Già peccato che Tom abbia deciso di invitarmi tre ore fa! Io avevo sperato che quest'anno mi avrebbe graziata.. >>

La maga sbuffò alle mie lamentele, sfoderò la bacchetta e la puntò sulla massa di vestiti sparsa per la stanza.

Borbottò una qualche formula e tutti gli indumenti presero a piegarsi da soli, sistemandosi ordinatamente sul letto.

 

<< Comodo.. >> mormorai, pensando a quanto ci volesse poco per un mago riordinare la propria stanza.

Ella si avvicinò al letto, passando in rassegna tutti i vestiti in mio possesso.

 

<< Sicuramente non puoi metterti i mocassini, quindi per esclusione prendi le scarpe nere. >> disse, indicandole. Dopo un po' arrivò la sentenza << Quello. >> decise. Prese il vestito rosso che mi aveva regalato Beth e me lo passò.

Non osai protestare ed iniziai a vestirmi.

 

Quel vestito era i Beth quando era ancora adolescente, poi però le spiaceva buttarlo perchè non le stava più, quindi lo aveva regalato a me.

Era rosso bordeaux, di velluto. La gonna arrivava morbida poco sotto le ginocchia, all'altezza del seno c'era una specie d'incrocio che creava uno scollo a cuore. Le maniche avevano uno sbuffo non molto pronunciato e coprivano metà avambraccio.

Quando finii di vestirmi, la lasciai giocare con i miei capelli; li pettinò e li acconciò con l'aiuto della bacchetta, come se fossi una bambola. Sorrisi alla sua espressione soddisfatta quando ripose l'arnese nella borsa e annuì convinta.

 

<< Resta comunque il fatto che non volessi venire. >> ribadii, borbottando.

 

<< Ti tocca, avresti potuto rifiutare. >>

 

Si, e piantare in asso Tom così? Già è abbastanza contrariato dal fatto che non possa restare per il suo compleanno.

Pensai, ma restai in silenzio.

Salutai ad alta voce Eponine che, però, non diede alcun segno di vita.

 

Dorme. Nella prossima vita faccio il gatto e saluti a tutti quanti. Quella si che è una vita degna di tale nome.

 

Uscimmo dalla stanza e ci incamminammo verso la sala che avrebbe ospitato l'evento Natalizio. Olivia non sarebbe stata presente: aveva sempre odiato sia la materia Pozioni che l'uomo che la insegnava: Horace Lumacorno. Essendo ricambiata in quel sentimento d'astio, mai e poi mai Lumacorno l'avrebbe invitata ad uno dei suoi “festini”.

 

Percorremmo un'infinità di corridoi. All'apparenza erano tutti uguali, ma avevano evidentemente qualche particolarità che li distingueva l'uno dall'altro poiché la Rosier proseguiva spedita, sicura della strada.

 

Avevo sempre considerato Hogwarts una scuola infernale. Non solo per il suo essere una scuola piena di quegli esseri supponenti e insopportabili che mi ritenevano una “Traditrice del mio sangue” (e Tom non si salvava), ma anche per la sua labirintica struttura. Io già avevo problemi nell'orientarmi quando la strada era sempre uguale, ma se poi le scale cambiavano pure direzione!

 

La festa si stava svolgendo nella stessa grossa sala degli anni precedenti. Non ero mai riuscita a ritrovarla durante la giornata senza una festa in corso, ma i motivi che avrebbero potuto spiegare i miei fallimenti erano fin troppi, due dei quali il mio scarso – inesistente – senso dell'orientamento e la magia (era infatti probabile che la sala venisse ingrandita durante eventi del genere).

 

Il posto era illuminato da grossi lampadari di cristallo che scendevano dal tetto e da alcuni globi luminescenti che fluttuavano placidamente per aria.

 

Nel mezzo della stanza erano allestiti alcuni tavoli circolari strapieni di cibo. Io stavo morendo di fame, per cui Druella dovette darmi una piccola gomitata sul fianco per rimettermi in riga e dirmi di non puntarli con la bava alla bocca.

 

La festa era molto simile alle altre due a cui avevo partecipato. Tom mi aveva invitata tutti e cinque gli anni, ma i primi due avevo preferito dargli buca: odiavo le feste. Non che adesso mi piacessero, ma avevo imparato ad essere più tollerante e diplomatica.

Druella raggiunse il suo ragazzo, che era già arrivato. Io cercai Tom con lo sguardo, trovandolo quasi immediatamente; era intento a parlare con il professore insieme ad un altro paio di studenti.

 

Non mi avvicinai.

 

<< Em! >> sentii qualcuno chiamarmi. Mi voltai, trovandomi davanti ad un'annoiata Minerva ed un allegro Weasley.

 

<< Ragazzi! >> esclamai, sollevata nel vedere due facce amiche.

Li squadrai velocemente, soffermandomi un po' troppo sul completo del ragazzo. Con tranquillità, spostai il dorso della mia mano davanti alle mie labbra, per nascondere un sorriso piuttosto malevolo.

 

<< Sept, come sei.. elegante.. >> non gli sfuggì la lieve nota interrogativa e divertita nella mia voce. Septimus portava un completo da cerimonia molto cerimonioso. Aveva un lungo mantello marrone con le maniche e il colletto decorati da merletti piuttosto voluminosi.

 

Alle mie parole Minerva voltò lo sguardo verso un'altra parte della sala, le labbra assottigliate e tirate nel trattenere un sorrisetto. L'altro, invece, perse il suo, di sorriso, assumendo un'aria sconsolata.

 

Trattenni con fatica una risata che sarebbe stata sguaiata, mentre la grifondoro dava una piccola pacca consolatoria sulla spalla del ragazzo.

 

<< Dai, non ti abbattere, sei solo più elegante degli altri. >> tentò una rassicurazione, ma l'altro sbuffò << No, sono ridicolo, è diverso. >>

 

Per salvare la faccia sia a me che a Minerva – che altrimenti saremmo scoppiate a ridere da un momento all'altro, mostrando davvero poco tatto – cambiai discorso << Pensavo che fosse Noel quello bravo in pozioni, non te. >> in realtà non mi ci era voluto molto a capire che quella invitata dal professore era Minerva e che Septimus era stato invitato, a sua volta, dalla ragazza. Però non riuscii davvero a trovare un altra affermazione da fare per spostare l'attenzione dal completo di Septimus.

 

<< Infatti c'è anche Noel. >> rispose la ragazza << Septimus l'ho invitato io. >> aggiunse, confermando la mia ipotesi.

 

<< E comunque nella parte teorica non sono così tremendo. >> il rosso tentò di difendere il suo orgoglio solo per venire crudelmente stroncato.

 

<< Perchè, c'è una parte teorica in Pozioni? >> gli chiesi, apparentemente con innocenza, ma con l'esatto intento di vedere le reazioni che, come mi aspettavo, ebbero; infatti la mia domanda fece ridacchiare la McGranitt, mentre le orecchie del Weasley prendevano fuoco.

 

<< Se te la cavi discretamente è solo perchè ti aiuto io. >> lo zittì la grifondoro, facendolo arrossire ancora di più.

C'erano poche regole da tenere a mente in quella scuola. Una di quelle era di non tentare di battere a parole o intelligenza Minerva McGranitt se non si voleva uscirne brutalmente sconfitti prima ancora di tentare.

 

Ovviamente, però, come per ogni regola, anche quella aveva un'eccezione: Tom Riddle.

 

Quel fatto si risolveva molto semplicemente, poiché entrambi si evitavano il più possibile. Minerva era più grande di Tom, eppure era risaputo in tutta la scuola che tra i due ci fosse una non dichiarata competizione, condita da una nascosta ammirazione reciproca.

 

<< Akemi. >> riconobbi il tono secco di Tom e mi volta, trovandolo accanto a me. Sorrisi.

 

<< Wow, sei stato rilasciato in tempo record. >> commentai << Di solito ti tiene inchiodato alle sue chiacchiere per quasi un'ora. >>

 

<< Ho un'intera serata da passare qui dentro, credi davvero che mi lascerà in pace così facilmente? >> domandò retorico.

 

Lo vidi lanciare un'occhiata a Septimus, senza però lasciar trasparire alcuna emozione, se non altezzosa apatia. Poi spostò la sua attenzione su Minerva.

 

Fece sorriso appena accennato difficile da decifrare, ma che aveva ben poco di un normale sorriso cortese. Era una specie di sorriso di circostanza, furbo.

 

<< McGranitt. >> la apostrofò accennando ad una piccola riverenza.

 

<< Riddle. >> rispose glaciale, senza rispondere al sorriso e tantomeno alla riverenza.

 

Presi Tom per un braccio, salutando brevemente gli altri due, e lo feci allontanare sapendo che farlo restare vicino a loro non si sarebbe rivelata un'idea geniale.

 

<< Cos'è, ci siamo dati ai sorrisi perversi? >> chiesi con ironia, lui non mi rispose, come ignorò il mio successivo rimbrotto in cui gli dicevo che era stato scortese a non salutare Septimus.

 

Sospirai << Si può sapere dove diavolo ti sei cacciato oggi pomeriggio? Sei scomparso! >>

 

L'espressione di Tom s'incupì bruscamente << Cercavo la Dama Grigia >>

 

Aggrottai le sopracciglia, senza capire dove volesse arrivare. Lui capì << é scomparsa, non riesco più a trovarla. >>

Ghignai << Beh, è un fantasma: lasciala fare il suo lavoro ogni tanto, no? >>

 

<< Non è divertente. >> rispose seccato.

 

Alzai gli occhi al cielo, con rassegnazione << Se dovevi fare l'antipatico avresti potuto dirmelo con anticipo, mi sarei evitata il divertimento. >> commentai con la voce pregna d'ironia, facendo un gesto con il braccio libero che voleva indicare l'intera stanza, l'intera festa, l'intera situazione.

Dal gruppetto davanti a noi si voltò una persona che riconobbi immediatamente come Noel Carrow.

 

<< Ah, Aramaki. Mi sembrava di aver sentito la tua voce. >> Il suo sguardo si posò su Tom, ma poi tornò su di me. Ricambiai il saluto.

 

<< Oh, per Merlino! Era ora che cambiassero melodia. >> disse con sollievo, quando la musica nella sala cambiò.

 

Io risi, divertita dal suo “per Merlino”. I maghi usavano spesso esclamazioni di quel genere e io trovavo la cosa piuttosto bizzarra.

La considerazione del ragazzo mi fece venire un'idea.

 

<< Noel.. >> lo chiamai, sfilando la mano da sotto il braccio di Tom e intrecciando le dita dietro la schiena. Lo sguardo del ragazzo, che stava vagando per la sala, tornò su di me.

 

Gli sorrisi << Ti va di ballare? >>

Lui mi squadrò con sospetto, rispondendomi con un sorriso sghembo << Se al tuo cavaliere sta bene. >> disse, rivolto al serpeverde.

Tom mi prese per un braccio, facendomi arretrare di qualche passo.

 

<< Che stai facendo? >> mormorò tra i denti, in modo tale che lo potessi sentire solo io.

 

<< Cerco di divertirmi mentre a te passa il malumore. >> risposi alla stessa maniera, liberandomi con delicatezza dalla sua presa e avviandomi verso l'improvvisata pista da ballo, dove già altre coppie stavano danzando, chi con leggiadria, chi con molto impaccio.

 

<< Non ti facevo una che sa ballare. >> considerò il mio compagno di danze, mettendomi la mano sul fianco.

 

<< Ci sono cose che tocca saper fare, se discendi da una ricca famiglia di maghi purosangue. >> risposi, perfettamente consapevole che quella fosse anche la sua condizione familiare. Infatti, sbirciando il suo viso, lo vidi fare un sorriso amareggiato

<< Touché >> fu costretto ad ammettere.

Anche Noel, come me, veniva a volte chiamato Traditore del proprio sangue”. Solo perchè era un grifondoro; l'unico in una famiglia di Serpi.

La sua situazione era peggiorata quando aveva scelto un Weasley come compagnia prediletta.

 

Noel mi rivelò il suo stupore alla mia richiesta, credeva che la cosa avrebbe potuto irritare non poco il Lord.

Usò il soprannome con ironia, ma intuii che infastidire Tom Riddle era una cosa che avrebbe piacevolmente evitato.

La mia risposta, invece, fu che irritarlo rientrava tra i miei hobby personali, nonostante fosse un hobby poco compreso da tutti gli altri.

 

<< Noel >> iniziai, un po' titubante.

Mi fece finire la giravolta prima di incitarmi a continuare.

 

<< Sei mai stato nella Sala Comune dei Corvonero? >>

 

Lui aggrottò lievemente le sopracciglia prima di rispondere << Si, perchè? >>

Ponderai la risposta, indecisa tra l'inventare qualcosa o dire semplicemente la verità.

Alla fine optai per l'omissione di particolari << So che c'è una statua della Corvonero e mi sarebbe piaciuto vederla. >>

 

Il ragazzo scoppiò a ridere.

 

<< Hai finito? >> gli chiesi, seccata perchè non riuscivo a capire il motivo della sua ilarità.

 

<< Sai Em, ogni volta che ho a che fare con te scopro qualcosa che distrugge l'idea di te che mi ero fatto la volta precedente. >>

Abbandonai l'espressione corrucciata per fare un sorriso sornione << E sentiamo, che idea ti saresti fatto di me, stavolta >>

 

<< Ora non lo so. Però ci sono state parecchie versioni. Una di queste ti vedeva come una subdola serpeverde con un cervello. Poi ho scoperto di apprezzare il tuo senso dell'umorismo. Una volta mi è capitato di capire che quando ti impunti su qualcosa è difficile farti desistere e che se non capisci qualcosa ti arrabbi. Adesso scopro che ti piace andare a curiosare in giro. >> sbuffò << é avvilente. Di solito riesco a farmi un'idea di tutti. >>

Sorrisi << Io ho capito come ragioni te. Tu vuoi inquadrare tutte le persone in una casa. Però sei abituato a frequentare gente che, essendo già stata spedita in una di queste ha sviluppato un carattere affine alla sua casa d'appartenenza. Io, invece, non faccio parte di nessuna di queste case, tra l'altro mi conosci poco, quindi la cosa ti confonde.

 

<< La verità è molto semplice. Non esiste un carattere assoluto. Se una persona avesse il carattere uguale allo stereotipo di una casa non la sopporterebbe nessuno. Prendi te come esempio: sei Grinfondoro perchè è la tua caratteristica principale, ma sai essere stronzo quanto un Serpeverde. >>

 

La melodia finì in contemporanea con le mie parole. Ci allontanammo l'uno dall'altro.

 

<< Ha senso. >> decise, anche se un po' confuso.

 

<< Quindi mi vedi come una subdola serpeverde eh? >> ripetei le sue parole, maligna.

 

<< No, ora ti vedo come una subdola corvonero con tendenze suicide. >>

 

<< Suicide? >> domandai, non capendo come fosse giunto a quella conclusione.

 

Ghignò << Non sono stupido, sai? Ho capito perfettamente che stanotte sgattaiolerai nella torre dei corvonero per soddisfare alla tua sete di curiosità. >>

 

Nascosi un sorrisetto, consapevole che quello che Noel aveva appena detto corrispondeva alla verità << Continuo a non capire la parte del suicidio. >>

 

<< Aggirarsi per Hogwarts di notte è di per se una forma di suicidio. >>

 

Il ragazzo lanciò un'occhiata alle mie spalle, poi mi fece un sorriso.

 

<< Buon proseguimento di serata. >> mi augurò con un galante inchino e tutti i sottointesi prima di congedarsi.

 

Non ebbi bisogno di voltarmi per capire chi mi avesse poggiato una mano sulla spalla. Dopotutto ci poteva essere un solo motivo per il quale Carrow se n'era andato, lasciandomi sola: non ero, effettivamente, sola.

 

<< Tom.. >> dissi, voltandomi e, con gli occhi che mi brillavano, gli chiesi << Devi fare altro in questo posto infernale? >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

****Angolo Autore

Buongiorno a tutti! 

Dopo aver passato tre ore e mezzo cercando di digitare correttamente "suicide" e non "sucide" come il pc aveva deciso, ho aggiornato. A quanti di voi ero mancata?

Nessuno, si lo so u-u

Sembra che non è successo niente eh? Infatti, non è successo praticamente niente, però sono comunque riuscita a tirarne fuori sette pagine di Word. Sinceramente si, mi sto chiedendo anche io come diavolo ci sia riuscita xD

All'inizio del capitolo ho ritirato fuori il comportamento della madre per buone ragioni, non per Hobby: mi sono resa conto che poteva non essere molto chiaro, infatti mi era stato anche chiesto. Okay, adesso che l'ho specificato non possono esserci equivoci sul comportamento di Josie (scrivere ogni volta Josephine non mi va, è troppo lungo. Io sono per i nomi brevi u.u).

Tom comincia ad avere problemi con la Dama Grigia. Dopotutto che si aspettava da una come lei, che gli dicesse subito tutto? Assolutamente no, tesoro. So che a te piace vincere facile, ma la Rowling dice esplicitamente che te lo dirà al settimo anno, e la parola della Rowling è legge u.u

Però Akemi è scema, quindi ha deciso che proprio ti deve aiutare, quindi vuole fare una capatina dai corvonero. 

FINALMENTE (per alcuni, di cui io faccio parte), il prossimo capitolo è l'ultimo di Hogwarts, dopodichè torniamo dai Pevensie. A questo punto voi direte: ma è un crossover, si incontreranno mai Tom e i fratelli? Assolutamente si. Però con molta pazienza, gente.

Detto questo, vi lascio in pace e mi congedo.

Un bacione,

Rue :3



  
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